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Autore: Goldfish e Luz79    18/07/2007    15 recensioni
Harry Potter è pazzamente innamorato di Pansy Parkinson, che però sta per diventare la signora Malfoy. Riuscirà il nostro eroe, con l'aiuto della sua migliore amica, Hermione Granger, a far fallire il matrimonio?! Lo scoprirete solo leggendo.
(Goldfish e Luz79 che cooperano... mamma mia!)
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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caso

Ebbene sì, se avete visto il nick, diciamo "doppiamente familiare", avrete capito che siamo proprio noi!

Goldfish e Luz79 insieme!

A quanto pare il quattro-mani và molto di moda e noi che siamo le regine del trendy style (non ridete!) abbiamo deciso di cimentarci in una nuova fan fiction (sperando che di due cervelli riusciremo a farne almeno un buon tre quarti).

Ora vi lasciamo al primo capitolo. Buona lettura e a dopo!


Questo matrimonio non s’ha da fare!

1. Questo matrimonio non s’ha da fare!

"Stai calmo! Respira e stai calmo! Ora entri e la inviti a cena" mugugnò il mago, cercando di farsi coraggio e darsi un contegno.

Chiunque avesse varcato il corridoio dell’ultimo piano del Dipartimento Auror di Londra quel lunedì mattina alle nove, avrebbe visto uno dei comandanti in carica parlottare e gesticolare da solo, dinanzi alla porta del proprio ufficio, in preda ad un vero e proprio attacco di panico adolescenziale.

Oltre quella soglia, infatti, si trovava il suo sogno e il suo incubo degli ultimi nove mesi. Perché da nove mesi, quattordici giorni e una manciata di ore, per essere precisi, si era reso conto di amare follemente l’altro comandante in pari grado con cui condivideva l’ufficio. Una ragazza, no, una donna di classe, estremamente affascinante, elegante ma mai snob, disponibile e simpatica, dolce, frizzante e spiritosa… unica, per farla breve.

Imbalsamato a fissare la maniglia ottonata della porta, si passò esasperato una mano tra i capelli arruffati, considerando che forse forse avrebbe fatto meglio a tagliarseli prima di invitarla ad uscire. Avrebbe dovuto farsi anche la barba e indossare la sua felpa portafortuna, quella in cotone biologico che Luna gli aveva fatto arrivare dalle piantagioni situate nel nord est della Cina. Ma ormai era troppo tardi per temporeggiare ancora e, proprio quando stava per varcare la soglia, la porta dell’ufficio lo precedette spalancandosi di botto, lasciando che la voce dolce e melodiosa di lei gli desse il buongiorno.

"Hai presente che cazzo di ore sono Potter?! Mi auguro per LA TUA INCOLUMITA’ che tu abbia un valido motivo!" urlò inferocita la strega, con la bacchetta alla mano.

"Ma Pa - Pansy! Io…" indietreggiò Harry spaventato.

"Tu…" esclamò, puntandogli contro un indice con fare minaccioso, "…Sei terribilmente in ritardo! Ho dovuto sistemare non sai quante rotture di palle tutta da sola, rimbambito!"

Dolce e di classe, appunto!

Ecco, magari definirla elegante e di classe era stato un po’ un azzardo, ma nessuno è perfetto. No?!

"Sc scusa… È che ho avuto un contrattempo con la scopa! E poi mi si è rot…" tentò di giustificarsi Harry, balbettando.

"Va bene, va bene, non voglio saperlo… solo che potevi scegliere un altro giorno per arrivare in ritardo" sbuffò la mora rimettendosi a sedere. "Kingsley si è materializzato qui, venti minuti fa, per dirmi che due dei nostri sono finiti in ospedale dopo un attacco e ora la sua squadra ha bisogno di rimpiazzi" raccontò spiccia.

"Tranquilla, mando subito un paio di gufi e vedo di sistemare questa rogna quanto prima!" la rabbonì Potter, regalandole un sorriso dei suoi, di quelli irresistibili.

