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Autore: EmmaStarr    30/12/2012    7 recensioni
“Per prima cosa, non siamo qui perché ho voluto testare una Passaporta. Ho uno scopo. E questo ci porta al secondo punto: non siamo in un posto sconosciuto. Siamo... rullo di tamburi... a Jamestown!” gridò, sorridente.
Per un minuto buono nessuno aprì bocca.
“Dai... potreste almeno dirmi qualcosa...” borbottò James, imbronciato.
“Io lo prendo per le gambe. Tu per le braccia. Lo gettiamo nel fiume. Al mio tre.” decise Sirius, rivolgendosi a Remus, mantenendo lo sguardo fisso su James.
“Ehi, ragazzi, discutiamone...”
“A Jamestown! Che vuol dire città di James! L'hai trovato divertente? Divertente? Tu hai dei problemi, dei seri problemi! È domenica...” gemette Sirius, sollevando le braccia e scuotendo la testa.
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TERZA CLASSIFICATA AL CONTEST "NOMI, COSE, CITTÀ" DI NISIPULCHRA
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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JAMESTOWN

 

 

 

 

 

“Sveglia, ragazzi!” esclamò James, scostando le tende del dormitorio ancora immerso nell'oscurità.

Un cuscino lo mancò di poco.

“James, ma che fai! Dormi, idiota, è domenica!” mugugnò la voce di Sirius, soffocata dalle coperte.

“Oh, Sirius, così mi piaci. Rinunci al tuo cuscino per fare più in fretta ad alzarti, bravo...” affermò soddisfatto James, raccogliendo allegramente il cuscino di Sirius e provvedendo a requisire anche quelli di Remus e Peter.

“In piedi, forza! È già l'alba, e oggi abbiamo mucchi e mucchi di cose da fare!”

“James, come faccio a dirlo perché tu lo capisca, vediamo... È domenica! Si dorme, di domenica!” esplose Remus, quasi piangendo.

“Ma scherzate? Dormire? Oggi?” domandò James, scandalizzato.

“Sì, James, oggi. Oggi tredici novembre millenovecentosettantadue. Non vedo proprio perché non dovrei dormire!” replicò Sirius, ficcandosi nel letto vuoto di James e nascondendo la testa sotto il cuscino dell'amico.

“Sirius! Proprio tu! Lo dici come se fosse un giorno qualunque... sono profondamente deluso.” dichiarò James, melodrammatico, portandosi una mano al cuore con aria afflitta.

“Sì, pensa a quanto siamo irrispettosi mentre dormi, da bravo.” borbottò Remus, la testa pesante.

“No! Scherzate? Peter, sveglia, parlo anche con te! Un anno fa, esattamente un anno fa... Questo è il primo anniversario, gente! E cade di domenica! Non è eccezionale?” riprese James, togliendo le coperte dai letti dei suoi amici, costringendoli definitivamente ad alzarsi- persino Peter.

“E va bene! Sono sveglio. E ora illuminami, James. Cos'è successo di tanto importante, un anno fa?” chiese Sirius, scocciato, mentre si vestiva.

“A parte il fatto che è assurdo che tu non te lo ricordi...” bofonchiò James, ma fu interrotto da una tale serie di occhiatacce che decise di andare al punto.

“Sono nati i Malandrini, ecco! Il nome! Abbiamo fatto una stretta di mano e abbiamo deciso che ci saremo chiamati Malandrini! Abbiamo fatto persino un disegnino stilizzato sul tavolo in Sala Grande! E per commemorare il tutto abbiamo tinto i capelli della McGranitt di fucsia... È assurdo che...”

“Ho capito, ho capito, è assurdo che non ce lo siamo ricordati! Scusa!” esclamò Remus, una fitta di rammarico al pensiero che, in effetti, se l'era proprio scordato.

Lo stesso dovette provare Sirius, quando chiese, gentilmente: “E... avevi preparato qualcosa, per oggi? O hai solo pensato di, cioè, farci alzare presto e basta?”

James alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

“Certo che ho preparato qualcosa, no? Mi aspettavo anche un regalo, ma voi no, per carità...”

“Tu ci hai fatto un regalo?” domandò Peter speranzoso.

“Ovvio! Ecco qua!” affermò James sorridendo, estraendo da sotto il letto una scatola marroncina.

“Ooooh! Grazie, amico, non dovevi!” esclamò Sirius, stupito.

“Che c'è dentro?” di incuriosì Peter.

“Assolutamente niente.” affermò serafico James.

“Cosa?” domandò Sirius, scioccato. “Ma allora...”

“Che ore sono, Remus?” lo interruppe James.

“Le sei e trentaquattro, quasi e trentacinque, perché?” rispose lui, perplesso.

“Oh, adesso lo vedrai. Fossi in te, però, mi avvicinerei di più... così.” disse James, afferrando la mano di Remus e appoggiandola sulla scatola, dove già c'erano le mani di Sirius e Peter.

In quell'istante la scatola si illuminò di azzurro, e tutti si sentirono strattonare all'altezza dell'ombelico...

Fu un istante, e i quattro ragazzi si trovarono distesi a terra, in un prato verdeggiante.

“Che... è... successo?” balbettò Sirius.

“Uhm... Il posto dovrebbe essere questo, se non sbaglio... Ma sì, ho fatto proprio un ottimo lavoro, sono fiero di me!” esultò James, saltando in piedi.

