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Autore: Elizabeth Culmer    19/07/2007    4 recensioni
I fiori sono una rarità a Suna... e forse anche l'amore...
Traduzione dall'inglese a cura di Mistral.
(Ho dovuto cancellarla e ripubblicarla con il nuovo account, chiedo scusa a tutti)
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Drought

Drought

 

Original Story written by Elizabeth Culmer

Published on Fanficion.net

(http://www.fanfiction.net/s/3663198/1/Drought)

Translated by Mistral

 


 

I fiori sono una rarità a Suna.

Così come il giardino della madre di Temari. Lei coltiva fiori accanto alle sue erbe medicinali, appende piante decorative alle finestre dei piani superiori e sul tavolo della cucina non fa mai mancare un vaso pieno di fiori, sempre diversi ogni settimana.

Suo padre si lamenta per lo spreco d’acqua, ma poi nasconde un sorriso e Temari sa che anche lui ama i fiori perché rendono felice sua moglie.

Il giardino è una tavolozza di colori sopra il bianco uniforme dei muri d’arenaria e delle vesti di cotone grezzo, in un gesto di sfida contro il vento, il sole e la sabbia. Se fosse stato facile coltivare fiori a Suna, non avrebbe avuto alcun senso farlo.

 

Alla nascita di Kankuro, il padre di Temari ha tagliato un mazzo di rose e l’ha messo nelle mani della figlia perché lo portasse all’ospedale.

Sua madre ha sorriso, le ha dato un bacio e le ha mostrato il bambino: Kankuro è brutto e rugoso, ha il visino rosso ed è senza capelli, ma Temari promette ugualmente di volergli bene e di proteggerlo. In fondo è il suo fratellino, è una promessa facile da fare.

“Brava bambina” dice sua madre.

 

Alla nascita di Gaara, la madre di Temari è morta. Il suo sangue si è sparso ovunque e tutti i medici del villaggio non hanno potuto far nulla per salvarla.

È inutile andare all’ospedale. È inutile tagliare un mazzo di rose.

Suo padre ha portato a casa il loro nuovo fratellino, ha messo la culla sul tavolo della cucina e si è lasciato crollare su una sedia, vuotando un bicchiere di sake dopo l’altro.

Temari e Kankuro attendono e osservano in silenzio.

Dopo un po’ il piccolo inizia a piangere e un lingua di sabbia scivola fuori dalla culla, dirigendosi verso il vaso di fiori.

Il padre di Temari allontana il vaso. “Ti ho dato la sua vita, demone!” esclama “Non è forse abbastanza? Di lei non avrai nient’altro! Non avrai nient’altro di nulla!”

Getta a terra il vaso, mandandolo in frantumi, poi sale al piano superiore e Temari sente rumori di altri vasi infrangersi sulla strada polverosa e bruciata dal sole.

Gaara non smette di piangere.

 

Kankuro sale di sopra per andare da suo padre mentre Temari raccoglie i grossi cocci di vetro, stando attenta a non tagliarsi. Raccoglie le foglie e gli steli caduti a terra, asciuga l’acqua con uno straccio e spazza via le schegge più piccole.

Al piano superiore, suo padre urla contro Kankuro. Si sente sbattere una porta, poi una finestra.

Tremante, Kankuro scende di sotto ed esce in giardino, passando dalla porta sul retro. Per un attimo, Temari intravede il profilo di suo padre stagliarsi contro il muro di pietra, intento a strappare le piante e i fiori con tutte le radici; poi Kankuro chiude la porta.

 

Temari sale su una sedia e osserva il suo nuovo fratellino, colui che le ha ucciso la madre: i suoi occhi sono di un pallido azzurro e i suoi capelli corti e sottili sono rossi, come le rose…o come il sangue e la morte…

Il bimbo si interrompe nel mezzo di uno strillo per prendere fiato e fa una smorfia, i suoi grandi occhi velati fissi sul volto di Temari. La sabbia si avvolge su sé stessa e sale verso di lei, imitando l’agitarsi delle braccine paffute del piccolo, poi le sfiora le dita, si avvolge attorno alle sue mani e le solletica i polsi.

Gaara sorride. Quando il suo visino non è aggrottato dal pianto è bello, non brutto com’era quello di Kankuro; e nella forma degli occhi e nel colore dei capelli, lei rivede sua madre.

 

“Hai portato via i fiori” mormora Temari, accarezzando la fronte di Gaara e sentendone le ossa ancora fragili e delicate sotto la pelle. Ha portato via sua madre e sta portando via anche suo padre…ma forse lei dovrebbe volergli bene lo stesso – forse la mamma avrebbe voluto così, pensa. Dovrebbe volergli bene lo stesso, ma non ci riesce.

Non è un compito facile e lei non è ancora abbastanza forte.

Ma lo proteggerà. Questo lo deve fare.

 

Fuori, il vento mormora tra le case, lanciando finissimi granelli di sabbia contro le imposte chiuse; si sentono le imprecazioni di suo padre e la voce di Kankuro che sale in un lamento cupo.

Temari si scrolla la sabbia dalle dita e salta giù dalla sedia.

Gaara ricomincia a piangere, ma lei si allontana.

L’amore è una rarità a Suna.

  
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