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Autore: _Whatever_    29/12/2012    1 recensioni
Dopo una vita passata pensando di dover rendersi utile alla società, Elizabeth si ritrova a fare da Angelo Custode, o come preferiva definirsi lei, da baby-sitter a due rockstar, ma i rapporti con i fratelli Gallagher non sono semplici, soprattutto se non si soffre il loro fascino! Per lei erano solo lavoro!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Thomas viveva in una bella casa, vicino al centro di Londra. Era molto grande e arredata con buon gusto. Quando entrai, vidi subito David, stava parlando con un uomo di spalle a me, cercava di apparire rilassato, ma non lo era perché non si sentiva di appartenere a quel mondo di avvocati o liberi professionisti, lavorava come traduttore  di libri dal francese in una casa editrice molto importante. La sua vita era fatta di letteratura, non di cause.
Lo raggiunsi dopo aver fatto gli auguri a Thomas e avergli consegnato il regalo.
Raggiunsi immediatamente David e non appena mi vide, la sua espressione si rilassò un pochino, ma continuò a parlare con il tizio di prima.
In effetti stavano parlando di una cosa ben nota, sfortunatamente.
“Ecco, Richard, lei è la ragazza di cui ti stavo parlando.” Disse David a quell’uomo, indicandomi.
“Quindi tu sei quella che lavora con i Gallagher!”
“La mia fama mi precede a quanto pare!” quei due mi perseguitavano, era evidente.
“No, Liza, ti spiego. Lui è Richard, il cugino di Thomas e mi stava appunto dicendo che lavora nello studio legale che segue la casa discografica Emi.” Secondo David questa spiegazione avrebbe dovuto chiarirmi tutto, anche se le uniche cose chiare erano il nome, il grado di parentela con Thomas e il suo lavoro.
“Adesso è tutto chiaro!”
Mi porse la mano e decise a presentarsi decentemente.
“Piacere, sono Richard, il cugino di Thomas. La Emi è la casa discografica dei Blur.”
“Aaah! Damon Albarn! Adesso capisco perché stavate parlando dei Gallagher! Bhe, in ogni caso io stasera no ho intenzione di parlare di lavoro, quindi vado a prendermi qualcosa da mangiucchiare mentre voi parlate ancora di quei cosi.” Annuncia mentre mi dirigevo verso il tavolo con il buffet.
Non era affatto male quel Richard: era molto alto, aveva i capelli chiari e gli occhi scuri, aveva qualche segno dell’età intorno agli occhi, ma non doveva avere più di 35 anni.
Quando tornai da David, Richard era andato a salutare un collega appena arrivato.
“Potevi anche evitare di fuggire prima! Avevamo trovato un argomento di conversazione e tu ti sei eclissata. Cos’è? Non puoi avere contatti con il nemico?”
“Ma figurati! Non sapevo neanche che fosse il nemico, come lo chiami tu! Il problema è che il solo pensiero dei fratelli Gallagher in questo momento mi dà la nausea.”
“Ok, ok, basta che ti rilassi!” In effetti David non aveva nessuna colpa per il mio nervosismo.
Intanto ci aveva raggiunto Thomas e io approfittai della sua presenza per abbandonare David e andare a fumarmi una sigaretta.
Fuori, tra gli altri, c’era anche Richard, che non appena mi vide, mi raggiunse.
“Mi dispiace per prima, è solo che David mi stava parlando del tuo lavoro e mi incuriosiva tantissimo sapere qualcosa, ma se non ne vuoi parlare ti capisco.”
“Il problema del mio lavoro è che non ha orari di ufficio. Siamo appena tornati dal tour in Nord America e questo significa aver quasi convissuto con il lavoro. E’ la prima sera di stacco e penso di essere giustificata se dico che non ho voglia di parlare di tutto ciò. La questione poi non si ferma al fatto di non avere turni; sai, stiamo parlando degli Oasis in tour, non di un gruppo di suore in pellegrinaggio a Lourdes.”
“Certo, certo.” Sembrava aver capito.
Restò un po’ in silenzio e io non lo ruppi perché non sapevo proprio di cosa parlare.
“Thomas è più felice da quando sta con David.” Quella frase mi spiazzò, anche perché non pensavo che sapesse della loro relazione.
Non volevo dirgli che avevo scoperto la cosa da relativamente poco, così rimasi sul vago.
“Anche David sta molto meglio da quando conosce Thomas.”
Voleva a tutti costi trovare un argomento di conversazione, ma apprezzavo il fatto che, visto che non ne trovava, non si sforzava di prenderne un come il tempo ad esempio. Si limitava a guardarmi, anche se io evitavo il contatto visivo, perché fingevo di essere molto interessata ai fiori nel giardino di Thomas. Avevo finito di fumare, così feci per rientrare, ma mi trattenne per il polso. Non era stato un contatto violento, semplicemente inaspettato.
“Di solito non faccio queste cose, ma chissà quando avrò un’altra occasione di incontrarti. Domani ti andrebbe di venire a cena fuori?”
“Mi hai appena conosciuto e mi chiedi già un appuntamento?” Ero lusingata, ma allo stesso tempo spaventata da quello spirito di iniziativa, che così poco contraddistingueva il mio carattere.
“Bhè, oggettivamente potrei dover aspettare il prossimo compleanno di Thomas per rivederti. Ti avrei invitato a prendere un caffè, ma hai detto che il tuo lavoro non ha orari e magari la sera sei un po’ più libera, come oggi.” Aveva notato la mia espressione indecisa.
“Non è nulla di formale, è solo che ho voglia di conoscerti, ma per stasera mi sembra di essere partito con il piede sbagliato e tu non mi sembri in vena di conversazione. Ho pensato che magari in una situazione più intima, saresti stata più ben disposta nei miei confronti.” Continuavo a tacere e di certo la mia faccia quando aveva pronunciato la parola “intima” deve avermi tradita, perché aggiunse in fretta “Non mordo.”
“D’accordo.” Risposi timidamente.
La sera dopo sarebbe passato a prendermi alle 19.00.
  
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