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Autore: gemellina e redRon    16/07/2007    11 recensioni
“Cos… cos’è quel coso?”, domandò Harry perplesso.
“A te cosa sembra, Sfregiato?”.
“Il Marchio Nero!”.
“Davvero? E dire che a me sembrava una bella civetta bianca con una splendida rosa rossa nel becco…”, ribattè ironico, mettendosi gli occhiali e arruffandosi i capelli con una mano.
Harry gli mostrò il dito medio, “Voglio dire… cosa diamine ci fai con un costume con quel coso?”.
Draco si guardò il costume compiaciuto, “Quando ero un Mangiamorte, Voldemort ci riempiva di gadgets per l’estate…”, disse con noncuranza mentre il solito ghigno sardonico gli si dipingeva sulle labbra.
“Gadgets?”.
“Sì, Potter… era un incentivo per far aderire noi giovani e futuri Mangiamorte al suo club”.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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gay

No gay for me!

 

 

“Harry, al semaforo devi svoltare a destra”.

“Certo, certo…”.

Harry, Ron, Hermione e Draco si trovavano sulla macchina di Harry, che aveva proposto una gita al mare per godersi le ferie.

Hermione gli indicava la strada, mentre Ron, seduto dietro insieme a Draco, si faceva vento con il libretto di circolazione dell’auto, ignaro dell’importanza di quel documento.

“Potter, accendi l’aria condizionata”, disse Draco, “C’è Lenticchia che fra poco sviene e non vorrei ritrovarmelo addosso”.

La vettura si fermò al semaforo rosso e Harry ne approfittò per girarsi in direzione di Draco: “Spiacente, niente aria condizionata. Quest’auto è molto vecchia”.

“E che cavolo, compri sempre tutto di seconda mano! Almeno io i soldi ce li ho e posso permettermi tutto quello che voglio!”.

“Allora perché non li spendevi in una bella Porsche Cayenne con tanto di climatizzatore da far comparire stalattiti e stalagmiti?”.

Draco pensò di non ribattere per non perdere tempo a discutere con quel cretino e Harry si voltò davanti a sé in attesa che il semaforo gli desse il via libera.

“Oh, guardate che gnocca!”, esclamò improvvisamente Ron, guardando fuori dal finestrino.

“Dove, dove???”, tutti i presenti, comepresa Hermione – ma solo per constatare di persona tutta quell’immane bellezza – cominciarono a roteare la testa alla ricerca di quella donna.

Lungo il marciapiede ancheggiava sulle sue zeppe una ragazza alta, slanciata, abbronzata, che indossava un paio di shorts che le modellavano il sedere già sodo, i seni erano intrappolati dal pezzo superiore del bikini bianco che le risaltava la carnagione bronzea e vaporosi capelli biondi le ricadevano sulle spalle.

“Lenticchia, stai sbavando come se non avessi mai visto una ragazza…”, commentò Draco, che non aveva ancora portato il suo sguardo in direzione della ragazza.

“Smettila di fare l’imbecille e guardala. È davvero bella”, disse Hermione sincera.

Draco si voltò seguendo l’orientamento delle altre tre teste dell’abitacolo: “Oh cazzo!”, e fu con quell’enigmatica esclamazione che che convenne che Ronald Weasley, in arte Lenticchia, dopotutto sulle donne sapeva il fatto suo.

La radio trasmetteva Surfin’ in the U.S.A. e, con un Ron particolarmente attivo nel canto, la macchina sfrecciava a tutta velocità facendo sì che si iniziasse a intravedere la spiaggia assolata.

If everybody had an ocean across the U.S.A the everybody be surfin’ like Californ-I-A”, cantava Ron a squarciagola giocherellando con un peluche, rappresentante un lombrico dello spazio, che Harry si ostinava a tenere in macchina da dieci anni.

“Harry…”, chiamò Hermione perplessa, disturbando dal suo stretching post-posteggio il ragazzo dagli occhiali tondi.

“Sì, ‘Mione?”.

