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Autore: thePLLS    16/07/2007    3 recensioni
Guardò il sorriso stampato sul viso del ragazzo, i suoi corti capelli biondo scuro, i suoi occhi cioccolato…gli occhi, quegli occhi.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ibiza era in piedi davanti al suo armadio, stava attaccando l’ennesimo poster dei Tokio Hotel. Questo gruppo la faceva impazzire, specialmente Bill, il cantante. Lui era il suo idolo! Le piaceva tanto perché si distingueva dagli altri e aveva il suo stile, e poi perché le ricordava qualcuno, anche se non sapeva chi. Ad un certo punto il portatile aperto sulla sua scrivania si illuminò: era arrivata un e-mail. La ragazza prese una striscia di scotch e attaccò l’ultimo lembo di poster. Poi guardò compiaciuta il suo lavoro, prima di dirigersi alla scrivania per leggere la mail. Era Jason, il suo migliore amico. Ibiza aprì la cartella “Posta in arrivo” e lesse il messaggio. Era un’intervista a Bill Kaulitz. Ibi sorrise: Jason sapeva della sua passione per i TH e appena trovava del materiale su di loro glielo inviava, sprecando lunghe ore davanti al computer navigando in internet. L’intervista affermava che Bill aveva seguito dei corsi di danza a Loitsche, ma aveva smesso perché trovava la cosa noiosa. - Come si fa a trovare la danza noiosa?!- pensava la ragazza. Anche lei da piccola aveva seguito dei corsi di danza a Loitsche, prima di trasferirsi in Italia, ma aveva smesso perché erano stati interrotti a causa della mancanza di fondi. Ripensò a quelle lezioni: non aveva delle amiche nel corso, tranne un bambino che le piaceva tanto, ma purtroppo non ricordava il suo nome, né il suo viso. Ricordò la maestra che la sgridava per le sue continue distrazioni, ma che, infondo, le voleva tanto bene. Ad un certo punto la ragazza si ricordò che, nel fondo di uno dei suoi cassetti, doveva ancora avere un album di foto di quelle lezioni. Mise a posto lo scotch e le forbici che aveva usato per attaccare il poster e aprì tutti i cassetti alla ricerca dell’album. Era arrivata all’ultimo cassetto e ormai aveva perso la speranza quando eccolo là! Tutto impolverato sotto un vecchio ritaglio di giornale. La ragazza lo prese in mano e ci soffiò sopra per eliminare un po’ di polvere, lo aprì e iniziò a sfogliarlo. Come era piccola nel suo tutù rosa! Ed ecco la maestra che applaudiva per il suo primo saggio… Sfogliò tutto l’album più e più volte, e si commosse a vedere quelle immagini. Poi decise di metterlo su una mensola per non rischiare di perderlo tra le varie scartoffie nei cassetti. Era in piedi su di una sedia per metterlo sulla mensola più alta quando dalle pagine scivolò fuori una foto che le era sfuggita: erano lei e quel ragazzino di cui non ricordava il nome. Ad un certo punto ripensò a quelle emozioni e provò il desiderio di ritrovarlo, era sicura che sarebbe stata una bella amicizia. Peccato solo che non ne sapeva né il nome, né dove abitasse né neppure se fosse ancora vivo. Guardò il sorriso stampato sul viso del ragazzo, i suoi corti capelli biondo scuro, i suoi occhi cioccolato…gli occhi, quegli occhi. Così profondi….ad un certo punto ricordò. Gli occhi, il sorriso, tutto era inconfondibile! Come aveva fatto a non pensarci prima! Il cuore prese a batterle forte nel petto. Sapeva il nome di quel ragazzo. Lo sapeva bene, come lo sapeva quasi tutta la Germania. Il suo nome era Bill, Bill Kaulitz. Ecco perché quel cantante le era piaciuto sin dal primo istante, perché lei, nel suo subconscio, sapeva che era il suo vecchio amico, il suo vecchio amore. Doveva trovare il modo di parlare a Bill, doveva sapere se lui si ricordava o meno di lei. Ma come? Era pieno di ragazze che urlavano isteriche ai concerti, non avrebbe potuto parlare da sola con lui. Poteva mandargli una lettera, ma ne riceveva certamente migliaia al giorno. E-mail? Certo poteva tentare, ma valeva la stessa cosa: né riceveva migliaia anche di quelle. Alla fine decise di tentare tutte e tre le cose. Prese la foto che aveva appena trovato e ne fece due copie, ne infilò una nello scanner e la copiò nel computer. Scrisse velocemente un testo dove spiegava la situazione e, dopo avervi allegato la copia dell’immagine, la spedì all’indirizzo dei TH, sperando che Bill la vedesse. Poi stampò una copia del testo che aveva appena scritto e la infilò in una busta insieme alla copia della foto. Chiuse la busta, prese una penna e ci scrisse sopra l’indirizzo: Tokio Hotel c/o Universal Music Stralauer Allee 1 10245 Berlin Le tremavano le mani. Sperava con tutto il cuore che il ragazzo avesse letto la lettera o l’e-mail. Si infilò le scarpe da ginnastica e uscì di corsa per andare a spedire la busta. Arrivò in posta e, fortunatamente, non dovette fare molta fila. Dopo aver spedito la busta si fiondò in casa, si sedette davanti al portatile e andò in google, alla ricerca delle date dei concerti in cui i Tokio Hotel si sarebbero fermati in Italia. Sapeva che adesso erano in Inghilterra per dei concerti, poi si sarebbero fermati in Spagna e poi sarebbero iniziati i concerti open-air. Aveva trovato la pagina che le interessava: Parigi, Londra, Madrid, di nuovo Parigi, Berlino, e…basta! No c’era nient’altro, il tour sarebbe finito e i concerti open-air non arrivavano in Italia. Poi ecco! Spostò lo sguardo e in fondo alla pagina lo vide: +I Tokio Hotel si fermeranno il 22 a Milano per una presentazione di Zimmer 483 Quella notte la ragazza non dormì molto, l’indomani avrebbe chiesto alla madre il permesso di andare alla presentazione. *** - Mamma, ultimamente ho preso dei bei voti…- - Cosa vuoi?