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Autore: Swichi_Matiux    31/12/2012    3 recensioni
[Klaine / Thadastian e accenni Finchel]
Un Capodanno speciale, una sorpresa da organizzare.
Riusciranno Kurt e Blaine - con l'aiuto e il supporto di Sebastian, Thad, Finn e Rachel - a esprimere i propri sentimenti e ad aprire il loro cuore nella magica notte dell'ultimo dell'anno?
"«Kurt è una persona troppo esigente: si aspettava che la sua prima volta avvenisse su un campo di lillà con Taylor Lautner e sottofondo musicale di Sting. Come posso riuscire a non deludere le sue aspettative se qualsiasi cosa io faccia può essere banale per lui?» mugugnò Blaine come spiegazione, il volto nascosto tra le braccia.
Thad si mordicchiò le pellicine del pollice pensoso e poi si aprì in un sorriso, «Beh allora dobbiamo trovare semplicemente qualcosa di originale e che non si aspetti che tu faccia»
Sebastian e Blaine lo guardarono – il primo scettico, il secondo speranzoso – in attesa di scoprire la grande idea originale e inaspettata.
«Blainey, tu non conoscevi per caso...»"
Storia scritta per "il Babbo Natale Segreto delle fanfiction" organizzato dal Gleeky Cauldron.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad, Finn/Rachel
Genere: Comico, Romantico, Fluff, Introspettivo
Avvertimenti: Fluff e trip mentali in quantità / Seblaine e Anderwood, Hummelberry e Furt friendship / Kurt e Blaine non si sono conosciuti a scuola, ma un anno dopo che Kurt si è trasferito a New York
Rating: Verde
Parole: 7.522
Note d’autore: Alla fine! Qui vorremmo solo augurarvi buona fortuna lettura e ovviamente specificare che questa storia è dedicata a Synapsesss.
 
 
 

Operazione Klaine: Capodanno a New York

 
 
 
26 Dicembre 2015, 05:47 di mattina
 
«SEBASTIAN!» urlò Blaine, tempestando la porta di pugni. «THAD, ALMENO TU! APRITE, VI PREGO!»
Dopo circa dieci minuti di strilla e suppliche, durante i quali alcuni vicini di condominio si erano scomodati ad uscire per assicurarsi che non fosse ubriaco o drogato, Sebastian si decise ad avere pietà di lui e aprire la porta. 
«Che cazzo vuoi?» sbottò, allacciandosi una vestaglia di un improponibile giallo canarino.
«Non sono neanche le sei di mattina ed siamo in vacanza. Cosa non capisci del binomio scopare e dormire?!»
«‘ASTIAN!» urlò Thad, la voce soffocata dal cuscino dove aveva rintanato la faccia. «Sbatti fuori il testimone di Geova e torna a letto che–»
«È Blaine» lo interruppe Sebastian, facendola suonare come una condanna, mentre faceva entrare l’amico in casa e rivolgeva cenni di scuse ai perplessi inquilini ancora affacciati.
Dalla camera provenne un sonoro mugugno di protesta. 
«Allora, Blaine,» esclamò Smythe, falsamente interessato, scortandolo in cucina, «illuminami, dato che il sole non l’ha ancora fatto: perché sei qui a quest’ora improponibile? Non potevi aspettare che ne so... il sette di Gennaio prima di imporci la tua asf- adorabile presenza?»
«Ero disperato, okay?» scattò sulla difensiva il riccio, lasciandosi cadere su una sedia sconsolatamente. 
«Non si era capito» commentò causticamente l’altro, sedendoglisi davanti con aria rassegnata. «Ora vuoi dirmi perché? Aspetta un momento, però: THAD, IL CAFFÈ!»
«IMPARA A FARTELO, NULLAFACENTE!» 
«Vedi, stanotte non riuscivo ad addormentarmi perché avevo un sacco di pensieri per la testa e una strana ansia nel petto. Così ho continuato a rigirarmi nel letto finché non ho deciso di parlarne con qualcuno e il resto lo conosci.»
Sebastian sollevò un sopracciglio per invitare l’amico a continuare la spiegazione in modo più approfondito.
«È cominciato tutto ieri, al cenone di Natale di Kurt» cominciò Blaine, concitato, dopo aver preso un bel respiro profondo. «Eravamo nella casa che condivide con Rachel e c’erano anche suo padre e Carole, la mamma del suo fratellastro, Finn appunto, i due papà di Rachel, Leroy e Hiram e–»
«Blaine, stringi» lo ammonì Thad, facendo il suo teatrale ingresso in cucina vestito di una maglietta al contrario e i boxer messi alla bell’e meglio e dirigendosi immediatamente verso i fornelli. 
«Okay, il succo è che... non ce la faccio più a vedermi con Kurt e sapere di essere solo suo amico! Sono sempre tentato di chiamarlo “tesoro” o “amore” e ieri ha fatto una faccia stranissima quando ho ordinato il cappuccino proprio come gli piace al posto suo e io mi sono sentito in Paradiso e poi quando mi ha baciato sulla guancia per salutarmi, l’altra sera, sono praticamente morto di autocombustione e... non so cosa fare.»
«Oh, Blaine,» si intromise nella conversazione Thad, piazzando sul tavolo da pranzo attorno al quale si erano accomodati tre tazze del suo caffè, «è chiaro che sei completamente cotto di lui, ma sono sicuro che anche Kurt è pazzo di te: no so se hai notato come ti guarda o come ti sfiora le mani. Per un occhio esterno state sicuramente insieme! Devi solo trovare un modo per dichiarargli tutto il tuo immenso amore e poi vivrete per sempre felici e contenti-»
«Come la zuccherosa coppia di principi azzurri che sembrate.»Sebastian, quando il fidanzato fu a portata, gli circondò i fianchi con un braccio, tirandoselo a sedere sulle gambe, sussurrandogli: «Buongiorno anche a te, eh.»
«Buongiorno» replicò languidamente Thad, sporgendosi a baciarlo. 
Blaine li osservò perplesso: non si erano appena insultati per la colazione? Mah. Forse un giorno anche lui e Kurt... 

No, rallenta, si disse, non ci sarà nessun “tu e Kurt” finché non fai qualcosa!

