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Autore: Gulminar    31/12/2012    6 recensioni
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.

Sono passati anni dalla fine della quarta grande guerra ninja, la pace regna ma non per Sakura. Nonostante le promesse fatte agli amici e gli impegni presi con se stessa, c'è qualcuno che non può dimenticare. Quando la speranza si riaccende, seppur flebile e quasi assurda, non può fare a meno di partire per una misteriosa destinazione.
Personalissima interpretazione del mondo di Naruto.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Trappola

 
Sangue ovunque, i rami grondavano. Corpi e arti spezzati volavano in mezzo alle grida, i tronchi si piegavano divelti da terra. La foresta non lo meritava, Oinomori non lo meritava, la gente di Oinomori non lo meritava, forse nemmeno i nemici lo meritavano. Pensieri svaniti come respiri nell’oscurità, quando aveva lasciato il potere libero di fluire.
Correva fra gli alberi, il Sommo Ookami era esaltazione pura, era fondersi con la vita della foresta ed essere solo una goccia in un fiume in piena. Correva con gli artigli rivolti verso il basso, cercava i nemici, colpiva e continuava a correre. La battaglia infuriava come un anello di violenza intorno alla città, lo aveva già percorso diverse volte senza rendersene conto. Il Sommo Ookami lo metteva in comunione con i pensieri di tutti i lupi, in un modo che la sua mente umana non avrebbe mai raggiunto. Li sentiva come se li avesse avuti accanto, coglieva le sensazioni del momento. Correva verso chi avvertiva in difficoltà, irrompeva e spazzava via il nemico. Il Sommo Ookami era una fonte di potere tanto grande da trasmettersi agli altri. Quando lo sentivano arrivare, tutti rinnovavano il vigore con cui combattevano, respingendo gli avversari. Sasuke dilaniava con gli artigli, strappava teste a morsi, godeva dell'orgia di sangue che stava causando.

 
Sakura andò in calante obliqua, la lama affondò ad altezza della scapola e l’avversario crollò di schianto. Tirò il fiato mentre imprimeva alla spada il colpo di torsione per liberarla dal sangue. Keiji e gli altri le danzavano intorno, tentando un po’ maldestramente di non farle capire che la proteggevano. Sasuke doveva aver ordinato loro di badare a lei. Strappò il cappuccio che copriva la testa dell’avversario abbattuto, non lo riconobbe. Ne aveva riconosciuti altri che ricordava di aver visto a Konoha, eppure non avevano insegne, solo la curiosa effige dei Santi distruttori, che non riusciva ad associare a niente che appartenesse a esperienze passate.
“Signora.”
Rivolse al lupo ninja uno sguardo interrogativo, indispettita dall’interruzione. Indole dolce e pacifica o no, voleva continuava a uccidere.
“Sappiamo dove si trovano i comandanti.”
“Siete sicuri?” Il lupo ninja si limitò ad annuire. “Il Sommo Ookami dov’è?”
“Sta combattendo, non è in grado di dare ordini al momento.”
“Hai tu il comando adesso.” Disse Kinuye alle sue spalle, a maggior spiegazione.
Sakura si prese appena un istante per ponderare la nuova situazione, non l’aveva messa in conto. Le idee di Sasuke cominciavano a darle un certo fastidio, prima la scorta, adesso il comando che passava a lei in sua assenza.
“Portaci là!” Ordinò.