- rispose la madre - Bhè, vorrei andare a una presentazione dei Tokio Hotel proprio qui a Milano…- - Certo!, finché non sono soldi…- - Grazie mamma! Grazie! Grazie!- Ibi era al settimo cielo, non vedeva l’ora di andare alla presentazione, e poi doveva dare la lettera a Bill! Decise che avrebbe scritto la lettera più avanti, magari il giorno prima della presentazione; quel giorno arrivò: La presentazione sarebbe stata il giorno dopo, e Ibi doveva ancora scrivere la lettera. Si sedette alla scrivania e iniziò a scrivere: “Caro Bill, so che riceverai centinaia di lettere da parte delle tue fans, ma, ti prego, trova un po’ di tempo per leggere questa. Probabilmente tu non ti ricordi chi sono, ma io si, molto bene. Mi chiamo Ibiza, facevamo lezione di danza insieme, a Loitsche, (Prima di trasferirmi in Italia io vivevo lì) e tu mi piacevi davvero tanto, e mi piaci tutt’ ora. Mi chiedevo se vogliamo tornare ad essere amici. A me piacerebbe davvero molto, perché ti trovo e ti trovavo un ragazzo fantastico! Ti lascio anche una foto, per aiutarti a ricordare…” Baci Ibiza Ibi scrisse il suo numero e il suo indirizzo msn sul retro della foto e la mise nella busta, che sigillò con del nastro adesivo e mise sotto il cuscino. -Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnn!!!!- - Oh! Stupida sveglia!!…- urlò Ibi, la voce ancora impastata di sonno. - Cara….è ora di alzarsi!- urlò sua madre dalla cucina. Ibiza prese in mano il cellulare: le sette e dieci. Poi il suo sguardo cadde sulla data. - Oh mio dio! Oh mio Dio! Oh mio Dio!!!! È oggi! È oggi? È oggi! Oggi vedrò i Tokio Hotel! Oggi darò la lettera a Bill!!- - Presto Ibiza, o farai tardi a scuola!- La ragazza scelse i vestiti che avrebbe indossato e afferrò la lettera da sotto il cuscino, poi corse al bagno per truccarsi e lavarsi. Dieci minuti dopo era in auto ad aspettare sua madre. Quel giorno a scuola non fu particolarmente attenta, anzi, non lo fu per niente. - Ibiza, qual è la capitale della Germania?- le chiese la prof. Calzolari durante l’ora di geografia. - …B…B-B….Bill…- rispose la ragazza senza neppure accorgersene. La classe scoppiò a ridere. Fortunatamente suonò la campanella: lo strazio era finito! La ragazza si incamminò verso il luogo dove sarebbe avvenuta la presentazione, ma ad un certo punto sentì una voce che la chiamava: era la prof. Calzolari. - Ibiza, sarò costretta a bocciarti! Quest’anno non ti sei impegnata per niente in geografia! Ma ti voglio dare una seconda possibilità: ti farò due ore di recupero.- - Grazie mille signora Calzolari. Quando?- - Adesso!- - Adesso…?! Non posso, io devo…- - Allora sarò costretta a bocciarti- - No, arrivo subito……- Ibiza abbassò lo sguardo…si sarebbe persa la presentazione, era chiaro. Le venivano le lacrime agli occhi, ma poi pensò che magari avrebbe fatto in tempo a dare la lettera a Bill. Le due ore sembravano interminabili, ma alla fine la prof. la lasciò andare. La ragazza si mise a correre come non aveva mai corso prima. I pedoni la guardavano straniti e gli automobilisti frenavano di colpo per farla passare. Ecco, era arrivata. Si guardò intorno e le vide: le tre auto nere che portavano il gruppo all’aeroporto. Era arrivata tardi, le auto misero in moto e se ne andarono, inseguite dalle fans urlanti. Lei rimase sola, con la lettera in mano. Ad un certo punto le ginocchia cedettero, cadde a terra a le lacrime le rigarono il volto. C’era stata così vicina. Un minuto prima e quella lettera adesso sarebbe stata nelle mani di Bill. Stava ancora piangendo quando sentì un rumore di passi avvicinarglisi da dietro. Non alzò lo sguardo quando qualcuno gli si sedette accanto. Tornò alla realtà solo quando la persona che gli si era avvicinata gli strinse un braccio intorno alle spalle, come a rassicurarla. La ragazza si girò e si trovo davanti a degli stupendi occhi nocciola, erano quegli occhi: quegli occhi così dolci e penetranti, quegli occhi che ti facevano sciogliere dopo un solo sguardo. Il ragazzo che la stava abbracciando era il ragazzo per cui stava piangendo. Era Bill. - C’è qualcosa che non andare?- chiese il moro, con un italiano tutt’altro che corretto. La voce del ragazzo suonò così dolce alle orecchie di Ibi che questa quasi non sentì la domanda. Il ragazzo la stava fissando con sguardo interrogativo. Quello sguardo che faceva impazzire tutte le fan, compresa Ibi. - Va tutto bene, adesso.