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Autore: TheSlayer    30/12/2012    6 recensioni
Juliet non crede più nell'amore, ma un incontro casuale con un ragazzo le fa cambiare idea.
Era una notte d’estate qualunque a Londra. Eppure fu la notte che cambiò completamente la mia vita.
Eleanor, la mia migliore amica, aveva insistito perché la accompagnassi al pub, dove doveva incontrare il ragazzo che le piaceva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wherever You Are
"Henry"


Era una notte d’estate qualunque a Londra. Eppure fu la notte che cambiò completamente la mia vita. Eleanor, la mia migliore amica, aveva insistito perché la accompagnassi al pub, dove doveva incontrare il ragazzo che le piaceva. Il college era in pausa per l’estate e non avevamo nessuna preoccupazione. L’unica cosa a cui pensavamo era trovare un locale dove passare la serata a divertirci.
«Sono così agitata!» Esclamò El, guardandosi allo specchio. Quello sarà stato come minimo il quinto abbinamento di vestiti che provava.
«È un appuntamento, El, non la fine del mondo.» Dissi, sedendomi sul suo letto e abbracciando uno dei suoi cuscini.
«Non capisci, non è un appuntamento qualunque. Questo è l’appuntamento. Questo ragazzo è... perfetto.» Rispose la ragazza.
«Ah già, questo è un cantante di una famosa boy band.» La presi in giro. El si voltò verso di me con un finto broncio.
«Mi aspettavo un po' più di comprensione da te, Juls.» Disse con aria teatrale.
«Mi dispiace, sai come la penso su quelli famosi.» Risposi, diventando seria.
Vidi un lampo di consapevolezza passare negli occhi della mia amica.
«Scusa Juls. Non volevo...»
«Non preoccuparti. È acqua passata ormai.» Risposi.
«E poi non sono tutti come T...» Cominciò a dire El, ma la interruppi perché non volevo sentire il suo nome.
«Lo so. Non devo generalizzare e bla bla bla.» Replicai. «Tu, comunque, con quel vestito lo stenderai immediatamente. Sei semplicemente fantastica.» Aggiunsi per cambiare discorso. Non mi piaceva quando la conversazione si concentrava troppo sul mio passato.
«Dici sul serio? Non è troppo elegante?» Mi domandò, guardandosi.
«No, è perfetto.» Risposi, annuendo.

«Eccolo!» Esclamò Eleanor mentre eravamo sedute ad un tavolo al pub. Un ragazzo molto bello con i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri si stava avvicinando a noi.
«Eleanor?» Lo sentii domandare e la mia amica cominciò a sorridere senza controllo. Le diedi un lieve calcio sotto al tavolo per farla riprendere. Scosse la testa e porse la mano a quel ragazzo dalla voce acuta.
«Sì, sono io. Piacere di conoscerti.» Rispose la mia amica, stringendogli la mano.
«Louis, il piacere è tutto mio.» Disse. Poi si voltò verso di me e mi si presentò.
«Scusate il ritardo!» Esclamò improvvisamente un ragazzo con i capelli castani, ricci e disordinati e gli occhi verdi. Rivolse un sorriso al suo amico e poi ci si presentò.
«Harry, piacere.» Disse, porgendomi la mano.
«Juliet.» Replicai. Certo, era ovvio: Eleanor aveva portato me all’appuntamento in caso la situazione diventasse noiosa e Louis aveva pensato di fare la stessa identica cosa. Solo che i due sembravano andare molto d’accordo, quindi io avrei dovuto passare la serata con il riccio di cui mi ero già dimenticata il nome. Sapevo chi era di fama, però, perché non riuscivo ad aprire un giornale o ad andare su un sito senza vedere le sue foto insieme a decine di ragazze diverse. Lui era il donnaiolo della boy band. Sbuffai mentalmente, pensando che, dopo quella serata, El avrebbe dovuto come minimo prestarmi quel vestito blu che mi piaceva tantissimo e che non aveva mai voluto condividere.
«Cosa bevete?» Domandò Louis dopo qualche secondo.
«Un Cosmo.» Rispose Eleanor. «E un Appletini per lei, giusto?» Aggiunse poi, voltandosi verso di me. La mia amica mi conosceva bene e sapeva qual era il mio drink preferito. Annuii e i ragazzi si allontanarono, diretti verso il bancone.
«È molto carino.» Dissi prima che El potesse chiedermi qualcosa. Sapevo che moriva dalla voglia di sapere cosa pensassi della sua fiamma.
«È bellissimo, vero?» Mi domandò con occhi sognanti.
«È molto bello, te lo concedo. Come hai fatto ad avere un appuntamento con lui?» Chiesi. Era stata vaga quando mi aveva detto che sarebbe uscita con il celebre Louis Tomlinson degli One Direction.
«Ho degli amici in comune con Harry e hanno organizzato tutto loro.» Rispose la ragazza, seguendo Louis nel locale con lo sguardo. Mi girai anch’io nella direzione in cui stava guardando la mia amica e notai che Harry stava posando per una foto con due ragazze. Tipico. Due secondi in un pub e stava già facendo il figo.
«Eccoci.» Disse Louis quando tornò al tavolo con i nostri drink. Harry ci raggiunse qualche secondo dopo con due bottiglie di birra. Si sedette di fronte a me e mi sorrise.