“Sei fiero di te cosa, si può sapere? James, era una Passaporta quella?” chiese Remus, scioccato.

“Esatto, caro mio! È stato complesso, ma alla fine, guarda! Funziona alla perfezione, siamo ancora tutti interi! E indovina dove siamo, eh? Dai!”

Sirius a quel punto perse la pazienza.

“James Charlus Potter, non so se ti è chiara la situazione. Sono le sei e trentacinque di domenica, siamo vestiti per metà, siamo scappati da Hogwarts e ci troviamo in un posto sconosciuto solo perché tu hai voluto testare una Passaporta?”

James ritenne più sicuro fare qualche passo indietro.

“Chiedo il permesso di contestare due accuse.” fece James.

“Accordato, ma muoviti.” sbottò Remus, alzando gli occhi al cielo.

“Per prima cosa, non siamo qui perché ho voluto testare una Passaporta. Ho uno scopo. E questo ci porta al secondo punto: non siamo in un posto sconosciuto. Signore e signori, bambini e vecchietti, lattanti e nonnetti, stringetevi alle vostre poltrone e allacciate le cinture di sicurezza, perché posti del genere non si vedono tutti i giorni. Siamo... rullo di tamburi... a Jamestown!” gridò, sorridente.

Per un minuto buono nessuno aprì bocca.

“Dai... potreste almeno dirmi qualcosa...” borbottò James, imbronciato.

“Io lo prendo per le gambe. Tu per le braccia. Lo gettiamo nel fiume. Al mio tre.” decise Sirius, rivolgendosi a Remus, mantenendo lo sguardo fisso su James.

“Ehi, ragazzi, discutiamone...”

“A Jamestown! Che vuol dire città di James! L'hai trovato divertente? Divertente? Tu hai dei problemi, dei seri problemi! È domenica...” gemette Sirius, sollevando le braccia e scuotendo la testa.

“Che piagnisteo... Tutto ciò ha un senso preciso e calcolato. Credete che io non sia informato? Questo paese è stato fondato nel 1872. Cento anni fa! E oggi -badate, proprio oggi- festeggiano in grande stile, in paese. Perciò ho pensato che fosse una cosa carina... Cioè, non esiste Siriustown o Remustown o Petertown, per cui...” borbottò James, immusonito.

“Tecnicamente, la città di Roma, in Italia, prende il nome dal celebre Romolo, fratello di Remo, che il latino si dice Remus. Ecco, se andassimo a Roma, l'anno prossimo...” tentò Remus.

“Ma scusa, Remo non è stato ammazzato dal fratello?” ribatté James.

Remus boccheggiò.

“E tu... e tu... e tu come fai a saperlo?” domandò, cercando un appiglio per non crollare al suolo.

James che conosceva la storia di un popolo Babbano... Incredibile!

“Lo so, caro il mio maleducato e indiscreto Lunastorta, perché mi sono ben informato prima di portarvi a Jamestown! Non potevo permettere che decideste di andare per forza a Siriustown o a questa Roma... Quindi non ci crederai mai, ma ad Hogwarts esiste un posto chiamato Biblioteca. Ed è pieno di libri. Fin qui, niente di che. Ma quello che non sapevo è che ci sono scritte le cose, nei libri! Mucchi e mucchi di cose, del tipo, informazioni, soluzioni... e se chiedi alla bibliotecaria lei ti da persino il libro giusto!”

Sirius si portò una mano alla bocca, sconvolto. “Quindi se tu le chiedi un libro sulle pozioni...”

“Lei te lo dà! Puoi vedere in anticipo cosa contiene la pozione che chiederà il prof, senza dover sparare ingredienti a caso! Sono tutti lì! Ed è persino legale!” spiegò James, commosso.

Remus crollò a terra.

“Remus, com'è che non ce l'hai mai detto? Ci sono le soluzioni a tutto, nei libri!” fece Sirius, scuotendo la testa. “Di conseguenza, sono scritti anche dentro! Questo è il segreto del tuo successo, immagino...”

Ma prima che Remus potesse rispondere a Sirius, o strangolarlo, o entrambe le cose, James li interruppe: “Bando alle ciance, ragazzi! Siamo qui per un motivo o no?” fece James, spazientito.

“Sissignore, signorsi. Allora dov'è questa Jamestown?” chiese Sirius, alzando gli occhi al cielo.

In fondo, probabilmente, quell'avventura gli piaceva.

“Dritto di qua. Non potevo mica predisporre la Passaporta in mezzo alla città... È circa un'oretta a piedi...” cominciò a spiegare James, incamminandosi.

“Prego?”

“Come scusa?”

“Un'oretta?”

“Bé, che c'è di male?” rispose James, guardandoli ingenuamente.

“Tu sei fuori, Ramoso. Scordatelo.” affermò Sirius, sedendosi a terra. “Io a piedi non vado da nessuna parte, figuriamoci!”

“Ce l'hai, tu, un mezzo di trasporto veloce e Babbano?” chiese James, leggermente infastidito.

“Ehm, ragazzi...” fece Peter. Nessuno lo ascoltò.

“Non puoi pretendere che io a quest'ora...”

Sirius, cresci, dai! Sei grande e vaccinato, potresti...”

