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Autore: ItsLondon_    01/01/2013    23 recensioni
" -Liam, aspetto un bambino.
- Non posso crederci... diventerò papà! Ma come è potut succ...?
-No, Liam... Non sei tu il padre di questo bambino. "
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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«Liam, aspetto un bambino.»
«Non posso crederci... diventerò papà! Ma come è potut succ...?»
«No, Liam... Non sei tu il padre di questo bambino.»
 

Quelle parole, quelle dannate parole. Continuavano a torturarlo ormai da mesi. Quella frase era la frase che l'avevano fatto cadere in depressione, che l'avevo convinto a farsi del male. Da bravo ragazzo che era una volta, adesso sembrava essere diventato un mostro. Anzi, non sembrava: era un mostro. 
Dal pomeriggio in cui Danielle aveva fatto le valigie e se n'era andata con noncuranza, lui aveva iniziato ad autolesionarsi. Aveva iniziato a bere, pur essendo a conoscenza del fatto che, anche se il rene dopo tanti anni aveva iniziato a funzionare bene, doveva stare sotto controllo con l'alcol. Aveva iniziato a fumare, e non solo semplici sigarette. Aveva iniziato a partecipare a feste su feste, portandosi a letto la prima ragazza che gli capitava sotto le mani. Non vi era più neanche la minima traccia del dolce e vecchio Liam. Sembrava un tipo forte, ma la gente non sapeva che quello che portava sopra la schiena era una corazza, un guscio in cui nascondersi. Cercava di convincersi che il suo cuore si fosse gelato, non aveva intenzione di amare ancora una volta per la grande paura di soffrire nuovamente. Amava davvero tanto Danielle, e insieme formavano una bella coppia. Ancora oggi non si sapeva spiegare il perchè lei l'avesse tradito. Era forse troppo poco per quella bellezza di ragazza? 
Lei, quella ragazza con una folta chioma, era riuscita a sbriciolare in mille minuscoli pezzettini il tenero cuore di Liam. Era così preso da lei, che quasi non considerava più i suoi amici. Non avevano un'opinione positiva su di lei, tutt'altro. Eppure lui continuava a stare con lei e ad amarla con tutto se stesso, senza dare peso alle parole dei suoi più cari compagni. E adesso si trovava lì, disteso sul divano ormai malconcio, con la barba incolta e i vestiti che ormai portava a giorni. Ogni tanto riceveva una telefonata da Zayn, il suo migliore amico in assoluto. Avevano un rapporto speciale i due, anche se ultimamente il tono della voce di Zayn si era fatto freddo e distaccato. 
Si alzò da quella poltiglia di divano e calzò le scarpe, sulla punta un sottile strato di polvere. Sarebbe uscito a prendere una boccata d'aria. Aprì l'uscio di casa, schermandosi gli occhi dal sole abbagliante e caldo. Prese a camminare senza meta, a testa bassa fissandosi i piedi, passo dopo passo. Tutti nella zona erano suoi amici, ma ultimamente continuavano a squadrarlo. Liam cercava di non dare peso a quelli sguardi schifati, ma dentro voleva urlare dal dolore. Si accese una sigaretta, che teneva in tasca sempre con sè. Con due lunghi tiri arrivò al filtro, prosciugando anche quello. Tirò un colpo di tosse e una fitta lancinante lo immobilizzò. Il dolore era forte, ma durò pochi secondi. Si appoggiò al muro, ansimante. Era consapevole che in quel modo la sua salute era a rischio, come la sua stessa vita, ma non gliene fregava. 
Più volte Valerie, la sua migliore amica d'infanzia, aveva provato a parlargli seriamente faccia a faccia, ma lui, con un sorriso triste, continuava a non ascoltare le sue parole. Era sempre stato un tipo tutt'altro che timido, amava conoscere nuove persone, ma ultimamente odiava la folla. Più che una forma d'odio, era paura. Paura del giudizio della gente. A testa bassa com'era uscito fuori, rientrò in fretta in casa. Salì in bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Guardò la sua immagine riflessa allo specchio, soffermandosi a guardare i suoi occhi socchiusi, tipici di un tossicodipendente. Aprì il rubinetto dell'acqua e si sciacquò vigorosamente la faccia con il getto gelido, tenendo aperta la bocca come se stesse avendo un attacco d'asma. Mise una mano sulla piccola maniglia del mobiletto, facendolo cigolare mentre apriva l'anta. Prese fra le mani la lametta con cui usava farsi la barba. Si sedette a terra, fissando il pavimento plumbeo. Portando una mano sotto il lavandino, prese il piccolo cacciavite e piano piano svitò la vite che teneva ferma la piccola lama tagliente, ormai arrugginita. Portò un braccio avanti, sfiorando con l'altro le cicatrici rosee sui suoi polsi. Voleva farlo di nuovo, ma le sue poche forze glielo impedivano. Alzò la lametta vicino alla sua bocca, tracciando leggermente una linea orizzontale. Nonostante il piccolo taglio, il sangue che stava gocciolando da quella ferita era abbondante e assiduo. Delle piccole gocce andarono a macchiare i jeans strappati di Liam. Buttò la testa all'indietro, spalancando gli occhi e vedendo la visione che si stava aprendo davanti a lui: Danielle, con un pancione smisurato che camminava mano nella mano con un ragazzo. Scosse la testa e chiuse gli occhi, lasciando cadere una calda lacrima sulla sua guancia. Ricordava ancora il susseguirsi di emozioni che aveva provato quando Danielle annunciò con tono grave la sua gravidanza: gioia, orgoglio... ma subito dopo pentimento, amarezza per essersi illuso. Appena Danielle lasciò la loro ormai vecchia casa, chiamò Zayn che si precipitò da lui. Liam aveva notato che non era più il suo vecchio amico, era molto più distaccato, e quando lui accennava alle parole della ragazza, nei suoi occhi si faceva strada il terrore. Da mesi Zayn si era trasferito con la sua nuova ragazza in un quartiere a lui sconosciuto. La curiosità lo stava erodendo, voleva conoscere la nuova fiamma di Zayn. Era sicuro che lui gliel'avrebbe fatta conoscere volentieri, ma... non era sicuro che avrebbe accettato l'invito. Aveva paura di cedere davanti alle effusioni romantiche che i due si sarebbero scambiati. Chiuse di nuovo gli occhi, contraendo il muscolo del braccio. Affondò la lama nella pelle, continuando a tirare delle decise righe orizzontali, tagliando una ad una le vene che incontrava. Si torturava il labbro, trattenendo le urla di dolore. Continuava a piangere e a muovere velocemente la lametta a fior pelle, ormai ricoperta di sangue cupo e cavernoso. A ogni nuovo taglio andava sempre più a fondo con la lama, fin quasi a toccarsi l'osso con la punta tagliente. Esausto, si rannicchiò sul pavimento e continuò a piangere, questa volta singhiozzando, fissando il sangue che sgorgava a fiotti dal suo polso.

