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Autore: Bebbe5    31/12/2012    6 recensioni
Song-fiction sulle note di "E' duro fare il dio" da "La strada per El Dorado". James e Sirius sono alle prese con un problema che concerne, pensate un po', Remus Lupin in persona. Riusciranno a convincerlo di essere un Malandrino come loro?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Note dell’autrice: è da tanto che non scrivo su questo fandom, così ho deciso di tirare fuori dal cassetto questa song-fiction sui nostri Marauders (fatta eccezione per Peter che qui viene nominato di sfuggita). E’ dedicata a Lady Morgan (Prongs per gli amici), essendo nata come regalo di compleanno per lei. La tiro fuori per augurare a lei e a voi un felice 2013!!

 

E’ DURO FARE IL DIO

 

Sala comune di Grifondoro

 

Un “normale” pomeriggio autunnale.

 

Me ne sto comodamente seduto su una delle poltrone a leggere un libro. Ci sono tanta pace e tanto silenzio, ma non c’è da meravigliarsene: Peter è in punizione (con tutti i calderoni che ha fuso ci si potrebbe riempire il Lago Nero e dare così un senso reale al suo nome); per quanto riguarda James e Sirius… beh, che ci crediate o no, sono seduti ad un tavolino alle mia destra, a svolgere diligentemente i loro compiti. Come ho fatto a convincerli? No, non con una pozione o un incantesimo. Diciamo che so essere molto persuasivo.

 

Per ora non si sono lamentati, ma temo che l’idillio non durerà ancora a lungo.

Ecco, appunto. Con un grande sbadiglio, Sirius si appoggia allo schienale della sua sedia, stirando le braccia e facendo sì che l’oggetto resti in bilico sulle gambe posteriori.

 

“Hai finito?” gli chiedo, voltandomi a guardarlo.

 

“Quasi” risponde annoiato “Remus, non è che potremmo fare una pausa? Siamo qui da ore!”

 

“Hai una strana concezione del tempo, Felpato, visto e considerato che siete seduti a quel tavolo solo da venti minuti.” Replico, chiudendo il mio libro.

 

“E’ anche troppo, Remus” interviene James, posando la piuma e spingendo da un lato la pergamena su cui stava lavorando.

 

“A quest’ora potremmo essere in giro a tormentare Mocciosus, a combinare scherzi o semplicemente a camminare per i corridoi con il solito stuolo di fan alle spalle.”

 

“Ah già, dimenticavo che il vostro ego ha bisogno di una continua dose di adorazione da parte dei comuni mortali. Scusatemi, miei signori, per avervi trattenuto dai vostri impegni.”

 

Cala ovviamente il silenzio, segno che la gelida stoccata, una di quelle di cui vado assai fiero, ha appena colpito nel segno.

 

“E’ per caso sarcasmo quello che ho appena udito?” James è sempre il primo a riprendersi.

 

“Ramoso, dai, lascia perdere. Approfittiamone: Remus ci ha appena lasciati liberi. Andiamo a prendere la mappa per vedere dov’è Mocciosus e poi corriamo a fargli quello scherzo che avevamo progettato. Ricordi? Quello in cui era implicata una bella lavata di capelli con il bagnoschiuma di Mrs. Purr…”

 

“Sirius, abbiamo un problema molto più grave da risolvere qui.” Dice James, fissandomi in un modo che, lo confesso, mi provoca un certo disagio.

 

“… non vuoi neanche andare ad allenarti un po’ a Quidditch?”

 

“Sirius, questo è molto più importante.”

 

“… non andiamo nemmeno a spiare la Evans e le sue amiche prefetti che nuotano nella vasca del bagno dei prefetti? Sai che ora è il loro turno.”

 

La mia espressione si fa indignata – le apparenze vanno pur salvate in qualche modo – però mi sento sollevato: Sirius sa quali tasti toccare per convincere James. Entro pochi secondi, entrambi saranno spariti dalla mia vista.

Con grande stupore, però, vedo che James prende un respiro profondo, come a voler prendere definitivamente una decisione, e poi risponde:

 

“Sirius, no.”

 

Ok, ora mi devo davvero preoccupare. Anche Sirius è attonito ed infatti si avvicina al nostro amico e gli posa una mano sulla fronte.

 

“Remus, non ha la febbre” mi dice con aria terrorizzata “James, ti prego, dimmi, il succo di zucca aveva un sapore strano? Forse la carne di vitella era avariata? Ti prego, dimmi che non stai per morire.”

 

“Non sto per morire, razza di pulcioso! E’ Remus quello che ha un problema.”

 

Ancora una volta lo guardiamo confusi.

 

“Ramoso, mancano ancora due settimane alla luna piena.” Dice Sirius a voce bassa.