Un’ora dopo Louis ed Eleanor erano impegnati in una fitta conversazione, interrotta da risatine e sorrisetti che significavano che erano già cotti l’uno dell’altra, mentre Harry ed io eravamo in silenzio imbarazzato. Lui passava il tempo guardandosi intorno e scrivendo qualcosa sul cellulare di tanto in tanto, mentre io stavo rigirando tra le mie mani la buccia di limone che avevano inserito nel mio cocktail.
«Sembra che vadano d’accordo, eh?» Mi chiese il ragazzo dopo un po’.
«Già.» Risposi freddamente.
«Hey, che ne dici di andare da qualche altra parte?» Mi propose. Lo guardai, pensando che era innegabilmente bello.
«Magari a casa tua?» Ribattei sarcasticamente.
«No, non intendevo quello. Conosco Louis e so che è cotto della tua amica e penso che la cosa sia reciproca e volevo lasciare loro un po' di privacy.» Rispose Harry. Improvvisamente mi sentii un po' stupida per essere giunta a conclusioni così affrettate. Magari non ero nemmeno il suo tipo e non ci stava pensando minimamente. «Però, se avevi in mente altro, accetto volentieri.» Aggiunse subito dopo, confermandomi quello che pensavo.
«Certo, ti piacerebbe.» Dissi, finendo il cocktail in un sorso e appoggiando il bicchiere sul tavolo.
«Era solo una proposta. Insomma, siamo giovani, siamo single ed è una bellissima serata estiva. Perché non lasciarsi andare?»
Alzai gli occhi al cielo.
«Dimmi, Henry, queste frasette funzionano veramente con le altre?» Domandai.
«Harry.» Puntualizzò. «Comunque sì, generalmente funzionano.» Rispose, alzando le spalle. Non riuscii a trattenere una risata.
«Ti prego, fammene sentire altre.» Dissi. «Anzi, vado ad ordinare un altro cocktail e poi sono tutta tua e delle tue frasi fatte.» Aggiunsi, alzandomi e andando al bancone. Decisi di passare ad un Dirty Martini perché l’Appletini di quel locale non era decisamente abbastanza alcolico.
Quando tornai al tavolo Harry era ancora lì e mi stava sorridendo, nonostante tutto. Sapevo di essere stata una stronza colossale con lui, ma non riuscivo a farne a meno. Era un ragazzo giovane, bello e famoso, esattamente come... no, mi rifiutavo di lasciare che i miei pensieri vagassero in quella direzione.
«Pronta?» Mi chiese.
«Aspetta.» Dissi. Sorseggiai il cocktail e poi annuii. «Adesso sì.»
«Bene, allora senti questa: credi nell’amore a prima vista o devo ripassare di fianco a te?» Disse. Scoppiai a ridere.
«L’hai usata davvero?» Domandai.
«Questo è un segreto che non ti rivelerò mai.» Rispose criptico.
«Baci e abbracci, Gossip Girl?» Lo presi in giro. Harry perse il sorriso per qualche secondo, facendomi capire che non aveva la minima idea di quello di cui stavo parlando. «È un telefilm da ragazze, non farci caso. Vai avanti.» Aggiunsi.
«Ok, ma preparati.» Rispose. «Sei pronta?»
«Certo.» Dissi.
«Ok. Ha fatto male?» Mi domandò.
«Cosa?»
«Cadere dal paradiso. Perché, bella come sei, devi per forza essere un angelo.» Rispose Harry, facendomi scoppiare a ridere di nuovo di gusto.
«Questa viene direttamente dagli anni ottanta, dai!» Esclamai, asciugando una lacrima che stava scendendo sulla mia guancia.
«Queste frasi sono state tramandate dagli uomini della mia famiglia per generazioni.» Rispose Harry con un’espressione seria.
«Sul serio?» Domandai. Harry cominciò a ridere e mi unii subito anch’io. «Io ci avevo creduto!» Esclamai.

