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Autore: Rosie Bongiovi    29/12/2012    2 recensioni
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poche parole dovrebbero bastare per raccontare il poco che rimane.

Ogni tentativo di ritrovare i corpi fu assolutamente inutile.

E' lì, nel profondo, nella terribile amalgama vorticosa e schiuma tempestosa.

Giaceranno fino alla fine dei tempi il criminale più pericoloso e il principale campione della legge della nostra generazione”.

 

John, dovresti preparare le valigie, la carrozza sarà qui alle quattro”. Mary si avvicinò al marito, superando la soglia ed attraversando lo studio. Lo aveva appena interrotto, a qualche riga dalla fine. “Sarà una bellissima settimana a Brayton” sussurrò, accostandosi alla sua spalla, tentando di fargli percepire un poco di calore umano, del quale John aveva disperatamente bisogno negli ultimi giorni.

Ci divertiremo.. Ne sono.. Ne sono sicuro” mormorò, per poi sorridere leggermente, senza forze, alla moglie. Non era più sicuro di niente, in realtà.

C'erano poche cose che lo rallegravano in quel determinato periodo della sua vita. Tentava di allontanare i ricordi, ma sembrava infattibile. Essi erano diventati la sua maledizione personale, che lo avrebbe tormentato fino ad una data ancora da definire. La buona volontà non sarebbe bastata e la sofferenza, quel senso di incompletezza, quella indecisione costante, lo avrebbero accompagnato sino alla fine dei suoi giorni, ne era certo e, in un certo senso, si era già rassegnato a questa prospettiva per niente esaltante.

Mary sarebbe stata in grado di fargli scordare la perdita del suo migliore amico? No, no, assolutamente no.

Nessuno ne sarebbe stato in grado, nessuno mai ci sarebbe riuscito. Nessuna zingara, nessun mago, nessuna benedizione, nessun predicatore. Il tempo pareva essere l'unica soluzione e, se non gli avesse dato conforto, allora lo avrebbe accompagnato lentamente alla morte, riportandogli alla mente, ogni istante, gli episodi che lo legavano indissolubilmente all'uomo che aveva riempito le sue giornate, al quale ripeteva costantemente “Lei non è umano!”, “Questa è l'ultima, l'ultima volta che mi faccio coinvolgere dalla sua follia!” senza mai crederci veramente.

Lui.. Avrebbe voluto venire con noi, ne sono sicura” disse la donna, accarezzando il viso, sciupato e palesemente provato, del marito. John annuì e si schiarì la voce. Le lacrime l'avevano resa più bassa e priva di emozioni.

Dammi un secondo solo, d'accordo?”. La signora Watson sorrise.

Ma certo. Oh, quasi dimenticavo” arrivata alla porta, dovette tornare alla scrivania del marito: accanto alla macchina da scrivere, lasciò una busta ingiallita ed un pacchettino ricoperto da una carta beige.

Ti ringrazio”. Le parole che erano uscite dalla bocca di John erano una sorta di gesto incondizionato. Aveva bisogno di ricominciare a scrivere in modo da poter concludere la sua opera e mettere a tacere la sua sofferenza. Il resto, consegne e lettere varie, poteva tranquillamente aspettare. Mary represse quella terribile sensazione di inutilità che la accompagnava da qualche settimana ed abbandonò la stanza.

Quali parole dovrei usare, ora?”. Le più semplici, le più vere, le più dirette, si disse poi. Inspirò ed espirò, piegò la testa prima a destra, poi a sinistra. Riposizionò le mani sullo strumento di scrittura. Le dita iniziarono a premere sui tasti, con forza, esercitando la pressione richiesta perché l'inchiostro si applicasse sul foglio.

 

Io lo ricorderò sempre come l'uomo migliore e il più saggio che abbia mai conosciuto.

 

Fine”.

 

Non gli faceva bene scrivere quel che aveva appena scritto. Sherlock Holmes, il suo migliore amico, era (usare quei maledetti tempi passati lo uccideva) l'uomo più criptico ed al contempo geniale col quale avesse mai avuto a che fare.

Aveva scoperto ogni mistero, scovato ogni nascondiglio.

Naturale, vedeva ogni cosa.

Era la sua condanna.

John distolse lo sguardo dal foglio. Affranto, ricacciò indietro le lacrime e decise di guardare il contenuto del pacco. Tolse la carta, delicatamente, cercando di mantenere un discreto controllo sulla sua curiosità. Ma quale curiosità? Qualsiasi cosa non avrebbe mai catturato il suo interesse, ma... Ma ciò che prese tra le mani, era un oggetto insolito.

Non.. Non può.. Non può essere”. Deglutì più e più volte, mentre microscopiche gocciole di sudore si stavano appoggiando sulla sua fronte. La testa girava vorticosamente e John poteva percepire un insolito formicolio alla bocca dello stomaco. Formicolio che si stava tramutando in una voragine.

Quella che aveva davanti, era la riserva di ossigeno di Mycroft, il fratello di Sherlock.

Il dottor Watson si alzò velocemente dalla morbida e calda poltrona del suo studio. Si diresse celermente dalla moglie, rischiando più volte di inciampare sulle scale e sul tappetto che c'era alla fine di esse.

Mary,.. Mary?”. La chiamò a gran voce e si maledì per non aver portato con sé il bastone. “Mary! Chi ti ha consegnato il pacco?” domandò, senza preoccuparsi del suo contegno.

