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Autore: lesley_rew    31/12/2012    0 recensioni
E se tutto quello che conosci avesse una fine. Se ogni persona al mondo smettesse di essere cordiale con le altre e iniziasse a non avere una propria identità; se ti svegliassi e tutto il mondo avesse contratto un virus? Uno di quelli pericolosi, uno di quelli che si vedono nei film dove le persone mangiano altre persone e non sono più loro stesse allora tu, Tu come reagiresti?
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E se tutto quello che conosci avesse una fine. Se ogni persona al mondo smettesse di essere cordiale con le altre e iniziasse a non avere una propria identità; se ti svegliassi e tutto il mondo avesse contratto un virus? Uno di quelli pericolosi, uno di quelli che si vedono nei film dove le persone mangiano altre persone e non sono più loro stesse allora tu, Tu come reagiresti?

Mi rigiravo nel letto aspettando che la sveglia delle undici suonasse, essendo in vacanza me lo posso permettere, intanto riflettevo e fantasticavo passando tra cose irrealizzabili a cosa io dovessi fare oggi.

Un suono familiare mi fece balzare il cuore, mi risvegliai di soprassalto, tra i miei pensieri dovevo essermi riaddormentata. Fermai la sveglia senza neanche guardare l'orologio; a passi lenti mi diressi in bagno come ogni mattina, e come ogni mattina cercai mia nonna che di solito trovavo in cucina a preparare il pranzo per me e mia sorella. La cucina però era vuota, ma non essendoci neanche il suo “carrello per la spesa” pensai che era ancora fuori. Attraversai il corridoio e aprì con forza la porta della stanza di mia sorella, lei dormiva ancora ovviamente, come suo solito si sarebbe fatta desiderare fino ad ora di pranzo. Il ventilatore girava, quasi a vuoto, infatti lei era coperta; lo spensi e tirai su le tapparelle. Il sole caldo di luglio entrò dalla fessura che avevo creato nella finestra; quella strisciolina di luce bastò a far svegliare Fofie che mi insultò tirandomi a dosso il cuscino. Io quasi non me ne accorsi presa dalla visione di una signora che camminava in modo strano, ero quasi certa che quello che aveva sulla gamba fosse un morso, e che dalla bocca le uscisse sangue. Credo che lei si fosse accorta di me; girò di scatto la testa con un movimento innaturale del collo, e vidi i suoi occhi, occhi vitrei; camminò fino al cancello e li rimase come un robottino che finisce contro il muro e non può girarsi. Feci un passo indietro dalla finestra; ancora sconvolta; la voce di Fofie ritornò a essere in primo piano, ma la ignorai di proposito correndo alla porta di ingresso che scoprii essere aperta e meccanicamente la chiusi..

- ma che stai facendo Fran? Che hai? -

Impallidii e mi costrinsi a sedermi, a respirare con calma; a pensare a cosa dovevo dire ma nulla mi venne in mente perciò la presi per un braccio e la portai alla finestra, per farle vedere. Ma lei non c'era più. E adesso cosa dovevo fare? Come glielo spiego?

- allora non allarmarti ma... -

- questo lo hai già fatto tu... - mi disse lei ridendo e interrompendomi. Quel suo tono sarcastico iniziava a darmi suoi nervi.

- no no no Fofie – andai in camera mia, staccai il cellulare dal caricatore e cercai in rubrica il numero di Hanna, la mia migliore amica – suona – nel momento stesso in cui il primo suono mi arrivò al cervello mi diedi della stupida per non avere chiamato i miei prima; lo avrebbe fatto Fofie ma lei non sa; non sa quello che avevo visto io.

- Fran, cazzo Fran hai visto lì fuori. Non credevo che potesse succedere. -

La paura nella sua voce mi confermava che non ero pazza che non era un caso isolato che c'era qualcosa che non andava; misi il cellulare in vivavoce in modo che anche mia sorella sentisse e poi dissi rivolta al telefono – dimmi dove sei? Com'è lì la situazione? Qui ne abbiamo... - mi corressi – ne ho visto solo uno-

Iniziò a strillare – uno solo? Qui è un casino! Sono da mia madre, sono sola in casa; non so se riesco a raggiungerti! Il giardino è pieno di quei cosi -

Respirai profondamente, mi sdraiai sul letto, ci vollero almeno 5 minuti prima di capire che questo probabilmente era l'inizio della fine – ok Hanna ascolta fai uno zaino mettici dei pantaloni una o due maglie una felpa dell'acqua, non lo so del cibo qualcosa – guardai Fofie negli occhi – tu fai la stessa cosa, la andiamo a prendere – tornai a guardare il telefono – devo mettere giù ti richiamo -

Fofie era rimasta impalata difronte a me senza dire una parola, incantata da quello che mi aveva detto Hanna.