Dovevo essere sincera: la serata con quel ragazzo non era male. Era divertente e continuava a farmi ridere. Eleanor e Louis erano completamente persi nel loro mondo e notai che, per loro, ogni occasione era buona per toccarsi: una mano sul braccio, sulla gamba e via dicendo. Non ci voleva un genio per capire che erano attratti l’uno dall’altra e che si sarebbero rivisti molto presto.
Ero felice di essermi fatta convincere da Eleanor ad uscire. Mi stavo divertendo sul serio, almeno finché non sentii le familiari note di quella canzone. Eleanor si voltò immediatamente verso di me, preoccupata.
«Che ne dici di un altro drink?» Chiesi immediatamente a Harry.
«Certo, cosa vuoi bere?» Replicò il ragazzo, alzandosi.
«Anzi, no. Sai cosa ti dico? È ancora valida la proposta di andare a casa tua?» Domandai improvvisamente, alzandomi dal tavolo, sotto lo sguardo preoccupato di Eleanor.
«Certo.» Rispose Harry. «Perché, vuoi andare?»
«Sì.» Dissi.
«Juls, tutto bene?» Mi chiese El.
«Certo. Ci vediamo domani! Voi due divertitevi stasera.» Risposi, cercando di comportarmi naturalmente. Ero un po' brilla per i due cocktail, ma nulla di tragico. Mi abbassai per parlare nell’orecchio d El.
«Ti lascio la casa libera.» Sussurrai. Ero davvero decisa ad andare letto con Harry.
«Ok, ma sei sicura?» Mi domandò la mia amica. «Voglio dire, so che hai sentito la canzone, non...»
«Non voglio andarci a letto solo per quello. Cioè, l’hai visto? È figo.» Risposi. Vidi Eleanor annuire poco convinta, ma non cercò di farmi cambiare idea.
«Andiamo?» Mi chiese poi Harry.
«Andiamo.» Replicai con convinzione. Sarei andata ovunque pur di non rimanere in quel pub a sentire quella canzone.

«Hai una bella casa.» Dissi quando arrivammo a destinazione. Harry viveva in un appartamento moderno un po' fuori Londra.
«Grazie.» Rispose, appoggiandosi con la schiena al muro. Durante il tragitto l’effetto dell’alcool era svanito e mi sentivo troppo sobria.
«Hai qualcosa da bere?» Chiesi, guardandomi intorno con un po' di imbarazzo.
«Va bene birra?» Mi domandò. Ci pensai per qualche secondo, concludendo che non ne sarebbe bastata una per ubriacarmi, così decisi di evitare. Non risposi e mi avvicinai al ragazzo. Cavolo, da vicino era proprio bello. E quegli occhi verdi che mi stavano fissando con desiderio misto ad apprensione...
Senza pensarci lo baciai. Dopo un primo momento di sorpresa sentii la sua mano alla base della schiena. Mi attirò più vicina a lui e ricominciò a baciarmi.