“Ragazzi...” tentò di nuovo Peter.

“Non è una questione di vaccini, io proprio non...”

“Ragazzi!” gridò Peter, rosso in volto.

Tutti si voltarono verso di lui, sconvolti.

“Ehm.. volevo solo dire... Lì c'è una macchina Babbana accesa, ehm...” pigolò il ragazzino, facendosi piccolo piccolo.

Gli altri voltarono lo sguardo e la videro: una vettura larga, grande e imponente, e, meraviglia delle meraviglie, addirittura col motore acceso.

“Peter, sei un grande. Ragazzi, saltate su!” affermò James, allegro, salendo al posto del guidatore.

“Ehi, perché guidi tu?” ribatté Sirius, cercando di spingere via l'amico.

“Perché l'idea- l'ho avuta- io!” fece James, strattonando via Sirius.

“Ragazzi... sta arrivando il vero proprietario!” li avvisò Remus, teso.

“Ok! Tutti a bordo! Sirius, ti concedo di stare qui davanti vicino a me. In marcia!” gridò James, allegro, girando le chiavi.

Il motore della jeep -perché di una jeep si trattava- rombò allegramente, e quando James schiacciò con forza il pedale dell'acceleratore la vettura partì in un lampo.

Il povero e ignaro proprietario non poté fare altro che pestare i piedi dalla rabbia e accettare lo sguardo contrito di Remus.

Ma i guai dei nostri amici non erano finiti: perché, ovviamente, né James né Sirius erano minimamente in grado di far andare una jeep.

“Cos'è questa roba?” gridò James, isterico, quando per l'ennesima volta suonò un fastidiosissimo campanello.

“E io che cappero ne so? Ti pare che possa saperlo?” ribatté Sirius, il viso sporco di nero a causa del fumo che gli era finito in faccia qualche minuto prima.

“Remus?” chiesero in coro.

“Siamo a secco, no? Si vede che il tipo era già in riserva. Servirebbe un pieno...”

Gli sguardi dei suoi amici non mutarono di una virgola dall'espressione di “non ho capito un emerito accidente, stai parlando arabo o cosa?” che avevano dall'inizio della sua spiegazione.

“Macchina. Non andare. Senza. Liquido puzzolente. Che essere finito. Che noi non avere. Macchina ferma. Capito ora?” disse dolcemente Remus, guardandoli come se avessero due anni.

Insomma, la loro probabile età mentale.

“Ehi, calma!” fece James, offeso.

“Già! Per chi ci hai preso, scusa? Abbiamo capito!” rincarò la dose Sirius, incrociando le braccia.

“E questo tesorino può anche abbandonarci, perché tanto abbiamo raggiunto la mitica città fatata!” concluse James, indicando un gruppo di case poco lontano da qua.

La jeep intanto si era bloccata, fumando pericolosamente dal cofano.

“Uhm... meglio se scendiamo!” propose Remus, inarcando un sopracciglio, preoccupato.

“Sì, Lunastorta!”

“Quando hai ragione, hai ragione!”

“Tutti giù!”

I ragazzi saltarono giù dalla jeep ben decisi a non metterci mai più piede, e corsero verso l'allegra e ridente cittadina.

Quando furono abbastanza vicini, non poterono fare a meno di sentire già l'allegria della festa propagarsi intorno a loro.

Vetrine, addobbi, gente in maschera...

Tutti che gridavano il nome di James.

“Siamo in paradiso, gente.” declamò James, dopo che l'ennesimo passante aveva gridato: “Perché James è bello!”

“James, loro intendono il re d'Inghilterra che ha fondato la città di Jamestown...” tentò di spiegare Remus.

“Intanto, osa negare che abbiano detto perché James è bello.” ribatté James, ostinato.

Per Remus fu più consigliabile tacere.

 

Poco dopo...

“Ragazzi! Abbiamo perso James!” strillò un preoccupatissimo Peter.

“Sciaà agnato a scegnae ugnato bagnecco!” bofonchiò Sirius, la bocca piena di zucchero filato.

“Prego?” chiese Remus, alzando il sopracciglio.

“Ha detto: Sarà andato a cercare un altro banchetto. E non è vero. Sono qui.” fece una voce dietro di loro.

“James!” fece Sirius, deglutendo. “Dove ti eri cacciato? E come hai fatto a capire quello che stavo dicendo?”

“Abitudine, Felpato. Ormai i tuoi bofonchi incomprensibili sono il mio pane quotidiano... Detto ciò, ero in quel negozio lì!” fece, indicando una vetrina scura e dall'aria trascurata.

“E... possiamo sapere il perché?” domandò Sirius, scettico.

“Non indovinerai mai! A parte che se ti chiami James qui oggi ti regalano di tutto...”

“Questo lo sappiamo...” brontolò Remus, che dal canto suo non poteva lamentarsi: se si stava ingozzando di zucchero filato insieme agli altri, era solo per quel motivo.

“Stavo dicendo! Ragazzi, oggi siete davvero noiosi! Potevate organizzarla voi, la giornata! Comunque. Laggiù dicono che se ti chiami James e vinci il premio della gara di macchine da corsa, ti danno un buono Re Della Giornata!” esclamò, compiaciuto. “E io mi chiamo James!” aggiunse, sprizzando orgoglio da tutti i pori.

