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Autore: inside of londondreamers    01/01/2013    1 recensioni
E' la notte del 31 Ottobre, Cleofe desidera solo una cosa: essere invitata al ballo di Halloween dal suo amore, ma qualcosa non andrà secondo i suoi piani e si pentirà di aver accettato quell'invito...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I AM A ZOMBIE. HELLO YOU PUSH ME.




Mi guardai intorno, pregando che nessuno mi vedesse dentro quel piccolo studio, odorante di incenso. Erano solo che quattro del pomeriggio, ma già il cielo s’era tinto di viola, il vento sferzava violento sulle imposte delle sgangherate finestre.

«Entra pure.» al suono di quella rauca voce, mi fiondai a sedere di fronte alla vecchia dalle mani nodose e il volto solcato da profonde rughe. Osservai timidamente gli scaffali ricoperti di libri impolverati, senza proferire parola; come mi sentivo stupida! Ma la speranza era l’ultima cosa che bruciava viva in me, nonostante mi stesse conducendo alla pazzia.

«Allora Cleofe, sei sicura di ciò che mi stai per chiedere sia veramente quello che desideri?» interdetta da quella domanda tanto diretta quasi inquietante, boccheggiai alla ricerca di una risposta. Certo, certo che era il mio desiderio più grande! Erano cinque anni che attendevo quella sera. Che aspettavo un suo invito. Annuii decisa, quando il mio occhio cadde su una ciotola straripante di caramelle dall’insolita forma. Mentre Madame Zara mescolava i tarocchi le chiesi se potevo prenderne una. Un lampo di puro terrore le attraversò gli occhi.

«No! Non sono caramelle qualsiasi. Non te le consiglio, stanne alla larga.»

«Se sono pericolose perché non le butta?»

«Oh bambina, non ho detto che sono pericolose. Ma bisogna badare bene a cosa si chiede…»

«Temo di non capire.»

«Queste caramelle hanno il potere di esaudire il primo desiderio che si pronuncia ad alta voce, dopo averla mangiata. Ma ogni desiderio ha un suo prezzo.» cercai di trattenermi nel riderle in faccia, sicuramente non era mia intenzione offenderla, ma seriamente? Caramelle magiche? Nonostante l’assurdità della cosa ne ero incuriosita, chissà forse… no impossibile. Eppure…non mi restava che provare.

«Mi scusi, quel libro lassù nero…a cosa serve?»

«Oh be’, è un libro molto curioso…» e mentre si alzava per prenderlo, afferrai svelta due caramelle prima che se ne accorgesse, infilandole in tasca. Impossibile che fosse stato così semplice.

La domanda era cosa ci facevo nello studio di Madame Zara? Era il 30 ottobre, il giorno dopo ci sarebbe stato il ballo in maschera di halloween e tutto ciò che desideravo era un suo invito, il ragazzo più bello che avessi mai visto, Zayn. E ne ero perdutamente innamorata! Come ultima spiaggia ero andata a farmi “prevedere il futuro” da quella vecchia megera. Che assurdità!

Tornata a casa, tastai in tasca in cerca delle chiavi, quando vi trovai le caramelle e ne mangiai una. Tutto ciò mi sembrava così privo di senso che non dissi nulla e mi buttai, letteralmente, sul divano. Quando il telefono squillò.

«Ehi ciao Lauren! Tutto bene?»

«Oh Cleofe non potrebbe andare meglio! Eric mi ha invitata al ballo!»

«Wow…ma è grandioso! Sono felice per te…anche io vorrei tanto che Zayn mi invitasse ad andare con lui! Invece a quanto pare passerò halloween a casa guardandomi uno stupido film.»

«Ma che dici! Puoi sempre…»

«Aspetta un attimo, hanno bussato alla porta.» mi alzai di scatto e andai a controllare chi mai potesse essere a quell’ora. Non aspettavo nessuno.

Sicuramente chiunque mi sarei immaginata tranne lui.

«Z-zayn! Cosa chi fai qui? Non mi avevi detto che saresti venuto»

«Be’ ecco…ecco io…Cleofe, ti andrebbe di venire al ballo con…me?» non era possibile. Aveva funzionato.



Tutto era perfetto. Ero riuscita a trovare un vestito adeguato in tempo e Zayn era stranamente puntuale. Salii in macchina e notai subito l’imbarazzo che alleggiava tra me e il mio accompagnatore. Decisi di rompere il silenzio.

«Stai molto bene, davvero!»  abbozzai un sorriso, stupita di vederlo in giacca e cravatta.