«Cos’è successo al bar? Perché hai cambiato idea?» Mi chiese Harry improvvisamente, allontanandosi leggermente da me. Ormai eravamo sul suo letto. Ci eravamo arrivati baciandoci e inciampando l’uno nei piedi dell’altra e spogliandoci. Eravamo rimasti entrambi solo in biancheria.
Perché dovevo trovare io l’unico uomo che, invece di continuare a baciarmi, doveva farmi domande inappropriate?
«Ti spiace se non ne parliamo?» Chiesi, riavvicinando il mio viso al suo e ricominciando a baciarlo.
«Ok.» Mormorò sulle mie labbra. Sentivo le sue mani sul mio corpo. Le sentii arrivare al gancetto del reggiseno e slacciarlo.
«Ho sentito la canzone del mio ex.» Dissi improvvisamente. Harry si allontanò e smise di baciarmi.
«Aspetta qui.» Disse e si alzò dal letto. Coprii il mio corpo con il lenzuolo, sentendomi particolarmente vulnerabile. Il ragazzo tornò qualche minuto dopo con un paio di bottiglie di birra. Si sedette sul letto, di fianco a me, e me ne offrì una.
«Grazie.» Dissi, bevendone un sorso.
«Vuoi parlarne?» Mi chiese poi, rivolgendomi un sorriso. Notai per la prima volta le fossette che erano comparse ai lati della sua bocca e le trovai adorabili.
«Sinceramente no.» Dissi.
«Però possiamo parlare in generale. Voglio dire, non dobbiamo per forza fare altro.» Replicò. «Ho altre frasi fatte, sai?» Aggiunse dopo qualche secondo, strappandomi una risata.
«Non le hai ancora finite?» Domandai.
«No, potrei andare avanti per tutta la notte. Ne vuoi sentire un’altra?»
«Vai.»
«Sei stanca?»
«Perché?»
«Hai corso nei miei pensieri per tutta la sera.» Disse.
«Dai, questa era pessima!» Esclamai.
«Sì, in effetti lo era.» Ammise. «Però ti ha fatta ridere.»
«Tutte le frasi fatte che mi hai detto questa sera mi hanno fatta ridere.» Dissi.
«Non è quello il loro scopo?»
«Pensavo che servissero a conquistare la ragazza in pochi secondi.»
«No, servono a farla ridere. A parte che non uso mai certe frasi.» Disse poi.
«Quindi non sono state tramandate nella tua famiglia da generazioni?» Chiesi, bevendo un altro sorso di birra.
«No, le ho trovate su Internet quando sono andato a prenderti da bere al pub. Volevo avere un argomento di conversazione.» Ammise.
«Sei adorabile.» Lo presi in giro. «In effetti tu non hai bisogno di conquistare una ragazza, immagino che avrai la fila fuori dalla porta.» Aggiunsi.
«Hai visto qualcuno, venendo qui?» Mi chiese, sarcastico.
«Dai, non intendevo letteralmente! Dicevo che sei bello e famoso, le ragazze ti assaliranno ovunque vai.»
«Beh, non posso lamentarmi.» Rispose con un sorrisetto. «Tu sei l’unica che non ha ceduto subito al mio fascino.»
«Ti lancerei un cuscino, ma sono troppo comoda.» Dissi, ridendo.
«No, seriamente, da quando sono famoso non ho nessun problema ad avere chiunque. Tu sei la prima... diversa.»
«Sono comunque mezza nuda nel tuo letto.» Gli ricordai.
«Lo so, ma hai deciso di venire a casa con me solo perché quella canzone ti ha turbata e non per altro.»
«Beh, non solo per quello, dai. Sei un bel ragazzo, Henry.» Dissi.
«Harry.» Puntualizzò di nuovo, con una risata.
«È la stessa cosa.» Dissi, sventolando una mano con aria indifferente.
«Dai, dimmi qualcosa di te. Non so nulla a parte che ti chiami Juliet e che sei molto, molto bella.»
«Questa era una frase fatta bella e buona.» Lo accusai ridendo.
«Colpevole.» Rispose Harry, mettendosi una mano sul cuore. «Ma voglio davvero conoscerti meglio.» Aggiunse.
«Va bene. Mi chiamo Juliet Fox e no, non ti sono permessi commenti sul mio cognome.» Dissi.
«Nemmeno se ti dico che assomigli un po' ad una volpe?» Mi chiese il ragazzo.
«Ecco, no. Con questa cosa sei caduto nel cliché e hai perso punti.» Dissi.
«Allora starò zitto mentre tu mi racconterai di te.»
«Mmh, sì, bravo. Comunque non c’è molto da sapere di me, sul serio. Sono originaria di Londra, la mia famiglia vive a Richmond mentre io vivo vicino a King’s Cross con Eleanor e studiamo al college. Lei studia scienze politiche e io architettura.» Dissi.
«Quindi un giorno vedremo palazzi o ponti progettati da te?»
«Non proprio, mi piacerebbe lavorare nel campo del design di interni.» Risposi. «E poi basta, davvero. Sono una persona noiosa.»
«Io non credo.» Lo guardai di sbieco e alzai un sopracciglio. «Davvero, non è una frase fatta. Mi hai colpito e penso che tu sia affascinante ed interessante.»
«Come un progetto di scienze, insomma.» Scherzai, ridendo. Anche Harry si unì alla mia risata.
«Certo, ti ci vedo bene chiusa in una serra con qualche fiore che cresce sulla tua testa.» Rispose.
«Dimmi di te, dai.» Lo incitai dopo qualche minuto. «E parti dal presupposto che non so assolutamente nulla di te.»
«Non è difficile crederci, visto che continui a chiamarmi Henry.» Scherzò il ragazzo. «Comunque mi chiamo Harry Styles, e non Henry, e sono originario di Holmes Chapel, nel Cheshire. Due anni fa ho deciso di seguire il mio sogno e ho fatto le audizioni per X Factor come solista, sono stato inserito in un gruppo di ragazzi ed eccomi qui.» Rispose, bevendo un sorso di birra.
«Ma questa è la parte superficiale. Io intendevo dimmi qualcosa di te, non di Harry Styles, il cantante degli One Direction.»
«Allora conosci la mia band!»
«È impossibile non sapere il vostro nome, siete ovunque.» Ribattei.
«Allora posso dirti che ho una sorella e un fratellastro.» Disse dopo averci pensato per qualche minuto. «Mia madre e mio padre hanno divorziato quando avevo sette anni e per me è stato un colpo. Non piangevo spesso da bambino. Il giorno in cui mio padre mi ha detto che se ne sarebbe andato di casa l’ho fatto.»
«Mi dispiace.» Dissi.
«Tu non credi nell’amore, vero?» Mi chiese improvvisamente.
«No, non più.» Risposi e distolsi lo sguardo. Tra di noi calò il silenzio per qualche minuto, finché Harry si schiarì la voce.