Si avvicinò di più a lui mostrandogli la cartina, “L’illustrazione dice che ad accoglierci ci sarebbe stata una statua rappresentante una sirenetta avvinghiata ad un tritone… ma qui ad accoglierci c’è solo un uomo traslucido, per via del troppo olio applicato sulla pelle e un orribile bermuda rosa sgargiante…”. Harry si guardò intorno e le sorrise, regalandole anche un buffetto sulla spalla.

“Suvvia ‘Mione… meglio un uomo in carne e ossa, che una sirenetta avvinghiata ad un tritone”.

Hermione annuì, e quando i suoi piedi toccarono la tiepida sabbia bianca, quel piccolo particolare fu dimenticato.

 

Sulla spiaggia tutto sembrava essere perfetto.

I raggi caldi del sole, l’acqua del mare cristallina, la sabbia e poca gente intorno.

Poteva essere il paradiso…

Hermione sistemò la sua tovaglia e, toltasi il vestitino che indossava, rimase con un delizoso bikini nero che ne risaltava la carnagione bianca.

Si posizionò sulla tovaglia ed estrasse dal suo zaino Assassinio sull’Orient-Express.

“Hai intenzione di leggere anche qui?” , sbuffò Ron, ripiegando i suoi pantaloni e lasciando una visuale del suo corpo prestante, fasciato in dei bermuda azzurri con RON scritto in giallo sul sedere.

“Cosa significa anche qui, Ronald?”, sbottò lei infastidita.

Ron si maledisse mentalmente; perché nutriva sempre quel bisogno di aprire la bocca e sparare stronzate a raffica?

“Beh… credevo che tu venissi a fare il bagno con noi…”, mugulò, ma ben presto il suo groviglio di parole, lasciò il campo a Harry e al suo costume very cool.

Su uno sfondo rosso scuro, un boccino dorato faceva sfoggio di sé proprio sulle sue vergogne, lasciando che le ali ricadessero lungo le gambe.

“Cosa ne dite?”, disse pavoneggiandosi per farsi ammirare.

Hermione dubbiosa riportò lo sguardo al suo libro, Ron fece finta di guardare l’orizzonte interessato e Draco era troppo impegnato a riporre i suoi abiti nella sacca per concedere una sua occhiata a quel fallito.

“Non esiste uomo al mondo che abbia costume migliore del mio!”, ma giusto in quel momento qualcosa catturò gli incuriositi sguardi dei suoi amici.

“Cosa c’è di più ammaliante del mio costume?”, chiese isterico.

“Il costume di Malfoy!”, esclamò Ron con nonchalance.

Harry iracondo si voltò verso Draco.

Indossava un paio di bermuda neri con rifiniture di un grigio quasi argentato e, sulla coscia sinistra, spiccava il Marchio Nero meravigliosamente riprodotto.

“Cos… cos’è quel coso?”, domandò Harry perplesso.

“A te cosa sembra, Sfregiato?”.

“Il Marchio Nero!”.

“Davvero? E dire che a me sembrava una bella civetta bianca con una splendida rosa rossa nel becco…”, ribattè ironico, mettendosi gli occhiali e arruffandosi i capelli con una mano.

Harry gli mostrò il dito medio, “Voglio dire… cosa diamine ci fai con un costume con quel coso?”.

Draco si guardò il costume compiaciuto, “Quando ero un Mangiamorte, Voldemort ci riempiva di gadgets per l’estate…”, disse con noncuranza mentre il solito ghigno sardonico gli si dipingeva sulle labbra.

“Gadgets?”.

“Sì, Potter… era un incentivo per far aderire noi giovani e futuri Mangiamorte al suo club”.

Stava per sfociare tutto in una rissa, quando Ron convenne che era meglio sviare il discorso Il Signore Oscuro regalava gadgets e cercare di coinvolgerli in qualcosa di estremamente emozionante.

“Che ne dite di fare una partita a Beach-Volley?”, chiese innocentemente sperando in una risposta positiva.

“Io ho qualcosa di meglio da fare…”, rispose Draco abbassando gli occhiali e seguendo con lo sguardo una ragazza piuttosto interessante, con un corpo mozzafiato, che faceva una corsetta sulla battigia.

“Ovvero?”.

“Una salutare corsa sul bagnasciuga”.