- rispose Ibi - Do you speak english?-(Tu parli inglese?) domandò Bill. - Little bit, why?-(Un po’, perché?) gli domandò Ibi - Because english is better that italian-(perché l’inglese è meglio dell’italiano) gli rispose il moro facendogli l’occhiolino. (Da qui in poi loro parlano in inglese, ma dato che il mio inglese non è perfetto, io lo scrivo in italiano. N.d.A.) - Ah, dipende da che punti di vista!- disse Ibi, che era tornata di buon umore. Cosa facile da capire, visto che si trovava tra le braccia del ragazzo che amava e per cui stava piangendo. - Intendevo dire che è meglio dell’italiano perché io l’italiano non lo so!- il ragazzo sorrise e Ibi sorrise a sua volta. In quel momento un’auto nera svoltò l’angolo. - Perché non sei andato con gli altri prima?- domandò Ibi - Oh, facciamo sempre così: la prima auto è vuota, nella seconda c’è la band, nella terza la sicurezza e poi arriva un’auto per me. È per deviare i malintenzionati, e le fan- spiegò Bill, sorridendo. - Capito!- - Comunque adesso devo proprio andare. Approposito, come ti chiami?- - Ibiza. Oddio, mi stavo quasi dimenticando: tieni, questa è per te!- disse Ibi, porgendogli la busta. - Per me? Grazie mille! Allora, ci si vede…!- urlò il moro, salendo sull’auto. Il ragazzo entrò nella macchina e si sedette al suo posto preferito, quello sul lato destro. Guardò la lettera e la mise in tasca, pensando che l’avrebbe aperta una volta all’aeroporto. Ibiza guardò la macchina nera allontanarsi. Non sapeva come lo avrebbe detto alle sue amiche, e nemmeno lei riusciva a capacitarsene. Durante la strada pensò a che cosa stesse facendo in quel momento Bill. - Bill, presto vieni o perdiamo l’aereo!- urlò Tom in mezzo all’aeroporto. - Arrivo, arrivo!- - Ho una piccola sorpresa per te!- gli disse Tom appena il moro gli si fu avvicinato - sai, so che sei molto stressato, e visto che è finito il tour e abbiamo due settimane di vacanza prima dei concerti open-air, ho pensato di prenderci una piccola vacanza. Ho affittato una casa in Florida.- - Florida?! Non ci credo! Sei il migliore!- disse Bill abbracciando il fratello. - Lo so, lo so, non c’è bisogno che tu me lo ricordi! Giù le mani fratellino!- disse scherzosamente il rastaro, scrollandosi il fratello di dosso. I due si avviarono all’imbarco e salirono euforici sull’aereo. Ibi era arrivata da poco a casa e si era subito messa a chiamare le amiche per raccontargli tutta la storia. I due gemelli si sedettero ai loro posti e si misero a chiacchierare - Allora si va in Florida! Dove di preciso?- domandò il moro. - In un paesino tranquillo, si chiama Clearwater. Dicono che ci sia un mare stupendo- rispose Tom. - Dio, non vedo l’ora!- Bill tirò fuori il suo computer portatile e si collegò a msn. Ultimamente si divertiva a vagare per vari siti cercando dei contatti, per poi aggiungerli alla sua lista e chattarci, facendosi chiamare Nena93 e dicendo di essere una grande fan dei Tokio Hotel. Tom prese il suo i-Pod e mise la canzone di P!nk che preferiva: U+Ur Hand. Entrambi, però, furono ripresi dalla hostess perché era proibito usare apparecchi elettronici. Allora Bill si alzò per mettere via il computer e gli cadde la lettera dalla tasca dei jeans. - Bill, dimmi che sono delle fotuzze porno?- implorò il fratello - Dio Tom! Sei un eterno arrapato!- lo riprese il moro. - Bhè, ormai dovresti saperlo che la sera ne ho assoluto bisogno, altrimenti non dormo! Ormoni fratellino, sono in fase di crescita!- si spiegò il rastaro. - In fase di crescita?! Hai quasi diciotto anni! Non ne hai più quattordici, capito?- - E tu non ne hai quaranta e non sei mia madre, a parte che mia madre non oserebbe mai dirmi che sono un arrapato eterno!- - Infatti io non sono tua madre, ma tuo fratello, e oso dirtelo eccome!- disse Bill - Senti chi parla! Chi è che tiene il filmino hard con Paris Hilton nell’archivio del suo portatile? Io no di certo…!- disse il rastaro. Bill arrossì visibilmente - Io, io…è…hai ragione, siamo in fase di…di crescita! Comunque questa è la lettera di una fan!- disse, per cambiare argomento. - Davvero? Fai leggere!- disse il rastaro. - Prima io!- disse Bill. - Va bene, stai calmo! Dio, quanto sei possessivo…- Il ragazzo tolse con cautela il nastro adesivo dalla busta, non voleva rovinarla, e tirò fuori la lettera: “Caro Bill, so che riceverai centinaia di lettere da parte delle tue fans, ma, ti prego, trova un po’ di tempo per leggere questa. Probabilmente tu non ti ricordi chi sono, ma io si, molto bene. Mi chiamo Ibiza, facevamo lezione di danza insieme, a Loitsche, (Prima di venire in Italia io vivevo lì) e tu mi piacevi davvero tanto, e mi piaci tutt’ ora. Mi chiedevo se vogliamo tornare ad essere amici. A me piacerebbe davvero molto, perché ti trovo e ti trovavo un ragazzo fantastico! Ti lascio anche una foto, per aiutarti a ricordare…” Baci Ibiza Il ragazzo guardò all’interno della busta e vide la foto: ora sì che ricordava. Anche a lui era sempre piaciuta quella bambina, e, avendola rivista dopo tanti anni, bisogna dirlo, non era per niente male, anzi! Avrebbe voluto potersi fermare più tempo a parlarle, ma ora era troppo tardi. - Fa vedere?!