«La canzone che abbiamo sentito al pub... è su di te, vero?» Mi domandò abbassando la voce e pronunciando le parole con lentezza.
«Sì.» Risposi. Improvvisamente sentii il bisogno di parlare di quello che era successo con qualcuno.
«Mi sono sempre chiesto chi fosse la ragazza del brano, sai? È una canzone d’amore bellissima.»
«Lo è stata. Adesso è solo un incubo. Un ricordo costante di quello che è stato. Un promemoria che mi ricorda di non innamorarmi più di un poeta.» Dissi. Finii la birra che mi aveva portato Harry e mi sistemai meglio sui cuscini.
«Vuoi raccontarmi com’è andata?»
«Avevo quindici anni anni quando l’ho conosciuto. Thomas Judd. Ci siamo incontrati in un pub dopo un suo concerto. Ai tempi non era ancora famoso, stava cominciando a suonare nei locali nella speranza che qualcuno lo notasse. Era semplicemente un diciassettenne appassionato di musica.» Cominciai a raccontare.
«E poi cos’è successo?» Mi chiese Harry, guardandomi con interesse.
«Ci siamo innamorati, abbiamo passato tre anni insieme tra alti e bassi. Lui ha firmato un contratto con una casa discografica ed è diventato il Tommy Judd che conoscono tutti.»
«E quella canzone?»
«L’ha scritta quando stavamo insieme. Quando si è innamorato di me. L’ha inserita nel suo ultimo album perché...» Cominciai a dire ma mi interruppi.
«Non devi dirmelo se ti fa stare male.» Disse Harry, prendendomi una mano e stringendola lievemente. Un senso di sicurezza invase il mio corpo. Avevo conosciuto quel ragazzo da poche ore, eppure mi stavo aprendo con lui come avevo fatto solo con Eleanor.
«È difficile.» Ammisi. «Vorrei provare indifferenza verso di lui, ma fa ancora male.» Spiegai.
Harry mi guardò per qualche secondo, prima di sporgersi in avanti e darmi un lieve bacio sulle labbra che mi sorprese.
«Non so cosa ti abbia fatto per farti smettere di credere nell’amore, ma... esiste. E non tutti i ragazzi sono come lui.» Mormorò.
«Lo so. Anche El me lo dice sempre.» Risposi, sorridendo appena. La vicinanza con quel ragazzo era davvero piacevole. Lui era davvero piacevole, nonostante l’avessi giudicato male prima di conoscerlo.
«Non ho mai avuto una relazione più lunga di qualche mese perché, per un motivo o per un altro, non funzionano mai. Ma so che l’amore esiste ed è da qualche parte.» Disse Harry.
Un pensiero irrazionale attraversò la mia mente e cercai di non pensarci.
«Com’era la tua frase? Siamo giovani...?» Domandai improvvisamente.
«Siamo giovani, siamo single ed è una bellissima serata estiva. Perché non ci lasciamo andare? O qualcosa del genere.» Ripeté ridendo.
Perché stavo pensando di lasciarmi andare? Non potevo con lui. Sapevo come sarebbe andata a finire: lui era famoso, avrebbe passato mesi in tour e mi avrebbe tradita con innumerevoli ragazze per poi tornare a casa, dicendomi che avrebbe pubblicato la prima canzone d’amore che mi aveva mai scritto nel suo prossimo album. E mi avrebbe anche resa felice come non mai, almeno finché non avrei scoperto degli innumerevoli tradimenti da qualche sito di becero gossip. E poi sarei stata condannata a sentire quella maledetta canzone d’amore in radio per mesi, anni, perché sarebbe diventata una stupida hit.
«Chissà come sta andando tra Louis ed El.» Pensai ad alta voce per distrarmi dai miei pensieri.
«Sono sicuro che si staranno divertendo.» Rispose Harry e sul suo viso comparve un sorriso furbo, malizioso e adorabile.
«Già.» Mormorai, pensierosa.
«Posso farti ascoltare una canzone?» Mi chiese improvvisamente.
«Certo.» Dissi. Harry si alzò e raggiunse lo stereo. Cercò un CD e lo inserì nell’apparecchio, premendo play. Nel frattempo, mentre il ragazzo era girato, pensai che sarebbe stata una buona idea rivestirsi e infilai la sua maglietta, che mi faceva sostanzialmente da vestito. Mi risedetti sul letto, questa volta fuori dalle coperte e sorrisi quando Harry mi raggiunse e si sedette di fianco a me.
«Beatles?» Chiesi, quando sentii la canzone che aveva scelto: "Let It Be".
«Proprio così.» Rispose e cominciò a canticchiare la canzone.
«Sei bravo, questo te lo devo concedere.» Dissi, ascoltando la sua voce un po' roca.
«Grazie.» Disse. «Le sai le parole?»
«Sì.» Risposi.
«Dai, canta con me.»
«Non ci penso nemmeno, sono stonata come una campana!» Esclamai ridendo. «Non voglio essere responsabile per averti rovinato l’udito.»
«Ma dai! Cantiamo a bassa voce, non me ne accorgerò nemmeno.» Insistette.
«Va bene, ma solo perché me lo chiedi tu, Henry.» Dissi, mettendo bene in evidenza l’ultima parola. Ormai sapevo il suo nome, ma mi piaceva prenderlo in giro.
«Se non stai attenta ti tatuo il mio nome da qualche parte mentre dormi» Mi minacciò ridendo.
«E dove lo trovi un tatuatore a quest’ora della notte?»
«Chi dice che io non abbia l’attrezzatura a casa perché sono appassionato?»
«Sul serio?»
«Sì.»
Osservai quel ragazzo che, in poche ore, mi aveva conquistata e sorrisi. In effetti era pieno di tatuaggi, avrei dovuto immaginare che era appassionato. Avvicinai una mano al suo braccio e cominciai a tracciare i contorni della nave che aveva tatuata sul bicipite con un dito, mentre lui aveva ripreso a canticchiare la canzone dei Beatles.
«Oh, al diavolo.» Mormorai e cominciai a cantare anch’io. Lo facevo a bassa voce, perché sapevo di essere stonata e volevo continuare ad ascoltare lui.
«Visto? Non è stato tanto male.» Mi disse una terminato il brano.
«No, è stato divertente.» Risposi.
Dopo "Let It Be" il ragazzo scelse altre canzoni che ascoltammo e canticchiammo insieme. Passammo la notte in quel modo, ascoltando musica e parlando di tutto: dei nostri passati, delle nostre esperienze e del futuro finché ci addormentammo insieme, uno vicino all’altra.