"E’ il minimo…" commentò Pansy. "Potter ma che hai?! Una paresi! Perché ridi come un ebete da dieci minuti?"

Irresistibile, appunto!

A parte lo sconforto per quella triste rivelazione, il resto della mattinata trascorse in un baleno, tra un’emergenza e l’altra.

Harry aveva anche provato a toccare almeno alla lontana l’argomento ‘cena’, ma tutte le volte appariva qualcuno o arrivava qualche gufo a guastare il momento.

"Pansy, vista l’ora, perché non andiamo a mangiarci un boccone giù al primo piano, così continuiamo a parlare della faccenda Yaxley?" provò l’auror in un moto di coraggio.

"Verrei volentieri Harry, ma vado a pranzo con Towler del ministero!"

"Ma come?! Non l’avevi scaricato la settimana scorsa?" domandò il moro alquanto abbacchiato.

"Beh avrei dovuto, ma poi l’altra sera sono andata da lui, e una cosa tira l’altra siamo finiti nudi sul divano. Non sarebbe stato carino scaricarlo in quel momento… per questo ho deciso di invitarlo a pranzo!"

Cercando di sopprimere gli istinti suicidi per quella notizia, Harry si fece ottimista.

"Vuoi piantarlo a pranzo come una coppietta felice?"

"Certo!"

Senza riuscire a trovare un nesso logico tra le due cose, il ragazzo si limitò a guardarla con fare interrogativo.

"Non dirmi che non conosci la regola base…"

Ma certo. Come poteva non conoscere La regola?!

"…"

"Niente sesso a stomaco pieno, Potter! Lo sanno tutti!" recitò la collega. "Se lo mollo a pranzo non corro il rischio di finirci a letto, no?!"

"Ohhhh… quella regola!"

"E quale, sennò?!" fece la ragazza con una maliziosa strizzatina d’occhio. Poi si alzò dalla sedia e, incamminandosi verso la porta, gli comunicò con candore che doveva cominciare a farsi perdonare il ritardo da quel preciso istante, sostituendola.

Rimasto solo, Harry decise che sarebbe passato all’attacco quel pomeriggio stesso. Anche perché se non fosse riuscito nel suo intento entro le diciotto, avrebbe fatto meglio a cambiare appartamento; Hermione non gli avrebbe mai concesso un fallimento, soprattutto dopo che l’aveva obbligata a passare il week-end recitando la parte di Pansy che accettava il suo invito estasiata.

***

Harry si sentiva fortunato, come sotto l’influsso di qualche buona stella. Arrivato prima in ufficio dopo la pausa, si mise a ripassare mentalmente il discorso che avrebbe fatto alla strega per invitarla a uscire; questo finché la diretta interessata non si precipitò come una furia nell’ufficio.

"Morgana, com’è difficile essere donne!" esclamò chiudendosi la porta alle spalle e sistemandosi sbuffando la capigliatura.

"Scaricato Towler?"

"Oui, mon cherie!"

Harry spalancò gli occhi. "SPLENDIDO! GRANDIOSO!"

Quando la vide osservarlo perplessa, per via di tutto l’entusiasmo che aveva dimostrato, Harry cercò di giustificarsi. "Sì, insomma. Ecco. Secondo me ti ci vorrebbe uno più affine a te, con gli stessi interes…".

"Uno come Justin!" lo interruppe trillante, mettendosi a sedere in trionfo. "Harry, questa volta è quello giusto, me lo sento!"

"Ju – Justin?"

"Finch-Fletchley!"

Allibito, il ragazzo posò lo sguardo, con crescente interesse, sul tagliapergamene, notando come la sua lama affilata avesse assunto un aspetto invitante. Ma sul momento decise di rimandare: tagliarsi le vene sarebbe stato un po’ controproducente, oltre che esibizionista. Perciò non ebbe scelta e si mise ad ascoltare quel bocciolo di rosa della sua collega che con dovizia di particolari gli raccontava come il primario di medimagia del San Mungo fosse più appetibile di una grossa fiorentina al sangue.