 

James si sbatte un mano sulla fronte, poi afferra Sirius per un braccio e gli dice qualcosa nell’orecchio.

 

Santa Morgana, ora sì che mi devo preoccupare! Gli sguardi malandrini fissi su di me sono diventati due.

 

“Hai proprio ragione James, la situazione è alquanto grave.”

 

In un lampo, si piazzano ai lati della poltrona su cui sto seduto, bloccandomi ogni probabile via di fuga.

 

“Remus” comincia James “temo che tu abbia le idee un po’ confuse. Sai che sei un malandrino anche tu, vero?”

 

“Sì.” Rispondo un po’ esitante.

 

“E allora sai anche che quelli che tu definisci “nostri” impegni, sono anche impegni tuoi.”

 

“Ah certo, perché spiare le ragazze che fanno il bagno e lanciare incantesimi a caso sul primo che passa ora si possono definire impegni.”

 

“Per la miseria, come sei esagerato!” replica James “Non sono incantesimi lanciati a caso sul primo che passa: sono fatture il cui bersaglio ed i cui effetti vengono accuratamente calcolati in precedenza. Inoltre, nel novanta per cento dei casi, il bersaglio non è il primo che passa, è Mocciosus.”

 

“E vorrei aggiungere” si intromette Sirius con tono malizioso “che l’ultima volta non c’eravamo solo noi a spiare le ragazze nel bagno dei prefetti. Un certo Remus Lupin ci ha fornito la parola d’ordine e ci ha seguiti, dando delle belle occhiate tutto intorno.”

 

Mi sento avvampare fino alla punta dei capelli.

 

“Ve ne siete approfittati perché c’era la luna piena vicina ed avevo gli ormoni in subbuglio.”

 

“Sì, sì, credilo pure se vuoi. La verità è che tu sei un malandrino tale e quale a noi.”

 

Non sono proprio adatto io

A diventar un nuovo dio

Non assomiglio neanche ad un cherubin

(ma di cosa stai parlando?)

 

“Woah, woah, frena gli ippogrifi Potter, o potrei anche offendermi. Io non vi somiglio assolutamente, nel bene e nel male: non ho la vostra creatività, siamo d’accordo, ma nemmeno la vostra idiozia. Devo ammettere che i vostri scherzi mi divertono parecchio, ma io non li farei mai. Inoltre non ho la vostra sfacciataggine e la vostra arroganza e…”

 

Loro ancora sono qui,

in ginocchio e per chi

non può certo andar meglio di così

(più di così più di così più di così, Oh mio Dio)

 

“Va bene Remus, allora saprai spiegarci perché la gente adora anche te, persino quando non sei con noi. Pensaci, tutti si prostrano davanti a noi, sempre e comunque e sarebbero disposti a fare di tutto per noi, se solo glielo chiedessimo. Ci considerano tutti come degli dèi, sai dirci cosa può esserci di meglio?” James torna alla carica.

 

E’duro fare il dio

Osannato dal corteo

E questa è la loro verità

 

“Non è mica facile essere come noi, stare sempre al centro dell’attenzione, essere idolatrati…  e tu sei esattamente così: hai il tuo stuolo di fan (ok, è il gruppo delle secchione, ma ce n’è qualcuna su cui nemmeno io sputerei su) e non mi pare che la cosa ti dispiaccia.” Chi altri poteva pronunciare queste parole se non Sirius?

 

Una vera devozione

E non finisce qua

È piuttosto imbarazzante

Questa mia notorietà

Non posso rifiutare devo proprio accettare

Se mi dicono “sei un dio” io lo sarò

 

Ma, in effetti, devo ammettere che ha ragione: anch’io vengo alle volte seguito da un gruppetto di ragazzine che arrossiscono non appena mi volto a guardarle. E’ anche un po’ imbarazzante, ma, in definitiva piacevole.

Oddio, sto per caso diventando come loro? Beh, analizzando a fondo la situazione, tutto sommato non sono molto diverso da loro. Già solo il fatto di spalleggiarli quando si inventano qualcosa mi rende un complice.

Credo che ormai mi abbiano contagiato, ma questo non mi dispiace più di tanto: se mi dicono che sono come loro, anche se non del tutto, non c’è niente di male no? E allora così sia.

 

“James, credo che stiamo cominciando a convincerlo.”

 

Se non asseconderemo i loro desideri

Io già vedo noi fatti a metà

(hai proprio ragione, giustissimo, e così sia

Noi siamo dei)

Hogwarts, Hogwarts et voilà

Non tradiamo l’ospitalità

(mai lo faremo, mai lo faremo noi non possiamo, oramai)

 

“Sì, lo penso anch’io. Vedi, Remus, noi siamo quello di cui Hogwarts ha bisogno: una bella botta di vita. Anche se gli insegnanti si lamentano, ci tolgono punti e ci puniscono, come credi che reagirebbero se smettessimo di essere noi? Prima ucciderebbero noi e poi si suiciderebbero perché non sarebbero in grado di sopportare la noia.”