Non avrei mai creduto di provare dei sentimenti per qualcuno dopo Thomas. Eppure non ero più riuscita a togliermi Harry dalla mente. Il giorno dopo aver passato tutta la notte insieme mi aveva riaccompagnata a casa, mi aveva dato un bacio sulle labbra e mi aveva detto che avrebbe voluto rivedermi.
Ero riuscita a resistere una sola settimana prima di chiedere ad Eleanor di chiedere a Louis il numero di telefono di Harry. L’avevo chiamato e avevamo organizzato un appuntamento. Aveva insistito per un ristorante quella volta, perché voleva fare le cose per bene. Invece eravamo finiti a Primrose Hill, di sera, con un sacchetto di cibo del fast food a mangiare e a parlare, con Londra illuminata ai nostri piedi. Poi mi aveva baciata, togliendomi il respiro e facendomi accelerare il battito cardiaco. E fu in quel preciso istante che mi resi conto di essermi innamorata di Harry Styles.

Mi guardai allo specchio quasi incredula. Io, Juliet Fox, non avrei mai pensato che sarebbe arrivato quel momento per me. Lisciai la stoffa del vestito bianco e mi voltai verso Eleanor e mia madre, che avevano entrambe gli occhi lucidi.
«Sei bellissima.» Disse mia madre. El, al suo fianco, annuì e si asciugò una lacrima solitaria.
Ero agitata, ma non più di tanto. Ero, più che altro, contenta. Non vedevo l’ora di percorrere quella navata e vederlo vestito da sposo.
Erano passati sei anni da quando ci eravamo innamorati e non avevamo smesso un secondo di stare insieme. Anche quando andava in tour sapevo che potevo fidarmi di lui.