“E non hai una macchina da corsa!” lo scimmiottò Sirius, beffardo.

“Ma sì, invece! La jeep di prima! Ascoltate, qui si tratta di diventare Re Della Giornata! Significa vincere un buono per comprare di tutto, in città! Per tutto l'anno! Ci pensate? Dolci, attrezzature, scherzi... Altro che Hogsmeade, passeremo sempre di qui nei week-end!Con un buono per comprare di tutto... Dai, ci state?”

“Ci stiamo a fare cosa?” chiese Peter, perplesso.

“Ad aggiustare la jeep, partecipare alla gara, vincerla, guadagnarsi il buono!” spiegò tranquillamente James.

Gli occhi di Sirius si accesero di una luce che a Remus parve alquanto preoccupante.

“Ragazzi...” tentò allora, a bassa voce.

“Remus, è un'idea geniale, geniale, ti dico!” si entusiasmò Sirius, gli occhi che brillavano.

“Sapevo che avresti capito! Sirius, il buono lo dividerò solo con te!” affermò James, commosso.

“Anch'io sono convinto che sia una, ehm... una buona idea...” balbettò Peter, lanciando un'occhiata di scuse a Remus.

“Ragazzi, il vostro piano fa acqua dappertutto! Intanto, come l'aggiustiamo una jeep?”

“Sono riuscito a predisporre una Passaporta, Remus: posso fare qualsiasi cosa.” decretò James, serio.

“Questa la voglio vedere...” borbottò Remus, offeso.

“Tranquillo, Lunastorta. Sta' a guardare.” lo zittì Sirius.

I quattro tornarono al luogo in cui avevano abbandonato la “loro” jeep.

“Al mio tre, tutti insieme. L'incantesimo era Reparo, giusto?” chiese James, spiccio.

“Esatto! Remus, non ci provare, fuori la bacchetta anche tu!” fece Sirius, lanciando un'occhiata truce all'amico.

“Pronti? Uno... due... tre!”

James, Sirius, Remus e Peter gridarono in contemporanea l'incantesimo, e quattro raggi di luce blu partirono dalle loro bacchette.

Ci fu un'esplosione.

“Ragazzi? State bene?” domandò apprensivo Peter.

“Coff coff... Sì, Peter, cioè... Ahia...” si lamentò Sirius, emergendo dalla polvere.

“Che avete combinato?” si lamentò Remus, spolverandosi i vestiti.

“E James?” chiese Sirius, teso.

La polvere si era ormai diradata, ma di James nessuna traccia.

“Lo sapevo che eravamo troppo giovani per un incantesimo del genere!” si disperò Remus.

“Cosa abbiamo combinato, adesso? Dove sarà finito...”

“James!” gridò la voce di Sirius, a metà tra il sollevato e l'arrabbiato.

Remus e Peter si voltarono di scatto: Sirius stava sbraitando nello specchietto che erano soliti usare per comunicare a distanza.

“Sirius, santo cielo, ragazzi, dove siete finiti?”

“Noi? Sei tu che non ci sei!” sbottò esasperato Sirius.

“Io sono qui da solo, nel posto in cui abbiamo fatto l'incantesimo. C'è anche il graffito sulla roccia qui vicino, la scritta

“Tommy bello cuoricino cuoricino” con l'inchiostro blu. Vi ricordate?”

Sirius aggrottò le sopracciglia, poi ricordò: c'era una roccia proprio vicino a dove c'era stata l'esplosione, se la ricordava...

Si guardò freneticamente intorno, e alla fine riconobbe il masso. Lo squadrò da cima a fondo: nessun graffito.

“Cosa significa?” chiese Peter, spaventato.

Improvvisamente, però, Remus notò un particolare non totalmente insignificante: la città.

La città era sparita.

“Sirius...”

“Remus, non ora, eh?”

“Sirius, ascoltami...”

“Remus, James è chissà dove, e noi...”

“SIRIUS! James è rimasto esattamente dove eravamo prima! Siamo noi che siamo tornati... Indietro nel tempo, io credo...”

Sirius si decise a voltarsi.

E dovette arrendersi all'evidenza: la città non c'era più.

“James, quando tornerò lì ti ucciderò.” lo avvisò Sirius con voce calma e controllata.

“Ok, ci sentiamo tra cent'anni. Salute e figli maschi!” ridacchiò James, e fece per abbandonare la conversazione.

“...Eh?” chiese Sirius, spiazzato.

“Credo sia un modo di dire dell'Ottocento, no? Vi sto augurando una buona salute e di avere dei figli maschi. Vi conviene imparare il gergo ottocentesco, o sarete nei guai!”

“Oh, perché ora non siamo affatto nei guai, proprio no...” commentò sarcastico Remus.

“Ragazzi, dai, sul serio: cosa abbiamo combinato di tanto irreversibile? Basterà fare tutto al contrario.” disse James con ovvietà.

“E cioè?” chiese Sirius, spalancando gli occhi.

“Diciamo Oraper invece di Reparo. Voi puntate la jeep e io punto il niente. E torneremo insieme in un batter d'occhio!” fece James, incoraggiante.

“Sarà...” borbottò Remus, non troppo convinto.

“Tentare non costa nulla, giusto? Ma se proprio non vuoi, posso passarvi un libro di proverbi ottocenteschi. Oltre a
“Salute e figli maschi” ce ne sono tantissimi... Vuoi che te ne dica qualcuno?”