~

Una porta si aprì e si richiuse velocemente, sbattendo. Una mano piccola e fredda gli strinse con forza il braccio, nel tentativo di girarlo. Un respiro caldo e confortante era proprio lì, sul suo collo. Un lacrima gli cadde sul naso, seguita da tante altre piccole gocce. Liam riprese conoscenza solo quando la ragazza minuta lo fece tirare su, facendogli bere dell'acqua fresca. 
«Liam, guarda come ti sei ridotto. Smettila di farti del male, finirai per ucciderti.» 
Solo dopo aver schiuso gli occhi e aver sentito quella voce acuta e cristallina realizzò che quella ragazza minuta era Valerie. Lo stava fissando con uno sguardo preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo. La ragazza, vedendo rinvenuto il ragazzo, si alzò e avvolse il braccio ancora sanguinante di Liam, premendo con forza contro l'emorragia che non voleva cessare. Il ragazzo con uno strattone cercò di liberarsi, ma la ragazza conficcò le unghie nella sua pelle, costringendolo a sottomettersi. Con uno strattone lo portò in soggiorno, dove lo fece sedere sopra il divano. La ragazza aprì la bocca per brontolarlo di nuovo, ma non parlò subito. Prima bevve un sorso di acqua, dopodichè, iniziò a starnazzare.
«Ma ti è andato in fumo il cervello?! Liam, guardami.» Con una mossa decisa lo obbligò a guardarla dritto negli occhi. «Cos'è che non capisci delle parole 'devi smetterla di farti del male'? Liam, ti sto parlando seriamente. Queste cose possono provocarti la morte, cazzo. Non vorrai mica morire per quella p... per quella la e per il bambino, vero? Ascoltami bene: troverai una ragazza bellissima, che prenderà il posto di Danielle e ti amerà così tanto che insieme formerete una famiglia bellissima e numerosissima. Smettila di pensare a lei: ha deciso di tradire un ragazzo bellissimo e romantico come te? Bè, cazzi suoi.» 
Liam continuava a fissare le sue labbra, incapace di parlare. Dopo aver finito la sua predica, Valerie si alzò per trascinare Liam in macchina. Direzione: Ospedale. 

