Una rosa bianca sola era lì su quella tomba senza nome, poggiata da una signora anziana, che portava dentro di se cento ricordi torturati dal tempo; i belli eran molti, gli allegri ancor di più, ora erano quasi tutti rattristati dal dolore delle ossa. Dagli occhi di ghiaccio colavano dolci lacrime, forse un ricordo le aveva solleticato la mente, chissà magari qualche passeggiata in bicicletta da bambina con la sua amica del cuore, o la prima volta che uscì con un ragazzo, magari il suo primo bacio, o quando nacque il primo figlio. Quella con la rosa non era una vera e propria tomba, ma solo una croce di sasso rialzata su una piccola collinetta ricoperta radi ciuffi d'erba violati dai raggi prepotenti di un'estate incalzante. La signora sorrideva mentre piangeva. La testa era coperta di un velo viola che le scendeva sulla schiena, sembrava pesante, così come sembrava che fosse pesante trasportare le sue gambe lontano da quella tomba. Si vedeva che era felice, non che provasse felicità nel vedere la morte di una persona amata, ma perchè quella vista le aveva fatto tornare in mente una risata contagiosa che non sentirà più. La borsa appoggiata tra le gambe era sdraiata su stessa, come per riposare, dopo esser stata tanto sballottolata avanti e indietro per arrivare in fretta in quel luogo dove felicità e tristezza si mescolano irrimediabilmente. A quella borsa, in un tragitto di pochi minuti, è successo ciò che ad ogni uomo succede in molti anni: per tanto tempo è rapido e frenetico per raggiungere il futuro, poichè a nessuno piace essere ultimo, ma ora ha bisogno di riposare.