“No, no, no... Ok, proviamoci.” sospirò Remus.

Sirius, Remus e Peter si misero in fila e pronunciarono contemporaneamente la formula al contrario.

Ci fu un'altra esplosione.

“James? Ora sei qui?” chiese esitante Peter.

“Ragazzi, amatemi. Io. Sono. Un. Emerito. Genio.” proruppe una voce accanto a loro.

“James!” gridarono gli altri. “Che è... come...”

Il ragazzo stava sulla jeep, le gambe incrociate sul volante e le mani dietro la testa, un'espressione di goduria immane che gli aleggiava sul viso.

“Siamo tornati indietro?” chiese Remus, passandosi una mano sul volto.

“Assolutamente no.” rispose serafico James.

Tre paia di occhi si voltarono verso di lui.

“Anzi, siamo tutti nell'ottocento, adesso.”

Sirius gli si avvicinò con tutte le intenzioni di strozzarlo.

“Ma! Aspettate! Ma! Ora so come tornare indietro tutti quanti!” gridò James, spaventato, andandosi a nascondere nei sedili anteriori.

“E come, di grazia? Illuminaci!” sibilò Sirius.

“Siamo- nel punto- in cui- venne fondata- Jamestown, gente!” spiegò James, spostandosi a scatti per sfuggire alla furia omicida dell'amico.

“E- con- ciò?” fece Sirius, intento nell'impresa di uccidere James con le sue stesse mani.

E con ciò, dovete recitare.” spiegò James, serafico.

Sirius fu tanto sorpreso che l'amico riuscì a fuggire.

“Prego?”

“Reciteremo tutta la storia della fondazione di Jamestown velocemente, così da tornare al nostro mondo in men che non si dica!” spiegò James entusiasta. “L'ho scoperto con questo libro qua! Ve l'ho detto che nei libri ci sono scritte le cose!” aggiunse, scuotendo la testa, ancora mezzo sconvolto dall'incredibile scoperta.

Remus strappò di mano a James il libro in questione, e lo sfogliò assorto.

“Pagina centosettantadue. Viaggi nel tempo non programmati.” fece James, ghignando.

Remus raggiunse la pagina e lesse il tutto con sguardo critico.

“Quindi noi... dovremmo... Recitare la storia di Jamestown? Tutta?”

“Nah, non tutta. Solo la fondazione.”

“E non potevi dircelo prima, invece di farci fare la seconda esplosione?” chiese Sirius, fissandolo truce.

“E poi chi interpretava il Re James?” chiese innocentemente il ragazzo.

“Come, scusa?”

“Io sarò il re James. Peter farà tutti i sudditi. Remus il temibile antagonista. E Sirius sarà... la damigella!”

Silenzio tombale avvolse quelle parole.

“È scritto nel libro! È scritto nel libro! Sirius, calmati, non posso farci nulla! Si va in ordine alfabetico per quanto riguarda i nomi, non i cognomi! Il primo, cioè io, interpreta James. Il secondo, Peter, fa i sudditi. Il terzo fa l'antagonista e l'ultimo invece sarà la damigella! Non è colpa mia, l'alfabeto è una brutta bestia! Potevi chiedere ai tuoi di chiamarti Arius!” gridò James, scappando per l'ennesima volta.

“Sirius, James ha ragione. È scritto qua.” commentò lugubre Remus.

“Io la damigella non la faccio.” stabilì Sirius, incrociando le braccia.

“Poffarre! Voi, messere, vi rifiutate di adempiere al vostro doveroso dovere di onesto concittadino... Come va il mio accento ottocentesco, Sirius? Imparalo, coraggio...” fece candidamente James.

Sirius gli lanciò una delle sue occhiatacce peggiori, poi sbuffò.

“Che sia una cosa rapida e indolore.” avvertì.

“Coraggio. La storia è breve e semplice. Io sono il re buono e giusto che giunge a questa terra accompagnato dai sudditi che lo venerano e la damigella che lo ama alla follia.”
Sirius sbuffò.

“Ma poi arriva l'antagonista! Lui già viveva in questi luoghi, e non vuole un Re come me in circolazione. Allora... rapisce la damigella!”

Pausa ad effetto.

Sirius tentò il suicidio, ma i fili d'erba non erano abbastanza taglienti e le sue vene rimasero intatte.

“Ma il Re non di dà per vinto: accompagnato da un fedele suddito, insegue l'antagonista e lo sconfigge a duello! La damigella, grata, fa cadere a terra un fazzoletto. Lì verrà fondata Jamestown. Tutto chiaro? Siamo pronti?”
Tutti scossero la testa.

“Ottimo! Motore, azione... ciack!” gridò James.

E la recita ebbe inizio.

Fu uno spettacolo esilarante sotto ogni punto di vista, tranne che da quello di Sirius.

James se la godette un mondo, al contrario dei suoi amici.

Sirius temette di vomitare quando dovette dichiarare il suo amore a James, e decantare le sue lodi a chiunque li ascoltasse.

Ovvero Peter e Remus.

Ma fu umiliante lo stesso.

L'unica cosa che li spingeva ad andare avanti era il fatto che, inspiegabilmente, la città sullo sfondo si andava lentamente formando.

