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Autore: lafilledeEris    29/12/2012    1 recensioni
“Mi sposo”.
Di sicuro la linea era disturbata, era l'ultimo dell'anno e si sa che in questi momenti anche il più efficace mezzo di comunicazione può avere problemi di sovraccarico.
“Scusa tesoro, si sente malissimo. Brava, spostati” url? Kurt al vivavoce del cordless.
“Kurt, ma hai sentito quello che ha detto? Non credo che Kim abbia detto che si sposta, ma che si sposa”.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Premi Play - It's only the beginning'
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Il mio contributo al fandom,
per un ultimo dell'anno all'insegna di unicorni, pinguini e manguste
A noi , pinguste fuori,dentro e attorno.


L'amore è amore
Track#5:Isn't she lovely.
Artist:Stevie Wonder.








“Mi sposo”.
Di sicuro la linea era disturbata, era l'ultimo dell'anno e si sa che in questi momenti anche il più efficace mezzo di comunicazione può avere problemi di sovraccarico.
“Scusa tesoro, si sente malissimo. Brava, spostati” urlò Kurt al vivavoce del cordless.
“Kurt, ma hai sentito quello che ha detto? Non credo che Kim abbia detto che si sposta, ma che si sposa”.
Hummel diede una gomitata al marito, beccandosi un'occhiata torva da quest'ultimo.
“Sebastian, non dire sciocchezze. Nostra figlia non ci direbbe mai che si sposa tramite telefono, quando si trova addirittura dall'altra parte del mondo”.
Kimberly, infatti, si trovava a Parigi per passare l'ultimo dell'anno con il suo ragazzo Oliver.
“Daddy,” tentò la ragazza dall'altra parte del ricevitore, cercando di ricordare ai suoi genitori che fosse ancora in linea con loro “ papa ha ragione. Avete sentito bene, mi sposo”.
Sebastian vide Kurt sbiancare d'un colpo, mentre cercava a tentoni un appoggio alle sue spalle. Muoveva la bocca senza riuscire ad emettere alcun suono.
Kimberly aveva lo strano potere di riuscire a mettere a tacere suo padre Kurt, ma stavolta a veder la sua faccia stravolta e bianca – con tendenza a variare colore dal verde, al blu, al giallo nel giro di pochi secondi- forse aveva esagerato.
“Ehm...Tesoro? Oltre a sposarti avevi anche intenzione di rimanere orfana di daddy prima dell'anno nuovo?”
“Cosa?”urlò la ragazza “Oddio! Papa, che è successo a daddy?”
Sebastian cercò di sventolare Kurt con un foglio di carta, sperando di vederlo tornare al suo colorito originale, perché lo aveva imparato negli anni in cui stavano insieme: a Kurt il verde non donava.
Kurt riprendeva a respirare normalmente, mentre Sebastian per sicurezza continuava a sorreggerlo.
“Cara, sono qui. Tranquilla” riuscì a dire Kurt.
“Daddy” sussurrò Kim con la voce rotta, cercando di trattenere i singhiozzi “non volevo, scusa”.
“Piccola mia,” prese la parola Sebastian “sai che ti vogliamo bene, adoriamo Oliver, ma avremmo voluto che tu ci dicessi queste cose di persone. Insomma, sei la nostra primogenita, è una cosa importante per noi”.
“Lo so, scusate” si sentì chiaramente che Kim stava tirando su col naso. Sebastian se la immaginava con quei suoi grandi occhi chiari arrossati dalle lacrime e le labbra un po' più gonfie del solito a causa del suo vizio di mordersele quando erano nervosa.
“E poi” riprese Bas ,“non credi che sarebbe bello se tutti lo avessimo saputo nello stesso momento? Brittany e tuo fratello Parker sarebbe voluti essere presenti nel momento in cui avresti dato questa notizia”.
Parker era il secondo figlio di Kurt e Sebastian. Il padre biologico era Kurt e la madre Santana, anche lei aveva concesso il suo utero in affitto, come era successo per Kim con Brittany.
Kurt strinse la mano a Sebastian, cercando di fargli capire per prima cosa che stava bene e in secondo luogo che voleva parlare con la figlia.
“Tesoro” iniziò diretto al ricevitore.
“Daddy”.  A quel nomignolo – se pur abituato a sentirsi in quel modo – gli si strinse il cuore. Gli ricordava i momenti in cui la sua bambina lo aveva cercato perché aveva bisogno di lui.
Ricordava quella testolina bionda tutta scarmigliata dal sonno che si nascondeva fra l'incavo del collo e la spalla, mentre cercava rifugio.
“ Lascia che ti dica che sono così fiero di te, ho il cuore che mi esplode di gioia.  Ma sai che vorrei averti qui. Sai che farei?”
“ Mi stringeresti forte a te, mi baceresti i capelli ed inizieresti programmare tutto ancor prima che lo faccia io, come se fosse il tuo matrimonio”.
“E' tua figlia” sussurrò Sebastian sorridendo amorevolmente verso Kurt.
Quest'ultimo sentì le lacrime che scappavano, ma le asciugò col dorso della mano. Non poteva non commuoversi in quel momento.
“Papa, daddy, so che avrei dovuto dirvelo di persona, che era una notizia talmente bella che non ho resistito sino al ritorno in America. Volevo che voi foste i primi a saperlo, perché siete i primi uomini della mia vita. Sono fortunata ad avere avuto voi come genitori e vi amo, vi adoro, vi voglio bene ogni giorno di pi?. Mi avete insegnato ad essere la donna che sono oggi, ad amare senza vergognarmi, ad amare me stessa per prima cosa e poi a farmi apprezzare dagli altri. Siete i genitori migliori del mondo e sono orgogliosa di poter dire che siete i miei papà. E papa, lo so che adesso hai gli occhi lucidi anche tu, non fare il duro con me. Ricordati che sono quella stessa bambina per cui quando aveva otto anni ti sei vestito da coniglio pasquale con tanto di papillon, cosa per cui zio Blaine ti prende ancora in giro”.
Quando Kurt si girò verso il marito lo trovò con gli occhi lucidi. Gli fece una tenerezza infinita: Sebastian non era uno che tendeva ad esternare i suoi sentimenti facilmente, ma per sua figlia diventava di zucchero filato.
“Ti vogliamo bene” esclamarono in coro i due uomini, mentre si stringevano l'un l'altro.
“Anche io. Ci vediamo presto” li salutò Kim prima di congedarli.



