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Autore: Ale_xandra    29/12/2012    2 recensioni
I viaggi sono come finestre che possiamo aprire e richiudere a piacimento, per tornare al mondo che egoisticamente consideriamo il migliore: il nostro! Ma se perdessimo questo potere?
A Calcutta la brezza calda a volte nasconde dell'altro, a volte, e Rebecca lo sa bene, può nascondere addirittura un carceriere fin troppo reale per essere anche visibile.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccole gocce di pioggia, come caramelle sintetiche che si sciolgono sulla lingua prima di averle donato il loro sapore. Caramelle economiche comprate in terre lontane, tra le bancarelle malferme di uomini ormai corrosi dalla vita.

Piedi nudi e freddi, nonostante il terreno sia un umido calore, piedi che si spostano sulla strada ruvida per essere più svelti.

Sbrigati, dama dal foulard rosa – arancio: c'è un vagone che ti aspetta sul treno della morte. Quasi rido vedendoti accelerare, mentre comprimi il cappello per inchiodarlo al quel tuo ammasso inutile di capelli.

Il mio alito caldo si insinua tra le brezze speziate di Calcutta miscelandosi con quegli odori impuri. Raggiungo così il tuo collo e salgo fino alle orecchie insinuandomi in loro per raggiungere i tuoi pensieri contorti.

Vieni da me; cosa aspetti, donna dalle carni bianche? Afferro la tua vita e il mondo inizia a vorticare lentamente: sono al centro di questo universo che ha gli occhi puntati su di me. Ci sei anche tu su questo trono, donna infame, dovresti ringraziarmi e invece scalci contro le mie ossa, contro muscoli che non hai ancora riconosciuto come impenetrabili rocce. E come roccia grezza io resto immobile godendo dei tuoi urli, avanzo una mano sul tuo seno e mi spingo fino al viso. Mi piace la consistenza della tua mascella tra le dita: sembra dura in apparenza, ma sai che ad un minimo aumento della pressione potrei sbriciolarti metà volto.

Dovresti smettere di squittire se lo sai.

Poi ti lascio andare perché tanto mi diverte vedere quei piccoli talloni bianchi battere sull'asfalto di Calcutta. La mia calda, profumata, sporca Calcutta.

 

Pensi di essere salva nella civile stazione di Calcutta, dove gli uomini di fango indossano camicie bianche come piace a te.

Sento il tuo sollievo sciolto in sudore, sento la gioia disperata con cui slanci il tuo corpo sul treno prossimo alla partenza e non posso che sorridere quando i tuoi talloni raggiungono infine il sudiciume decennale del mezzo. Non ne sei nauseata ora? Vedo le porte chiudersi coprendo la visuale sul vestito arancione che fino a poco tempo prima svolazzava impregnato di terrore, adesso è immobile e illuso, perché tu l'hai illuso.

 

Rimane il tuo viso dietro il vetro appannato. Ti mostro le scarpette che ti sei dimenticata nelle mie mani, le sollevo come un bicchiere di champagne augurandoti buon viaggio.

 

Il treno borbotta, sbuffa e avanza. Devi stare tranquilla: non ti porterà via da me, movimenterà solo un po' le cose.

Stavi diventando così noiosa.

  
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