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Autore: Yuchimiki    29/12/2012    3 recensioni
Non si ottiene un immenso potere senza dare qualcosa di equamente immenso in cambio. Mai.
Nemmeno se tale potere era la paura stessa.
Se non conoscete il passato di Pitch e i libri, e tanto meno chi sia Madre Natura, allora leggete a vostro rischio e pericolo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Pitch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Once upon... a memory.




Era stato il suono delle sirene ad avvertirla.
Tuttora echeggiavano come se il tempo non fosse mai passato, eppure non avrebbe mai dimenticato ciò che vi venne a seguire.

“La resistenza è caduta. Ripeto, la resistenza è caduta”.

“Chiunque riesca a combattere venga immediatamente al fronte!”

“Scappate il più lontano possibile!”

“Ripeto, la resistenza è caduta”.

“La resistenza è caduta”.

“La resistenza-”.


Papà… ho paura.

Dove sei?

Avevi promesso…





Si sa bene che le promesse possono essere infrante…



… ma cosa distrugge un bambino più del giuramento infranto di un genitore?







Due pozzi neri come la pece si spalancarono, privati del sonno che un attimo prima li aveva incatenati.

Destandosi dal suo letto di nuvole, la figlia del generale Pitchiner, più comunemente conosciuta come Madre Natura, fissò con uno sguardo indecifrabile il cielo notturno, cosparso d’infinite stelle e ancor più pianeti. E in quel tumulto di luci e luccichii, regnava incontrastata la luna.
Bianca e imponente.

Privata del riposo, il suo rituale ricominciò senza il battere di un ciglio.

“Salve MiM, a cosa devo il piacere?” Non le ci volle molto per riprendere i soliti ritmi. Un gesto della mano mandò una corrente fredda lì dove l’inverno sbocciava in tutta la sua gloria e un gesto dell’altra diede vita a una corrente calda lì dove l’estate regnava indisturbata e maestosa.
Gesti aggraziati, fluidi, come quelli di una nuvola fatta persona… come lei.

Ben presto i suoi movimenti divennero un ballo vero e proprio, dettato da piroette, a volte salti.
Una danza senza tempo e senza musica. La donna che in passato era stata una bambina sperduta vorticava su se stessa incessante, tenendo fede al compito che aveva accettato durante ere immemorabili.

Il mondo girava, la vita andava avanti, generazioni su generazioni si alternavano troppo velocemente agli occhi di un essere antico come lei. Con tutto quel da fare di certo non poteva permettersi di riposare.
Era una debolezza da evitare a qualsiasi costo, benché ultimamente si sentisse stremata.
Ciononostante, il suo dovere non cambiava: l’equilibrio andava mantenuto.

I guardiani hanno sconfitto il Re degli Incubi.

Ma questo già lo sapevi.


Un semplice movimento di braccio o un cenno con le dita potevano cambiare correnti, stagioni e temperature. Potevano portare distruzione come mai si era vista prima.
Vorticando tra le nuvole che erano il suo dominio incontrastato, impartiva ordini agli elementi, tale era il suo potere e il suo destino.
“Certo che lo sapevo. Non si fa un lavoro come il mio senza essere informati”. Controllo totale.

Allora perché non li hai aiutati?

Improvvisamente, da due estremità opposte partirono due correnti molto più accentuate del solito, rispettivamente una terribilmente afosa e una particolarmente fredda. Non sempre era benevola.
“Perché li hai scelti tu. Sono all’altezza del compito se ti fidi così ciecamente delle loro abilità. Io… faccio quello che mi riesce meglio. Mantengo l’equilibrio. Lo faccio da prima che tu nascessi e mi riesce piuttosto bene”. Si calmò, rendendo le due correnti più docili, come una madre con due bambini capricciosi.

Il suo dolce volteggiare non si fermava neanche mentre rispondeva all’uomo sulla luna, come se oltre a lei null’altro ci fosse. Solo lei e il suo fragile mondo.

La sua risposta non parve aggradare l’uomo sulla luna.
 
Quando migliaia di farfalle dorate la circondarono, avvolgendola come caldi raggi di sole, la sua danza si arrestò. Le palpebre che prima erano socchiuse, ora si erano spalancate. Al posto della pacatezza, un’espressione d’immensa malinconia le impregnò il volto.
L’acuto dolore al petto la costrinse a coprirsi il cuore, per evitare che una profonda ferita, antica quanto lei, si riaprisse; gli occhi furono nuovamente velati.
La sua folta chioma corvina si cosparse d’oro, come se il cosmo avesse deciso di farsi persona, cantando una sinfonia di muto dolore che dubitava avrebbe mai provato nuovamente.

Quando riaprì gli occhi, sigillati per evitare che il suo tormento prendesse forma, una singola farfalla, solitaria, le si mostrò davanti agli occhi. Aveva in sé qualcosa di non esprimibile con mere parole. Un sentimento così profondo, emanato come calore, che creò una voragine dentro a quella parte del cuore che semplicemente non voleva riaprire.
Gli occhi di suo padre, che in passato avevano brillato della stessa luce dorata, le tornarono alla mente.