Sebastian si aspettava di trovare Kurt davanti alla TV quando tornò a casa, quella era l'ora di Ophra e per niente al mondo suo marito se la sarebbe persa.
“Kurt?” chiamò appena varcata la soglia di casa, notando il televisore spento.
“Sono qui!” la voce proveniva da quella che un tempo era stata la nursery di Kimberly, e poi di Parker.
Sebastian quando vi entrò trovò Kurt circondato da pagliaccetti, bavaglini e scarpette minuscole.
“Amore, che fai?” domandò curioso.
Kurt fece spallucce, tenendo lo sguardo basso, ma fece capire a Bastian che qualcosa non andava.
“Non scherzare. Che succede?”
Kurt sospirò, mentre sembrava cercare le parole giuste.
“Kim ha ventidue anni, Parker diciassette. Lei è già andata via di casa, lui lo farà a breve. Non credi che sia successi tutto troppo in fretta? Ti chiedi mai se siamo stati dei bravi genitori? Se abbiamo fatto abbastanza per loro? Non ti manca stare con loro, vederli scorrazzare per casa? Non ti manca soprattutto questo periodo dell'anno in cui passavano i giorni delle vacanze ad aiutarci in casa, fra la cucina e gli addobbi?”
Sebastian si avvicinò a Kurt, gli cinse i fianchi e si sporse per baciarlo fra i capelli.
“Non ne hai un'idea. Mi mancano gli urletti estasiati di Kimberly quando la mattina di Natale scartava i regali, il musetto che Parker metteva quando non gli concedevamo di usare i petardi  oppure quando per scherzo gli abbiamo fatto credere che la bambola di Lady Gaga fosse per lui, quando in realtà era per Kimmy. Amo i nostri figli. Ma so anche che stanno crescendo, che è il caso che abbiano i loro spazi, che passino le festività come e dove meglio credono. Però tu non devi mai dubitare dell'affetto che li lega a noi. So per certo che abbiamo fatto un ottimo lavoro con loro, ci siamo impegnati. Sono la cosa migliore che io abbia mai fatto in vita mia”.
“Ehi, Parker è merito mio!” scherzò Kurt.
“Ed è bellissimo, perché nonostante sia metà Sha-queer-a*” - qui Kurt gli pizzicò un fianco, ma Bas lo ignorò bellamente – lui ha preso tantissimo da te. Ma ripeto non devi mai dubitare dei loro sentimenti nei nostri confronti”.
Kurt si sporse, mettendosi in punta di piedi, e baciò Sebastian a stampo.
“Ti amo” gli sussurrò, Sebastian lo strinse a sé e lo prese in braccio, per poi appoggiarsi al pavimento morbido, che al tempo avevano fatto sistemare per evitare che i loro figli mentre gattonavano non si facessero male.
“Sebastian? Lo stiamo davvero facendo qui?”
“Oh, adiamo Kurt! Non la usiamo più, la teniamo solo perché tu se un sentimentale!”
“Senti chi parla!” lo prese in giro.
Si sorrisero raggianti e pieni d'amore.
“Kurt lo sai cosa dicono? Che quello che fai a Capodanno, lo fai tutto l'anno.”
“E chi siamo noi per opporci?” rise di gusto, mentre Sebastian si chinava su di lui per baciarlo.







*E' il soprannome che Sebastian usa con Santana.


Il mio angolino
Eccomi! Questa è il continuo di “Last Christmas I give you my heart” mi immaginavo Kim da grande e volevo provare a scrivere di un Kurt un po' in crisi. Spero di esserci riuscita.

   
 
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