Stavano davvero andando avanti nel tempo, incredibile!

Quindi, Sirius tenne duro.

Strenuamente.

Obbligò ogni fibra del suo corpo ad andare avanti.

E alla fine...

“Ora, la damigella Sirius deve far cadere il suo fazzoletto... Ecco, ci siamo! Ragazzi, ce l'abbiamo fatta. È stato fenomenale!” conclude James, asciugandosi una lacrima di commozione immaginaria.

“Adesso siamo di nuovo nel settantadue?” domandò Peter, teso.

“Sì, cioè... Può darsi...” ridacchiò James, divertito.

“Come, può darsi?” ripeté Sirius, credendo di aver sentito male.

“Ok, James, ora basta. Ti sei divertito abbastanza, ed è stato memorabile. Non credevo ci saresti riuscito, però così me li uccidi.” ridacchiò una voce dietro di loro.

Sirius, Remus e Peter si voltarono di scatto, stupefatti.

Dietro di loro, che cercavano in tutti i modi di non ridere, stavano Marlene McKinnon, Dorcas Meadows, Emmeline Vance, Alice Prewett, Frank Paciock, il professor Silente, la professoressa McGranitt e Lily Evans!

Sirius si voltò lentamente verso James.

“E questo. Che cosa. Significa?” chiese lentamente.

“Bé, ti ricordi ieri? Quando hai accidentalmente rovesciato quella pozione sulla mia scopa? Credevi davvero di passarla liscia, Felpato?” chiese James, ridendo.

“James ha scommesso con noi che sarebbe riuscito a farvi fare una figuraccia memorabile, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stata così memorabile!” rise Dorcas, appoggiandosi a Marlene per non cadere a terra, scossa dai singulti.

E noi cosa centriamo?” si lamentò Peter.

“Voi vi eravate dimenticati dell'anniversario!” li accusò James, che se la stava godendo un mondo.

“Ahahah! La damigella! E tu che facevi i complimenti a Re James! Impagabile!” rise Marlene.

“Quindi, state dicendo che era tutta una messinscena?” chiese Remus, sconvolto.

“Tutto, signor Lupin! Sinceramente, mi aspettavo che alcuni indizi vi avrebbero fatto sospettare qualcosa...” commentò il professor Silente, sorridendo. “Gli specchi che funzionavano attraverso il tempo... Il libro che compare all'improvviso nella jeep... La faccenda della recita...”

“Oppure il fatto che Potter sappia eseguire correttamente una Passaporta... Ma andiamo, se a malapena riesce trasfigurare un porcospino!” rise Lily.

“Ehi! Tesoro, Piano con le offese! Tanto lo so che ti sei divertita, ammettilo!” fece James, allegro.

“Io mi sono divertita a vedere Black in quelle condizioni, non certo per te. E so cosa stai per chiedermi. Scordatelo. Non ci vengo, ad Hogsmeade con te.”

James tentò stoicamente di non offendersi. In fondo, era o no nera stata una giornata incredibile?

“Quindi, questa non è la vera Jamestown...” mormorò Peter, sconvolto.

“Bé, ad essere precisi, lo è. Sarebbe stato complicato altrimenti darvi l'impressione di aver preso una Passaporta, no? Il signor Potter ha chiesto a me e alla professoressa McGranitt di aiutarlo... A patto di lasciarci assistere alla scena!” spiegò Silente.

“E voi avete accettato?” si disperò Remus.

“Devo ricordarvi cosa ha fatto il signor Black all'Aula di Trasfigurazione mentre il signor Potter era in punizione?” chiese la McGranitt, sollevando un sopracciglio.

“No, ovvio... E, poi? Il giro in città, i negozi, la gara di macchine da corsa...”

“Lascia che ti spieghi.” fece James, con l'aria di uno che la sa lunga. “Ho inventato la storia della gara di corsa per farci tornare alla jeep, avevo bisogno di questo scenario. Un altro colpo di genio, se volete la mia. Ditemi, non l'avete riconosciuto, Frank, come caro vecchio e ignaro proprietario della jeep? Era lui, leggermente trasfigurato! Come vedete, ho organizzato tutto nei minimi dettagli. La dolce e adorabile Lily ha preparato per noi una pozione che ha fatto esplodere tutto, dopodiché mi sono nascosto sotto il mantello dell'invisibilità e ho cancellato il graffito, che avevo fatto prima, mentre non guardavate. Poi mi sono allontanato un po', così non mi avete sentito mentre comunicavamo. Alla seconda esplosione, sono riapparso e ho messo in piedi la finta del libro. È stato uno spasso vedervi recitare, ragazzi, davvero! Soprattutto tu, Sirius, impagabile! Ah, e la città sullo sfondo... Un incantesimo di illusione, Marlene ci ha aiutato. Credo sia tutto. Allora, sono o non sono un genio?” concluse il ragazzo, scompigliandosi i capelli.

Dorcas, Emmeline, Marlene, Alice, Frank e persino Lily annuirono con enfasi.

Anche i professori ne erano convinti.

Remus sospirò e alzò gli occhi al cielo, ma poi sorrise. “Me l'hai proprio fatta, James... Non l'avrei mai detto, sul serio!” sorrise, assestandogli una bella pacca sulla spalla.

“Sì, James, sei stato forte!” commentò Peter, adorante.

