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Autore: Kamusa    18/07/2007    10 recensioni
"L’eterno scorrere del tempo sembrò bloccarsi in quel singolo, spaventoso attimo, l’attimo in cui quell’ombra tetra attraversò i suoi occhi: la cruda consapevolezza di un sogno che si infrange… l’attimo in cui tutte le sue certezze caddero a terra, vividi frammenti dell’elaborata vetrata della sua esistenza."
Three-shot incentrata sui capitoli 245/280
Pairing: SasorixDeidara
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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heart of immortal
Salve a tutti! Questa three-shot sarà incentrata sui capitoli 245/280 del manga (all'inizio della serie Shippuuden, per capirci ^^"), e contiene quindi spoiler relativi a questi capitoli.
I personaggi di questa fiction non mi appartengono, ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto. La presente fanfiction non è scritta a scopo di lucro.

Dulcis in fundo, voglio dedicare questa three-shot a Tinebrella, senza il cui incoraggiamento probabilmente la fic sarebbe rimasta a poltrire nell'hard disk senza mai venire pubblicata...
Ti ringrazio per i preziosi consigli che mi hai dato, mi sono stati veramente utili! Grazie! ^^"

Sperando di non aver dimenticato niente, buona lettura a tutti!


Capitolo1

HEART OF IMMORTAL

Lo schianto improvviso delle lame risuonò nell’aria, mentre il rosso vivo del sangue imperlava il legno dorato.
L’eterno scorrere del tempo sembrò bloccarsi in quel singolo, spaventoso attimo, l’attimo in cui quell’ombra tetra attraversò i suoi occhi: la cruda consapevolezza di un sogno che si infrange… l’attimo in cui tutte le sue certezze caddero a terra, vividi frammenti dell’elaborata vetrata della sua esistenza.
L’immortalità strappata alla vita.
Gli occhi sgranati, velati dall’angoscia, scorrere sui volti inespressivi dei suoi assassini… ed erano uguali, così dannatamente uguali a lui, a quel volto pallidissimo che sembrava rispecchiarsi in loro.
Il vento scorse inesorabile fra i capelli color fuoco, unico elemento mobile in quella scena quasi spettrale, statuario monito a chiunque avesse osato opporsi alla morte.
Inesorabile, il crollo improvviso.
Troppo grande il suo sogno, per poter finire, troppo alta la sua meta per non sperare di raggiungerla… ed era immensa la sua fiducia in quell’arte immortale, sconfinato il potere che gli veniva sulla vita e sulla morte, infinita la sua ambizione.
Tutto finì, in un attimo di sublime, spaventosa bellezza.
-Sasori…- sussurrò, incredulo, tentando invano di avvicinarsi a quella scena -Non è possibile…- mormorò, tendendo le braccia verso il compagno -Tu lo hai sempre detto, non è possibile che…