«Ma come faccio?» piagnucolò demoralizzato. 
«Come faccio? Vai là, lo guardi intensamente negli occhi e gli dici...»
Blaine pendeva dalle labbra di Sebastian. Anche Thad pareva parecchio sorpreso dal coinvolgimento del ragazzo a una questione che, solitamente, avrebbe bollato come pietosa. 
«Ti. Amo. E poi te lo sbatti sul muro.»
«Ecco, appunto» commentò stancamente Thad, sorseggiando il suo caffè per nascondere un sorrisetto saputo. In qualsiasi caso, se avesse lasciato Sebastian a elargire consigli non sarebbero finiti da nessuna parte, quindi, una volta deglutito, continuò: «Potresti sfruttare Capodanno, la storia del bacio all’ultimo minuto e fargli una sorpresa.»
A quelle parole Blaine si accasciò sul tavolo, più sconfortato che mai. 
«Cosa ho detto di male?» domandò silenziosamente Thad. 
«A me sembrava un bel consiglio» replicò il fidanzato. «Certo, l’avrei usato per mettere in pratica il mio, ma come inizio non era male.»
«Kurt è una persona troppo esigente: si aspettava che la sua prima volta avvenisse su un campo di lillà con Taylor Lautner con sottofondo musicale di Sting. Come posso riuscire a non deludere le sue aspettative se qualsiasi cosa io faccia può essere banale per lui?» mugugnò Blaine come spiegazione, il volto nascosto tra le braccia.
Thad si mordicchiò le pellicine del pollice pensoso e poi si aprì in un sorriso, «Beh allora dobbiamo trovare semplicemente qualcosa di originale e che non si aspetti che tu faccia»
Sebastian e Blaine lo guardarono – il primo scettico, il secondo speranzoso – in attesa di scoprire la grande idea originale e inaspettata.
«Blainey, tu non conoscevi per caso...»

***

 7:02 di mattina

«Rachel!» sussurrò Kurt nel buio, avvicinandosi in punta di piedi al letto dell’amica. «Rachel, dai: svegliati!»
«Finn?» mugugnò la ragazza, con la voce impastata dal sonno. «Cosa vuoi?»
«N-no! Sono Kurt!»
«Kurt? KURT! ODDIO!» strillò Rachel, saltando a sedere sul letto, gli occhi improvvisamente sbarrati. «Siamo in ritardo?! Oddio, Cassandra mi ammazza se arrivo tard-»
«NO!» continuò a sussurrare il ragazzo, tentando inutilmente di calmare Rachel, in modo che non svegliasse Finn con un altro urlo belluino. «Non dobbiamo andare alla NYADA, solo... svegliati e sta’ zitta, ok?»
La ragazza si girò ad osservare la figura addormentata di Finn, accanto a lei, e sussultò. «Oh. Oh. Ho capito» sussurrò, facendo l’occhiolino all’amico e uscendo silenziosamente dal letto per dirigersi in cucina.
«È inutile,» brontolò Finn, che prima di bere il suo caffè era piuttosto irritabile, «tanto mi avete già svegliato.»
Kurt avvampò e Rachel si schiarì la gola a disagio. «Buongiorno, tesoro. Io e Kurt non volevamo-»
«Uh, ci sarebbe un modo per farti perdonare...» la interruppe il ragazzo con il classico sorrisetto sghembo.
Quando Rachel capì il sottointeso si illuminò, risalì sul letto e posò un bacio sulle labbra di Finn, che la strinse in un abbraccio facendola ridacchiare.
Kurt si sentiva molto terzo incomodo sulla porta ad osservare quella scena così intima, quindi si sentì in dovere in dovere di tossicchiare per ricordare la propria presenza, «Scusate ragazzi, ma io sarei ancora qui...»
Rachel si staccò di colpo dall’altro, arrossendo appena, «Kurt, vieni pure a sederti qui sul letto con noi, tanto ormai siamo tutti svegli, e raccontami cosa ti affligge» esclamò pimpante la ragazza, battendo una mano sulle coperte.
Kurt lanciò un’occhiata a Finn: era il suo fratellastro e gli voleva bene, ma non era sicuro di essere pronto a esprimere davanti a lui i sentimenti che provava, ad aprirgli il suo cuore e correre il rischio che ridesse di lui o lo trovasse troppo melenso; era pur sempre un altro ragazzo.
Alla fine, però, aveva talmente bisogno di parlare con qualcuno di quello che sentiva dentro, che accettò con un sospiro l'invito dell'amica e l'idea di aprire il proprio cuore davanti al proprio quasi-fratello in quella sottospecie di pigiama party improvvisato.
Si sedette a gambe incrociate sul letto proprio di fronte a Rachel, ma al momento di cominciare a raccontare non riuscì ad aprire bocca; si sentiva strano, come se il tumulto di emozioni che provava non potessero essere espresse a parole.
«Kurt, che succede?» gli domandò allora la ragazza, preoccupata: l'amico passava da bianco come un cencio a paonazzo in pochi istanti, aveva il respiro spezzato e le mani che gli tremavano. «Kurt, ti prego! Non ti sta venendo un attacco di panico, vero?» 
Hummel, vedendo gli occhi terrorizzati di Rachel, si accorse della reazione involontaria che stava avendo il suo corpo e cercò di inspirare ed espirare regolarmente, «I-io non m-mi sono mai sentito così: quando lo vedo mi si illumina la giornata, quando mi sfiora o semplicemente mi guarda sento il cuore che mi esplode, qualsiasi cosa io stia facendo è sempre nei miei pensieri e quando non è con me sento una voragine nel petto, una specie di vuoto doloroso. E poi c'è quest'ansia perenne che-»
«Chi, Kurt?» domandò Rachel dolcemente, poggiandogli una mano sul ginocchio.
«Blaine»
La ragazza sorrise rassicurata, «Rilassati, Kurt, non è niente di strano: sei innamorato»
«M-ma non è possibile! Io sono già stato innamorato e... e non è mai stato così... così... intenso. Sento che farei qualsiasi cosa per lui e so che è una cosa stupida e banale da dire, ma è davvero così! E poi, se anche fosse, non posso essere innamorato del mio migliore amico: morirei a stargli sempre accanto senza poterlo prendere per mano o baciarlo ogni volta che voglio! E-e poi come ho fatto a stare con lui in questi anni senza accorgermi che quello che provavo era più che amicizia? È così strano: non può essere un colpo di fulmine perché quello solitamente succede la prima volta che ci si incontra, no? Quindi cos’è? L’unica cosa che so è che non posso più stare senza di lui» si sfogò Kurt, sentendo piano piano il groppo in gola dovuto dall'ansia sciogliersi, dandogli un po' di sollievo.
«E allora diglielo: vedrai che starai meglio! Senti, Kurt, non devi cercare di trovare un spiegazione all’amore perché è impossibile, comunque non è di sicuro successo tutto da un giorno all’altro, ma solo oggi hai aperto gli occhi e ti sei accorto sul serio di quello che provi per lui, magari solo per un gesto che ha fatto o una parola che ha detto: chi lo sa! Quindi devi smettere di tormentarti e trovare un modo per dichiararti a Blaine, capito?»
All’occhiata scettica dell’amico, Rachel continuò,«Non hai visto come si comporta con te? È sempre così dolce e premuroso, è speciale; e il modo in cui ti guarda? Kurt, mi fa venire i brividi: è così profondo e devoto e ogni volta sembra stia vedendo la cosa più bella del mondo. E poi hai passato più tempo insieme a lui in questi due anni che con me da quando ci conosciamo - e vorrei ricordarti che la prima volta che ci siamo incontrati è stata nel primo anno di liceo e ora viviamo pure insieme!»
Kurt si lasciò sfuggire un sorriso poco convinto, «Ma se ti fossi immaginata tutto? Se gli confessassi tutto e lui mi rifiutasse penso che potrei morirne. Inoltre sarei troppo imbarazzato a stargli vicino sapendo che lui sa quello che provo e dunque lo perderei anche come amico.»
Rachel non aveva mai visto il ragazzo, solitamente così forte anche nelle situazioni più difficili, crollare in quel modo nello sconforto; le si spezzava il cuore a vederlo in quelle condizioni e quindi avrebbe sicuramente trovato un modo affinché fosse di nuovo felice.
«Rachel, cosa posso fare?» le domandò Kurt con gli occhi lucidi.
«Beh-»
«Non potresti invitarlo a Times Square a Capodanno?»
I due amici si girarono simultaneamente verso Finn che, senza che se ne accorgessero, aveva ascoltato silenziosamente interessato tutta la conversazione.
«Tu sei un genio!» si animò Rachel abbracciando di slancio il proprio ragazzo, «Già mi immagino la scena: la voce di Jensen1 in sottofondo, la sfera illuminata che cade, i fuochi d'artificio, l'amore che esplode nell'aria dopo il conto alla rovescia, quando si deve dare il bacio di mezzanotte ad una persona cara... è perfetto, perfetto!» spiegò gesticolando animatamente, con la voce che saliva di un ottava ogni volta che la descrizione si faceva più dettagliata. «Abbiamo aspettato anche troppo! Kurt, il cellulare: invita Blaine a prendere un caffè da Starbucks o a fare una passeggiata a Central Park, quello che vuoi, e poi lì gli chiedi se vuole accompagnarti a Times Square a Capodanno!» esclamò esaltata mentre già componeva il numero del ragazzo.
Finn lanciò uno sguardo di scuse a Kurt, che poi si allungò verso l’amica per prenderle di mano il telefonino, «Rachel, cara, sono appena le sette di mattina, le persone normali a quest’ora dormono quando sono in vacanza»
Finn mostrò tutta la propria approvazione con uno sbuffo.
«Senti Rach, ti giuro che lo chiamo. Solo più tardi, okay?» la pregò il ragazzo stendendo una mano per farsi consegnare il cellulare incriminato; doveva prima pensare un po’ al discorso che avevano appena fatto: certo, anche Blaine era gay e questo era un punto a suo favore, ma ciò non implicava che automaticamente si sarebbe innamorato di lui e Kurt preferiva avere il ragazzo solo come amico che non averlo affatto.
Rachel mise su un finto broncio deluso, ma accontentò Kurt che la premiò con un abbraccio grato, «Sei la migliore amica che potessi desiderare»