Allungando l’altra mano, lasciò che essa le si posasse sul palmo della mano. Così bella… sfavillante e fatta di materia antica… come la sofferenza cui si rifiutava soccombere. Capiva cosa intendeva fare quell’uomo.

“Non sono i ricordi che mi bloccano. Li ho messi da parte da tanto, tanto tempo, assieme alla bambina disperata e terrorizzata che ero… non è la mia battaglia. Tuo è il compito di difendere i bambini, e ora anche dei tuoi Guardiani! I ricordi sono solo ricordi”. D’un tratto richiuse le dita, riducendo in polvere la fragile creatura.
“Io sono la vita. Sono l’ordine che non ha bisogno di essere creduto, perché sono una costante. Gli umani sanno che esisto e basta. Sono l’equilibrio!” Non avrebbe permesso a un ricordo simile di trapelare, sapeva bene a cosa si sarebbe giunti.

Ma non per questo fa meno male, non è così?

Una dopo l’altra le bestiole si trasformarono in polvere, lasciandosi dietro solo una scia dorata. Anch’essa si dissipò inesorabilmente.

Dritto al cuore.
No!
Non poteva permetterlo, doveva controllarsi! Doveva! Doveva…

Infine, quel poco scintillio dorato rimasto tra le fessure delle sue dita si ridusse a nulla, lasciandola con l’acredine in bocca.
“No… la sofferenza rimane”.

Come aveva potuto distruggere qualcosa di così strettamente legato al suo passato con tanta facilità?
“La porto con me tuttora, e non se ne andrà mai, per quanto io possa volerlo”.
Ma stringeva, stringeva a più non posso, non riuscendo ad annientare totalmente quel poco che ne rimaneva del tutto, così come non riusciva a lasciar andare le proprie memorie.
Amareggiata, aprì le dita, rivelando quello che rimaneva della fragile farfalla dorata.

Questa volta, non cercò neanche di trattenere la calda lacrima che le fluì sulla guancia.
“Oh, papà…” Disse, quasi come un sussurro.  

Non sapeva neanche cosa aspettarsi, ma quello… il medaglione d’oro di certo non era nei suoi piani. Dopo tutto quel tempo, come poteva essere? Il medaglione di suo padre…
“Perché proprio adesso, dopo così tanto tempo?”

Credo che tu sappia da sola la risposta.

Cliccò sul tasto del medaglione, rivelando la foto di quella bambina che era stata. Una bambina che non voleva altro che rivedere il padre che tanto amava. La disperazione e la rabbia la invasero.
“No! Voglio sentirtelo dire! Sono stanca di cercare da sola le risposte. Sono stanca, così stanca…” Non ne poteva più.

… Se è questo ciò che desideri.

Non si fidano più di lui.
C’è speranza…


Con gli occhi socchiusi, sigillò nuovamente il contenuto del medaglione, cercando di ricollegare quel che rimaneva della catenella, legandosela infine al polso. Mai più l’avrebbe perso.

“Ci ho già provato! E ho fallito. Perché questa volta dovrei riuscirci?” Finalmente, per la prima volta da quando avevano cominciato il discorso, la donna alzò gli occhi alla luna, stringendo nuovamente l’oggetto, questa volta con una nuova emozione. Cambiavano così velocemente…

Era questo l’eterno conflitto che si portava dentro. Istinto e razionalità, rabbia e calma, vita e morte… il traballante equilibrio tra opposti che convivevano in un solo essere.

“MiM!”
Non le fece neanche un cenno, per farle capire che l’urlo non era rimasto inudito. Non fiatò, lasciandola ai suoi dubbi e tormenti.

Ma non si meravigliò.
Del resto, era quello che gli riusciva meglio.










Ehm... salve? Faccio pena... (e i puntini di sospensione mi piacciono se non si era notato ).

Comunque, conoscendo un pò la storia del caro Pitch e della figlia, riesco a relazionarmi alla cosa. Inutile dire che, quando ho scoperto cosa fosse successo al generale e alla marm
occhia, mi bastava una sola immagine con i due che non riuscivo più a tenermi le lacrime dentro. Ma così passo per una piagnucolona (che per certi versi sono), ma come dicevo prima, riesco a relazionarmi alla piccoletta (Madre Natura per intenderci), ma mettetelo tra virgolette.

Spero davvero tanto che riusciate a capirci qualcosa, perchè dopo due giorni così ho dovuto togliermela dall'anima, e se trovate degli errori grammaticali o cose che non si capiscono, fatemelo sapere, amo la critica costruttiva!

Credo che questa è la prima parte di una storia di tre frammenti che forse diventeranno ben consistenti (e per quelle che sbavano per Jack, non vi preoccupate, avrà il suo momento di gloria. o quasi...); penso di pubblicare gli altri due frammenti tra questa e la prossima settimana al massimo, dipende da quanto il loro rapporto mi tormenterà :'D 

Commenti e critiche sono ben accetti!



Alla prossima! (forse era meglio a presto...)

  
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