- disse Tom curioso. Bill gli diede la foto. - Mbèh? Io non ci vedo niente di speciale!- disse Tom, dopo aver fissato la foto per qualche secondo. - Leggi la lettera, troglodita!- gli disse il moro. - Ah, adesso capisco…- disse il rastaro, dopo aver letto la lettera. - Il problema è che non so come rintracciarla…!- si lamentò Bill. - Chiamala!- gli rispose Tom, giulivo. - A certo! E con che numero caro il mio fratellino?- - Bhè, quello scritto qua dietro credo che sia il suo, c’è scritto: Questo è il mio numero, chiamami, c’è anche il suo indirizzo msn. E non fare il gradasso con me!- - Dove?! Fa vedere!- disse Bill, strappandogli la foto di mano. Il moro fissò il pezzo di carta per molto, molto tempo, tanto che Tom si preoccupò seriamente per la sua sanità mentale. - Coprimi!- sbottò alla fine Bill. - Come scusa?- gli disse Tom. - Ho detto coprimi!- - Non ne capisco l’utilità, ma se lo dici tu…- il rastaro si tolse la felpa e la appoggiò sulle spalle del fratello. - Idiota! Non in questo senso!- - E spiegati meglio, no?!- si giustificò Tom. - Arrivo subito, tu coprimi!- disse Bill, e si alzò di scatto. Ibi si svestì e si mise il pigiama, poi andò a struccarsi, quando finì si buttò sul letto. Era stata una giornata pesante. Stava per spegnere la luce quando le suonò il cellulare. - Pronto?- - Ibiza?- gli disse una voce dall’altra parte della cornetta. - Si, sono io, chi sei?- - Sono Bill, Bill Kaulitz. Ci siamo parlati oggi ricordi? Ho letto la tua lettera…- - Scusa, puoi aspettare solo un attimo?- - Si, ma sbrigati, ti sto chiamando di nascosto dalla toilette di un aereo!- - Credimi, ci metto un secondo!- La ragazza appoggiò il cellulare sul comodino, prese il cuscino, ci infilò dentro la testa e si mise a urlare. - Rieccomi, sono qui!- - Bene, ti dicevo, ho letto la lettera e volevo dirti che mi ricordo benissimo di te e che anche…- La voce di Bill venne sostituita da quella di una donna - Signor Kaulitz! Ora basta! Prima il portatile ora il cellulare! Lei sta mettendo a rischio i passeggeri di questo volo!!- - La hostess ti ha sgamato, è?- disse Ibi, divertita. - Si, ci sentiamo, ti richiamo io- - Va bene, aspetto una tua chiamata!- La ragazza attaccò il telefono e si addormentò, con un sorriso sulle labbra. Il ragazzo tornò a sedersi e, dopo aver rimproverato il fratello per non averlo coperto, si addormentò sulla spalla dello stesso. La ragazza aprì gli occhi, era già mattina. Si ricordò della chiamata ricevuta la sera prima e prese in mano il cellulare per verificare che non stesse solo sognando: registro chiamate, chiamate ricevute, ed eccolo lì, il numero di Bill. - Alzati Bill, siamo arrivati!- disse Tom, colpendogli una spalla. - Che bel risveglio Tom! Cazzo, un po’ di delicatezza!- imprecò Bill. - È così che mi ringrazi per averti portato in Florida?!- gli disse Tom. - Hai ragione, scusa Tom…-. I due scesero dall’aereo ed uscirono tranquillamente dall’aeroporto, lì non li conoscevano e dunque non ci furono particolari attacchi di fans. Salirono entrambi sulla limousine che li avrebbe portati alla casa che il rastaro aveva affittato e iniziarono a parlare di quello che avrebbero fatto, e questo fece in modo che il moro si dimenticasse completamente della promessa fatta a Ibi, ovvero che l’avrebbe richiamata. - Forse sta ancora dormendo e per questo non mi chiama…- si rassicurò Ibi, ma poi pensò di non dare troppo peso alla cosa, se l’avesse richiamata tanto meglio, se no pazienza… I ragazzi arrivarono davanti alla casa, presero le valige e le portarono dentro. Appena entrati si guardarono intorno e si affacciarono alla porta- finestra che dava sulla piscina: guardarono nella casa accanto e videro due ragazze. Una era bionda e magra, mentre l’altra aveva capelli scuri, era alta ma non molto magra. La bionda sembrava avere quattordici anni mentre l’altra ne avrà avuti quindici. - Carina, la bionda!- disse Tom Le due ragazze si girarono, ma i ragazzi si spostarono appena in tempo. - Tom! Dai, siamo qui in vacanza! Non la rivedresti più!- lo sgridò Bill. - Appunto! Siamo in vacanza! Siamo qui per divertirci! E di la verità…chi preferisci delle due?- - Che domande! La mora!- disse il ragazzo, sorridendo. I ragazzi entrarono nelle loro stanze e notarono che avevano entrambi un letto matrimoniale, poi disfarono velocemente i bagagli e si misero il costume da bagno. Dopo un viaggio così lungo avevano proprio bisogno di un bel bagno in piscina. Tom mise un costume verde chiaro lungo fino al ginocchio e uscì. Vide che le ragazze erano ancora lì, sul bordo della piscina, con i piedi nell’acqua. Così non perse l’occasione: prese un pallone e lo lanciò “casualmente” nella piscina delle ragazze. Il pallone finì davanti alla bionda, bagnandola completamente. - Che cazzo?!