"Pansy stavo pensando… sì, insomma… quando ti sarai stufata anche di Finch-Fletchley … che ne diresti di…"

"Ma lui è l’uomo giusto!"

"Sì, va bene… come tutti gli altri! Dicevo, quando…"

"Cosa stai insinuando, sfregiato?!"

"Niente! Ecco, io…"

"Tu mi trovi volubile?! Pensi che io sia una ragazza facile?!"

"No, affatto!" rispose Harry più spaventato che convinto.

"Io sono solo realista, non amo trascinare avanti relazioni senza futuro!"

"Lo so! Mi domandavo solo se, nel caso dovesse andare male con Justin…"

Ma il nuovo timido tentativo di Harry-sfigato-Potter venne bruscamente interrotto dalla comparsa di Mrs Eveline Pansflora Parkinson che, fasciata in un elegantissimo nonché griffatissimo tailleur glicine, si era addirittura abbassata a trascinare la sua regale persona in quello squallido ufficio.

"Buon pomeriggio cara!" proferì in tono sdolcinato, sfiorando la guancia della figlia con tre finti baci. "Signor Potter…" aggiunse poi, senza degnarlo di uno sguardo.

"Tesoro mio, perché quel Potter veste sempre come un clochard? Non vi pagano abbastanza al Dipartimento?" mormorò indignata la donna all’orecchio della figlia, non troppo a bassa voce e lanciando occhiate disgustate in direzione dell’altro.

"Che vuoi, è convinto di valorizzare la proprio personalità mostrando un suo stile."

"A me sembra che a essere valorizzato sia più che altro il suo cattivo gusto."

La ragazza fece spallucce. "Spiegalo a lui!"

Sentendosi chiamato in causa, Harry abbassò lo sguardo nel tentativo di trovare nelle sue scarpe senza lacci, nelle sue larghe braghe militari e nella sua felpa rosa sfilacciata un qualsiasi difetto che giustificasse quello scambio di battute. Ok, il suo stile non si poteva certo definire elegante, ma i suoi abiti erano decisamente trendy, oltre che echologically correct!

Guardando la mamma della sua futura sposa, provò a giustificarsi.

"Ma la mia felpa…"

"Oh, certo Signor Potter, certo. Molto bella!"

"Però le scarp…"

Pansy li richiamò all’ordine con fare spiccio.

"Maman, non sarai venuta qua per denigrare Harry e la sua totale mancanza di gusto in fatto di abbigliamento, mi auguro!"

"Oh, no, cara! Volevo informarti che Narcissa è finalmente tornata dalla clinica in Svizzera e sabato sera abbiamo organizzato la cena per decidere la data!"

Pansy fece una smorfia. "Narcissa si è disintossicata?"

"Così pare… ma credo sia necessario che tu e Draco vi sposiate entro l’estate, prima che la cara Cissy abbia qualche ricaduta decisamente poco chic per un matrimonio…"

"…Mamma…"

"…E prima che Draco sciali tutta la sua fortuna!" continuò imperterrita mamma Parkinson, in modo chiaro e coinciso.

Se qualcuno avesse visto Harry in quel momento avrebbe pensato ad un attacco di dissennatori di Azkaban, visti i sudori freddi e il pallore cadaverico che l’avevano colto. Posando nuovamente lo sguardo sul tagliapergamene, ascoltò il resto della conversazione.

"Maman, proprio perché la zia Cissy si è disintossicata, non c’è tutta questa fretta. Parlerò con Draco al più presto e decideremo noi una data" cercò di replicare Pansy.

"Niente da fare signorina! La cena è già in agenda e sabato cominceremo ad organizzare la vostra festa di matrimonio!" affermò Eveline Pansfleur decisa.

"Maman, ma io…"

"Bambina mia, hai già ventisei anni, è finita l’ora di giocare alla piccola auror! Entro un paio di mesi lascerai il lavoro e diventerai la ricchissima signora Malfoy, e non si discute!"

