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Autore: Luine    29/12/2012    3 recensioni
I pensieri di quei personaggi che, per un motivo o per l'altro, rimarranno sempre in secondo piano.
Brako: Brako aveva delle parole nella sua lingua per definirsi e, in spagnolo, suonavano in un modo che somigliava a invisibile e stupido.
Francesca: L'aveva sempre saputo che tra lei e Tomas non ci sarebbe mai stato niente.
Pablo: Pablo non capiva Angie, non ce la faceva proprio.
Gregorio: Possibile mai che nessuno si prendesse la briga di ascoltarlo?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brako, Francesca, Gregorio, Pablo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1.

Brako aveva delle parole nella sua lingua per definirsi e, in spagnolo, suonavano in un modo che somigliava a invisibile e stupido. Nella sua lingua erano meglio, ma rendevano comunque abbastanza bene l'idea che Brako si era fatto di se stesso.
Era così che si sentiva ogni volta che guardava Violetta. Per lei era invisibile perché, anche quando erano nella stessa stanza, lei non lo notava, presa dai suoi problemi, da tutti i ragazzi che le ronzavano intorno. Quando la vedeva triste, si dispiaceva anche lui, ma era troppo codardo – una parola perfetta anche se non era nella sua lingua – per riuscire ad andare da lei e parlarle, per consolarla e farle sapere che esisteva anche lui.
Lui non avrebbe potuto competere con ragazzi come Leon o Tomas. Non avrebbe potuto perché ogni volta che lei sembrava accorgersi della sua presenza, era Brako stesso che scappava via, farfugliando parole nella sua lingua che sapeva che nessuno avrebbe capito.
Non ce la faceva. In fondo, era lui che preferiva essere invisibile.

 

 

2.

L'aveva sempre saputo che tra lei e Tomas non ci sarebbe mai stato niente. Lui gliel'aveva ripetuto un'infinità di volte che erano solo amici. “Francesca, sei la mia migliore amica. Francesca, ti voglio bene.”
Gliel'aveva detto così tante volte e lei aveva sentito il cuore cantare di gioia, tanto che si sarebbe messa a ballare lì, nel bel mezzo del Resto Bar, strappando proteste al suo insopportabile fratello. “Mi farai scappare i clienti!”, le pareva quasi di sentirlo.
Sapeva che un ragazzo, quando è innamorato, non è così espansivo. Gli piaceva Violetta. Non servivano parole, non servivano abbracci e neanche quei suoi appassionati “ti voglio bene” per capirlo. Bastavano gli sguardi, le canzoni. Quelle sì che erano appassionate. In quei momenti non c'era spazio per nessun altro, per lei, per Francesca che aveva preferito chiudere gli occhi, vivere nella menzogna perché sarebbe stato troppo doloroso accettare di non avere speranza con quel ragazzo speciale che le faceva battere il cuore.
Ma, in fondo, non poteva non essere felice per la sua amica Vilu: Tomas l'avrebbe resa felice.

 

 

3.

Pablo non capiva Angie, non ce la faceva proprio. Non capiva le sue menzogne e non capiva lei. Che le moriva dietro era fin troppo evidente, e lei non poteva non essersene accorta. Per cui o lei faceva finta di niente, oppure non le importava. Troppo presa da sua nipote e dalla paura di essere scoperta, per lei Pablo era un confidente su cui scaricare le sue paure e i suoi problemi. Lui, sulle prime, l'aveva ascoltata, ma adesso non ce la faceva più. Quelle bugie gli facevano venire l'orticaria perché Angie era una persona sincera e perché tutte quelle menzogne la facevano avvicinare a German Castillo più di quello che gli sarebbe piaciuto. Le si illuminavano gli occhi quando parlava di lui, la sua voce si riempiva di dolcezza, cosa che con lui non era mai successo.
Pablo cominciava a pensare di essere geloso marcio e che tutta quell'acredine nei confronti delle bugie di Angie fosse acredine nei confronti di German. Non ce la farò mai a farle capire quello che provo, neanche se dovessi urlarglielo in faccia.

 

 

4.

Possibile mai che nessuno si prendesse la briga di ascoltarlo? Possibile che, ogni volta che apriva bocca, qualcuno alle sue spalle fosse sempre pronto ad alzare gli occhi al cielo e a prenderlo in giro? Lui, che diceva quello che pensava, che denunciava l'amara verità su Pablo e sul destino dello Studio 21, sul quel Tomas che stava complottando contro di lui per eliminarlo, per fargli lasciare lo Studio, era tenuto in scarsissima considerazione. Erano tutti sudditi di Pablo.
Perché?
Perché il destino doveva essere così beffardo, con lui?
Perché Antonio aveva scelto quell'inetto come direttore?
E che dire di Tomas? Gregorio era l'unico, ma proprio l'unico, che avesse compreso la sua mancanza di talento, del più elementare dono artistico che serviva per frequentare quella scuola.
Pablo andava sempre contro ogni elementare buon senso. Era inutile che Gregorio parlasse. Era come se qualcuno mettesse muto con un tasto del telecomando che impediva alla gente di ascoltare lui, che era la voce della Ragione.
Nella mente di Gregorio si formò un pensiero. Adesso sapeva perché Tomas era stato ammesso allo Studio: per eliminarlo e il piano era tutto di Pablo per togliersi dai piedi la concorrenza, perché aveva paura di perdere lo Studio. Sì, adesso Gregorio lo sapeva: non era invisibile, era pericoloso.

 

 


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E' da un po' che non scrivo, quindi non sono sicurissima del risultato. XD Che Brako sia innamorato di Violetta è un po' un'idea che mi sono fatta guardando la serie e guardando lui che, ogni volta che lei scappa via per colpa di Tomas, ha un'inquadratura dove è tutto triste. Inoltre ogni volta che lei gli rivolge la parola lui corre via rotolando. XD
Le altre coppie e l'ultima elucubrazione di Gregorio sono abbastanza "canoniche", mi sembra, e quindi non aggiungo niente. ^^
Spero che questa piccola raccolta sia stata di vostro gradimento e che non vi abbia annoiato. Grazie di aver letto. ^^

  
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