La marionetta aprì lentamente gli occhi al buio della notte, facendoli scorrere nella totale oscurità della stanza. Lentamente, il chakra  si avvolse in fili sottilissimi sul suo corpo immortale, donandogli una sorta di percezione dell’ambiente circostante. Si mosse, nel buio assoluto, intuendo la morbidezza del futon su cui era sdraiato, l’aria umida e pesante di quel covo dimenticato dal mondo
-Sasori-danna…- sentì mormorare al suo fianco, prima di venire assai poco elegantemente strattonato dal suo compagno di stanza -Non… non puoi…- continuò il biondo, cercando disperatamente qualcosa tra le lenzuola
-Ci risiamo…- si lamentò la marionetta -Deidara, svegliati!- cercò di scuoterlo, invano
-Sasori-danna!- continuò l’altro, come se nulla fosse, sfiorando l’ideogramma dello Scorpione sul suo petto
-Svegliati!- ordinò il rosso, scuotendolo più forte
-M… ma tu…- biascicò l’artista, riprendendo lentamente conoscenza
-Che diavolo ti sei sognato, stavolta?- domandò la marionetta, con fare annoiato
-N-no… nulla…- mormorò Deidara, realizzando finalmente la situazione
-E allora perché non te ne stai fermo e zitto al tuo posto, per una volta?- continuò Sasori, marcando l’accento sulle ultime parole. Inutilmente, peraltro, dal momento che il biondo già non lo stava più a sentire, inspiegabilmente intento a passare un dito sull’ideogramma scuro
-Deidara?- lo chiamò nuovamente il rosso
“Uff, che sogno assurdo…” pensò l’artista, appoggiandosi al legno freddo e levigato del suo petto “sarebbe stato troppo pazzesco!” si disse, sorridendo debolmente nell’oscurità
-Cos’è? Ti sei finalmente reso conto della vera forma dell’arte?- lo provocò la marionetta. Non l’avesse mai detto…
-Che?!?- saltò su il biondo, allontanandosi di colpo -La conosco bene: l’arte è esplosione!- esclamò, quasi teatralmente
-Speranza vana…- mormorò rassegnato lo Scorpione -e ti prego, non dirmi che stavi sognando di farmi esplodere…
-Beh, sarebbe veramente ar…- lo interruppe Deidara
-Sarebbe veramente orribile!- lo interruppe a sua volta il rosso
-Come osi, tu e quelle tue bambole macabre!- gli gridò contro l’altro
-Marionette, Deidara, non bambole!- si infuriò Sasori
-Quello che è…- replicò il biondo con aria di sufficienza
-Ma chiudi il becco, fissato piromane!!!
-Burattinaio pazzo!!!
-Ma senti chi parla, tu e i tuoi insulsi fuochi d’artificio!
-Saranno belle le tue mummie imbalsamate!
-L’imbalsamazione è un’arte!
-Impossibile: non esplode!
-Ma sta’ zitto, la bellezza è eterna!
-La bellezza è fugace!
-L’arte trascende il tempo!-
Il colorito botta e risposta che ogni sacrosanta notte i poveri Akatsuki erano costretti a sorbirsi…
-Allora?- tuonò una voce dall’altra parte della parete -Qui c’è gente che cerca di dormire!
-Un’altra parola e vi ammazzo!- fu il rassicurante consiglio di un altro coinquilino.
I litiganti si squadrarono stizziti nell’ombra, per poi tornare, come ogni notte, ognuno al suo posto, dandosi le spalle, ognuno bofonchiando di aver ragione…
La marionetta si girò pigramente, volgendo il viso verso il soffitto lontano “Eppure c’era qualcosa… qualcosa che non andava…” si disse, sfiorandosi il cuore rosso cupo con le dita “Non è la stessa cosa…” pensò, constatando la freddezza dei propri arti con quell’unico punto ancora sensibile. “Eppure…” si disse, mentre una fastidiosa sensazione cominciava a serpeggiargli nell’animo
-Dannazione!- imprecò sotto voce… un sentimento!
E dire che era così sicuro di essersene ormai liberato…

