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Autore: Casta    29/12/2012    3 recensioni
La sera è sempre il momento in cui cerco di pormi meno domande possibili perché va a finire che inizio a scrivere, ma perché scrivo?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sono uno scrittore, ne tanto meno pretendo di saper scrivere. Non sono quel tipo di persona che si mette davanti alla tastiera o al suo bel foglio di carta con la precisa intenzione di scrivere. Queste stesse righe non le scrivo ora perché ho deciso di scriverle ma per il semplice fatto che ho in qualche modo la necessità di tirare fuori da ma, da mio involucro corporeo, un’idea, una serie di emozioni che sono scaturite in un istante non ben precisato; non so dire se sia stato “Around the World” dei Daft Punk che ancora in sottofondo scorre, o la litigata appena piantata con mia madre, oppure perché no il mio cane che ha deciso che sta sera doveva torturarmi tutta giocando con i miei piedi. Non lo so davvero, ad ogni modo mi sono fatto una domanda: “Lorenzo, perché scrivi?”

Sono qui da mezz’ora che ci penso e ancora non sono arrivato ad una soluzione solo tonnellate di ipotesi, probabilmente non arriverò mai ad una risposta definitiva. Potrebbe essere causata dalla mia perenne insicurezza, la mia totale passività agli avvenimenti che mi coinvolgono e alla ricerca quindi di un modo per fissare quello che i sta succedendo, mettendo nero su bianco lettera dopo lettera, parola dopo parola, frase dopo frase, il complesso puzzle da cui è composto questo difficile periodo della mia esistenza quale un’inoltrata adolescenza.

In un certo senso carta e penna, o dovrei forse dire tastiera e monitor, sono i miei confessori, coloro che custodiscono ogni mio più intimo segreto; sono la rappresentazione inanimata degli amici che vorrei avere, amici che non sono solo capaci a parlare ma anche ascoltare. Amici che oltre a salutarti e inondarti dei loro problemi sono capaci di domandarti come stai essendo coscienti che oltre ai loro problemi esistono i tuoi. Persone talmente intime spiritualmente parlando in grado di sacrificare il proprio spazio anche solo per un momento, aprendo la loro mente per accogliere la tua offrendoti il loro mondo come una caverna sicura in cui nasconderti dalle incertezze e dai problemi per sentirti pienamente te stesso.

Ecco come percepisco questi due inseparabili compagni la cui unica domanda che ti pongono è: “Siamo qui, oggi di cosa vuoi parlarci? Siamo qui apposta per ascoltarti!”

E io con loro riesco a liberarmi di tutto quello che ho dentro, tutto il male, il veleno, tutto il brutto che non riesco a confidare a nessun umano che conosca. Tutto questo oscuro che va esternato in qualche modo, un buio che divora dall’interno, che non lascia spazio a nient’altro se non ad un malessere che non riesce a essere curato in nessun modo se non mostrandolo a qualcun altro.

Ecco, forse è per questo motivo che scrivo, proprio per sopperire alla mancanza di un essere sulla Terra che sia in grado di capirmi, di ascoltarmi e consigliarmi. In effetti lo scrivere non mi consiglia ma due punti su tre mi sembrano sufficienti per il momento, chissà che in futuro non riesca a sostituire questi due oggetti inanimati con qualcosa di più umano.

Ma probabilmente il punto per cui non riesco a trovare una persona con cui confidami è un altro, è possibile che sia io che non voglia farmi ascoltare, che sia talmente insicuro pure sul fatto di potermi fidare o meno di una persona…

Ma se continuo così riuscirò a essere sicuro di quello che scrivo, di quello che penso e di quello che sono?
   
 
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