 

“Wow, Ramoso, non hai sbagliato nemmeno un condizionale, mi meraviglio.”

 

“Fai pure lo spiritoso, tanto lo so che mi dai ragione. Pensaci, tutta la scuola è ai nostri piedi, offertaci su un piatto d’argento. Perché rifiutare un dono così generoso?”

 

“Suppongo che sarebbe scortese.” Dico arrendevole.

 

E’ duro fare il dio

Ma basta avere un po’ di brio

Basta un gesto e così un dio sarò

 

“Oh, lo vedi che cominci a comprendere?  Sì, lo so che è un compito duro, ma qualcuno lo deve pur svolgere. L’importante è non perdere l’energia  e la creatività. Comunque, basta veramente poco per stupire e per essere adorati.”

 

Siamo vera perfezione

Una leggenda siamo noi

Basta entrare nella parte

E la gente esulterà

 

“Tutti ci considerano il meglio del meglio, modelli da imitare. Entreremo nella storia di questa scuola, l’importante è voler accettare questo ruolo ogni mattina al risveglio. Andiamo, non dirmi che non ti senti appagato quando le tue orecchie odono tutte quelle risate e quegli applausi in seguito ai nostri scherzi.”

 

“Hai dimenticato di citare le urla della McGrannit.”

 

“Dettagli Lunastorta, meri dettagli.”

 

Sembreremo veri immortali

Siamo soprannaturali

I tre nuovi dei già sono qua

Sono qua!!

 

“Allora, ora sei convinto che sei un malandrino esattamente come noi? Un individuo che entrerà nella leggenda, che è considerato proveniente da un altro mondo. Sei convinto che fai parte di questo Olimpo insieme a noi?”

 

Sorrido.

 

“Sì, credo di sì.”

 

Avevo ovviamente previsto che esultassero, che mi abbracciassero e che facessero altre scemenze simili, quindi mi sono preparato ad arginare la cosa. Non appena fanno per abbracciarmi li fermo e dico a voce bassa e con fare complice:

 

“Sapete che idea fantastica mi è venuta in mente?”

 

“James, guarda, la piantina che abbiamo seminato sta germogliando, che emozione.”

 

“Già, stiamo a sentire, sono sicuro che quando quelle prime parole da malandrino rinato usciranno dalla sua bocca avranno l’effetto di un uragano su chiunque decideranno di abbattersi. Dai, dicci Lunastorta, cosa ti è venuto in mente?”

 

“Mi è venuto in mente che, se non vi rimettete a studiare entro 5 secondi, vi rifaccio quello scherzetto di ieri l’altro. Ricordate quando mi sono rifiutato di darvi i miei appunti di Trasfigurazione e durante il compito mi sono messo davanti alla cattedra così non avete potuto copiare?”

 

“Quello è stato di pessimo gusto, anche Minnie ci è rimasta male.”

 

“Oh, ma io ho riso tanto Sirius, perché so che è per il vostro bene e che, sicuramente, avete imparato la lezione.”

 

“Certo, abbiamo imparato che, quando tu ti rifiuti di aiutarci, per evitare brutte sorprese, dobbiamo rivolgerci a qualcun altro.”

 

“A chi per esempio, James? Ti ricordo che il prossimo compito è quello di Storia della Magia e che solo io, Lily e Mocciosus prendiamo appunti.”

 

“Allora li chiederemo alla Evans. Guarda, eccola che arriva, ehi Evans?” dice James voltandosi verso Lily, che è appena entrata in sala comune.

 

“Cosa vuoi, Potter?” ovvia replica secca da parte di lei.

 

“Siccome mi vuoi tanto bene, potresti prestarmi i tuoi appunti di Storia della Magia?”

 

“Cruciati, non li avrai mai.” Caspita che risposta! O si è alzata con il piede sbagliato, o James l’ha già stressata a sufficienza.

 

Ramoso infatti rimane basito e si volta verso Sirius, poi verso me.

 

Con un sorriso sornione, gli indico il mio orologio da polso e gli dico.

 

“Cinque secondi sono già passati.”

 

Non servono altre parole. In un fruscio di vesti e fogli eccoli di nuovo lì al tavolo a scrivere sulle loro pergamene, brontolando a denti stretti.

 

Io ritorno al mio libro e sospiro.

 

Fare il malandrino (o il dio, come dicono loro) è faticoso, ma in fondo non è così male.

 

FINE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

  
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