***

10:11 di mattina

Kurt, seduto sul proprio letto a gambe incrociate, si rigirava nervosamente il cellulare tra le mani. Aveva impiegato tutto il resto della mattinata a creare l’outfit perfetto per l’appuntamento con Blaine – sempre da amici ovviamente – anche se ancora non sapeva se il ragazzo avrebbe accettato di uscire, e a rimuginare su tutto ciò che gli aveva detto Rachel. Lui non aveva mai notato se Blaine lo guardasse in un modo particolare e poi era sempre gentile e disponibile con tutti, ma sicuramente quel comportamento non era un’esclusiva che aveva solo con lui.
Certo, era l’unico che riusciva sempre a sorprenderlo anche nelle piccole cose – come quando aveva ordinato il suo caffè preferito a colpo sicuro – e questo gli faceva sempre mancare un battito, ma ciò rimarcava solo il fatto che era lui ad essere innamorato di Blaine e non viceversa.
Lanciò un ultimo sguardo disperato allo splendido accostamento di capi che aveva scelto come se potesse dargli un po’ di coraggio, prima di scorrere velocemente la lista dei propri contatti fino ad arrivare a Blaine Anderson.
Pigiò il tasto verde e attese trattenendo il fiato.

Comportati come al solito. Siete amici e lo stai semplicemente invitando a prendere un caffè come amic-

«Pronto?»

***

«OH! Finalmente se n’è andato. Penso dovremo chiamare un idraulico Thad, perché Blaine ci ha allagato la cucina con le sue lacrime di coccodrillo» esclamò Sebastian abbracciando al volo la vita del proprio ragazzo poco dopo aver chiuso la porta di casa dietro – più precisamente in faccia – all’ospite.
Thad ridacchiò e represse un brivido quando Smythe gli lasciò un bacio sul collo, «Sebs, non dire così! Avevi promesso che con l’anno nuovo saresti diventato meno acido»
«Caro Harwood, ti devo ricordare che siamo ancora al ventisei Dicembre? Posso essere acido quanto voglio per i prossimi cinque giorni!» affermò Sebastian con un ghigno prima di sollevare da terra Thad per portarlo di peso in camera da letto, «Dov’è che ci eravamo interrotti noi?»
L’altro fece un sorrisetto malizioso, ma appena aprì bocca per rispondere il rumore di un pugno che cozzava energicamente sulla loro porta attirò l’attenzione dei due ragazzi.
Sebastian chiuse gli occhi e inspirò profondamente per cercare di mantenere la calma, «Giuro che se è ancora Anderson lo buttò giù dalle scale» ringhiò riallacciandosi la cintura della vestaglia e dirigendosi verso l’ingresso.
Appena aprì la porta, però, si trovò di fronte esattamente lo stesso ragazzo bassino e dai capelli pieni di gel, che era riuscito a sbattere fuori di casa neanche cinque minuti prima.
«Blaine, che ca-» ma il francese non riuscì nemmeno a finire la domanda che l’amico spalancò gli occhi e scosse vigorosamente la testa.
Solo in quel momento Sebastian si accorse che Blaine era al telefono.
«Oh ciao, Kurt! Certo che non mi disturbi» fece infatti il ragazzo, decisamente non rivolto a lui.
Smythe alzò gli occhi al cielo e gli fece cenno di entrare in casa e mettere in vivavoce; Blaine ubbidì e subito la voce acuta di Kurt si spanse per la sala.
«Ehm... io volevo solo- Ecco... ti andrebbe di prendere un caffè insieme tra una mezz’oretta da Starbucks?»
Blaine rimase imbambolato per qualche istante, senza dire una parola: era per caso un appuntamento quello? No, certo che no, per Kurt loro erano ancora semplici amici. Che situazione: come avrebbe fatto a stare da solo con lui dopo la realizzazione che aveva avuto solo poche ore prima? Non poteva. Non ce l’avrebbe fatta: avrebbe sicuramente detto qualcosa di stupido facendolo scappare a gambe levate e buttando alle ortiche anche la loro meravigliosa amicizia. Ma non aveva neanche il coraggio di rifiutare. Non sarebbe riuscito a sopportare la delusione nella voce di Kurt.
Sebastian, vedendo che l’amico non rispondeva, gli tirò una gomitata.
«Ahia!»
«Blaine che succede?» domandò Kurt preoccupato, dall’altro capo del cellulare.
«Niente, niente tranquillo. Comunque per me va benissimo; tra mezz’ora davanti a Starbucks?»
«Perfetto. A dopo!»
«Ciao!»
Blaine chiuse la chiamata e si girò verso Sebastian con gli enormi occhi dorati sgranati. «Oddio, cosa ho fatto! E ora?»
«Anderson è semplicemente un’uscita tra amici, fai quello che fai di solito: vai, bevi il tuo caffè, parli del più e del meno, ridi alle sue battute e non fai una parola di Capodanno, chiaro?» lo ammonì l’amico scuotendolo leggermente per le spalle. «Ora vattene a casa a prepararti e buona fortuna» continuò sospingendolo lentamente verso l’ingresso.
Blaine gli sorrise riconoscente, «Grazie Sebastian, sei un vero ami-»
Ma venne brutalmente interrotto dal rumore della porta che gli veniva sbattuta in faccia.
«E per la seconda volta in venti minuti: finalmente se n’è andato! E noi possiamo finalmente fare-» il francese si bloccò sulla soglia della camera da letto con un’espressione indispettita, «Harwood, si può sapere cosa diavolo stai facendo? Lo sai benissimo che per fare sesso i vestiti si tolgono,non si mettono»
Thad gli rivolse un sorrisetto di scuse mentre finiva di abbottonarsi i jeans, «Cosa credi, Sebs, che possiamo lasciar andare Blaine da solo ad un pseudo-appuntamento con Kurt dopo la crisi che ha avuto stamattina? No, no, no, noi lo seguiremo di nascosto e interverremo in caso di necessità! Ora vestiti che ci aspetta una romantica colazione da Starbucks»
Sebastian represse un urlo di nervoso.
Era ufficiale: avrebbe ucciso Blaine Anderson.