C'era lo zampino di Holmes, quello era poco ma sicuro. E no, non stava esagerando! Benché la logica gli stesse urlando che non era possibile che vi fosse lo zampino di Sherlock, Watson continuava a risponderle “E' di Holmes che stiamo parlando: la logica non è abbastanza forte per batterlo. Lui era.. Ah, dannato imperfetto! Lui è imprevedibile, bizzarro, eccentrico, originale. Nella sua singolarità c'è nascosto un genio, una mente aperta a qualunque cosa, pronta a qualsiasi ragionamento, a scattare come una molla al primo stimolo”.

Il postino.. Non c'era nulla di insolito in lui.. Che cos'è accaduto? Ci sono dei problemi”.

John tornò velocemente nel suo studio. Si sedette nuovamente sulla poltrona, regalatagli dal fratello della moglie. Aveva bisogno di fare mente locale e.. Un momento. La lettera! Nella lettera avrebbe trovato sicuramente qualche spiegazione! Strappò la busta, mentre il suo battito cardiaco stava raggiungendo una velocità fuori dal comune. Fu grande la frustrazione quando si rese conto che quello era un semplice foglio sul quale c'erano scritte le congratulazioni per il matrimonio.

Ma certo.. Dovevo immaginarlo”. Si era fatto prendere dall'eccitazione del momento. Forse, per una volta, per una volta soltanto, la logica aveva vinto una partita contro Sherlock Holmes. Stava esultando, finalmente, soddisfatta di se stessa, perché aveva avuto la conferma che chiunque, anche quell'imprevedibile, bizzarro, eccentrico ed originale genio, prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con lei.

John strappò la lettera in mille pezzi, che buttò a terra. Con rabbia, rovesciò una pila di fogli che giacevano dietro di lui, su un tavolino rovinato dal tempo. Stava odiando se stesso, in quell'istante, perché era stato in grado di ingannarsi come uno sciocco.

Si passò una mano sulla fronte e, nel suo campo visivo, riapparve quella macchina da scrivere con la quale, ormai, aveva passato intere giornate a scavare nel passato.

Accanto alla parola “Fine” vi era un minuscolo, insignificante punto di domanda.

Si sentì mancare la terra da sotto i piedi, ancora.

Watson, Watson, Watson. Non si era accorto di nulla, vero? Che cosa le avevo detto? Una cosa più è dichiarata, più è celata”.

Holmes lei.. Lei è vivo” deglutì rumorosamente, pregando con tutte le sue forze che quella situazione non fosse frutto della sua immaginazione.

Grazie per avermi messo al corrente di una situazione alquanto ovvia, almeno per il sottoscritto che è sempre.. Stato vivo eccetto quand.. Watson, mi sta abbracciando?”.

Holmes, stia zitto. Mi ha fatto piangere al funerale e mi ha fatto scrivere un'intera opera dove la riempivo di complimenti del tutto immeritati!” mormorò il dottor Watson, senza riuscire a capacitarsi della situazione che stava vivendo.

Il suo migliore amico, ancora una volta, aveva ingannato qualcuno. La logica poteva smettere di festeggiare, perché Sherlock Holmes aveva avuto la meglio sull'apparenza.

E anche sulla morte.

Sono lusingato. Comunque, bando alle ciance”. L'uomo sciolse l'abbraccio e si schiarì la voce, aggiustandosi il fazzoletto che portava al collo. “Sa, non vorrei che Mary si ingelosisse” mormorò, per poi emettere un colpe di tosse, come per cancellare le parole appena pronunziate. “Ho la valigia pronta. Brayton eh? Una settimana sola? Watson, le voglio ricordare che quell'invito per la proprietà di mio fratello a Cisaster è ancora valido”.

Holmes, numero uno, lei non verrà con me e Mary a Brayton. Numero due, se dovessi andare in campagna, glielo ripeto, ci andrei con mia moglie. Non con lei”.

Tempietto..”.

Ho detto di no”.

Agnello allo spiedo..”.

Holmes, no”.

Mi ridia almeno il mio gilè. Non le chiederò altro. Nel frattempo, però, mentre si convince che lasciarmi il gilè sia la cosa migliore da fare, brindiamo”. Sherlock tirò fuori dalla tasca destra della sua giacca, una bottiglietta trasparente con un liquido che, all'apparenza, poteva sembrare o semplice acqua naturale o un liquore. Si diresse verso il mobile di legno, dall'altro lato della stanza, e portò un bicchiere di vodka all'amico. John doveva ancora fare pace con la sua ragione ed il suo migliore amico camminava tranquillamente, come se non fosse né morto né risorto. Era forse un bene?

Lei sa che quel liquido per l'imbalsamazione prima o poi le causerà permanenti e gravi danni all'intestino?” domandò poi, allontanando dubbi e perplessità che probabilmente non avrebbero mai trovato una risposta.

Suvvia, dottore, non dia peso a queste piccolezze. Propongo di brindare.. Brindare al passato, al presente, al futuro.. E all'ovvio”.

 

Nota dell'autrice:

Ebbene.. Grazie alla mia carissima Giò Tanner, alla quale dedico questa one shot, ho rispolverato questa vecchia storiella, scritta chissà quanto tempo fa. Spero che sia stata di vostro gradimento e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. Ogni critica è ben accetta, soprattutto perché è la prima volta che scrivo in questa sezione ^_^


Grazie per l'attenzione!


Rosie

  
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