Ero finalmente di fronte a lui. Il prete stava parlando, ma io ero distratta da quello che, in pochi minuti, sarebbe diventato mio marito. Era bellissimo.
«Vuoi tu, Harry Styles, prendere come tua legittima sposa la qui presente Juliet Fox per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?» Disse il sacerdote. Harry lo guardò per pochi secondi e poi si voltò verso di me con un sorriso radioso.
«Sì, lo voglio.» Disse.
«E tu, Juliet Fox, Vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Harry Styles per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?» Domandò ancora il sacerdote. A quel punto avevo gli occhi lucidi. Mi sembrava di stare vivendo in un film ed ero la persona più felice del mondo. Spostai lo sguardo per qualche secondo da Harry al sacerdote e poi lo ripuntai sul ragazzo.
«Sì, lo voglio.» Dissi e poi, sottovoce, aggiunsi: «Henry
Harry sorrise e sapevo che si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere.
«Per il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie! Puoi baciare la sposa!” Esclamò il sacerdote. Harry si avvicinò, mi fece fare un casquet e mi diede un bacio.
«Giuro che te lo tatuo il mio nome.» Sussurrò sulle mie labbra, ridendo, prima di prendermi per mano e portarmi fuori dalla chiesa, dove ci stava aspettando l’auto che ci avrebbe portati al ricevimento con i nostri amici e le nostre famiglie.

 

The End
 



Buona Domenica!
Questa one shot non era in programma, ma l'altro giorno stavo ascoltando una canzone di Ke$ha che si chiama "Wherever You Are" e mi è venuta l'idea per scriverla.
Così ho dovuto per forza farlo, perchè non riuscivo più a continuare l'altra long che sto scrivendo.

Un paio di appunti:

Queste sono le parole della canzone che mi hanno ispirata particolarmente:
"It was a summer night, the stars were all aligned
You, you, you, you showed up and blew my mind
We didn’t sleep at all, played records all night long
That, that, that night I kinda fell love"


Il sottotitolo della storia è "Henry" per ovvi motivi :)

Thomas Judd è un personaggio inventato.
Non ho trovato nessun ragazzo famoso che fosse perfetto per fare quella parte, così ho deciso di inventarlo.

Spero che vi sia piaciuta e non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato!
Grazie in anticpo a chi leggerà e chi, forse, recensirà! :)
Vi abbraccio e passate una Buona Domenica
(e vi auguro anche Buon Anno, già che ci siamo!)


p.s. Se vi è piaciuta questa storia, vi consiglio di leggere anche le due long che sto postando: Another World e Over Again :)
   
 
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