***

11:04 di mattina

«Non capisco perché lo stiamo facendo»
«Non è una sorpresa: non capisci mai niente!»
«Oh ma smettila, non sei divertente, sai?»
«Lo dici tu»
«Ma perché stiamo li stiamo ancora stalkerando-»
«Te l’ho già detto prima. Ora cuciti la bocca e seguilo, ok?»
 
«Tesoro, davvero, io penso che-»
«Non mi distrarre. L’abbiamo già perso di vista una volta e non voglio che risucceda.»
«V-va bene. Ma quello che volevo dire è... non stiamo invadendo la sua privacy?»
«Ma per favore! Gli stiamo solo facendo un piacere. E ora taci e osserva!»
 
Nel frattempo...

«Ti trovo molto bene, Kurt. Voglio dire, per essere in pieno periodo natalizio- sai si mangia, si beve... cioè, non che io stia insinuando che tu sia goloso, eh! È che, sai com’è, è difficile mantenersi in forma... non che tu- insomma, tu stai benissimo, io...»
«Grazie, Blaine» mormorò Kurt, sperando che l’altro pensasse che il rossore sulle sue guance fosse dovuto da freddo pungente di New York. «A me – ehm – piace la tua sciarpa.»
Blaine tastò la stoffa morbida che gli cingeva il collo, sorridendo. «G-grazie. Io... ha lo stesso colore dei tuoi occhi.»
Hummel avvampò impietosamente, fissandosi imbarazzato la punta dei piedi: come doveva interpretare quel complimento? L’aveva detto consapevole del peso che avrebbero potuto avere le sue parole o solo come constatazione dettata dalla sua gentilezza disarmante?
 
«Mi verrà il diabete se vanno avanti così...»
 
«Hai detto qualcosa?»
«N-no, saranno stati i bambini» rispose Kurt, lanciando un’occhiata ai ragazzini schiamazzanti che si rincorrevano sull’erba. Forse non era stata l’idea migliore decidere di fare una passeggiata per Central Park dopo aver preso il caffè.
«Vuoi che ci sediamo?» offrì Blaine, magari da seduto sarebbe stato più a suo agio e le sue ginocchia avrebbero smesso almeno un po’ di tremare.
Kurt annuì e si andarono ad accomodare su una panchina leggermente in disparte, con alle spalle due enormi querce rosse secolari e l’intrico dei rami spogli di alcuni cespugli.
 
«Si sono seduti là! Corri forza!»
 
«Hai- erano di nuovo i bambini?»
«Sì... spero.»
Kurt fece un sorrisetto teso e continuò a torturarsi le mani, appoggiate in grembo, attento a non guardare Blaine negli occhi neanche per caso.
«Io volevo ringraziarti» ruppe il silenzio imbarazzato Blaine, mentre Kurt gli lanciava un’occhiata interrogativa, «per il Natale. Sai, è stato uno dei migliori della mia vita. Ma... tra un po’ devo andare, quindi... perché mi hai invitato qui, Kurt?» corrugò pensierosamente le sopracciglia triangolari prima di aggiungere, con una certa aspettativa: «C’è qualcosa che devi dirmi, per caso?»
«Io... sì. In verità sì. Spero che- di non averti disturbato...»
«No no!» si affrettò a rassicurarlo il riccio. «Solo... sai che puoi dirmi tutto, vero?»
Kurt annuì e fece un sorrisino, guardando l’amico da sotto le lunghe ciglia – mossa che Blaine trovò assolutamente sleale: come poteva cercare di resistergli se lui si comportava in modo così adorabile? «Io... volevo chiederti... sei libero a Capodanno? Perché sai... potremmo... a Times Square... sai?»
Blaine si ritrovò spiazzato. Dalla smorfia che fece, probabilmente lo dedusse anche Kurt, dato che avvampò, certo di essere appena risultato inopportuno e pressante al ragazzo che gli piaceva. 
«Io... Kurt, mi piacerebbe un sacco venire,» assicurò Blaine, vedendo il dubbio nel volto dell'amico, «ma sono già occupato.» Esitò un momento, alla ricerca do una scusa decente da raccontare che non sembrasse una bugia bella e buona. «Sai, col fatto che i miei erano impegnati per Natale, Cooper ha deciso di organizzare - all'improvviso, come suo solito - una rimpatriata per Capodanno,» spiegò, aggiungendo una smorfia per rendere la balla più credibile. 
«Ah. Capisco.» Kurt, nonostante non dubitasse minimamente di quello che gli era appena stato detto, sembrava comunque parecchio deluso. 
Blaine, vedendolo diventato così mogio all’improvviso, aggiunse un timido: «Mi dispiace.»
«Oh, no, no, n-non ti preoccupare!» esclamò l'altro ragazzo, impanicato: non voleva assolutamente che Blaine si sentisse in colpa per aver scelto la sua famiglia – che non vedeva da molto tempo – a lui – assieme al quale aveva per giunta festeggiato il Natale. «Io... Anche io parto,» inventò sul momento, rodendosi mentalmente il fegato per il guaio dove si era cacciato. «Sai, ho degli amici... dove vivevo prima, a Lima. Adesso siamo tutti un po' sparsi in giro ma sai, è tipo una tradizione rincontrarsi tutti al Ringraziamento e... a Capodanno. È che n-non volevo che, sai... Dato che siamo buoni amici... Non avrei mai voluto che tu mi... Che ne so, invitassi fuori, e io fossi costretto a dirti di, beh, ecco... di no.»
Blaine mancò il respiro: Kurt non sarebbe stato a New York per Capodanno. Non era decisamente possibile che succedesse una cosa del genere: era fuori discussione!
«Oh, non ti preoccupare: non ti avrei mai invitato fuori per Capodanno,» esclamò comunque, cercando di sembrare allegro, nonostante fosse sicuro che il terrore che provava trasparisse dai suoi occhi troppo espressivi.

