La nostra prima pioggia
 
Avevamo orari diversi…pioveva a dirotto anche lì.

 Fusi orari diversi, luoghi diversi, culture diverse, ma stessi ricordi ed emozioni che con il tempo abbiamo vissuto insieme. Io in Italia e lui lontano, in Africa. Diventammo amici anni fa io e Joel. Veniva in Italia solo d’estate e rimaneva fino a settembre. Poi andava via e ritornava in Africa, luogo caldo e mistico, che posso immaginare tramite lunghe descrizioni nelle sue missive che ogni settimana attendevo con ansia.

Ricordo quando insieme guardavamo il tramonto, davanti al nostro mare Mediterraneo.

 Brevi secondi, ma intensi. Mi diceva che da casa sua lo vedeva sempre e che mentre lo avrebbe visto, mi avrebbe pensata.
Dopo anni che veniva qui, però non c’eravamo mai bagnati sotto la pioggia; Joel non aveva mai sentito l’odore dei campi bagnati dalla pioggerellina estiva siciliana; insieme non avevamo mai vissuto quel momento.
Avvenne solo una volta, alla fine dell’ estate. Prima del tramonto ci stavamo dirigendo in un campo ricco di fiori e alberi.
Joel era desideroso di osservare quei grandi e tanto imponenti alberi che lui sconosceva e annusare il profumo di quei fiori di mille colori.

Restammo lì fino a tardi. Il tempo, come di solito accadeva con lui, passò senza che ce ne accorgessimo e quindi stavamo per ritornare.

Una giornata bella, calda, intensa quella passata con lui, ma ancora una volta secca, senza pioggia.

Durante la strada di ritorno, cominciò l’imbrunire. Divenne sera.

Cominciammo a correre senza mai guardare indietro, senza fermarci mai. La sera, scura e buia, ci faceva paura, ma sentivamo sopra di noi un dolce conforto che ci accarezzava: la pioggia.

Di sera, con sopra di noi la pioggerellina che accarezzava i nostri visi, tanto diversi, ma illuminati dallo stesso stupore. Ci fermammo. Insieme volemmo vivere quel momento. Joel non aveva mai visto di sera, in Sicilia, la pioggia scendere.
Stradine di campagna, l’odore dei campi bagnati, la pioggerellina che scendeva e il suo ticchettio sulle strade. Non avevamo né freddo né caldo.

Eravamo felici.

Solamente noi in quella stradina e la natura che ci avvolgeva. Le infradito zuppe, i vestiti ormai totalmente bagnati. Ci fermammo e ci sedemmo sulla strada bagnata, in silenzio. Perché correre? Perché ignorare quel momento?
Per anni avevamo condiviso insieme il mare, il sole, il tramonto, mai la pioggia.
Avevamo parlato di questa solo per lettera, sempre negativamente. La pioggia che distrugge, che rovina, che impedisce di uscire, sempre maledicendo quel miracolo della natura!

Ma adesso tutto era diverso. Insieme ridemmo sotto la pioggia e cominciammo a ballare sotto di essa.
Impossibile dimenticare quel momento!

Il giorno seguente Joel non c’era più.
Era andato via e non l’avrei mai più rivisto. Come le goccioline della pioggia che il giorno dopo svaniscono, anche lui sparì.

Lo avrei rincontrato in un altro mondo, un giorno.
Ci saremmo rivisti di nuovo lì, in Sicilia, di sera, senza nessuno e insieme avremmo riballato e cantato sotto la pioggia, come in quel giorno.
 Insieme le nostre anime si sarebbero riviste in un mondo fatto apposta per noi.
Due anime che avrebbero vagabondato in un mondo che alterna piogge e tramonti assolati, fatto di piccole ma grandi cose, un mondo che non vuole rinunciare ad essere così!

Adesso, come allora, il suo ricordo è presente in me, sempre. Non ho più niente di lui: né foto, né oggetti.
Ho solo i suoi ricordi impressi nella mia mente, e la pioggia. Infatti spesso mi reco di sera in quella stradina e quando piove, mi faccio cullare dall’abbraccio della pioggia che tanto mi ricorda Joel.

Io il suo tramonto, lui la mia pioggia…