Deidara rimase immobile, sprofondando la testa nel morbido cuscino bianco e aspettando di venire ripreso dal sonno, sperando ardentemente che quel fastidioso presentimento lo lasciasse in pace.
Incapace di addormentarsi, si passò una mano nei capelli, sparsi intorno al viso, tirandosi indietro il folto ciuffo biondo. Se non che, d’un tratto, avvertì una sorta di fastidioso formicolio alle dita
“Ma cosa…” pensò, ritraendo la mano e osservando perplesso i sottilissimi fili luminescenti che si attorcigliavano sinuosi tra le falangi.
-Sasori…- sussurrò, stringendo la presa e lasciandosi andare.
Lentamente, la lunga ragnatela di chakra si tese, voltandolo dall’altro lato. Gli occhi dello Scorpione riflessero per un momento quella luce flebile, quasi inesistente.
“Cos’avrà in mente?” si chiese, sentendosi trascinare verso il rosso.
“Uhm… strano che tu non opponga resistenza” sorrise Sasori tra sé e sé, facendo volare i nastri argentei sugli arti dell’artista, muovendolo elegantemente nella sua danza.
“E’… è proprio come loro…” pensò, preso da una strana sensazione, ricordando improvvisamente numerosi episodi della sua singolare infanzia, quando tirando semplicemente i loro fili, riusciva a muovere i suoi amorevoli genitori… ed era così dolce, pensava, il loro abbraccio, così dolce il modo in cui sembravano avere occhi solo per lui, in quel piccolo mondo perfetto che era la sua cameretta, quel mondo così lontano da tutto il resto… dall’inferno del deserto, dalle assurde consuetudini di Suna, da tutti quegli altri fastidiosi esseri umani… lontano da tutto e da tutti.
E lui, innocente bambino dai capelli rossi, stretto nel loro abbraccio, quell’abbraccio che lui stesso aveva reso immortale. E gli piaceva pensare che sarebbe durato per sempre, che lui stesso, un giorno, avrebbe potuto divenire eterno, eterno come quel dolcissimo momento…
Ma poi, lasciandosi andare a quei sogni infantili, finiva sempre per distendere le mani, lasciare andare i suoi fili di chakra… e nel giro di un istante, loro erano già a terra, a fissarlo coi loro occhi inespressivi.
Nessuno allora osava infrangere la sua solitudine, nessuna delle sue marionette si alzava a soccorrerlo, nessuno dei suoi parenti aveva più il coraggio di avvicinarlo… e il piccolo piangeva, ma non dagli occhi cupi e delusi, non davanti a quel mondo assurdo e crudele.
Il suo cuore non aveva mai smesso di piangere, unico ostacolo che ancora lo divideva dal suo sogno, poiché si sa, l’immortalità non appartiene all’uomo, non appartiene a chi ancora possiede un cuore.
Fastidioso, unico elemento ancora debole del suo corpo perfetto. Fastidioso e debole, sì… eppure senza quel cuore gli sarebbe stato impossibile controllare il chakra, gli sarebbe stato impossibile rimanere in vita.
Ironia della sorte, quel cuore era l’unico elemento vivo che gli fosse rimasto, l’unico elemento che lo spingesse ancora ad andare avanti, a desiderare di poter rivivere quei teneri, dolcissimi momenti che costellavano i suoi sogni infantili… quell’abbraccio così freddo e irreale, eppure così desiderato… ma pur sempre falso, impossibile, e gelido, l’esatto contrario di ciò che il suo cuore avrebbe voluto… ed il suo cuore ancora lo spingeva a cercarlo.
-Sasori…- sentì mormorare il suo compagno.
La marionetta aprì di colpo gli occhi, trovandosi stretto nel suo abbraccio.
“Accidenti!” pensò, riemergendo da quel mare di pensieri che per un momento l’avevano sopraffatto, quei pensieri dettati dal profondo che avevano mosso le sue ignare dita…
-Io…- tentò di giustificarsi, ma ovviamente non riuscì a trovare nessuna scusa plausibile che potesse mascherare quel gesto inaspettato.
Rassegnato, sciolse i filamenti argentati dal corpo dell’altro, aspettandosi di sentirlo strisciare via mentre gli dava del matto, e chissà, magari avrebbero ricominciato a litigare…
“Ma come?” si chiese, rendendosi invece conto che l’altro non si era mosso di un millimetro, che le sue braccia, non più trattenute dai fili, erano ancora avvolte sul suo corpo meccanico.
E il suo abbraccio era caldo, poteva sentirlo sull’ideogramma scuro, poteva sentire quel calore perturbare i fili di chakra attorno al suo corpo, trasmettersi lentamente al legno chiaro. Ed era vero, non c’era bisogno di trattenerlo con le mani, di rimanere concentrato fino alla fine, di non lasciarsi distrarre dai propri sogni.
Distese le mani, lasciò ricadere il volto vicino a quello dell’artista. E non accadde nulla, nessun sogno ad infrangersi su un pavimento polveroso, nessuna illusione crollare nel corpo di due marionette.