Ti prego no, non andartene dopo tutta la fatica che sto facendo per organizzarti questa sorpresa di nascosto, aggiunse mentalmente. 

Solo dopo averlo fatto ed essersi accorto dell'espressione ferita di Kurt, capì che non era stata la sua migliore uscita - non con il ragazzo di cui era innamorato, almeno. 
«Oh no! No, quello che volevo dire è che-» cercò di rimediare tremendamente imbarazzato, agitando le mani come se così facendo avrebbe potuto cancellare le parole dette.
«No, i-io so che tu non mi avresti mai invitato» lo tranquillizzò con tono mesto Kurt. Poi, resosi conto di quanto l'aria fosse diventata tesa, aggiunse: «Insomma, Rachel deve aver accennato qualcosa a riguardo della rimpatriata quando eravamo a cena, l'altro giorno, no? E tu avrai fatto due più due.» 
Blaine era ancora troppo sconvolto da quello che aveva appena detto per fare qualcosa più di un dubbioso cenno affermativo. 
Kurt sentiva gli occhi che pizzicavano e un doloroso groppo in gola dopo quella chiacchierata con Blaine e temeva seriamente che se fosse stato lì insieme a lui ancora anche solo per pochi istanti si sarebbe potuto mettere a piangere dalla rabbia e la delusione; e questo non doveva assolutamente succedere. Guardò l'ora sull'orologio da polso e spalancò gli occhi in maniera forse troppo esagerata per essere normale. «Oh mio Dio, Blaine, scusami, ma d-devo andare... Devo accompagnare... ehm... Finn a prendere un... uhm... regalo per Rachel.»
L’altro ragazzo, però non c’era cascato: aveva capito benissimo che stava scappando. Scappando da lui. «O-ok. Ciao.»

MERDA!, pensarono entrambi subito dopo, uno ancora seduto su una panchina, l'altro correndo per Central Park.
 

Nel mentre, dietro a un cespuglio...

«Non ci posso credere: ma è proprio stupido, allora!» 
«Ssh, Thad: non vedi che io e questi ragazzi stiamo cercando di ascolt- Ehi! Ma voi non eravate anche da Starbuks? Cosa ci fat-» Sebastian la guardò meglio e il collegamento gli venne automatico: l’amica con cui Kurt condivideva l’appartamento. «La famosa Rachel?» 
La ragazza, avvolta in un improbabile cappotto viola prugna, lo guardò sospettosamente prima di strabuzzare gli occhi e chiedere: «Il famoso Sebastian?» 
Il suddetto sogghignò. Poi, dato che la storia dell'agente segreto l'aveva preso molto e sentendo che il discorso tra i due semi-piccioncini continuava, ma non per il verso previsto, si rigirò a osservarli attraverso i rami del cespuglio e ordinò: «Thad, socializza.» 
«Schiavista» borbottò lui, prima di gattonare di fianco a Finn e presentarsi - la ragazza (Rachel, a quanto pareva) sembrava troppo impegnata a origliare di nuovo i discorsi tra Kurt e Blaine per fare conversazione o anche solo prestargli attenzione. 
«Io ho provato a dire a Rach che stiamo invadendo la loro privacy,» stava spiegando Finn poco dopo, «ma lei non mi ha nemmeno considerato.»
«Anche io all'inizio pensavo, sicuramente come lei, che fosse per il loro bene seguirli, ma quando hanno deciso di venire a fare una passeggiata qui avevo intuito che la faccenda stava prendendo una piega molto più delicata e privata... ma Sebastian ormai ci aveva preso gusto» concordò Thad con un sospiro, trovando il ragazzo più simpatico ogni minuto che passava. Forse era il fatto che pure lui era fidanzato con un tipino niente male in fatto di ordini, pedinamenti di amici per cause di forza maggiore e trovate assurde. 
Nel frattempo, anche i sopracitati Rachel e Sebastian sembravano essersi trovati, dato che condividevano lo stesso punto da dove sbirciare i rispettivi amici e ogni tanto si giravano simultaneamente per scambiarsi sguardi rassegnati, sbuffi seccati o pareri e commenti. 
Solo quando Kurt si allontanò dalla panchina quasi correndo e Blaine rimase immobile a fissare il vuoto, si decisero ad agire. 
«Okay, Thad, per oggi hai chiacchierato abbastanza,» lo ammonì Sebastian, tenendo d'occhio Blaine. 
«Ma io e Finn-»
«Tu e Grande Gigante Gentile un corno. Quella testa ricoperta di gel probabilmente starà pensando a svariati metodi di suicidi per la boiata che ha appena combinato e noi abbiamo intervenire adesso
«Tu parli veloce come me, se non di più,» commentò Rachel stupefatta e in parte compiaciuta. 
Finn sembrava sconvolto. 
«Dobbiamo scambiarci i numeri,» esclamò la ragazza. 
«Tu non mi interessi,» si affrettò a dichiarare Sebastian, scandalizzato, avvicinandosi inconsciamente a Thad.
«Ovvio che no,» protestò Rachel, alzando gli occhi al cielo, «ma abbiamo bisogno di rimanere in contatto per controllare quello che fanno questi due e poi, sinceramente, non vedo l'ora di poter fare una conversazione telefonica senza che il mio interlocutore, incluso il mio ragazzo, mi interrompa per chiedermi di parlare più piano o spiegargli le citazioni in lingua su Les Misèrables che faccio. Perché tu sei francese, vero? L’ho capito subito»
Gli occhi di Sebastian si illuminarono. «Thad... procedi.» 
«Perfetto!» trillò Rachel entusiasta. «Finn, sai cosa fare.»
Entrambi si alzarono e si diressero dietro ai rispettivi amici: Rachel a destra, alla ricerca di Kurt seguendo il suo istinto di amica, Sebastian a sinistra, pedinando un Blaine psicologicamente distrutto, che si era da poco alzato per dirigersi a casa trascinando i piedi. 
Thad e Finn si scambiarono uno sguardo rassegnato e si scambiarono i numeri, consapevoli almeno di aver appena conquistato un alleato.
 
