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Autore: Fairy_tale    30/12/2012    3 recensioni
" Arrivo davanti all’ascensore e premo il pulsante, ma mi accorgo di aver dimenticato qualcosa, o meglio qualcuno.
Lui è ancora lì, lo so.
È diventata la sua casa ormai.
Decido di andare a salutarlo e cercare di convincerlo ad andarsene, così lascio che l’ascensore apra e richiuda le sue porte mentre io intanto sto già percorrendo quelle poche scale che mi separano dalla soffitta. "
Enjoy ^^!
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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AMMISSIONI

 

 

 

Sono qui nel mio ufficio che, dopo l’ennesima estenuante giornata di lavoro, cerco di godermi il silenzio che avvolge tutto l’edificio ormai quasi vuoto.

È così rilassante ascoltare come sottofondo i battiti del proprio cuore.

Così naturali, così regolari, così dolci.

Non c’è nulla che mi possa distrarre dalla pace che finalmente ho raggiunto e agognato per tutta la mattina.

Ma ora, alle sette passate, è il momento di andare a casa.

Mi alzo controvoglia e, dopo aver spento il computer e salutato le povere guardie del turno di notte, mi avvio verso l’uscita.

Arrivo davanti all’ascensore e premo il pulsante, ma mi accorgo di aver dimenticato qualcosa, o meglio qualcuno.

Lui è ancora, lo so.

È diventata la sua casa ormai.

Decido di andare a salutarlo e cercare di convincerlo ad andarsene, così lascio che l’ascensore apra e richiuda le sue porte mentre io intanto sto già percorrendo quelle poche scale che mi separano dalla soffitta.

Entro piano, accostandomi leggermente alla porta, cercando di non fare troppo rumore per non disturbarlo.

Lui è sdraiato sul divano e sta facendo finta di dormire.

Come se io non conoscessi i suoi trucchi.

Mi avvicino e con la mia solita delicatezza cerco di fargli capire che l’ho scoperto, tirando un leggero ma deciso calcio al lato del divano.

- Jane…

Aggiungo per invogliarlo a smettere di recitare, ma lui non fa una piega.

- Jane, andiamo!

Alzo il tono della voce e accompagno queste ultima parole con un altro calcio, stavolta più forte, ma ancora non vedo nessuna reazione da parte sua.

Solo dopo mi accorgo che il suo respiro è regolare, il viso rilassato e gli occhi chiusi serratamente.

Sta dormendo, davvero.

Non me ne ero accorta prima. E pensare che stavo per svegliarlo!

A dir la verità non l’ho mai visto dormire veramente.

Di solito è in uno di quei suoi stati di dormi-veglia da cui si ridesta sempre prontamente al minimo cambiamento d’aria.

Sta sempre sulla difensiva, attento a guardarsi le spalle da tutto e da tutti per paura di trovarselo ancora di fronte.

Non l’ho mai visto così tranquillo, così sereno, così… libero.

Il sole, ormai quasi scomparso dietro le colline della città, riesce ancora ad entrare nella stanza illuminando con i suoi raggi dorati ogni cosa nell’ambiente. I riflessi e le ombre creati dalla luce si integrano perfettamente con la sua figura facendolo sembrare uno di quei soggetti dipinti dal Caravaggio.

È stupendo.

Molte volte mi sono trovata rapita da quei bellissimi oceani blu, tanto tempestosi quanto misteriosi, o mi sono persa nell’osservare la distesa dorata che gli incornicia così perfettamente il volto armonioso e giovane.

Ma ora, ora non ci sono parole con cui descrivere quello che vedono i miei occhi.

È meraviglioso, semplicemente meraviglioso.

Mi soffermo ancora su quei lineamenti che troppe volte albergano nei miei pensieri più segreti e che accompagnano incessantemente le mie giornate.

Con lo sguardo, accarezzo il suo profilo ormai così familiare ma allo stesso tempo così sconosciuto, così diverso dalla maschera che indossa ogni giorno.