~

Una luce naturale e fioca gli fece aprire gli occhi. Si trovava in una stanza completamente bianca: pareti bianche, soffito bianco, lenzuola bianche... Tutto quel bianco gli dava alla testa. Accanto a lui, appisolata su una poltrona altrettanto bianca c'era Valerie. A vederla lì vicino a lui, il cuore gli si colmà di gioia. Quanto amava la sua migliore amica! Era un ragazza con ottime qualità, e un cuore grande come il suo. Era sempre disponibile per lui, anche in questi casi eccezionali che a lei facevano andare fuori di testa. 
«V...Valerie?» la ragazza sentendo quelle parole si alzò in piedi con uno scatto fulmineo, per poi sedersi vicino a Liam sul letto. Gli scambiò uno sguardo tenero e affettuoso, per poi dargli un bacio sulla fronte. Allungò poi la mano esile verso quella grande di lui, che lui lentamente afferrò e strinse. 
«Adesso stai meglio?»
«Sì, grazie... Grazie mille.»
«Liam, quante volte te lo dovrò ripetere ancora? Sai quanto tengo a te, sai che mi fai stare male se cerchi di suicidarti, ma continui imperterrito! Sei un uomo migliore senza Danielle, parola della tua migliore amica. Certo, saresti un'uomo ancora migliore se continuassi ad essere il Liam dolce che eri un tempo.»
Prima di parlare Liam prese un grosso respiro. «Scusa... E' che non riesco ad andare avanti, sono rimasto scioccato dopo questo fatto. Sono otto mesi che non vedo Danielle, non so più niente di lei, non so cosa fa... ma una cosa certa è che presto lei partorirà. Darà alla luce un bellissimo bambino, ma... io non sarò il padre di quel bambino. Avrà una famiglia, capisci? Sono felice per lei, ma non farò parte di quella famiglia. Non sai quanto mi faccia male sapere che lei non è più mia. Voglio morire...» dopo queste parole ci fu una lunga pausa, che venne colmata da un abbraccio altrettanto lungo e affettuoso fra i due. Quei due si volevano un bene dell'anima e non si sarebbero mai separati.