«Blaine! Ehi, Blaine, fermati!»
«Se-Sebastian? Che ci fai qui?» fece il ragazzo strabuzzando gli occhi leggermente lucidi.
Il francese si lisciò la giacca con le mani, «Porto a spasso il cane» rispose con tono noncurante.
«Seb, tu non ce l'hai un cane»
«Oh ho detto cane? Volevo dire Thad. Comunque che ti succede? Ti vedo scosso» 
Blaine si strofinò il naso arrossato con il dorso della mano e poi confessò con voce incrinata, «Sono un idiota»
 
 
«Ehi Kurt, anche tu qui! Ma guarda che caso» esclamò Rachel con il respiro leggermente affannato, incrociando l'amico - si era premurata di tagliare una parte del viale per riuscire a comparirgli proprio di fronte e destare meno sospetti.
Kurt cercò invano di nascondere gli occhi arrossati e gonfi, che però orgogliosamente non avevano versato una lacrima, alla ragazza, ma quella non si lasciava sfuggire niente.
«Kurt, tesoro, cos'è successo?» gli domandò con voce dolce, avvicinandoglisi e aprendo le braccia.
Hummel si tuffò nell'abbraccio come un'ancora di salvezza, - possibile che quella ragazza comparisse sempre nel posto giusto al momento giusto? - e si lasciò andare, «Sono uno stupido, Rachel!»

***

Dopo una decina di minuti di rassicurazioni - da parte di Thad, ovviamente - e l'ennesimo caffè della mattinata, Blaine si calmò un poco. «Come ho fatto a dirgli che non l'avrei mai invitato a uscire a Capodanno? Si può essere più stupidi?» mugolò il ragazzo passandosi una mano tra i ricci domati dal gel.
«No» gli rispose tranquillamente Sebastian, beccandosi un'occhiataccia da Thad.
Blaine, però, non lo sentì, continuando a deprimersi: «E poi ora come faccio a fargli la sorpresa che stavamo organizzando se torna a Lima dai suoi amici? Tutto inutile, tutto inutile...»
Il francese si pinzò la radice del naso tra il pollice e l'indice, nel disperato tentativo di non riversare addosso all'amico tutti gli insulti che conosceva. Fortunatamente per lui, intervenne diplomaticamente Thad. «Blainey, non so se l'hai notato, ma prima di dirti che andava a Lima ti ha invitato a festeggiare il Capodanno insieme. La sua era una scusa perché tu non avevi accettato, lo capisci? Probabilmente in questo momento si starà disperando tanto quanto te, solo perché gli hai detto che sei già occupato!»
«Oh no, Thad! Io non voglio che Kurt stia male!» esclamò Blaine con gli occhi enormi e le labbra tremanti. 
«N-no, ehi, va tutto bene, okay? Anzi, andrà tutto bene perché il nostro piano è perfetto e Kurt non potrà resisterti, capito?» cercò di consolarlo l'amico tenendolo per le spalle per farsi guardare bene in faccia. Anderson annuì debolmente, tirando su con il naso.
Sebastian alzò gli occhi al cielo al sentire tutte quelle smancerie, così decise di intervenire per interrompere quel momento che, se fosse durato un po' più a lungo, gli avrebbe fatto venire le carie ai denti, «Bene, ora che siamo tutti felici e rassicurati, farò la domanda fondamentale: Blaine sei riuscito a contattare quel Je-»
Prima che il ragazzo potesse concludere la frase però lo squillo del proprio cellulare lo interruppe. «Mon Dieu, chi diavolo è ora?!» esclamò stizzito estraendo con un rapido gesto l'apparecchio dalla tasca dei jeans, «Pronto?» «Pronto Sebastian, sono Rachel!»
Il ragazzo cambiò subito espressione, «Dimmi tutto.»
«Kurt è disperato, mi ha detto che Blaine ha rifiutato il suo invito a Capodanno! Com'è possibile? Non eravate anche voi lì affinché l'operazione Klaine andasse in porto? Pensavo di aver capito che fosse anche nelle vostre intenzioni!»
Sebastian era leggermente frastornato: quella ragazza aveva una parlantina talmente rapida che doveva concentrarsi per non perdersi qualche passaggio e talmente acuta che quasi raggiungeva la soglia del dolore. «Senti, non ti chiederò cosa intendi per "operazione Klaine" perché non mi interessa e anche perché mi ricorda un po' i nomi delle missioni segrete durante la Guerra Fredda, ma ti posso dire solo che- Aspetta, Hummel non sta ascoltando, vero?»
«No, no, da quando siamo tornati si è rinchiuso in camera e non è più uscito: puoi parlare liberamente» lo tranquillizzò Rachel abbassando leggermente la voce per non correre rischi.
«Perfetto. Comunque stavo dicendo che abbiamo preparato una sorpresa per quel bel culetto del tuo migliore amico, affinché lui e quell'idiota di Blaine si mettano finalmente insieme e vivano nel loro castello di marzapane felici e contenti. Solo per questo Blaine gli ha detto di essere occupato a Capodanno» le spiegò rapidamente Sebastian, cercando di ignorare le espressioni indignate che gli rivolgeva l'amico sopracitato ad ogni battutina o soprannome.
Dall'altro capo del telefonino si avvertì per qualche secondo solo il crepitio della linea. «Senti,» riprese la ragazza, determinata, «io voglio che quei due si stiano insieme tanto quanto voi, quindi spiegami bene la vostra idea e io farò di tutto per aiutarvi»
Il francese si concesse un sorrisino soddisfatto prima di rispondere, «Très bien, avevamo proprio bisogno di un alleato in campo nemico.»
 