 
La battaglia infuriava all’esterno, in modo tanto violento da far tremare la volta della caverna. Frammenti di terriccio cadevano sui presenti, il ninja in ginocchio non si curava di toglierseli di dosso. I comandanti erano nella zona di luce dell’unica lampada rimasta accesa, si erano coperti il volto, l’aria era satura di polvere.
“La trappola è stata piazzata?”
“Senza problemi.” Rispose il ninja in ginocchio.
“Bene, puoi andare.”
Attesero che si allontanasse, lasciando passare istanti di pesante silenzio.
“Di questo nostro esercito non si salverà quasi nessuno.” Sottolineò uno dei due. L’altro gli diede le spalle con un gesto di sufficienza.
“Non ha importanza.”
“Non ha importanza? Saranno distrutte migliaia di vite prima di domani!”
“Questi uomini ci hanno seguito pregustando il saccheggio di Oinomori, ma noi sapevamo fin dall’inizio che Oinomori non sarebbe stata prendibile. I mercenari sono sacrificabili, non ti curare di loro. Entro domani avremo raggiunto lo scopo, è questo che conta.”
“Non sono tutti mercenari, c’è anche gente di Konoha!”
“Non fa differenza.”
“Per me ne fa!”
L’altro gli rivolse uno sguardo gelido, si avvicinò fino a fargli sentire il respiro sul viso.
“Allora puoi andare là fuori e unirti a loro.”
“Signori.” Una voce che fece gelare il sangue nelle vene di entrambi. “Non occorre litigare.”
Le ombre in fondo alla caverna presero vita, si mossero, si consolidarono in una forma che avanzò verso di loro, ma non entrò nel cerchio di luce. Avevano condiviso i loro piani con quella creatura, definirla uomo sarebbe parso fuori luogo, non c’era più un modo per determinarla. Era solo grazie alla creatura, se la campagna marciava in maniera insperata. Aveva la capacità di eludere i sensi dei lupi, di infiltrarsi fra loro. Aveva colpito Sakura Haruno con l’ago avvelenato, dando inizio a tutto, aveva fatto in modo che i lupi cadessero in tranelli altrimenti inutili.
“Procederemo come previsto.” Una pausa in cui li sfidò a opporsi. “Qualcosa in contrario?”
Silenzio, i due erano paralizzati dal terrore.

 
Il Sommo Ookami si fermò in una delle poche radure non violate dal combattimento. Non che avesse bisogno di riprendere fiato, voleva farsi un’idea della situazione. Il nemico ripiegava in disordine, molti erano già in fuga. Impreparati a un attacco del genere, i comandanti erano confusi e non sapevano come dirigere gli uomini. Eppure sapevano che i lupi stavano arrivando, aveva informato di persona gli ambasciatori. La sua idea di ripulire i boschi dalla feccia stava riuscendo fin troppo bene, tanta facilità non lo convinceva. Il desiderio di continuare la carneficina, l’odore di sangue e il potere gli impedivano di pensare con lucidità, dove stava la logica?
Un grido lacerante nella testa lo riportò alla realtà. Qualcuno stava morendo, non tutti i nemici erano in fuga, in fin dei conti. Smistò fra i lupi che combattevano nei dintorni, individuò quelli in difficoltà. Erano tre e non troppo lontani, no, soltanto due, la terza aura era di qualcuno appena morto, gli altri erano allo stremo, doveva sbrigarsi. Sapeva di non poterli riportare a casa tutti, ma erano i primi che sentiva morire. Anche il secondo si spense prima che potesse raggiungerli, non stavano combattendo, erano immobili e terrorizzati. Non avevano subito ferite, si erano spenti come candele consumate. Lanciò un allarme telepatico a chiunque si trovasse nei dintorni, qualcosa non andava, che evitassero quella zona. Si inoltrò attraverso un fitto boschetto di sempreverdi e la sensazione di allarme si accentuò. Un lupo vede attraverso qualsiasi grado di oscurità, a maggior ragione il Sommo Ookami al massimo delle sue facoltà, eppure non riuscì a penetrare ciò che aveva davanti. Non faceva parte della foresta, lo capì immediatamente, ma cosa fosse era impossibile definirlo. Era grande, potente e pericoloso, forse anche per lui, ma l’aura del compagno agonizzante era là dentro. Una trappola tanto palese da sembrare ridicola ma, se esitava ancora, il compagno all’interno sarebbe morto entro breve. Allungò gli artigli fin quasi al terreno e li alzò in orizzontale, se fosse stato il tronco di un albero, si sarebbero bloccati, invece sprofondarono in qualcosa di morbido. Una scarica di dolore gli percorse le braccia, quasi paralizzandolo, strinse i denti per rimanere in piedi. L’aura del compagno svanì, come anche quelle dei due morti, non erano mai esistiti. Era la trappola perfetta per lui ed era scattata con spietata efficienza. Un liquido denso e viscoso, dotato di vita propria, strisciò lungo gli artigli e gli avvolse le braccia. Capì di essere immobilizzato, di non poter opporsi, un’ondata di timore lo colse quando sentì le forze venire meno. Sarebbe caduto in ginocchio, ma il muco gli avvolse anche le gambe sollevandolo da terra. Si ritrovò a testa in giù, tutti gli arti imprigionati. Lo spirito di Ookami si contorse nel dolore, si fece piccolo e si rintanò nelle profondità del suo essere. Il corpo si ridusse, rimase solo Sasuke prigioniero del fluido. Tentò di muoversi ma era come congelato, lo strano magma verde poteva assorbire le energie di chi inghiottiva, lo avrebbe ucciso in quel modo.
Fu l’ultimo pensiero coerente prima di perdere conoscenza.