Erano rimasti in tre, in realtà in due visto che Hermione era stata assorbita dalla sua pesante e barbosa lettura.

“Harry?”.

“Vuoi fare una partita in due? Sei matto?”, domandò sdraiandosi sulla tovaglia, “Credo che prima prenderò un po’ di sole… quando poi sarai riuscito a riprendere Malfoy e distogliere ‘Mione dalla lettura faremo la partita”.

Ron sconsolato, decise di affogare la sua tristezza in una granita e qualcosa da mangiare. E così, un po’ più felice, si diresse al bar vicino.

 

Il grande conquistatore si affiancò alla ragazza.

“Sai dirmi che ore sono?”, domandò con voce sensuale sapendo che tra breve avrebbe trascorso la giornata a mare in dolce e formosa compagnia.

“Non ho orologio, mi spiace…”, rispose con vocina flebile accelerando il passo.

“Fai spesso jogging sulla spiaggia?”.

“Sì, amo particolarmente il mio corpo…”, rispose con un sorriso.

Anche io! Rispose Draco mentalmente.

“Senti, ti va qualcosa al bar?”, disse ritornando alla carica.

“No, ma devo andare lì lo stesso”.

Un sorriso interiore si espanse in tutto il corpo atletico del biondino. Ormai quella stupefacente ragazza era sua.

Sicuro di sé, Draco rallentò il passo fino a fermarsi, convinto che la ragazza avrebbe fatto lo stesso. Invece lei continuò a correre lungo la battigia per poi risalire in direzione del bar.

L’aveva lasciato come uno stoccafisso.

 

Ron entrò nell’agognato bar e si diresse verso la cassa.

Girò lo sguardo a destra e notò una bellissima ragazza seduta ad un tavolo subito raggiunta da un'altra, anch’ella molto carina.

A quanto pare queste zone pullulano di dee, pensò il rosso, programmando un bel corteggiamento dopo essersi servito di una fresca e dissetante granita alla menta.

Con un sorriso furbetto disegnato in viso, Ron giunse alla cassa, dove lo attendeva un uomo talmente super abbronzato che sembrava avesse la faccia di plastica.

“Cosa desideri?”, chiese il barista in un tono, pensò Ron, quasi suadente e ambiguo.

“Ehm…una granita alla menta”, rispose lui, senza soffermarsi oltre sul tono di voce di quel ragazzo.

“Una granita alla menta per questo bel maschione!”, urlò il barista all’indirizzo di un suo collega.

Ron sgranò gli occhi alle parole bel maschione, ma anche questa volta preferì ignorare.

Il barista si sporse in avanti, poggiando le braccia sul bancone: “Adoro i tuoi capelli. Sono rossi come il fuoco…la passione…”.

Ron si voltò verso quel barista con una faccia come per dire ma stai parlando con me?.

“Ehm, si…ma la granita?”, domandò Ron nervoso.

“Che c’è, ciambellino? Hai voglia di spegnere il fuoco che hai dentro? Non vorresti darne libero sfogo?”.

Come un dono di Merlino, la granita si posizionò davanti agli occhi di Ron, che nel frattempo aveva distolto lo sguardo per guardare le due ragazze di prima, coinvolte in un bacio appassionato.

Che spreco, pensò Ron, allungando la mano per prendere la granita.

Ma qualcosa andò storto. Non era la granita quella che aveva afferrato.

“Hai la pelle vellutata come un petalo di rosa…”, sussurrò il barista che si era avvicinato ulteriormente a Ron, il quale, spaventato a morte come se avesse visto Lord Voldemort con cuffietta per la doccia, ritrasse la mano e scappò via correndo.

“Tesoro, la tua granita!”, gli urlò dietro il barista, afferrando il bicchiere e alzando in contemporanea braccio e gamba.

 

Durante quelle vicende, Harry Potter sbuffava con la speranza di attirare l’attenzione di Hermione, immersa nella sua lettura.

“Che vuoi, Harry?”, sospirò infine la ragazza, dopo l’ennesimo sbuffo.

“Mi sto annoiando”, rispose lui, prendendo un pugno di sabbia per poi rilasciarla.

“Scava una buca e infilatici dentro”.