31 Dicembre 2015, 14: 47 del pomeriggio
 
Quei quattro giorni per Kurt erano stati un inferno. Non aveva voglia di mangiare, non riusciva a dormire e tutto quello che faceva era stare sdraiato sul divano a fissare il soffitto. Si sentiva come se un enorme macigno gli schiacciasse il petto, impedendogli di respirare.
Rachel e Finn, poi, sembravano introvabili; non si diceva per caso che gli amici si vedono nel momento del bisogno? Ecco, se avesse seguito questa massima si sarebbe ritrovato solo come un cane: la ragazza girava per casa confabulando perennemente al cellulare e sembrava in fibrillazione per qualcosa, il fratellastro semplicemente non c'era - solo per questo era riuscito ad appropriarsi del divano.
«Sì, sì, certo. Va bene, a stasera!»
Proprio in quel momento entrò in salotto Rachel, chiudendo l'ennesima telefonata con gli occhi che le brillavano.
«Chi era?» le domandò Kurt; non era esattamente interessato, ma almeno avrebbe trovato un modo per parlare con l'amica.
«Ehm... era... era Finn!»
Il ragazzo girò leggermente la testa verso Rachel, lanciandole un'occhiata scettica al sentire quel tentennamento.
«Mi ha chiesto a che ora ci potevamo trovare a Times Square questa sera. Non vedo l'ora!» mentì lei, dandosi mentalmente del genio per la trovata che l'avrebbe portata a concludere in bellezza la sua parte di piano.
«Uhm, divertiti allora» le rispose Kurt, riappoggiando comodamente la nuca sul cuscino e poggiandosi un braccio sugli occhi.
Rachel guardò l'amico tristemente: erano addirittura quattro giorni che non si faceva una maschera di bellezza e che ciondolava per casa con i pantaloni della tuta di Finn. Era una situazione decisamente grave. «Kurt, tu vieni non noi»
«Rach, grazie ma no. Preferisco passare il Capodanno da solo guardando quei programmi scadenti che attorno a mezzanotte fanno il conto alla rovescia e brindando con una Dietcoke. Non ho voglia di uscire»
«Oh non ci pensare nemmeno! Ma hai visto come ti sei conciato? Cosa direbbe il Kurt Hummel fashonista che conosco se ti vedesse in questo stato?» esclamò Rachel fintamente arrabbiata, incrociando le braccia e posizionandosi proprio davanti al divano. «Ora ti alzi, ti fai una doccia, scegli l'outfit perfetto per la serata e cominci a prepararti perché solitamente ci metti ore affinché tutto sia come vuoi tu. Ci siamo capiti?»
«Ma non ti disturberò? Insomma non volevi stare un po' da sola con Finn? Sono giorni che non lo vedo oltretutto»
Rachel alzò gli occhi al cielo di fronte alla cocciutaggine dell'amico, «Kurt, non so se lo sai, ma a Times Square a Capodanno non sarò mai sola con Finn! Ci saranno migliaia di persone, quindi che vuoi che sia una in più?»
Il ragazzo sbuffò e si tirò su a sedere, «E va bene, mi alzo. Ma solo perché altrimenti il mio orgoglio mi impedirebbe di guardarmi allo specchio per i prossimi vent'anni se indossassi un giorno in più questi orrendi pantaloni privi di gusto»
L'amica sorrise soddisfatta e filò velocemente nella sua stanza per prepararsi a una delle serate più emozionanti della sua vita.
«Sebastian, missione compiuta. Saremo lì alle dieci»
 

21:57 di sera

«Blaine, respira. Non è mica la fine del mondo!»
«Come non è la fine del mondo, Thad! Mio Dio, come hai fatto a convincermi a fare una cosa del genere?»
«Vedrai che andrai benissimo! E Kurt non potrà resisterti!»
«Oh no. No, no, no! E se mi dimentico le parole? Se rimango lì come un pesce lesso con lo sguardo fisso nel vuoto senza dire nulla? Pensa che figura!»
«Tranquillo, Anderson, avrai solo qualche migliaio di persone a guardarti e anche alcune televisioni che ti riprendono, non sentirti sottopressione»
«Sebastian, così non sei d'aiuto! Blainey, non ascoltarlo: respira e andrà tutto benissimo.»
«Caro Thad, non volevo esserlo. io sono semplicemente realista»
Prima che Harwood potesse rispondere qualcosa di cattivo al proprio ragazzo lo scroscio di un applauso risuonò nell'aria.
«E ora, signori e signore, ragazzi e ragazze, accogliamo sul palco il nostro amato Jensen!» annunciò una voce potente al microfono, scatenando altri applausi.
«Non ce la farò mai! Ma li avete sentiti?» piagnucolò Blaine, sull'orlo di una crisi di nervi, tormentandosi le mani.
 
Le prime note di una chitarra si spansero nella fredda aria dell'ultimo di Dicembre, ora silenziosa, proprio mentre altre tre persone facevano il loro ingresso a Times Square.
«Oddio, ragazzi! Per fortuna siamo arrivati in tempo, non me lo sarei mai perdonata se ce lo fossimo persi» squittì Rachel su di giri.
«Rach, Jensen canterà per le prossime due ore, anche se ci perdevamo i primi dieci minuti non moriva nessuno» sbuffò Kurt, strofinandosi le mani inguantate per scaldarle un poco.
«No, no Kurt, era di massima importanza! Ora zitto, ascolta e trova un modo per avvicinarti alle transenne più vicine al palco»
Il ragazzo si guardò attorno sconsolato, cercando un passaggio tra la massa di corpi accalcati. Dopo qualche minuto inspirò profondamente e cominciò a farsi spazio tra la gente a suo di "permesso" e "mi scusi, dovrei passare", avendo realizzato che era impossibile che all'improvviso, dalla calca, potesse uscire l'unica persona che realmente gli interessava vedere. 
 

23:47 di sera

«E queste ultime erano alcune delle canzoni che potrete trovare nel mio nuovo album!» esclamò Jensen dopo quasi due ore di concerto e aver concluso il suo repertorio in un tripudio di applausi e ovazioni, «Ma ora, prima che arrivi la mezzanotte e la sfera cada segnando l'inizio di un nuovo anno, volevo lasciare il palco ad un mio amico, un ragazzo davvero talentuoso che questa sera canterà con il cuore in mano. Facciamo un bell'applauso di incoraggiamento a Blaine Anderson!»
 
Kurt per poco non si ritrovò con la faccia spiaccicata sull'asfalto dalla sorpresa. Blaine Anderson? Era uno scherzo quello? Cosa ci faceva a New York? Cosa ci faceva a Times Square? E soprattutto: cosa ci faceva sul palcoscenico?!
 
Blaine salì sul palco con il respiro accelerato e le mani sudate e subito fu abbagliato dalle luci incandescenti e accecanti che si muovevano, illuminando a tratti lui e il pubblico, creando disegni e immagini colorate.
Non ebbe il coraggio di guardare verso la gente in attesa, così si sedette al pianoforte e chiuse gli occhi, avvicinandosi al microfono. «I-io volevo ringraziare tutti voi per q-questa meravigliosa opportunità e Jensen per essere stato così gentile da lasciarmi lo spazio per aprire il m-mio cuore.» Inspirò profondamente prima di continuare, perché quelle parole avrebbero cambiato la sua vita, «Io volevo dedicare questa canzone a Kurt Hummel, una persona meravigliosa e speciale che è entrata nella mia vita sconvolgendola del tutto, migliorandola e che vorrei potesse farne parte per sempre. Non riesco a pensare ad un'esistenza senza di te, Kurt. Sai, arriva un momento in cui diciamo a noi stessi: "oh, eccolo là. Cerco uno così da una vita", e passare questo Natale insieme mi ha davvero aperto gli occhi. Ho capito una cosa: io ti amo, Kurt, e questa è la canzone che mi è venuta in mente la prima volta che ti ho incontrato e che per sempre sarà legata a tutti i ricordi che ho di te.»
Blaine finalmente aprì gli occhi e, come in un sogno, appoggiato alle transenne proprio davanti al palco stava Kurt, con gli occhi lucidi dalla commozione, che gli sorrideva teneramente.
 