- urlò quella –Chi cazzo è stato? Val sei stata tu?!- urlò quella, in italiano. - Ma va, se io sono qui accanto a te! È stato quel pirla laggiù!- rispose la mora, indicando Tom. Tom rimase sorpreso, era convinto che le ragazze fossero americane. La mora si avvicinò al rastaro per dirgli qualcosa, quando Bill si affacciò alla porta- finestra - Tom, dove cazzo è la crema solare?!- era in boxer. La mora si fermò, sgranò gli occhi - Oh cazzo! Vero è Bill! Sono Bill e Tom! Quelli dei Tokio Hotel!!- urlò quella all’amica. I due ragazzi si guardarono: non avevano capito una parola di quello che la ragazza aveva appena detto. - E così questo deve essere il Bill di cui mi parli continuamente…- disse la bionda in un perfetto inglese, scrutando il ragazzo in boxer mezzo nascosto dietro la porta. - Si, è lui- rispose la mora. Bill arrossì non appena sentì lo sguardo di lei poggiarsi su di lui. - Ehm…torno subito!- disse il vocalist, sparendo dietro le tende. Ibi non riceveva la chiamata, così decise di chiamare una sua amica, Charlotte. Lei diceva sempre la cosa giusta al momento giusto. Bill ricomparve dalle tende, adesso aveva un costume uguale a quello di suo fratello, ma nero. - Piacere, mi chiamo Valeriè, e questa è la mia amica Veronica- - Piacere Valeriè, piacere Veronica - risposero i gemelli. - Come mai qui? Non dovevate essere in Italia per una presentazione?- domandò Valeriè. - Infatti, abbiamo appena finito e dovevamo tornare a casa, ma mio fratello mi ha regalato questo viaggio. Piuttosto, voi siete italiane? Perché qui?- disse il moro. - Bhè, io sono italiana, mentre lei è svizzera- rispose la bionda indicando Val, che terminò la frase – I miei sono qui per lavoro, e Vero ha voluto accompagnarmi.- - Capito! Quanti anni avete?- domandò il rastaro. - Tutte e due tredici- rispose la mora. - Come, come, come?? Tu hai tredici anni?!- disse Bill, incredulo. - Si, ma sembro più grande, lo so, è colpa dell’altezza…- disse la mora. - Già, non ti avrei mai dato tredici anni…- rispose il moro. - E i vostri genitori? Non eravate qui con loro? Io non li vedo…- si intromise il rastaro. - Fortunatamente sono andati a trovare un big boss della società dove lavorano, a quattro ore da qui. Staranno via due settimane, due settimane in libertà, giusto Vero?- - Giusto Val!- rispose la bionda. - Scusate, non vorrei sembrarvi un po’ avventata, ma avrei due richieste da farvi…- disse Val. - Di cosa si tratta?- si informò il moro. - Bhè…- arrossì Val – Sapete…non è che potreste autografare uno dei vostri poster che ho nella mia camera?- - Certo! Si può fare…dov’è camera tua?- domandò Bill. - Di qua, seguitemi- I due ragazzi la seguirono nella stanza. Appena entrati lo sguardo di Bill si soffermò sul letto matrimoniale al centro della stanza: nella mente del ragazzo si fecero strada pensieri che cercò di scacciare –Avanti Bill, non fare come Tom!…Si, ma ormai sono tre anni che sei in astinenza…Ma la conosci appena!- - Ecco! Sono diventato anche bipolare!- disse tra se e se il vocalist. - Scegliete voi quale autografare…- disse la mora. - Questo, no Bill?- chiese Tom, indicando un poster di lui con il fratello. - Cosa…? Ah, si, si questo…- disse il moro, tornato alla realtà. Il rastaro prese il pennarello indelebile che la ragazza gli porgeva e scrisse il suo nome, poi lo passò al fratello che fece la stessa cosa. I tre furono raggiunti da Jessica, che si sedette sul letto e fu presto imitata da Tom. - Bene, mi pare che ci fosse una seconda richiesta?- disse Bill alla mora, cercando di scacciare inutilmente quei pensieri decisamente poco casti che gli vagavano nel cervello. - Infatti! Bhè…potete anche non accettare, ma, pensavo, voi siete in vacanza e non conoscete bene il posto suppongo…- iniziò la mora. - Supponi giusto!- la interruppe Bill, tentando di distrarsi da quel tormento che era la sua mente. - Ecco, dicevo…- continuò imperterrita la ragazza – Non è che vi va di fare qualcosa insieme…? Intendo…mangiare qualcosa?- - Va benissimo! A patto, però, che offriamo io e mio fratello!- disse il rastaro. - Certo, questo era sottinteso!- disse ridacchiando la bionda – Ma lei…posso darti del tu?- - Puoi darmi tutto quello che vuoi bella!- disse Tom, ammiccante. La ragazza arrossì – Dicevo, se tu…se voi, avete qualche preferenza? Nel senso, cosa preferite mangiare? - Che dite se mangiamo qualcosa a casa nostra? Non vi preoccupate, non siamo dei maniaci…- disse il moro, sorridendo. - Voglio sperare! Comunque a me va bene, per te Vero?- - Si certo!- rispose quella, sorridendo a Tom. - Bene allora, facciamo alle otto a casa nostra?- disse il moro. - Si certo, alle otto allora- rispose Val. I ragazzi uscirono dalla casa e, nel momento in cui la porta si chiuse alle loro spalle, Val piantò un urlo. - Loro, erano loro! Giusto ieri ho finito di deprimermi perché non li avevo visti a Milano e oggi eccoli qui! E siamo invitate a casa loro! Ti rendi conto Vero?!