«Grazie, anche tu sei uno schianto Cleofe. »sentii le mie guance avvampare, non mi aveva mai parlato in quel modo da quando ci conoscevamo. Parcheggiò e scesi dall’auto; l’aria fredda, memore di un inverno rigido, mi portò un boccolo davanti agli occhi che Zayn spostò delicatamente, facendomi arrossire nuovamente. Presi la sua mano e ci dirigemmo verso la palestra. Camminavamo vicini e non potei non notare quanto fosse bello, quei capelli corvini che mi avevano colpita all’istante e quegli occhi talmente scuri da perdersi, mi sorprese quando mi stampò un dolce bacio sulla guancia prima di entrare. I canestri, le corde che pendevano dal soffitto e le ceste con i palloni erano solo un ricordo. Tutto era adeguatamente addobbato per Halloween e se non ci fosse stata la musica avrei creduto si trattasse di una vera e propria casa stregata. Il tempo, lo spazio e il mio respiro si fermarono nel momento esatto in cui Zayn mi chiese di ballare. Ci muovevamo all’unisono, in quel momento esistevamo solo io e lui, incastrati in una bolla di melodie. Il tempo passava ma non me ne resi conto, come non mi resi conto di quanti bicchieri di Coca Avana beveva Zayn tra una pausa e l’altra. Tuttavia non ci impiegai molto a scoprirlo.

«Sono stanco di stare qui in mezzo al chiasso, che ne dici se ci sediamo tranquilli?»

«Certo, come preferisci.»mi prese in vita e mi condusse nella zona più remota della palestra. Tutto profumava di incenso e rum, i divani bianchi sembravano morbidi e accoglienti, Zayn mi fece segno di sedermi. Imbarazzata mi sistemai il vestito e mi accomodai al suo fianco, troppo vicina. Non poteva credere di essere li con il ragazzo che mi piaceva dalla prima liceo, mi sentivo stupida dal fatto che avesse scelto proprio me, con una miriade di ragazze carine tra cui scegliere. Dovevo sfruttare quella occasione, mi voltai e lo abbracciai, inalando il suo profumo di acqua di colonia. Eravamo legati in un abbraccio da cui non avrei mai voluto sciogliermi, il problema era che Zayn non si limitò ad abbracciarmi. Mi prese il viso tra le mai e cominciò a baciarmi, cercai di liberarmi ma non ci riuscii. Nonostante il suo alito puzzasse di alcool non ne avevo la forza. Iniziò a scendere con la mano lungo la mia schiena e ad intrufolarsi sotto il vestito, dovevo fermarlo prima che fosse troppo tardi. Lo spinsi via con tutta la mia forza.

«Che ti prende? Credevo di piacerti!»lo guardai torva e non ci misi troppo per capire che era ubriaco.

«Il punto è che stai esagerando Zayn , ma non importa … sei ubriaco! Portami a casa per favore.»ci pensai un momento, «Anzi no, vado da sola … non sei in grado di guidare.»

«Fermati! O mi costringi a farti del male … da brava.»non badai alle sue proteste e corsi verso l’uscita. Ero spaventata e angosciata non per le parole, ma per il tono che aveva usato . Quello non era il mio Zayn, il mio vero amico era nascosto nel buio, chissà dove. Mi avvicinai all’attaccapanni, in cerca del mio cappotto, quando un delizioso profumo di cacao e miele attirò la mia attenzione. Mi voltai verso l’enorme bancone pieno di dolci ma quello che mi catturò veramente fu la vista di quell’oggetto d’acciaio, lungo e affilato. Non so cosa mi balenò in testa in quell’istante ma posso descrivere la mia angoscia, tutto mi sembrava un pericolo. Avevo bisogno di qualcosa che mi rassicurasse, non mi ero mai sentita indifesa come in quel momento. Presi il coltello e lo infilai sotto la giacca, prima di avviarmi verso casa, sola terrorizzata e nel cuore della notte. Il viale era deserto e le uniche fonti di luce venivano dalle finestre delle casa. Il vento era più freddo che mai e tutto taceva, tutto tranne la mi paura. Dentro di me urlavo di dolore e tutto ciò che desideravo in quel momento era tornare a casa sana e salva. Avevo uno strano presentimento e ciò di cui ero perfettamente certa era che non ero al sicuro. Mi voltai, sicura che ci fosse qualcuno dietro di me, ma la strada era vuota. Una brutta sensazione accresceva ad ogni mio passo e questa volta, quando mi voltai per controllare, trovai dietro di me Zayn. Tenevo stretta l’impugnatura del coltello da quando ero partita e in quel momento potei giurare di non sentire più le dita.

«Mi hai spaventata a morte!»lui sogghignò nel buio e gli occhi gli si illuminarono, talmente bello da far paura.