~

La musica era così alta che riusciva a farti sobbalzare a ritmo pure l'anima. La gente si scateneva in pista da ballo, le giovani coppiette si baciavano appassionatamente appoggiate alle alte colonne illuminate da pailettes e Liam se ne stava seduto accanto ad un ragazzo che puzzava di pesce marcio. Sì, Liam aveva infranto la promessa di non farsi più del male. Aveva di nuovo deluso Valerie... e non avrebbe voluto farlo, ma era più forte di lui. Era andato a uno dei soliti party in discoteca, ed era pronto ad ubriacarsi. Era da una mezz'ora che era lì dentro, soffocato dalla puzza del ragazzo accanto a lui. Continuava a pensare alle frasi importanti e soprattutto vere che gli aveva detto qualche giorno prima Valerie. Un pò gli dispiaceva farla sempre stare in pensiero, ma era più forte di lui... 
Ricordava ancora la sera in cui lui e Danielle si conobbero. Erano ad un party sulla spiaggia e lei indossava un malizioso completino rosso, che lasciava intravedere il suo piercing all'ombelico. La sua chioma riccioluta era acconciata in uno chignon disordinato. Continuava a fissarlo con uno sguardo provocante e, si sa, in quegli anni Liam aveva gli ormoni che ballavano la conga, così finirono col farlo nel camerino. Dovette ammettere che Danielle non era per niente dotata, sembrava convinta ma allo stesso tempo impacciata. Inoltre, quella sera doveva essere piuttosto ubriaca, lo intuiva dal sapore dei suoi baci agrodolci. Dopo quella sera continuarono ad uscire insieme per qualche mese, dopodichè finalmente decisero di mettersi insieme. Ogni giorno solita routine: sesso, sesso e ancora sesso. I primi mesi furono basati su questa priorità, ma, col tempo, riuscirono ad amarsi veramente e capirono che il sesso non era amore. 
Liam aveva voglia di spassarsela, presto si sarebbe portato a letto una bella biondina, si era detto. Voleva ripagare Danielle con la stessa moneta, anche se forse a lei non importava, non più.  Si alzò dal divanetto, tirando un sospiro di sollievo. Aveva già preso di mira un gruppo di ragazze sulla ventina d'anni, quindi si avvicino alla massa di belle ragazze e prese la prima, che sembrava quella più ubriaca. Aveva un mini abitino color blu elettrico e una cascata di capelli ricci e biondi. Le ricordava molto Danielle dai capelli. Danielle, Danielle, Danielle... Continuava a pensare a lei, perchè? La doveva dimenticare, ma non perchè Valerie glielo diceva, soprattutto per se stesso. La ragazza non oppose resistenza quando, con un gesto abile, Liam la appese alla parete e iniziò quell'amara tortura, non tanto amara quanto piacevole. I loro gemiti erano sommessi ma intensi. Il senso di colpa premeva su Liam, che finì per lasciare stare la ragazza e sgommare verso la casa di Valerie. 
Era lui il ragazzo che continuava a ripetere che la cosa più brutta la mondo fosse far soffrire una ragazza? Bè, e lui cos'aveva appena fatto con la sua migliore amica? Era inutile andare a letto con una sconosciuta, non c'era nemmeno molto gusto nel farlo. Non voleva far soffrire ancora Valerie, mai e poi mai. Sapeva che probabilmente lei era già caduta nel mondo dei sogni, ma aveva voglia di vederla. Voleva scusarsi con lei per tutte le lacrime che le aveva fatto versare, per tutte le preoccupazioni, per tutte le ore di lavoro perse a causa delle sue cazzate. Voleva scusarsi con lei, per tutto quello che le aveva fatto passare.

~

Si trovava lì, sdraiato accanto a Valerie, che continuava a dormire beata. Non voleva svegliarla, sembrava che stesse dormendo così bene... Ma era costretto a farlo se voleva scusarsi con lei. Tirandole una piccola spintarella, la ragazza socchiuse gli occhi, sorridendo alla sua vista. Aveva un tenero faccino ancora mezzo addormentato, Liam avrebbe voluto morderle una guancia.
«Val, ti devo parlare. Mi voglio scusare con te, per tutto quello che ti ho fatto passare. Sono stato uno stupido a pensare che l'autolesionismo fosse la cura per il mio dolore, mi sbagliavo. Non voglio che tu soffra, sai quanto ci tengo a te e quanto ti voglio bene.» La strinse forte fra le sue braccia, facendola accocolare al suo petto.
«Liam, finalmente sei riuscito a capirlo! Hai messo la testa a posto, sono felice e orgogliosa di avere un amico come te. Le cose che ti dicevo erano per il tuo bene, non perchè volevo essere una seccatura per te. Comunque... che fai a quest'ora ancora sveglio? Non mi dire che...» Liam annuì, facendo un faccino pentito. «Te ne sei portata a letto un'altra? Non ci credo.»
«Veramente... non proprio a letto. Comunque è stata una botta e via, poi ho pensato a te e...»
«Perchè hai pensato a me mentre infilavi il tuo coso...?» Valerie spostò il braccio di Liam dalle sue spalle, allontanandosi con finta aria spaventata.
«Stavo ripensando alle tue parole... Hai ragione, facendo il puttaniere non risolvo nulla. Grazie ancora per essere ancora qui con me. Da qui in avanti cercherò di andare avanti, e... spero che tu mi faccia la romanzina se continuo a comportarmi male. Ti voglio tanto bene, scimmia.»
«Ti voglio bene pure io, orso.»