Poco tempo e molti mugolii di protesta dopo, la donna lasciò l’ufficio, abbandonando la figlia in preda alla disperazione più totale e Harry in iperventilazione. La sua donna, il suo fiorellino di campo, il suo raggio di luna, presto avrebbe sposato quell’idiota, egocentrico e arrogante di Draco Malfoy e lui non l’avrebbe più rivista senza rischiare di essere ucciso.

Mentre il moro si accingeva a puntarsi la bacchetta alla tempia e spararsi una pratica e indolore Avada, Pansy se ne stava seduta con la fronte appoggiata alla scrivania.

"E’ un incubo!"

"E’ terribile!"

"Mi sento prigioniera di un romanzo ottocentesco."

"Voglio morire…" proseguì a bassa voce l’altro.

La ragazza alzò lo sguardo sconsolata.

"Oh, Potter, come sei dolce a sostenermi e soffrire con me…" mormorò, prima di accasciarsi nuovamente sul tavolo e iniziare una lenta litania. "Ma io non voglio sposarmi! Non voglio sposarmi! Non voglio sposarmi! Io sono contro il matrimonio! Io non voglio lasciare il lavoro per fare la bella statuina a casa Malfoy! Io non voglio sposare Draco e fare un nugolo di marmocchi per lui!" concluse poi, sbattendo la testa sul legno dello scrittoio.

Con uno scatto felino, Harry le fu accanto e le prese le mani.

"Davvero non vuoi sposarti Pansy?"

"NOOOOO!" lanciò un urletto isterico l’ex-slytherin.

"Se non vuoi, nessuno potrà obbligarti a farlo, Pansy! Io ti aiuterò!"

Lei lo guardò scettica. "Potter tu sei molto carino, con la tua empatia, i tuoi vestiti no-global e quell’aria flower power, ma ormai mi devo rassegnare all’idea. È da quando avevo diciassette anni che so che sarei diventata la signora Malfoy e purtroppo non mi posso opporre!"

"Certo che ti puoi opporre… tu devi opporti, siamo nel ventunesimo secolo e che cavolo!" dichiarò Harry deciso.

"Ma, ma… i nostri genitori hanno già deciso e il contratto prematrimoniale è stato firmato secoli fa!"

"Contratto, ma quale contratto per tutti i maghi del pianeta! Di solito ci si sposa per amore. Tu lo ami Malfoy?" volle sapere l’auror.

"Certo che no! Draco è come un fratello per me e la stessa cosa vale per lui! Siamo stati insieme ai tempi di Hogwarts, ma ormai quei tempi sono morti e sepolti! Il solo pensiero di andare a letto con lui mi fa rabbrividire…"

Sentendola udire quelle parole, Harry provò un tuffo al cuore per la gioia.

"Capisci? Sarebbe come fare sesso con te!" chiarì Pansy seria.

Ecco, appunto!

Autoconvincendosi di aver compreso male il senso dell’ultima frase, da bravo cavalier servente si impegnò a soccorrere la bella principessa in difficoltà.

"Come faremo Harry?" piagnucolò Pansy, che aveva cominciato a nutrire qualche flebile speranza.

"Non so ancora come ci riusciremo, ma conosco la persona giusta che ci può aiutare! Fidati di me!"

"E’ un avvomago?"

"Meglio!"

"Un killer?"

"No, decisamente meglio!"

"Il ministro della magia in persona?"

"Meglio anche del ministro…"

"Vuoi dirmi di chi caspita si tratta, Potter?"

"Semplice, sto parlando di Hermione Jane Granger!"


PS: se siete arrivate fin qua, avrete capito da sole che questa non sarà una storia impegnativa. Anche se noi ci stiamo impegnando molto per scriverla, mettete pure via i clinex e non aspettatevi il magone, il nostro intento è solo quello di strapparvi un sorriso e magari qualche recensione, naturalmente positiva (I pomodori li lasciamo per altre bisognose!)

Baci, Bea e Rita ^_-

  
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