- - Però, mica male quel Tom…- fu la risposta della bionda. Le ragazze si fiondarono sotto le docce e poi uscirono per vestirsi e sistemare i capelli. Val si fece la tinta nera ai capelli, mise una mini nera con uno strappo sul lato, una maglia a quadratini bianca e nera con degli strappi sul retro e delle infradito nere con le borchie, uguali alla cintura che teneva in vita. Si mise due mollettine con un teschio e l’anellino per il piercing al labbro che aveva comprato il giorno prima. Vero invece legò i lunghi capelli biondi in una coda alta, mise dei pinocchietti di jeans slavati, una maglietta rosa con stampate delle ciliegie e le ballerine a quadratini rosa. Entrambe si infilarono gli orecchini, Vero con le ciliegie e Val con due teschietti come sulle mollette. Quest’ultima ne approfittò anche per la nuova pallina per il piercing alla lingua che aveva appena comprato. Entrambe passarono in “sala trucco”: Val si traccio il contorno degli occhi con una matita nera molto spessa e mise tre strati di mascara, mentre Vero si accontentò di un velo di ombretto rosa e un sottile strato di lucidalabbra alla fragola. Alle otto bussarono puntuali alla porta della casa accanto, la casa che per due settimane e forse più sarebbe stata “Casa Kaulitz”. Si sentirono delle voci provenire dall’interno della casa – TOOOM DOVE SONO LE CHIAVI DI CASAAA???!!!- Si distinse chiaramente la voce di Bill. - E CHE NE SOOOO!! Bill dov’è il balsamo??- rispose il rastaro. - Il balsamo?! Sei ancora sotto la doccia??- chiese irritato il vocalist. - Almeno uno di noi due si lava fratellino!- disse ridacchiando Tom. - Arrivo subito! Devo solo trovare le chiavi!- urlò Bill, rivolto alle ragazze fuori dalla porta. Si sentì il rumore di una porta che si apriva, poi il ragazzo urlò qualcosa a Tom, ma non si capì cosa perché un rumore d’acqua coprì la fine della frase. Si sentì una porta sbattere e, finalmente, il rumore delle chiavi nella serratura. - Scusate per l’attesa…- a parlare era il Bill con la maglia interamente zuppa che gli aveva appena aperto la porta. - Da questo dovresti aver imparato che non devi dar fastidio a tuo fratello quando è sotto la doccia…- ridacchio Val. Il ragazzo arrossì visibilmente – Mettetevi comode, io arrivo subito, vado a cambiarmi la maglia. - Noi curiosiamo un po’ in casa, ok?- chiese la bionda. - Certo, certo fate pure…- disse il moro, prima di sparire al piano di sopra. Le ragazze non se lo fecero ripetere due volte e andarono a curiosare per la casa dei loro idoli. Entrarono nel salotto, dove c’era uno schermo piatto grande come mezza parete della stanza di Vero in Italia. C’era un divano ad angolo color crema e un tavolino basso di legno scuro. Le due ragazze entrarono nella cucina: a quanto pare i gemelli erano parecchio affamati dopo il viaggio in aereo. Sul tavolo c’erano uno…due…tre…quattro pacchetti di patatine vuoti! Il lavandino era pieno di bottiglie di Coca – Cola e lattine di Red Bull vuote. Le ragazze aprirono il forno e ci trovarono un pacchetto di gommose mezzo sciolto. - Forse volevano testare l’efficienza del forno?- disse Val, ridendo. Le ragazze continuarono l’esplorazione aprendo il frigo: la desolazione, un barattolo di cetriolini sott’aceto. Nel congelatore? Ghiaccioli e gelati. - Scusa, ma cosa avevano intenzione di farci mangiare?- chiese la bionda. - Non so, ma con questo non si fa molto. Vai a chiedergli dov’è il telefono, ordiniamo una pizza- disse la mora. La bionda salì le scale e entrò in una prima stanza, il bagno. C’era ancora l’odore del bagno schiuma che Tom aveva usato per fare la doccia. Entrò in una seconda stanza, quella di Tom. - Oh, scusa esco subito!- disse Vero, mortificata, al proprietario della stanza, che stava in piedi nel centro del pavimento a torso nudo con un asciugamano legato in vita e i capelli grondanti d’acqua. - No, stai pure…cosa c’è?- disse quello, guardandola con lo sguardo di chi è mezzo nudo di fianco ad un letto insieme ad una ragazza. - Bhè, volevo sapere dov’è il telef…- ma non potè finire la frase perché le labbra del ragazzo si posarono sulle sue. La ragazza si staccò – Ma lo sai quanti anni ho?!- - Tredici, e allora? Io ne ho solo tre in più…- - Bhè…hai ragione!- stavolta fu lei a baciarlo. I ragazzi si buttarono sul letto, lui sopra di lei, e presero a baciarsi con più foga. - Lucidalabbra alla fragola…adoro la fragola…- furono le ultime parole del chitarrista. Bill scese le scale, indossava quella bellissima maglietta nera con il teschio dorato con le ali che piaceva tanto a Val. - Scusa, dov’è Vero?- chiese la mora. - Non era con te?- rispose il vocalist. - Si, ma abbiamo visto la vostra cucina, e allora l’ho mandata a chiedervi dov’era il telefono per ordinare una pizza -. - Hehe hai fatto bene…- sorrise Bill – Un momento, è andata di sopra?!- - Si…- - TOM!