“Grazie, molto gentile!”.

Harry si alzò di scatto e si diresse verso il mare, con l’intento di farsi un bagno solo come un cane.

Si distese sul pelo dell’acqua, rilassandosi con le piccole onde che si infrangevano sul suo corpo.

Improvvisamente qualcosa lo colpì in pieno viso che gli fece perdere l’equilibrio rovesciandolo nell’acqua.

“Ma che cavolo…?”, borbottò emergendo.

“Scusa, ci ridai la palla?”, chiese un tipo qualche metro più in là.

Harry, da bravo ragazzo educato, si avvicinò al gruppetto di ragazzi che stavano giocando e porse ad uno di loro la palla.

“Grazie”, disse il ragazzo, toccandogli il braccio, “Ti va di unirti a noi?”.

Harry parve rifletterci e, rendendosi conto che se ritornava in spiaggia moriva di noia, preferì restare a giocare con quegli ignoti ragazzi: “Ok”.

“Comunque, io sono Mike. Piacere!”, disse cortese, tandendogli la mano.

“Harry”.

“Un altro agnellino si è unito all’ovile!”, esclamò Mike rivolto ai suoi amici.

Iniziarono a giocare. La palla si librò in aria e venne scagliata leggermente verso un componente del gruppo, poi di nuovo verso un altro e un altro ancora, fino a quando giunse a Harry che la rispedì al mittende con una schiacciata spettacolare.

“Ma sei veramente bravo!”, si congratulò Mike, posandogli la mano sulla spalla e lasciandola lì per circa cinque minuti buoni.

Per quale motivo Harry avrebbe dovuto calcolare il tempo impiegato dalla mano di Mike per togliersi dalla sua spalla? In fondo non era altro che un gesto innocente, ognuno poteva farlo.

Continuò a giocare con quel gruppo di amici, senza curarsi che ogni sua minima azione veniva lodata con frequenti carezze e toccatine.

Ma ecco che si accese la lampadina del suo cervello, segno che si era messo in funzione.

Quelle toccatine erano fin troppo strane e fuori luogo, che stava accadendo?

Oh Merlino!, pensò Harry, Questi qua sono troppo strani.

Voltò la testa e scorse Hermione, costantemente immersa nella lettura del suo immancabile libro.

“Sentite”, esordì il moro, “Io vado da…dalla mia ragazza!!!”.

“Oh”, fece Mike deluso, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sul fianco, “Senti bello, che ne dici stasera di venire alla festa sulla spiaggia?”.

“Ehm…vedremo…”, biascicò Harry, grattandosi la testa.

“Ok. Ci conto, dolcezza!”.

Mike passò sulla nuca di Harry e lo attirò verso di sé per stampargli un bacetto sulle labbra.

Harry, sconvolto come non mai, si dileguò in un istante precipitandosi verso Hermione.

La ragazza alzò gli occhi e vide un uomo correre sparato verso la sua direzione, con l’aria di chi aveva appena visto la McGranitt ballare la lap dance.

“Hermione, non puoi capire cos’è successo!!!”, esclamò Harry, raggiungendo la ragazza, che posò il libro accanto a sé pronta ad ascoltare l’amico.

Ad un tratto un altro uomo si precipitò correndo verso di loro.

“Hermione, non puoi capire cos’è successo!!!”, Ron arrivò a destinazione e si chinò poggiando le mani sulle ginocchia per prendere fiato.

“Granger, non puoi capire cos’è successo!!!”, anche Draco aveva un tono di voce sconvolto.

Hermione non ci capì un piffero.

“Sentite, non m’importa nulla di ciò che avete da dire, a meno che non sia di importanza vitale. Ragion per cui torno a leggere il mio libro. Interrompetemi solo se saremo nel bel mezzo di un maremoto”.

Hermione non volle sentire ragioni.

I tre poveri sventurados si guardarono intorno alla ricerca di un posto all’ombra, quando si accorsero di avere davanti agli occhi il loro ombrellone, ma sconvolti com’erano non sarebbero riusciti a distinguere neanche un aereo da un aquilone.

Si sedettero tutti e tre vicini e sbuffanti, con lo sguardo dritto davanti a loro.