~

Ancora una volta Liam era disteso su un letto ospedaliero, con una flebo attaccata al braccio. Durante la notte aveva tentato il suicidio, cercando di annegare nella vasca da bagno. Continuava a fare promesse su promesse a Valerie, ma non ne manteneva nemmeno una. Accanto a lui questa volta non c'era la sua migliore amica, era da solo. La ragazza, trovandolo, lo aveva schiaffeggiato sonoramente, e con le lacrime agli occhi aveva chiamato un'ambulanza. Ne era quasi certo: Non aveva più una migliore amica. Lo ammetteva pure lui, era nella parte del torto. Continuava a farla soffrire, sembrava che fosse diventato bipolare: un minuto prima andava da lei a scusarsi e il minuto dopo continuava a farla stare in pensiero per lui. Aveva ragione Valerie ad essersi stancata di questa situazione. 
Liam si trovava solo, in quella monotona stanza fredda. Solo nella solitudine. Era troppo stanco per piangere. Aveva ancora i capelli bagnati appiccicati alla fronte; le labbra violacee. Non voleva rimanere da solo ad annoiarsi, voleva uscire fuori e guardare al di là di quelle quattro mura. Quando fece l'azione di portare il piede a terra, una fitta lo trafisse in due dal dolore. Un'infermiera passando di lì, sentì i suoi spasmi soffocati ed accorse nella sua stanza. L'ultima cosa che vide furono gli occhi verdi e preoccupati di quella giovane donna. Dopo nero, buio.