Una maschera fatta d’odio, rancore ed ipocrisia, dalla quale tutti sono affascinati e spaventati. Solo io, rare e preziose volte, ho avuto l’onore di poter sbirciare oltre la spessa coltre di arroganza e diffidenza che lo circonda, per godere del panorama migliore che si possa immaginare.

Tutta la fatica, i rimorsi, le delusioni, sono sparite a confronto con l’animo che si cela oltre la corazza.

Al contrario di quello che vuole far credere, lui è un uomo meraviglioso, un uomo sensibile, un uomo dolce ma allo stesso tempo determinato, disperato, sofferente. Sono otto anni che si priva delle gioie della vita, della felicità della famiglia e della serenità del suo animo solo per punirsi, per colpevolizzarsi, per rendere la propria vita un inferno in modo da espiare le colpe che secondo lui si porta dietro e che lo condannano ad un’esistenza fatta di dolore e solitudine.

Così è come appare di solito, agli occhi degli sconosciuti che non si preoccupano di andare oltre lo strato dell’uomo ferito e stanco della vita, perché troppo occupati a compiangerlo.

Ma a lui queste cose non interessano, non sono mai interessate.

L’unica cosa che gli ha permesso di continuare a vivere è la consapevolezza di avere un compito, e la determinazione di vederlo portato a termine.

Adesso però, dell’uomo frustrato e sofferente, non rimane nulla davanti ai miei occhi. C’è solo il suo corpo, tranquillo, rilassato, che non sembra custodire quell’animo tormentato che in realtà io so possiede.

Il suo viso, ora non più contratto nell’espressione sarcastica che lo contraddistingue, rivela il bisogno di pace che il suo spirito invoca da tempo.

Sembra un bambino.

Un indifeso, piccolo ed innocente bambino a cui non si dovrebbero far conoscere i mali del mondo per non intaccare la sua purezza.

Ma la figura di fronte a me ha già conosciuto la crudeltà dell’uomo, tanto tempo fa ormai, e nel modo più terribile.

Un ricciolo ribelle gli solca la fronte, temerario, dando all’immagine un che di vitale che contrasta con la personalità che in realtà si nasconde dietro quel volto.

Ma quella piccola cascata dorata non fa che accentuare la bellezza del suo viso, dei suoi occhi chiusi che mi mancano, e di tutta la sua figura.

Quanto vorrei che rimanesse così per sempre.

Per sempre libero dal suo passato, per sempre capace di amare e per sempre sereno, senza la minaccia della sua nemesi.

Ma, tutti questi, sono solo sogni.

Entrambi sappiamo perfettamente che la realtà è ben diversa.

Lui non tornerà mai più a sorridere, non si libererà mai della sua ombra, e non riuscirà mai a tornare la persona meravigliosa che era un tempo.

Non può perché lui per primo non vuole.

Così, automaticamente, ritiro il braccio che si era mosso inconsciamente verso il suo viso nell’atto di spostare quel ricciolo insubordinato per ammirare meglio la bellezza e l’eleganza di quel volto.

Sconvolta, mi allontano, e osservo con occhi carichi di speranza l’uomo addormentato davanti a me.

Decido di andarmene prima che lui mi trovi lì in quello stato di completo imbarazzo e confusione.

- Buonanotte Jane.

È l’unica cosa che riesco a dire.

Mi volto e mi avvicino alla porta della soffitta ma, prima di andare, mi giro ancora una volta verso la figura distesa sul divano.

- Sogni d’oro.

 È poco più di un sussurro ma, inconsciamente, spero che mi abbia sentito.

Ancora frastornata e confusa scendo velocemente le scale per ritrovarmi ancora di fronte all’ascensore. Sono così assorta nei miei pensieri da non sentire la voce chiara e dolce dell’uomo che prima mi stava di fronte rispondere a tutte le mie domande interiori.

È solo un sussurro, concepito per non essere ascoltato, ma che arriva silenzioso, se non alle mie orecchie, almeno al mio cuore.

- Grazie Teresa, per tutto.

Spero che vi sia piaciuta ^^!

  
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