“Malferrett, mi sento una salsiccia alla brace…credo di starmi scottando…”, disse Harry, tastandosi le braccia.

“E che vuoi da me?”, si voltò Draco sgarbato.

“Mi metteresti la crema?”.

Draco prese in considerazione l’idea di lasciarlo abrustolire, ma gli venne un’idea ancora migliore.

Tirò a sé la sua sacca – griffata con una raffinata scritta argentata che diceva: Lord Voldemort is looking at you…beware! – e frugò al suo interno, ma trovatosi di fronte sia la crema solare che il dentifircio Volderix-per denti bianchi come la pelle del Signore Oscuro, convenne che la giornata era iniziata da un bel po’ di ore e che lui non aveva ancora combinato niente di drachesco a Harry Potter.    

Prese il dentifricio e ne versò una buona dose sulla schiena rossa del moro.

“Questa crema solare è altamente rinfrescante!”, constatò Harry.

Draco compiaciuto e ghignante continuava a spalmarte la sua crema speciale.

Harry era assorto, completamente catturato dalla bravura di Draco nel fare massaggi, ma quando aprì gli occhi prese in considerazione l’idea che gli sguardi di alcuni ragazzi lì vicino sulla sua persona non erano totalmente normali.

Insomma, c’era qualcosa che non quadrava.

Harry era stato un sacco di altre volte al mare, ma mai nessuno lo aveva guardato con così tanto interesse quando qualcun altro gli spalmava la crema.

Cosa c’era poi di così interessante?

Assolutamente nulla.

Ma anche Draco si era reso conto che qualcosa non andava e, ponendo fine al massaggio, aveva preso in considerazione l’idea di andare a fare un bagno, magari senza l’insopportabile compagnia dei suoi coinquilini dal quoziente intellettivo pari a quello di una scatola di fiammiferi.

E fu così che Draco decise di farsi una bella nuotata solitaria, magari cercando di mettere insieme le idee e capirne un po’ di più su tutto ciò che di strano stava accadendo in quel metro quadrato di spiaggia, a partire da quella bellissima ragazza che lo aveva piantato lì, la prima nella storia che era riuscita a resistere al suo fascino sensuale.

Improvvisamente un’illuminazione, un’illuminazione che colpì tutti e tre contemporaneamente: su quella spiaggia erano tutti gay.

Ma Draco non poteva permettersi di far credere che lui era gay, doveva farsi venire un’idea, e anche al più presto… ne andava del suo orgoglio maschile.

Harry e Ron nello stesso istante stavano pensando alla loro virilità, terribilmente minacciata in quel luogo e stavano giusto cercando una soluzione nella loro testa per non apparire ciò che non erano.

E sempre nello stesso istante, a tutti e tre, venne un lampo di genio: Hermione Granger.

Draco era tornato a riva pieno di nuove speranze conquistate e, se Hermione si fosse distratta dal suo libro, avrebbe potuto scorgere tre paia d’occhi terribilmente affamati.

Si stava stiracchiando ed improvvisamente appariva ai loro occhi come una dea.

Come una bellezza innaturale da conquistare al più presto.

Lei , con estrema eleganza, aveva riposto il romanzo nel suo zaino e ne aveva uscito un Cruciverba.

Era ormai da quindici minuti che si concentrava sulle sue parole crociate, quando dalle sue labbra di fragola, uscì una frase che fece prendere la palla al balzo solo ad uno di loro.

“Tredici verticale: Insensibile e duro di cuore, otto lettere. Mi vieni in mente tu, Draco, ma non credo sia tu la risposta!”.

“Prova, magari riesco a sorprenderti, Hermione!”, rispose lui affabile, dimostrandosi stranamente gentile.

Ma nonostante Draco cercasse di flirtare con Hermione, Ron fu più furbo e, accogliendo tra le sue gambe la ragazza, aveva preso a massaggiarle le spalle.

“Sei tesa, ‘Mione…”, constatò lui, notando i muscoli contratti sotto il tocco delle sue grandi mani.