- dissero nello stesso momento e si precipitarono di sopra. Appena davanti alla camera di Tom, Bill, si fermò di colpo. - Aspetta, entro io…- Bill spalancò la porta: era arrivato appena in tempo, Tom si era già tolto l’asciugamano. - PORCO CANE, TOM!!! RIVESTITI IMMEDIATAMENTE!! POSSIBILE CHE TU DEBBA SEMPRE ANDARE OLTRE?! - gli urlò, rosso di rabbia. - E stai calmo!- disse Tom mentre si infilava un paio di boxer, anche lui rosso in viso, ma per un altro motivo. La ragazza si alzò dal letto e uscì di corsa, passando davanti all’amica e chiudendosi nel bagno. - Vattene fuori!! Fuori dalla mia camera!! Fuori dalla mia vita!!! Non ti fai mai i cazzi tuoi è?! Grazie, grazie davvero!- urlò il rastaro al fratello spingendolo fuori dalla sua camera. - Bhè…siamo rimasti noi due…ti va di vedere la casa?- domandò Bill a Val. - Si, ma tuo fratello? Non dovresti parlarci?- - Ma figurati, lui fa sempre così, ma gli passa subito. Lo sa che gli voglio un bene dell’anima, o almeno credo che lo sappia… - rispose il ragazzo. - Idem con Vero. Va bene, vediamo la casa, ma prima ordina le pizze, ok?- - Va bene, vado subito, tu aspettami qui, intesi?- - Intesi- La ragazza aspettò che Bill scendesse le scale e poi bussò alla stanza di Tom. - Bill vattene!- urlò quello da dietro la porta. - Tom, sono Val, mi fai entrare?- - Oh, scusa Val, entra pure -. La ragazza entrò e vide Tom ancora in boxer seduto su letto, così si sedette accanto a lui. - Allora, ti piace Vero …?- gli chiese, per iniziare un discorso. - Tu che dici? Il problema è Bill…- - Perché? Perché te la sei presa così tanto?- gli domandò la ragazza. - Perché lui fa sempre così! Tutte le volte che mi piace una ragazza lui mi smonta e poi, quando mi sto divertendo, deve sempre interrompermi e rovinare tutto -. - Non prendertela Tom, lui non vuole farti del male. Lui ti vuole una sacco di bene e, conoscendoti, non vuole che ti metta nei guai.- - Non credo…- - Io invece penso di sì. Lo vedo da come ti parla…credimi, ti vuole tanto bene.- - Anche io gli voglio bene, ma non so come dirglielo, penserebbero che sono un rammollito…- - Non è necessario che tu glielo dica: lui già lo sa. Non sei tu quello che dice sempre che Bill è quello sensibile? Sensibile non è rammollito, sensibile è tante cose -. - Forse hai ragione…pensi che lui e Vero ce l’abbiano con me?- - Bill no di certo, e Vero …non credo proprio! Vai a parlarle…- - Subito!!!- disse il ragazzo, scattando in piedi e mettendosi i pantaloni. - Tooom…- disse la ragazza al rastaro che stava correndo fuori dalla stanza – Parlarle, capito? Nient’altro! Intesi?- - Mmmh…ok…uffa…- rispose quello. Val uscì dalla camera e si chiuse la porta alle spalle, appena in tempo: Bill stava salendo le scale. - Allora, ho ordinato le pizze. Non sapevo cosa volevate tu e Vero, così vi ho preso delle margherite…dov’è Tom?- disse il moro. - Hai fatto benissimo, grazie. Tom è in bagno a parlare con Vero …- - Sicura che non…hai capito?- - No, no, non stavolta. Allora, mi fai vedere la casa?- - Certo!- Il ragazzo le mostrò la sua stanza: c’era un enorme stereo, un poster de Nena e uno di Jared Leto e un grande letto matrimoniale con un copriletto nero. Le fece anche vedere meglio la stanza di Tom: c’era un lenzuolo di satin rosso e invece qui i poster erano di Pamela Anderson, Paris Hilton e Britney Spears. I due ragazzi andarono al piano di sotto. - La cucina e il salotto li abbiamo già visti, grazie.- disse Val, sorridendo. - Certo, ma non avete visto il pezzo forte- gli rispose Bill. Il ragazzo si avvicinò al sottoscala, aprì una porta al cui interno si estendeva un bagno immenso, con una vasca idromassaggio per due. - Bella è? L’abbiamo scoperta questo pomeriggio!- - Non è giusto! Noi non l’abbiamo!- si lamentò Val. - Se vuoi puoi venire qui a fare il bagno…- gli rispose Bill, ma diventò rosso per le sue stesse parole. - Per me va bene…- disse Val, facendogli l’occhiolino. - Bene, di qua c’è la veranda…- disse lui, per cambiare argomento. I ragazzi uscirono, nella veranda appunto, dove li attendeva un tramonto meraviglioso. - Adoro i tramonti…- sussurrò il vocalist. - Anche io…- rispose Val. I due si guardarono fissi negli occhi per dei secondi che sembravano un’eternità. Fu Bill a fare la prima mossa, chinò la testa da un lato e subito fu assecondato da Val. Le loro labbra si toccarono, quelle di Bill erano calde e morbide, esattamente come Val le aveva sempre immaginate. Fu risvegliata dai suoi pensieri quando Bill tentò di schiuderle le labbra con la lingua, e lei non fece resistenza. Val gli mise le braccia intorno al collo mentre lui le appoggiò le mani in vita. - Ehm, ehm…- Qualcuno si schiarì la voce alle loro spalle, i due si staccarono. Era Tom che li fissava con le mani sui fianchi. - Cos’è che mi stavi urlando prima fratellino?- disse il rastaro, sorridendo. - Mai sentito parlare della privacy Tom?- disse Bill. - Mai sentito parlare di “qui ci vivo anche io e, tra l’altro, sei praticamente in mezzo all’entrata?”- gli rispose Tom, scompigliandogli i capelli.