- no non ci credo Fran, no è uno scherzo voi mi state prendendo in giro – si lasciò cadere sul mio letto, pallida come me all'inizio – questo vuol dire che mamma e papà? -

- non lo so Fofie! Non ne ho idea tutto questo è assurdo fai quello che ti ho detto e muoviti voglio uscire da qui – a quel punto la casa sembrava essere l'unico posto sicuro ma sarebbe diventato ben presto la mia tomba.

Come un lampo, l'idea : la tv! La accesi tutti i canali mandavano neve; niente da nessuna parte, da quanto tempo è iniziato tutto?

Va bene niente panico, più difficile a farsi che a dirsi, mi vestii in fretta svuotai lo zaino e lo riempii con una felpa una bottiglietta d'acqua, il caricatore del cellulare e poco altro.

- Fofie hai fatto? - nessuna risposta, aprii di nuovo la porta di camera sua, era lì sul letto che piangeva.

. - no non è successo! Ho chiamato mamma non ha risposto nessuno e papà nemmeno -

La presi per un braccio e la tirai in piedi, non è proprio il giorno che torni bambina ha voluto la sua indipendenza e che tutti la considerassero un'adulta; bene ed è così che si deve comportare. Sedicenne o quasi Fofie aveva avuto almeno una quindicina di ragazzi dalla seconda media in poi, certo mia sorella era bella con i suoi lunghi capelli biondi, niente paragonabile ai miei boccoli bruni; lei sempre vestita di tutto punto, con capi firmati, mentre io compravo la mia roba al mercato. Lei con le unghie perfette io con i mie tatuaggi; la differenza di età non era molta ma non ero riuscita a far piacere a lei quello che piaceva a me anzi; tutto il contrario. L' unica cosa che ci rendeva simili erano gli occhi entrambi blu con delle sfumature grigie presi ne da nostro padre ne da nostra madre.

- dai Fofie andiamo – ci alzammo dal letto e mi diressi verso la porta quando pensai che avrebbe potuto servirci un arma là fuori perciò andai in cucina e raccolsi due coltelli di quelli grossi. Ne diedi uno a Fofie e insieme varcammo la soglia di casa consapevoli che non ci saremmo più tornate. Intorno non c'era nulla, la nostra strada era completamente vuota; un silenzio che veniva spezzato solo da urla lancinanti che provenivano dalla casa di fronte. Urla che invocavano aiuto di chiunque le avesse sentite, in altre circostanze sarei andata ma non credo che metterci in pericolo per una vicina con la quale non avevo mai parlato avrebbe potuto aiutarci a sopravvivere. Aprii il garage di mio zio e presi le chiavi di scorta dell'auto parcheggiata all'interno che si trovavano sulla mensola, e in pochi minuti eravamo già difronte a casa di Hanna. In quei pochi minuti eravamo arrivati all'inferno; quanto era durata quella notte, in quanto tempo era accaduto tutto questo. Persone che camminavano tutte con gli stessi occhi vitrei come quelli della signora che avevo visto poche ore fa, tutti con la bocca sporca di sangue, e ognuno di loro aveva il segno di un morso, la carnagione era chiara più sul grigio di quella normale. Tirai fuori il telefono e richiamai Hanna, sperai che rispondesse finchè finalmente non sentii la sua voce – Fran – era ancora viva, non come questi... questi.... non ho idea di come chiamarli magari erano solo malati ma credo che una malattia del genere possa esistere; ma nemmeno i morti che camminano esistono... per il momento saranno solo quelli.

.- ok Hanna ascolta ora tu scendi verso il giardino... io ti raggiungo e andiamo via ok? - nessuna risposta, solo un piagnucolio – Hanna rispondi -

-.si ho, ho capito ci vediamo giù – la sua voce era distante triste, avrei voluto consolarla ma non sapevo come, vedevo solo quello che c'è intorno a me; e avrei preferito non esserci. Mi voltai verso Fofie, raccolsi il mio coltello e le dissi con calma, in modo che capisse anche se era visibilmente agitata – ora io vado a prenderla, tu mettiti al posto di guida. Tieni portiere e finestrini chiusi va bene? - il suo sguardo mi chiedeva di non andare di non lasciarla lì da sola ma non potevo lasciare la mia amica là – Fofie giuro – le presi la testa e gliela girai in modo che mi tornasse a guardare – Fofie giuro che torno -