“Grazie, ragazzi, sapevo che avreste capito... E tu, cagnolino mio? Hai imparato la lezione? Cosa non bisogna fare alla scopa di James?” fece il ragazzo, sorridendo angelicamente all'amico, che era rimasto zitto tutto il tempo.

“Toccarla?” tentò Remus.

“Guardarla?” chiese Peter.

“Anche solo pensare a lei?” azzardò Frank.

Sirius continuava a tacere.

“C'è rimasto male...” commentò Emmeline, cercando di imporsi di smettere di ridere.

“Dai, Felpato, non puoi esserti offeso, su! Non sai nemmeno del video proiettato ad Hogwarts...” borbottò James, prima di tapparsi la bocca.

“Di COSA?” Chiese Sirius, svegliandosi dal suo stato di apatia forzata e saltando al collo di James.

“Scherz... coff, coff... Scherzavo, dai... Ahia! No... Asp... Parliam... Cioè... Ahia... Dico!” gridò, riuscendo finalmente a sfuggire dalle grinfie assetate di sangue dell'amico.

“Nessun video, ok? Sono stato chiaro con loro. Per chi mi hai preso?” disse, offeso.

“Certo, lui è stato chiaro al riguardo...” cominciò Alice.

“...Ma quando mai noi facciamo quello che ci dice James?” ribatté Frank, mostrando una videocamera stretta in pugno.

Sirius e James si guardarono negli occhi per un istante.

In quelli di Sirius, tanto, tanto odio.

In quelli di James, una luce indecifrabile che fece temere cose molto gravi a Remus.

Il quale ritenne più prudente allontanarsi di qualche metro.

“E uno...” fece James, ghignando.

Un lampo di sorpresa apparve per un attimo negli occhi di Sirius, per poi essere subito rimpiazzato dal solito sguardo malandrino. “E due...”

“E tre!” gridarono in coro, prima di saltare addosso al povero Frank.

Remus ebbe come l'impressione che quel video non sarebbe girato tanto facilmente.

 

Qualche giorno dopo...

“Dimmi che non è stato memorabile, dai!” disse James, assestando una pacca sulla spalla di Remus.

“Sai, James, se quel video fosse girato per la scuola, Sirius ti avrebbe ucciso.” rispose placidamente l'amico, stravaccato sul divano.

“Ma no, dai... non dopo che mi sono battuto per lui cercando di salvarlo dalle grinfie di Paciock, Prewett e tutte le altre! Ho rischiato la vita, eh?” ribatté offeso James.

“Certo... Meno male che c'erano la McGranitt e Silente, altrimenti chissà come sarebbe finita... Spero di non dovermi Smaterializzare mai più.” rabbrividì.

“Povero Lunastorta... Ma tu ti sei divertito, ammettilo.”

“E va bene, lo ammetto. È stato divertente vederti strappare il video dalle mani della Evans, così come sono stati divertenti i suoi insulti. Non avevo mai sentito prima l'espressione...”

“Ok, non ci interessa!” lo liquidò James, improvvisamente arrossito.

“Se lo dici tu... piuttosto... Sai dov'è finito Sirius?”

“Boh, è un po' che non lo vedo..” rispose l'altro, guardandosi intorno.

Improvvisamente...

“Ehi, ragazzi!” gridò la voce del loro amico, entrato in quel momento dal buco del ritratto.

“Sirius! Cercavamo giusto te! Dov'eri?” chiese James, mettendosi le mani sui fianchi.

“Non ci crederai... Guarda, da quando mi hai detto che i libri si leggono anche dentro mi si è aperto un mondo! E... indovina un po'? C'è un posto, in Asia...”

“Io me ne vado...” li avvisò Remus, sentendo odore di guai.

“No, caro, tu non mi abbandoni con lui!” lo trattenne James, preoccupato.

“Indovinate come si chiama?”

“Non lo voglio sapere...” si lamentò Remus.

“Ragazzi, so già dove andremo l'anno prossimo!” gioì Sirius.

“Scappiamo...” implorò Remus.

“Dove?” fece James.

In Siria!”




* * *

Angolo dell'... dell'... massì, ormai tanto vale dire autrice, ma voi lo sapete che NON mi reputo tale.
Quindi. Angolo della pseudo-autrice.

Suppongo che chiedervi cosa ve ne pare si... bé... troppo.
Lo scopo del contes era scrivere una storia che avesse come base tre elementi: un nome, una cosa, una città (dai!), io ho scelto la J e ho avuto: James Potter, Jeep, Jamestown.
Poi non chiedetemi com'è venuto fuori questo.
Vi lascio il giudizio dell'amata giudicia, e vi ricordo che ogni singola recensione sarà amata e venerata. (traduzione: fate felice questa povera pazza e lasciatele un commento del tipo "datti all'ippica" o cose simili, perché di andare a cavallo lei proprio non è capace.)
 