~

Quando riaprì gli occhi, era coperto fino al mento dalle lenzuola pesanti di cotone. Quelle fitte rischiavano seriamente di ammazzarlo. L'infermiera era ancora lì, immobile vicino al letto per controllare costantemente i suoi parametri vitali. Quando si accorse che il ragazzo si era rinvenuto, si avvicinò all'asta che teneva alta la sacca della flebo e arrestò il flusso dei liquidi. Aveva un'aria dolce ma allo stesso tempo severa, professionale. Si abbassò gli occhiali alla francescana sulla punta del naso e aprì la bocca per parlare.
«Signor Payne, come va?»
«Meglio, grazie. Ma... posso alzarmi? Sà, dietro a queste mura mi sto parecchio annoiando.» 
L'infermierà lo guardò per un istante, per poi acconsentire con uno sguardo curioso. Era libero di andare in giro per l'ospedale e, di sicuro, se quelle fitte lancinanti si fossero ripresentate, non si sarebbe ritrovato solo e senza soccorsi. Un piede dopo l'altro, infilò le pantofole e si attaccò all'asta della flebo, trascinandolo dietro di lui. Ad ogni reparto che passava, le malattie più strane si manifestavano sulle persone. Si fece da parte mentre una barella sfrecciava per le corsie dell'ospedale, con sopra un uomo sulla cinquantina che aveva appeso una piccola flebo sulla mano cicciottella. Il signore appariva parecchio spaventato dalla situazione mentre Liam era piuttosto tranquillo di stare in ospedale, poteva diventare la sua seconda casa. Camminava lentamente, curiosando in ogni stanza e, delle volte beccandosi qualche sguardo severo e qualche porta in faccia. Un grido soffocato lo fece voltare di stacco: il signore sulla barella, si era strappato la flebo che avevano inserito nella mano, facendo spruzzare il sangue sul pavimento. Sangue, sangue, sangue... Troppe volte aveva visto il sangue, così decise di accelerare il ritmo dei suoi passi, quando vide un cartello si fermò di scatto: sala parto. Nonostante la sala fosse isolata, si sentivano all'interno le urla delle neo mamme. Danielle presto sarebbe entrata lì, per dare alla luce la sua bambina o il suo bambino, chi lo sa. Spostò lo sguardo sulle persone sedute sulle sedie della sala d'aspetto. Uno di questi, aveva un profilo familiare. I loro sguardi per un secondo si incontrarono, e non ci fu dubbio, quegli occhi color nocciola erano di Zayn. Cosa ci faceva lì ad aspettare? Si avvicinò a lui, tentennante.
«Zayn, cosa ci fai tu qui?»
«Semmai cosa ci fai tu qui, conciato in questo modo?» Il suo sguardo era freddo, distante.
«Febbre molto alta.» Bugia. Ultimamente sapeva solo mentire.
«Oh, capisco.»
«Invece tu? Cosa ci fai qui alla sala parto?»
«Ehm... la mia ragazza sta per partorire.»
«Wow, ti sei dato da fare in questi mesi!»
«Già...» 
Una ragazza esile e moretta si avvicinò a loro, solo dopo aver letto la targhetta che portava sul camice corto Liam capì che era un'infermiera.
«Mi scusi, signor Malik. Danielle ha bisogno del suo supporto e del suo amore.» 
Accaddero molte cose in quegli istanti: Liam si girò si scatto verso Zayn, esigendo spiegazioni mentre Zayn si guardò intorno con uno sguardo terrorizzato, incapace di respirare. Il ragazzo dalla pelle ambrata cercò di sviarsela, ma Liam lo trattenne per un braccio.
«Amico, mi vuoi spiegare? La tua nuova ragazza si chiama Danielle?» Aveva voglia di sferrargli un pugno sul naso, ma si trattenne: non sapeva ancora se era solo una coincidenza o era proprio quella Danielle.
«A quanto pare...» Il tono orgoglioso di Zayn si fece spazio in lui, tentando di difendersi. Ancora una volta l'infermiera, insistendo, interruppe la conversazione, ripetendo a Zayn che doveva entrare per tenere la mano alla ragazza partoriente. Questa volta Liam, arrabbiato, gli fece segno di stare zitta e non interrompere.
«Spero per te che non sia la mia Danielle.» Si stava alterando, la flebo gli pulsava nel braccio, facendogli male. 
«Amico, calmati. Hanno il nome in comune, è solo una coincidenza. Non è la tua Danielle.» Dietro quegli occhi enigmatici, Liam riuscì ad intercettare un lampo luminoso che gli fece intuire la sua falsa affermazione.
«Infermiera, entro io dentro prima del signor Malik.»
«Signore, non può. Dentro si accetta solo il padre o un familiare.» 
Liam non stette ascoltare quelle parole, indossò la mascherina e si infilò al volo il camice turchese per poi entrare. Dentro il reparto vi erano due sale parto, scelse la porta a destra, ma dentro vi trovò una ragazza molto giovane, non doveva ancora aver compiuto diciotto anni. Come dice il detto: se non è zuppa è pan pagnato, Liam si ritrovò nella sala accanto. Dentro vi era una ragazza dalla carnagione mulatta; da sotto la cuffia si intravedevano una cascata di riccioli castani. Si avvicinò alla ragazza dolente, osservandone i tratti del viso. Adesso che ci pensava, non aveva mai visto Danielle senza trucco e, soprattutto, sofferente. Non sapeva se chiederglielo o no, e se quello era  il momento adatto per farlo. Ci volle un pò prima che Liam parlasse, ma alla fine, con il coraggio e l'adrenalina nelle vene, aprì la bocca per parlare.
«Danielle, Zayn è il padre del bambino?» La ragazza si girò verso di lui, con gli occhi lucidi e due borse sotto gli occhi violacee. Continuava a fissarlo, senza aver intenzione di rispondere. «Danielle, ti prego... Voglio solo sapere di chi è il bambino, poi non ti darò più fastidio.» 
Dopo tutti quei mesi senza vederla, adesso che l'aveva a pochi centimetri, voleva stringerla a sè e dirle che le era mancata tanto, ma non poteva.
«Liam, non è tuo. Come te lo devo dire?» La ragazza a quel punto aprì la bocca e, con le solite parole ottuse, ferì un'altra volta Liam. Ma dopotutto, era stato lui a chiederglielo nuovamente.
«Puoi ripetermelo anche all'infinito, avrò sempre della scheggie di vetro nel cuore, ma voglio sapere chi è il padre.»
«Non ti interessa, credimi.» Danielle si asciugò una goccia di sudore dalla fronte e lo guardò, con fare orgoglioso. 
In quel momento Zayn e due infermieri fecero irruzione nella sala. Quest'ultimi portarono Liam fuori dalla stanza, buttandolo a sedere sulle scomode sedie di legno della sala d'aspetto. Il ragazzo si portò le mani sul viso, dopodichè con uno scatto si strappo la flebo dal braccio, lasciando cadere a terra una goccia solitaria di sangue. Ormai era ovvio che il padre del bambino che Danielle stava partorendo era Zayn, ma voleva sentirlo dire da lei. Non poteva ancora credere che il suo migliore amico l'aveva tradito andando a letto con la sua ragazza e mettendola incinta, ma ancor di più non poteva credere che l'aveva fatto quando lei e Danielle stavano ancora insieme. Aveva solo voglia di sotterrarsi, scavarsi la fossa e morirci dentro, indolore. La porta dell'ingresso maternità si chiuse sbattendo, e vi uscì fuori uno Zayn preoccupato, con la faccia tirata come una corda di violino. Spontaneamente, quando Liam si alzò, Zayn lo strinse forte, lasciandosi cullare da delle braccia amiche. Erano per caso lacrime quelle che stavano bagnando il camice bianco di Liam? Cosa stava succedendo dentro la sala in cui Danielle stava partorendo? Perchè Zayn non era dentro a tenere stretta la mano di Danielle? Sicuramente c'erano state delle complicazioni...
 Il ragazzo si staccò dall'abbraccio, tenendo lo sguardo basso. Liam non gli chiese il perchè lui stesse piangendo, aspettò che fosse Zayn a parlare.  Per qualche minuto il ragazzo non dette segno di voler parlare, ma quando Liam gli posò una mano sulla spalla come per incoraggiarlo, sputò tutto come se fosse un cibo avariato.
«Danielle... Il... Il bambino.» I singhiozzi continuavano a scuoterlo. «Danielle... coma... Liam, mi dispiace tanto!» A quelle parole Zayn scoppiò di nuovo a piangere, accucciandosi sulla sedia. 
«Danielle è... in coma? Zayn, mi stai prendendo per il culo? Se è uno scherzo sappi che è di cattivo gusto.» 
Un cenno di disapprovazione da parte del ragazzo fece scattare Liam dentro la maternità come un razzo. L'amore della sua vita non poteva essere in coma, no! No, no, no... Ma quando entrò nella stanza, realizzò che quello che aveva detto Zayn in lacrime, era pura realtà. 
Danielle teneva gli occhi chiusi; le gambe ancora appoggiate ai piedistalli. Una mascherina copriva la sua bocca rosea. Liam si portò una mano al petto, buttandosi su di lei e piangendo. Vedere il suo tutto in quelle condizioni lo faceva soffrire come non mai, piuttosto sarebbe andato lui al suo posto. Un dottore si avvicinò a lui, con l'intento di portarlo fuori dalla stanza, ma tutto fu inutile. Sentendo il rumore di passi, Liam alzò la testa appena in tempo per vedere una donna di mezza età con un camice rosa aprire con abilità la pancia di Danielle, tirando fuori la piccola creatura che per tutti questi mesi era cresciuta in grembo alla sua amata. Una cosa era certa: Danielle era ancora viva. Il battito lento e regolare era segnato dall'apparecchio cardiaco. Lasciando cadere una lacrima sulla mano di Danielle, guardò il bambino che non reagiva alle lievi sculacciate della signora. Strinse forte la mano di Danielle, baciandola. Dopo tutto il male che gli aveva fatto provare, la amava ancora e forse anche più di prima.