Draco stava per scagliargli contro un turbine di sabbia e quindi considerò più saggio accendersi una sigaretta per allentare la tensione accumulata; rovistò nella sua sacca e ne estrasse un pacchetto di Volds Light.

Harry intanto digrignava i denti: Ron ci stava provando spudoratamente, Draco stava cercando di flirtare con lei, all’appello mancava solo lui e sapeva bene che tra loro tre solo uno sarebbe stato il vincitore, solo uno avrebbe vinto il titolo di assolutamente etero, ergo doveva darsi da fare per conquistare il cuore della sua migliore amica e infischiarsene di Ginny, che per ragioni di lavoro non era potuta andare con loro e godersi la mini vacanza.

“Hermione, ti va una partita a Beach-Volley? Sei in squadra con me, ovviamente”, disse ammiccando al suo indirizzo, cercando in tutti i modi di attirare l’attenzione.

“Sfregiato, chi ha detto che Hermione deve stare in squadra con te?”, domandò arcigno Draco traforandolo con lo sguardo.

“Malfoy, a te chi ha detto che giocherà con te?”, rincarò Ron.

Hermione sbuffò spazientita, “Scusatemi, ma a voi chi ha detto che giocherò?”.

Harry, Ron e Draco si guardarono negli occhi.

E mentre quei due si scervellavano per cercare una soluzione al danno subito, Draco si avvinò ad Hermione con fare suadente; “Se non ti va il Beach-Volley possiamo sempre inventarci qualcos’altro!”.

Hermione storse le labbra in una smorfia di disappunto: Draco Malfoy aveva preso, quasi certamente, un colpo di sole che gli aveva fatto evaporare anche l’ultimo neurone.

“Draco, sei forse uscito pazzo?”.

“No”, rispose, anche se avrebbe voluto urlare di sì.

E con un scatto felino prese Hermione in braccio, che si ritrovò avvinghiata al suo collo e in preda a milioni di domande senza risposta apparente, anche perché Hermione non sapeva che Draco aveva un disperato bisogno di sentir ululare il suo io maschio e selvaggio.

“Dove mi stai portando?”.

“A fare un bagno!”.

“E per quale motivo?”, ribatté lei dandogli qualche colpetto sulla spalle per convincerlo a metterla giù e fargli capire che lei era capace di fare le sue scelte e in quel momento fare un bagno in sua compagnia non rientrava nelle sue ambizioni; ma lui sembrava non capire  e solo quando si rese conto di avere Potty e Lenticchia alle calcagna accelerò il passo. Doveva vincere lui.

“Malferrett, lascia stare Hermione!”, urlò uno dei due.

“Di te non rimarrà che un furetto stecchito!”, abbaiò l’altro brandendo la crema solare di Lord Voldemort.

Ma Draco imperterrito continuava a camminare con Hermione tra  le braccia, pregustando già la vittoria e la sua ritrovata mascolinità.

Ormai erano lontani da quei due pazzi e aveva deciso di metterla giù, ma un ostacolo ben più pericoloso di Harry e Ron minacciava il suo ego: un tizio con un’abbronzatura da fare invidia agli africani, stava avanzando verso di lui con sguardo languido.

Draco iniziò a tremare impercettibilmente.

“Perché stai tremando? Hai freddo?”, chiese Hermione guardandolo bieca.

Lui si limitò a scuotere la testa, non poteva di certo dirle che erano circondati da gay e lui si sentiva minacciato, così come i suoi due migliori amici.

“E allora cosa ti prende?”, domandò nuovamente.

Improvvisamente la mano bronzea del ragazzo si posò leggera sulla sua spalla marmorea di Draco.

“Ti va di conoscerci?”, chiese gioviale e sorridendo felice.

Ciò che frullò nella testa di Draco furono solo un ammontarsi di pensieri sconnessi e, incoraggiato dalla paura, afferrò Hermione per le spalle e la baciò: “Spiacente, sono già occupato!”.

Era salvo.

Intanto per lo shock subito Harry era inciampato su di un masso, facendo in modo che Ron cadesse su di lui.

Un miraggio nel deserto per quella mandria di gay eccitati.

“Malfoy ha vita breve!”, ruggì Harry.