TERZA CLASSIFICATA
Jamestown 37,1/40

Di EmmaStarr


Grammatica e Sintassi 8,3/10
La tua storia è scritta davvero molto bene, senza errori di sintassi o frasi poco chiare, ma hai fatto molti errori che avresti potuto facilmente evitare.
“Un giorno qualunque… sono profondamente deluso”
“Che… è… successo?”
“Dai… potreste almeno dirmi”
“E tu… e tu… e tu come fai”
“informazioni, soluzioni… e se chiedi alla”
“Ehm… volevo solo dire”
“Ragazzi… sta arrivando”
“Uhm… meglio se scendiamo”
“Che è... come...”
“Quindi noi... dovremmo...”
“Allora... rapisce la damigella!”
“Motore, azione... ciack!”
“Se lo dici tu... piuttosto... Sai dov'è”
“E... indovina un po'?”

Mannaggia, ti avrei uccisa per questi errori! Dopo i tre puntini di sospensione va usata la lettera maiuscola. Credo che tu lo sappia, visto che spesso in altri punti della storia l’hai fatto, ma in queste frasi o per distrazione o per pigrizia ti sono scappate le minuscole. -0,05 x 14
“Siamo qui per un motivo o no”
Dopo motivo avrei inserito la virgola -0,10
“Bè, che c’è di male?”
“Bé, ti ricordi ieri”
“Bé, ad essere”

Su be’ non va l’accento, ma l’apostrofo , sta per ‘bene’ -0,20 x 3
“Sempre di qui nei week-end!Con”
Errore di battitura, hai dimenticato lo spazio tra il punto esclamativo e ‘con’-0,05
“Poffarre!”
Si scrive con una r sola, poffare! -0,15
“Ma il Re non di dà per vinto”
“se volete la mia.”

Altri due errori di battitura: nel primo hai scritto ‘di’ al posto di ‘si’, nel secondo hai dimenticato l’intera parola dopo ‘mia’! -0,05 x 2

Stile e Lessico 9,8/10
Il tuo stile mi piace molto, usi spesso i dialoghi senza, però, tralasciare le descrizioni o la narrazione degli avvenimenti, il tutto così, risulta molto coinvolgente! Anche il lessico è ben utilizzato e, a parte qualche parola che segnalo qui sotto, è sempre vario e appropriato.
“Abbiamo fatto una stretta di mano”
Ci siamo stretti la mano? Abbiamo fatto un giuramento? L’espressione ‘fare una stretta di mano’ proprio non mi piace. -0,10
“In grado di far andare una jeep”
Anche qui il verbo andare non mi convince molto, io lo cambierei con ‘funzionare’ o ‘guidare’ -0,10
Ti segnalo anche queste due cosine, sono suggerimenti ‘grafici’ più che stilistici.
In queste due frasi utilizzi le stesse virgolette che usi per i dialoghi per delle espressioni che non sono parti di dialoghi. Anche se si capisce, ti consiglio di cambiare tipo di virgolette, in modo che non possa essere frainteso.
Dall’espressione di “non ho capito un emerito accidente, stai parlando arabo o cosa?”
scritta “Tommy bello cuoricino cuoricino” con



Utilizzo del pacchetto 4,5/5
Sull’utilizzo del pacchetto personaggio e città nulla da dire, ineccepibile! Sei anche andata a trovare la data esatta della fondazione della città! Il fatto che non sia avvenuta esattamente come l’hai riassunta lo considero come licenza poetica. Il mezzo punto che ho tolto è riguardo la jeep. Sicuramente hai utilizzato il prompt e l’auto non ha neanche un ruolo marginale, solo che non mi convince molto la sua importanza… Scusami, non riesco a giustificare meglio questo mio appunto, ma il ruolo della jeep non mi convince. Se il prompt fosse stato ‘recita’, invece, avresti ottenuto punteggio pieno!

Caratterizzazione personaggi 9,5/10
La caratterizzazione di James è divina, davvero, perfettamente perfetta! Per quel poco che sappiamo di lui e della sua adolescenza, sei stata coerente a ciò che ci ha detto la Rowling. A dir la verità, però, sei un po’ caduta nel clichè/credenza Sirius-James, zoticoni che non aprono un libro neanche per finta, Remus, secchione e bibliotecario del gruppo, infatti secondo quello che viene esplicato nei libri, Sirius e James sono due maghi molto dotati, decisamente ‘monelli’ e poco inclini alla disciplina, ma sicuramente intelligenti e con bei voti, quindi la frase di Lily: Oppure il fatto che Potter sappia eseguire correttamente una Passaporta... Ma andiamo, se a malapena riesce trasfigurare un porcospino! è un po’ OOC. L’ultima cosa che sulla caratterizzazione non mi convince molto sono Silente e la McGrannitt, giustificare la loro approvazione come una vendetta nei confronti dei guai combinati da Sirius mi sembra un po’ debole… Non essendo però personaggi principali e portanti della storia non ti ho tolto troppi punti.

Gradimento personale 5/5
E qui vai sul sicuro! Punteggio pieno! Le storie comiche sui Malandrini sono il mio pane quotidiano!
Le adoro e ho amato in modo particolare la tua perché oltre ad inserire i soliti adorabili dialoghi tra quei gran geni di James, Sirius, Peter e Remus hai portato avanti una trama ricca e credibile che lascia senza parole (c’è posto solo per le risate). Il colpo di scena finale è davvero geniale e ti faccio i miei complimenti per essere stata capace di produrre ciò, peccato per gli errori grammaticali che ti hanno penalizzato molto.




Non posso fare altro che ringraziare la giudicia e... corrompervi un altro po' per le recensioni. Chi vuole un biscotto? *.*

  
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