Cominciò allora a far scorrere le dita sui tasti del pianoforte, sentendosi finalmente felice, completo: aveva trovato il suo pezzo di puzzle mancante.
 
You think I’m pretty without any makeup on
You think I’m funny when I tell the punchline wrong
I know you get me so I let my walls come down, down
Before you met me, I was a wreck but things
Were kinda heavy, you brought me to life
Now every February, you’ll be my valentine, valentine
Let’s go all the way tonight
No regrets, just love
We can dance until we die
You and I
We’ll be young forever
You make me feel like I’m living a teenage dream
The way you turn me on, I can’t sleep
Let’s runaway and don’t ever look back, don’t ever look back
My heart stops when you look at me
Just one touch now baby I believe
This is real so take a chance and don’t ever look back, don’t ever look back
We drove to Cali, and got drunk on the beach
Got a motel and built a floor out of sheets
I finally found you, my missing puzzle piece
I’m complete
Let’s go all the way tonight
No regrets, just love
We can dance until we die
You and I
We’ll be young forever
You make me feel like I’m living a teenage dream
The way you turn me on, I can’t sleep
Let’s runaway and don’t ever look back, don’t ever look back
My heart stops when you look at me
Just one touch now baby I believe
This is real so take a chance and don’t ever look back, don’t ever look back
I might get your heart racing
In my skin tight jeans
Be your teenage dream tonight
Let you put your hands on me
In my skin tight jeans
Be your teenage dream tonight
You make me feel like I’m living a teenage dream
The way you turn me on, I can’t sleep
Let’s runaway and don’t ever look back, don’t ever look back
My heart stops when you look at me
Just one touch now baby I believe
This is real so take a chance and don’t ever look back, don’t ever look back
I might get your heart racing
In my skin tight jeans
Be your teenage dream tonight
Let you put your hands on me
In my skin tight jeans
Be your teenage dream tonight
 
Ed era tutto vero: ogni singola parola che aveva cantato con le lacrime agli occhi e la voce tremante la sentiva premere nel profondo del cuore e agitarsi per riuscire ad uscire. 
Blaine suonò le ultime note del pianoforte nel silenzio più assoluto: nessuno osava fiatare per distruggere l'atmosfera incredibilmente dolce e romantica che si era creata. 
«Grazie» sussurrò Anderson nel microfono, prima di alzarsi e correre giù dal palco mentre il pubblico - come se si fossero messi tutti d'accordo - cominciava ad applaudire commosso.
E proprio in quel momento partì il conto alla rovescia: il nuovo anno era agli sgoccioli.
 
10.
Blaine scostò con un rapido gesto le tende scure che lo separavano da dietro le quinte. Il cuore gli martellava impazzito nel petto.
9.
Nascosti in un angolo, nel buio gli sembrò di notare Thad e Sebastian interrompere un bacio particolarmente appassionato per lanciargli un sorriso d'incoraggiamento. Erano fieri di lui.
8.
Un giorno avrebbe dovuto trovare un modo per ringraziarli, erano i migliori amici che un ragazzo potesse desiderare.
7.
Gli sembrava di volare, di camminare a un metro dal suolo mentre scendeva le scale che lo dividevano da Kurt a tre a tre. Ce l’aveva fatta, era riuscito a sorprendere Kurt e a renderlo orgoglioso di lui.
6.
Kurt non ce la faceva più ad aspettare, sentiva il cuore esplodergli dalla gioia nel petto e le gambe fremere dalla voglia di correre incontro al ragazzo più speciale che avesse mai incontrato. Si guardò intorno e vide poco distante Rachel fargli un cenno d'assenso con la testa.
5.
Senza curarsi del fatto che i suoi nuovissimi pantaloni di Vivienne Westwood potessero rovinarsi, scavalcò con un agile salto le transenne che delimitavano la Cinquantaquattresima strada. Nessuno mosse un dito per impedirglielo.
4.
Blaine si lanciò di corsa verso le barriere metalliche e appena vide Kurt andargli incontro gli si illuminarono gli occhi.
3.
Senza aspettare un secondo in più si tuffarono l'uno nelle braccia dell'altro, affondando l'uno il viso sulla spalla dell'altro. Si erano trovati. In quel momento capirono di essersi aspettati per tutta la vita e che nessuno avrebbe potuto dividerli.
2.
«Pensavo dovessi andare alla rimpatriata della tua famiglia organizzata da Cooper»
«Speravo non andassi a Lima»
1.
«Ti amo, Blaine»
«Ti amo anch'io, Kurt»
0.
La sfera illuminata che cadeva e i fuochi d’artificio che esplodevano nel cielo fecero solo da sfondo allo spettacolo del bacio mozzafiato dei due ragazzi, che con il loro amore inaugurarono l’anno nuovo e la loro futura vita insieme.
 

The end.
 

 
 
 
1.    Liberamente tratto da Capodanno a New York che ha anche ispirato questa shot!
 
N / A:

Buon ultimo dell’annoooo!
Vorremmo solo dire che è stato bellissimo partecipare a quest’iniziativa del Gleeky Cauldron che ci ha dato la spinta per tuffarci nello splendido mondo delle fan fiction di Glee. Abbiamo aspettato con ansia la letterina e quando abbiamo letto quella di Synapsesss siamo morte dalle risate: speriamo davvero di essere riuscite a saldare il conto in sospeso che avevi con Babbo Natale ♥
Anche perché è la prima Klaine che scriviamo (sì, nei nostri rifugi segreti e bui – alias le nostre camere da letto – ci siamo cimentate nella stesura di qualche Thadastian) e abbiamo una paura matta di aver fatto diventare i personaggi OOC!
Comunque speriamo anche che la Seblaine ti vada bene anche se è solo come friendship, perché come coppia non riusciamo proprio a vederceli.
Ecco, basta. Un ultimo piccolo, ma veramente importante, ringraziamento va alla nostra Yele, che con pazienza infinita ha letto innumerevoli volte e betato la one shot, ha sopportato i nostri scleri e ci ha dato importantissimi consigli. We love You ♥

Buone Feste e buon Anno Nuovo a tutti!
Un bacione speciale a Synapsesss,
 
Swichi e Matiux
 
  
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