~

Erano passati ben tre anni da quella mattina catastrofica. Danielle era ancora in coma, e Liam era sempre lì, accanto a lei, a stringerle con tenerezza la mano affusolata e morbida. Zayn aveva deciso di non intoppare più nella relazione fra quei due, cambiando nazione. Era andato a vivere in Italia, dove aveva trovato il vero amore. Adesso era sposato con Francesca, e insieme avevano avuto due bellissimi gemelli: Nicholas e Sophie. L'amicizia fra lui e Liam non era affatto finita, anzi, erano ripartiti da zero, cercando di dimenticare questo brutto accaduto. Valerie era sempre vicino a Liam anche quando non poteva essere lì con lui. Alla fine l'amica gli era corsa incontro a braccia aperte, scusandosi per averlo lasciato da solo in quell'ospedale. E il bambino che Danielle aveva concepito e partorito cesareamente era stato dato in adozione a degli amici di Danielle, che non potevano procreare più figli. Sarebbero stati sicuri che Danielle avrebbe consentito, anche perchè con il troppo lavoro non sarebbe riuscita ad accudire anche un piccolo neonato.  
Adesso Liam non beve più, non fuma più sigarette, non si porta a letto una ragazza diversa ogni giorno, ma ama a più non posso la ragazza riccioluta, sdraiata sul letto che pare dormire un sogno delizioso e rilassante. L'amore della sua vita.

 
The end.
 
 
Ciao a tutti!
Anno nuovo, OS nuova.
Avevo promesso che ne avrei postata un'altra presto, ed eccola qui, anche se non è molto presto.
Questa OS l'avevo già pronta qualche mese fa, ma dopo che mi si era cancellata,
non avevo più voglia di riscriverla , quindi fra ieri e stamattina sono riuscita a finire la mia impresa.
Come avrete letto, questa OS è basata su Liam e Danielle.
Bè, spero che vi piaccia.
Lasciatemi qualche recensione, inizierei l'anno bene!
Comunque... Auguri di buon anno e alla prossima!

London.
  
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