Uscii dall'auto e corsi, mi sentivo osservata anche se non ero sicura che potessero vedermi, infatti solo due o tre mi seguivano, ma andavano talmente piano che avrei potuto tranquillamente raggiungere la porta e toglierli di mezzo mentre tornavo indietro; poi caddi. Forse feci rumore non lo so ma entro breve avevo circa una trentina di quei cosi che si dirigevano verso di me. Mi alzai, la porta si aprì e Hanna ne uscì, i suoi ricci erano raccolti con un ciappo e mi guardava in modo strano, era strano anche solo il fatto che guardasse me e non quella carica di cosi che ci stava per aggredire. Non ci badai e strattonai, indicandole la macchina e di fare silenzio. Iniziammo a correre verso l'auto ma uno di quelli mi prese per un braccio, sembrava un uomo magari di mezza età aveva la faccia tutta rovinata sembrava che qualcuno lo avesse morso sulla guancia destra e ovviamente aveva del sangue che scendeva dalla bocca. La sua mano stringeva sempre di più, cercai il mio coltello ma non c'era e a quel punto focalizzai un dolore lancinante all'avambraccio, Hanna; era quello che guardava, avrò il tempo di ispezionare quella ferita dopo. Ora devo liberarmi di lui. Il coltello non c'era non l'avevo più mi girai per vedere se era per terra ma ormai era lontano. Hanna lei mi può dare una mano, se non rimanesse lì immobile ad aspettare che questi cosi ci circondino – Hanna, cazzo! Ti prego o mi dai una mano o corri da mia sorella e ti salvi! - niente nessuna reazione io che continuavo ad urlare lei che continuava a stare lì immobile. Decisi di arrangiarmi, per il momento avevo solo fatto resistenza ma non poteva durare, quelli si stavano avvicinando, gli tirai un calcio nello sterno ma lui non diede segno di lasciarmi. Allora mi ricordai dei film di tutti i film che avevo visto, la testa dovevo colpirlo alla testa. Si mi faceva schifo ma non potevo fare altro così con il braccio sinistro staccai un ramo dall'albero più vicino e iniziai a dargli dei colpi. Tutto inutile così finii per conficcarglielo nella gola e finalmente mi mollo. Tutto intorno ormai era pieno Hanna sembrava pietrificata – dobbiamo solo evitargli stiamo gli lontane – poi la tirai per un braccio e me la portai fino all'auto, anche quella circondata. Quella una volta era gente del mio paese e ora voleva nutrirsi con la mia carne! Salimmo in macchina e solo quando partimmo ricominciai a sentire il dolore al braccio la ferita era profonda non più di tre centimetri e lunga sette all'incirca. Hanna allungò il braccio per verificare le condizioni del mio taglio ma non glielo permisi c' è l'avevo ancora con lei per avermi quasi lasciata uccidere da quelli.

- Voi avete delle bende? Del disinfettante? - mi chiese ancora con la voce tremante

.- no! E comunque non mi interessa pulirla ora! Hai sentito qualcun altro oltre a me?.- le dissi puntando i piedi contro il cruscotto e strappando una parte di coprisedile dell'auto e avvolgendomela attorno al taglio.

- Ho sentito Jen e Gale... li ho chiamati appena ho messo giù il telefono con te. - poi mi fissò da dietro il mio seggiolino – guarda che sanguini ancora... - fece per mettermi apposto la fasciatura improvvisata.

Mi scansai una seconda volta, nascondendo il dolore per la mossa improvvisa – quindi stanno bene? Sai dove sono? - le dissi sprezzante.

- dove devo andare io? - Fofie attirò la nostra attenzione, dove dovevamo andare? Cosa dovevamo fare a questo punto.

Alla vista di mia sorella alla guida di un auto senza una meta che evitava quei cosi che gli si paravano davanti mi feci forza, l'auto non è un gran posto ci serve qualcosa di grosso e più alto un autobus!

- prima andiamo a prendere Jen e Gale ok? Dopo cerchiamo un autobus o un posto sicuro... se Hanna ci dice dove sono gli altri due! - ero così arrabbiata che forse lo sguardo che rivolsi alla mia amica era più duro di quello che volevo.

- sono da Gale, nell'appartamento in centro... scusa, non sono abituata a vedere – e si interruppe come per deglutire – gente morta – e queste due ultime parole le urlò. Perchè io ne dovrei essere abituata! Si le persone a casa mia muoiono e tornano in vita ogni giorno! Ma ingoiai il mio pensiero e mi girai a guardare la strada.

- la casa di Gale è in centro – dissi rivolta a Fofie, lei acellerò e voltò all'incrocio. Ed eccoci lì nella mia città, quelle strade che percorrevo ogni giorno che oggi erano deserte, solo quei cosi che camminavano lentamente; senza un meta. In un angolo della piazza distinsi una ragazza ancora viva che urlava, spaventata da quello che le stava succedendo in torno. Si proteggeva con una spranga


  
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