 
Il Sommo Ookami è caduto!
La consapevolezza colpì Keiji come un pugno, stavano correndo e dovette fermarsi. Una serie confusa di messaggi telepatici gli invase la mente, le versioni si accavallarono in un istante, creando un terribile caos. Cercò gli sguardi dei compagni, confusi e spaventati quanto lui.
Sakura non poteva percepire i messaggi telepatici ma, dalle loro facce sconvolte, non era difficile intuire che era successo qualcosa di grave.
Keiji si costrinse a calmare l’ansia montante, fece cenno ai compagni di restare calmi nei limiti del possibile. In altre zone, i capibranco stavano cercando di mantenere l’ordine e continuare a combattere, ma avrebbe richiesto tempo. Occorreva una decisione in pochi istanti. Potevano correre in aiuto di Sasuke ma, se esisteva qualcosa in grado di fermarlo, loro non avrebbero avuto particolari speranze. Sentì comunque un gran numero di lupi convergere sulla zona dove lui si stava spegnendo, se era possibile aiutarlo lo avrebbero saputo a breve. Oppure potevano continuare la caccia ai comandanti nemici, forse Sasuke avrebbe dato ordini in quel senso, se fosse stato in grado.
Doveva sottoporre la questione a Sakura, era lei ad avere il comando, la compagna del capobranco. Stava pensando a come renderla partecipe della tempesta mentale che sconvolgeva i lupi, come trasmetterle le immagini che per loro era naturale vedere. Non aveva mai trasmesso a qualcuno sprovvisto di sangue di lupo, però non doveva esserci una gran differenza, la mente di Sakura sarebbe stata solo più restia a lasciarlo entrare.
Fu colpito alla spalla sinistra e sbalzato da terra, ruzzolò nell’erba alta. Un colpo perfetto e inatteso. Doveva assolutamente capire chi era il figlio di puttana che riusciva a prendere di sorpresa i lupi. Sentì i compagni chiamarlo, poi il nemico dovette incalzare anche loro, perché nessuno venne a sincerarsi delle sue condizioni. Il braccio non era rotto ma c’era andato vicino, costatò con una smorfia di dolore. Si riparò fra gli alberi per consentire all’arto di ritrovare mobilità e cercò mentalmente Kinuye e Koshiro, che erano ai fianchi di Sakura e osservavano il bosco per capire chi li stesse attaccando. Disse loro che stava bene, di proteggere Sakura e chiuse il collegamento, separando la mente dal mondo esterno. Alzò le difese più potenti che poté, non avevano ancora ricevuto attacchi mentali, ma quel nemico gli faceva paura e non voleva correre rischi.
“Salve.” Disse una voce sibilante.
Aveva il corpo di un serpente ma il volto di un uomo, era comparso di fronte a Keiji in un momento imprecisato. Il giovane conobbe una paura che non avrebbe ritenuto possibile, prima di sprofondare nell’oscurità.

 
Hiki Danjyo osservava le luci di Oinomori dispiegarsi sotto la finestra del suo stato maggiore, l’oscurità della foresta oltre ad esse. La donna alle sue spalle sobbalzò sulla sedia, lasciando cadere la penna con cui stava scrivendo. L’uomo fu consapevole dello sguardo di lei, percepì il cambiamento del suo umore, la paura subitanea che la avvolse.
“Finalmente si è rivelato.” Commentò
Immaginò la donna annuire in silenzio.

   
 
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