“Anche noi, se non ce ne andiamo il prima possibile da qui!”, esordì saggiamente Ron.

“Cosa vuoi dire?”.

“Ci sono troppi gay per me!”.

Harry si voltò e ciò che vide non gli piacque per niente.

“Ehi dolcezze, vi va di ballare caraibico?”, domandò un uomo piacente con folti capelli castani.

In risposta un urlo agghiacciante si disperse nell’aria, mentre Hermione stampava sul viso di Draco la sua bella manina.

 

***

 

Harry, sconvolto e in preda ad attacchi epilettici, guidava la sua vecchia auto che li avrebbe tirati fuori da quell’inferno pieno di omosessuali.

“Spiegatemi come accidenti abbiamo fatto a finire in una spiaggia con soli gay!”, disse Hermione, in attesa che qualcuno le rispondesse.

“Ma, non so…tu mi hai indicato la strada. Le tue carte topografiche non servono a nulla!”, si giustificò Harry.

“Se tu avessi seguito la strada giusta che ti avevo indicato io anziché i tuoi ormoni, saremmo arrivati alla spiaggia giusta!”.

“Cosa stai dicendo?”.

“Sta dicendo che se tu non avessi rivolto il tuo sguardo da pesce lesso su quella gnocca di stamattina, non sarebbe successa questa catastrofe”, intervenne Draco, spegnendo la sua Volds nel portacenere.

“E chi se la scorda questa giornata…?”, mormorò Ron, guardando con aria assorta fuori dal finestrino.

“Ma zitto, che quello che è successo a me verrà scritto negli annali!”, Draco gettò la testa all’indietro.

“Rendici partecipi della tua vita”, lo incitò Hermione.

“In spiaggia ho visto una pupa da sballo che faceva jogging sulla battigia ed io, da grande ed indiscusso playboy, ho cominciato a correrle a fianco e a provarci, insomma. Se non che, questa mi ha lasciato lì come se non le fosse importato nulla di avere accanto uno strafico come me!”.

I presenti si ammutolirono e si guardarono tra di loro per un istante.

“E allora?”, dissero in coro.

“Capite che io non ho mai fatto cilecca in vent’anni di esistenza???”.

“C’è sempre la prima volta, Draco”, disse saggia Hermione.

“A me è capitato qualcosa di peggiore!”, s’intromise Ron.

“Ovvero?”.

“Quando sono andato al bar, due ragazze si baciavano e il barista ci ha anche provato con me! Non vi dico il terrore che ho provato!”.

Ecco che un fulmine attraversò il cervello di Draco: “Che aspetto avevano le ragazze?”.

“Una era bionda e l’altra mora…”, rispose Ron.

“Mora? Hai notato se aveva il piercing all’ombelico?”.

“Credo proprio di si”.

“Allora la mia reputazione è salva! Ecco spiegato il motivo per cui mi ha respinto: non le piacevano gli uomini”.

Draco parve risollevarsi e prese a sorseggiare una lattina di birra uscita dalla sua sacca.

Harry iniziò a ridacchiare sotto i baffi.

“Ma che hai da ridere?”, chiese Ron.

“Voi vi vantate delle vostre esperienze omosessuali, ma non avete vissuto quello che ho vissuto io!”.

“Perché, tu cosa avresti vissuto di così megagalattico?”.

“Beh…Mike mi ha baciato!”.

I tre rimasero ancora più sconvolti nell’udire la terribile verità di Harry Potter, ma in fondo i gusti sessuali del ragazzo non erano affar loro.

“Ma chi cavolo è questo Mike???”.

 

The End

 

 

 

 

E dopo “Apples” abbiamo deciso di far vivere a quei quattro idioti una giornata al mare.

E’ uscita per l’appunto durante un bagno al mare e, in preda a singulti convulsi, abbiamo deciso di scriverla.

Che non vi venga in mente di pensare che abbiamo qualcosa contro gli omosessuali, ci siamo solo calate nella mente maschile di tre dementi.

Siamo state bocciate?

 

Nella speranza di non essere prese per razziste, speriamo inoltre vi abbia strappato almeno un mezzo ghigno. Non chiediamo poi molto.

 

gemellina e redRon

  
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