“Certo che sei proprio strano stanotte…” pensò Deidara, intravedendo l’altro artista tirare i fili di chakra dalla sua parte, per poi sistemarsi come un bambino tra le sue braccia.
“Forse anche tu sei preda dei sogni?” ipotizzò, lasciandosi trascinare dai precisi movimenti del marionettista “Come vuoi…” si disse, e quasi precedendo il movimento dei fili, lo abbracciò, sentendo il legno freddo scorrere sotto le sue dita, finchè il rosso non si fermò, tendendo la tela argentea con le mani
-Sasori…- mormorò allora, sentendolo riprendere coscienza subito dopo
-Io…- biascicò lo Scorpione, senza riuscire ad aggiungere altro.
“Cos’è? Ti diverte davvero così tanto giocare con le bambole da farlo anche con me?” si chiese il biondo con un mezzo sorriso, mentre sentiva il chakra dell’altro staccarsi dalle proprie braccia “Mah… non importa…” si disse, non volendo staccarsi da quel corpo freddo e levigato, non dopo lo strano sogno che aveva fatto quella notte.
“Strano a dirsi…” pensò, sentendo la sua testa appoggiarsi al proprio cuscino “…che il pensare alla tua bellezza che svanisce mi abbia fatto una tale impressione…” riflettè, accarezzandogli la schiena liscia e piena di trappole.
In fin dei conti, si ritrovò ad ammettere, anche Sasori era un’opera d’arte, il suo stesso corpo un terrificante congegno meccanico.
Sasori era un artista, e per quanto trovasse incomprensibili tutti quei discorsi sull’immortalità, in fin dei conti non avrebbe mai e poi mai potuto metterlo in dubbio… non avrebbe mai e poi mai voluto metterlo in dubbio.
Anche se la sua bellezza era parecchio diversa dal suo ideale di arte, scorrendo le mani sul suo corpo liscio e levigato, intiepidito dal suo abbraccio, non riusciva a non perdersi nelle profondità dei loro pensieri, dei loro mille discorsi, delle infinite litigate sul campo di battaglia.
Quale fosse poi la vera forma dell’arte, nessuno dei due in fondo lo sapeva con certezza; solo un ideale, trafitto da mille dubbi, era ciò in cui avevano scelto di credere.
Solo due ideali, in perenne conflitto tra loro, due arti in netto contrasto, due artisti troppo diversi per non evolvere insieme.
E Deidara si sorprese di quanto fosse incantevole la danza dei suoi fili, mentre per gioco, o forse per curiosità, si era lasciato manovrare da essi. Ed era strano sentirsi trasportare così, come una bellissima, leggiadra bambola nelle mani di un artista pazzo.
Strano, eppure straordinario.
Ed era stupendo poterlo tenere fra le braccia, posare le dita su quel legno che non cedeva alla pressione delle sue mani, che non si lasciava plasmare dalle sue bocche, così diverso dalla duttile argilla…
E passando le lingue sui suoi arti levigati, quel contrasto pareva così forte da dover esplodere da un momento all’altro…
Lo conosceva bene, quel corpo meccanico di cui Sasori era solito vantarsi tanto… e non vi era giuntura che non fosse rinforzata a dovere, non un arto privo di lame o di veleni, non un singolo componente che non celasse insidie mortali, geniali trappole pronte a sorprendere…
-Deidara…- mormorò la marionetta, muovendo lentamente gli arti a circondare il corpo dell’artista, facendone scivolare una curiosa mano sull’ideogramma palpitante.
Perché non solo le sue trappole erano pronte a sorprendere.
Deidara esitò, stupito, sentendo il cuore dell’altro agitarsi sotto la lingua appoggiata appena sull’unica componente di quel capolavoro che non fosse una seducente insidia nascosta… il suo unico punto debole che si stagliava fiero sul suo petto, non una trappola meccanica, non un’opera d’arte…
“Un artista” pensò Deidara, stringendo a sé la marionetta, accarezzandogli i capelli rosso acceso con l’altra mano.
“Sembra quasi vero…” si disse, indugiando sulla pelle artificiale del suo viso, sui suoi lineamenti infantili.
Incomprensibile capolavoro immortale, eppure mai e poi mai avrebbe voluto che non lo fosse.
“Sei bellissimo. Sei perfetto” si ritrovò a pensare.
Ovviante, non si sarebbe mai neppure sognato di andarglielo a dire…
Sasori chiuse gli occhi, sorridendo sorpreso quando si sentì stringere dall’artista. Senza opporre la più minima resistenza, si lasciò accarezzare il viso pallido, i capelli rosso vivo… non percepiva nulla, se non una lieve perturbazione alla ragnatela di fili che lo muoveva, che gli faceva intuire i movimenti dell’altro…
Eppure, il suo cuore sentiva tutto. Tutto il calore di quello strano abbraccio, l’ardore della mano che ne leccava la pelle cupa, il tepore che lentamente si insinuava nel freddo legno.
Troppo caldo, spaventosamente caldo per i suoi gusti, tanto che, da un momento all’altro, si sarebbe aspettato di vederlo esplodere.
Eppure, al suo cuore tutto ciò sembrava non dispiacere affatto…
“Se esplodessi adesso…” pensò “io…”.
Un tonfo improvviso rieccheggiò nel tetro covo, facendo destare i criminali dormienti
-Ma che diavolo succede?!?- protestò uno di loro
-Ma insomma, che avete tutti stanotte?-
Insulti irripetibili arrivavano dalla stanza accanto
-Scusate, è colpa mia…- annunciò Kisame, raccogliendo il pesante spadone da terra
-E sta’ più attento!- brontolò un’altra voce, prima che il silenzio tornasse a regnare nel covo.
Sasori sospirò, sollevato, trovandosi faccia a faccia col suo compagno di stanza.
Confusi, si squadrarono per un istante, per poi sciogliersi, imbarazzati, da quello stano abbraccio
-Beh, allora… torniamo a dormire…- biascicò Deidara
-Sì, infatti…- mormorò lo Scorpione, ritrovando la sua solita calma -Domani ci aspetta un bel lavoraccio…
-Già…- gli fece eco l’artista, accarezzando inconsciamente la mano che era rimasta nella sua
-Ci aspetta nientemeno che il Kazekage di Suna- sorrise, preso da una sorta di amara nostalgia -Vedi di non combinare troppi disastri, chiaro?
-Bah, lo catturerò in un attimo!- si pavoneggiò il biondo.
Sasori scosse la testa, rassegnato, lasciando cadere i fili di chakra che lo avvolgevano.
Lentamente, anche la lingua, controvoglia, tornò nel palmo della mano.


  
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