(cosa che gli riuscì molto difficile visto che Bill era notevolmente più alto) - I capelli non si toccano, quante volte te lo devo dire? Lo sai quanto ci metto a pettinarli!- - Mi scusi madame! Seriamente, volevo dirti, è arrivata la pizza, quindi dov’è il tuo portafoglio? Ah, e poi il tuo cellulare stava suonando - lo informò il chitarrista. - Davvero? E chi era?- - Non lo so, ma dov’è il portafoglio??- - Sul divano, apri gli occhi!!- - Val, arrivo subito!- disse il moro. Il ragazzo andò in camera sua e prese il cellulare. Era un messaggio da … - Ibiza! Cazzo, mi ero dimenticato! Chissà cosa penserà di me ora…- “Ciao Bill, xkè nn mi hai + kiamato? Appena leggi questo sms pf kiama ok? È importante…tvtbxs Ibi” - Da qui non posso chiamarla, appena torno a casa lo farò però…- pensò tra sé il vocalist. - BILL TU NON MANGIII???- era Tom che urlava dal salotto, la bocca piena di pizza. I ragazzi finirono le pizze e poi, dopo essersi salutati e essersi dati appuntamento all’indomani, le ragazze tornarono a casa loro. Erano quasi le tre di notte quando Tom decise di andare nella stanza di Bill. Faceva troppo caldo ed era troppo umido per i suoi gusti. Aveva già tolto le coperte e il lenzuolo, poi la maglietta, aveva legato i rasta ed era rimasto in boxer, ma aveva ancora caldo. Aveva resistito alla tentazione di togliere anche quelli, che gli si appiccicavano addosso e lo facevano sudare. - Avanti Tom, un minimo di dignità! Pensa se domattina entra Bill e ti trova…bhè, i boxer è meglio tenerli!- aveva pensato tra sé e sé. Il chitarrista entrò nella stanza del fratello e vide che anche lui non dormiva, però era coperto dal lenzuolo e indossava la maglietta (e anche i boxer, fortunatamente per Tom). - Stavo per chiederti se anche tu non dormivi per via del caldo, ma mi sembra inutile farlo, dopo averti visto- scherzò Tom. - Ti devo parlare, sdraiati accanto a me…- gli disse Bill. - E i paparazzi? Se ci vedono così potrebbero pensare ad un twincest!- si lamentò il chitarrista. - Guarda in faccia la realtà Tom, siamo in America, qui non ci conosce un povero Cristo* di nessuno. Che paparazzi vuoi che ci siano?- - Hai ragione!- disse Tom, tuffandosi nel letto del fratello. (* con “povero Cristo” intendo nessuno, non voglio bestemmiare, se vi da fastidio mi scuso, non volevo offendere) - Senti Tom, volevo dirti che tu puoi fare quello che vuoi con le ragazze, è solo: non metterle e non metterti nei guai. Sai cosa intendo, sarebbe un duro colpo sia per mamma, ma soprattutto per il gruppo, ok? Quindi…se proprio devi fare “qualcosa”, e tu sai cosa intendo, prendi…precauzioni, ecco. Ok?- - Si, Bill, stai tranquillo- - Bene, buonanotte- disse Bill, spegnendo la luce. - Bill?- - Si Tom?- - Bhè…adesso che ne abbiamo parlato…se non ti dispiace, io andrei da Vero…- - Va bene, a domani -. - Ah, e…Bill…ti voglio bene -. - Anche io te ne voglio Tom- rispose Bill, prima di addormentarsi col sorriso sulle labbra. Il chitarrista uscì dalla camera del fratello e entrò nel salotto: aprì la porta – finestra e uscì davanti alla piscina. Scavalcò la staccionata che divideva il loro giardino e quello delle ragazze; purtroppo però non calcolò lo skate che stava sotto la staccionata. Ci mise un piede sopra, scivolò lungo il giardino e usò il trampolino come “rampa”, finendo direttamente in piscina. - Cos’è questo casino?!- le ragazze si svegliarono di soprassalto: erano le tre e mezza. - Andiamo a vedere, proveniva dalla piscina – disse Val, uscendo dalla stanza. Prima di uscire dalla sua camera Vero afferrò una mazza da baseball, - Non si sa mai…- aveva detto. Le ragazze uscirono nel giardino e videro Tom, in boxer, completamente zuppo, seduto sul bordo della piscina. - Tom, cosa ci fai qui?- domandarono le ragazze. - Volevo venire a trovarvi, non riuscivo a dormire…e questo cazzo di skate!…credo di essermi fatto male alla gamba…- - Vero, stai qui con lui, io vado a chiamare Bill- disse la mora. - Va tutto bene Tom, stai tranquillo…pensi che sia rotta?- domandò Vero. - So solo che fa un male cane! Dov’è Bill? Ho bisogno di un dottore…!- - Appena arriva Bill chiamiamo l’ambulanza, ok? Stai tranquillo – lo rassicurò la bionda. - Tutto bene Tom? Vero, chiama l’ambulanza- disse il vocalist, uscendo di corsa di casa. L’ambulanza non tardò ad arrivare e Tom fu portato in ospedale. Sfortunatamente la gamba era rotta e il ragazzo non avrebbe potuto fare sforzi per i prossimi tre mesi. Il suonare la chitarra elettrica era considerato uno sforzo. - Dio! Iniziano gli open-air, come farò?!- - Non ti preoccupare, chiamo David e gli dico di annullare tutto!- lo rassicurò Bill. Ibi si sedette sul letto; non riusciva a dormire. Aveva scritto una lettera a Bill, ma era Gustav che gli aveva risposto. A dire la verità era stato molto carino, gli aveva detto di non preoccuparsi, che Bill l’avrebbe chiamata di sicuro. Lei non gli aveva detto che il moro le piaceva, ma solo che lo voleva come amico. Gusti ne aveva subito approfittato, tanto che…
  
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