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Autore: Margo    30/12/2012    0 recensioni
Berenice Stewart è una giovane ragazza che abita in una piccola città chiamata Decatur. ha sedici anni, un fratello maggiore e due genitori parecchio apprensivi. la sua vita è l'unione di due mondi che hanno momenti e luoghi per uscire allo scoperto: da un lato, abbiamo la brava ragazza, studiosa ed educata; dall'altro la ribelle. gli inconvenienti sono inevitabili, ma lei, grazie anche ai suoi amici sarà in grado di cavarsela, o almeno, ci proverà. Non mancheranno amori, imprevisti, avventure, litigi e tanto altro. per cui, se non avete nulla da fare e volete rilassarvi con una lettura leggera, questa è la storia che fa per voi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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seduta sul sedile anteriore sentivo solo il vento che batteva forte sul mio viso e le riviste di musica vecchie millenni sotto il mio fondoschiena. Non capivo perchè Austin tenesse sempre i finestrini abbassati, visto che aveva sempre la tosse, e non capivo nemmeno perchè si ostinasse a tenere quelle riviste. Mi scostai un po', ne presi due con la mano sinistra e con la delicatezza con cui una mosca si schianta contro il paraurti di una macchina, le buttai nei sedili posteriori.
-Ehi, vacci piano con quelle- disse Austin
-è solo robaccia-
-no, non lo è affatto! mi servono- 
-come vuoi- dissi.
il vento si faceva sempre più fastidioso e pungente. cominciai a sentire un fastidio alla gola e non avevo alcuna intenzione di ammalarmi la sera della festa; dieci minuti prima di arrivare lì, tra l'altro.
-dannazione, possiamo alzare i finestrini?-
-ma io sento caldo!-
-e io ho un vestito che non mi consente di espormi più di tanto al vento senza prendermi un accidenti! alza questi dannati finestrini-
sbuffò, ma subito dopo li alzò, lasciando solo un piccolo spiraglio dal suo lato.
-la prossima volta non chiedere a me di accompagnarti ad una festa. ah, e giusto per la cronaca, quel vestito è troppo scollato-
-questi non sono affari tuoi- , sorrisi. Austin è mio amico da quando ci siamo trasferiti a Decatur. Avevo cinque o sei anni. Lui ne aveva otto, di anni, ma la differenza di età        non si notava più di tanto. E' stato il primo bambino a rivolgermi la parola, da quel momento, non ci siamo mai separati. 
-perchè non rimani?- gli chiesi
-non mi va più di tanto stasera. mi faccio un giro e poi ti vengo a riprendere!-
-eddai, sarà divertente! ci sarà la tequila e tante belle ragazze!- cercavo di convinverlo perchè non mi sembrava giusto il fatto che mi facesse solo da autista, speravo che si divertisse anche lui, almeno un po'. Si strinse nelle spalle e con un gesto, che faceva spesso, si spostò i capelli da un lato.
-non lo so..- si bloccò per un istante -no, preferisco di no-. Incrociai le braccia.
-sei proprio una palla, Aus. Da quando quella tizia ti ha lasciato non sei più tu!-, vidi il suo volto irrigidirsi e le sue mani stringere forte il volante.
-si chiama Amanda, e non mi ha lasciato: la nostra è una pausa di riflessione e diamine, non voglio parlarne-
-d'accordo, scusa. ma chiodo schiaccia ch..- non mi fece nemmeno finire
-Ber..-
-ok, si, scusami ancora-, alzai le mani come in segno di arresa, -però, sai, morto un papa se ne..-
-Berenice, cazzo!- urlò. Ed io scoppiai a ridere perchè vederlo urlare era una delle cose che mi divertivano di più. Continuai a ridacchiare fino a quando non arrivammo alla festa. Era una casa abbastanza grande, bianca ed un giardino ben curato. C'erano ragazzi ovunque, e, tra la folla, riuscii ad individuare Holly ed Ellen che aspettavano, presumibilmente me, davanti alla porta di casa. Diedi un bacio sulla guancia a Austin, dicendogli che l'avrei chiamato non appena fossi stata pronta per andar via. Scesa dalla macchina, mi resi conto che quella sarebbe stata la mia ultima vera serata prima che cominciasse la scuola. Me la dovevo godere, in qualche modo. -Berenice, vedi che puoi fare!- dissi tra me e me, e a passo spedito cercai di superare il vialetto, cercando di non inciampare sui nani da giardino o sui mattoni sbilenchi. Eccomi che mi dirigevo verso quella che sarebbe stata la mia ultima serata di libertà. 
  
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