«Se fossi in te ne avrei.»cominciò ad avvicinarsi sempre di più, cupo e minaccioso. Non ricordo cosa mi balenò in mente in quell’istante, ma ricordo le mie gambe immobili, incapaci di muoversi. Ricordo la foga con cui sfoderai il coltello e lo piantai nello stomaco di quel Zayn. L’odore di sangue era talmente forte da farmi venire i conati di vomito. Comincia a correre, cercando di scacciare dalla mente i lamenti di Zayn che cessavano a poco a poco. Arrivata alla porta di casa, affannata e ansimante, mi infilai le mani in tasca, per cercare le chiavi. Al loro posto trovai una piccola caramella.  Corsi in camera e tornai indietro di quarantotto ore. La vecchia del negozio, le caramelle gommose che realizzava i desideri … l’invito di Zayn. Quella serata era stata solo un maledetto errore. Se solo non avessi mangiato quella caramella mentre parlavo al telefono con Lauren … tutto sarebbe andato in modo differente. Mi portai le mani alle tempie doloranti e mi asciugai gli occhi pieni di lacrime, lasciandomi sulle guance due segni rossi, il sangue di Zayn era ancora su di me … indelebile. Non ci pensai due volte ed ingoiai quel confetto alla fragola, non volevo essere un’assassina, era stato tutto in errore.

«Voglio che Zayn torni in vita!»non sapevo se fosse per disperazione o pazzia, ma pronunciai le parole esatte. Cominciai a camminare per la stanza, con il cuore che pulsava folle sotto al mio petto. Andai in bagno e mi sciacquai la faccia in modo da togliermi quello sporco che odorava di ruggine e sale. Quando tornai nella mia camera una folata di vento mi colpì come una lama tagliente; mi avvicinai al letto e chiusi la finestra , quella finestra che un secondo prima era chiusa.

Udii un rumore strascicato e poi un terribile suono di una lama d’acciaio che veniva…estratta. M’irrigidii, conoscevo quel suono. Un lampo mi percorse gli occhi, il coltello sul banco dei dolci, l’arma che avevo usato per …uccidere…Zayn. Solo in quel momento mi resi conto di ciò che avevo fatto, ero un assassina ed ero convinta che con una stupida caramella l’avrei riportato in vita.

«Cleofe! Non ti nascondere, da brava, esci fuori. Ho una sorpresa per te.» il mio cuore si bloccò per un istante, era di Zayn quella voce così metallica? Cosa diamine avevo combinato? Mi alzai di scatto dal letto e mi rifugiai dietro la grande poltrona cercando di rendermi invisibile. Cosa avevo portato in vita? Sentii di nuovo quel rumore sordo di acciaio e mi tappai la bocca per non gridare.ì
«Ho capito…vuoi giocare a nascondino…ma lo sai che mi hai fatto male vero? Però se proprio vuoi giocare…» ero in iperventilazione. Udii una serie di piccoli tondi sordi, come di fragole troppo mature che cadono nel bidone della spazzatura.
«Sento il tuo profumo, sei in camera vero? Ti sto per trovare…» no ti prego, no.  Premetti forte la schiena contro il muro, avevo le ginocchia molli e la sensazione che i muscoli non volessero più obbedirmi, ma cercai di ricordare a me stessa che ero al sicuro, non mi poteva trovare. Era solo che uno…zombie. La porta era solida e qualunque cosa fosse diventato Zayn era pur sempre fatto di carne e ossa, non avrebbe potuto attraversare il muro. Quando una folata d’aria mi pizzicò il viso e allora ricordai: la finestra. Non si era aperta da sola.
«Cleofe, sto perdendo la pazienza…non sai cosa sarei capace di fare quando ti troverò…e sono vicino.» sentivo uno strano odore di marcio farsi sempre più vicino, il piedi strisciavano sul pavimento, e ancora un suono metallico, una voce diversa da quella che conoscevo. Avevo talmente tanta paura che la mia percezione della realtà era alterata. Ansimavo e gridavo – mi sentivo gridare ! – mentre strisciavo per terra dando manate alla cieca. Dovevo assolutamente accendere quella dannata luce. La porta della camera strusciò sul tappeto consumato nel momento esatto in cui le mie dita avevano trovato l’interruttore della luce. Troppo tardi.

La porta completò la sua lenta traiettoria e andò a sbattere contro lo stipite, io rimasi a terra singhiozzante e paralizzata, mentre una figura illuminata da una fioca luna avanzava verso di me, con un coltello sanguinante in mano.  Il mio cuore già a pezzi cesso di battere quando una lama fredda mi penetrò lo stomaco, già avevo smesso di respirare.
Stavo lentamente perdendo i sensi, quando lui si avvicinò a me e sussurrò: «Ti avevo detto che ti avrei trovata.» non avevo più voce per gridare, più lacrime da versare, più paura da temete. Chiusi lentamente gli occhi, sentendo che la mia vita stava scivolando lentamente via. Madame Zara mi aveva avvertita,  non avrei dovuto esprimere quel desiderio. L’ultima cosa che sentii fu il ghigno sinistro del mio assassino.
E mentre il mio cuore cessava di battere, fuori un pallido raggio di luna illuminava la strada deserta. 
  
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