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Autore: percysword    01/01/2013    11 recensioni
Lo scarabeo non è solo un gioco d'intelligenza perché le parole che metti sul tabellone sono quelle che ti rappresentano, sono quelle che tiri fuori dalla confusione che hai pescato, sono le parole vicine a te. Ed ero sicuro che se ti fosse capitato l'occasione avresti messo proprio quella che hai piazzato adesso.- disse Stuart osservando con gli occhi che brillavano osservando la parola speranza.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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scrabble

la speranza è la forza della vita che ognuno custodisce, pur senza saperlo, nel profondo del suo cuore

 

 

 

L'anziano signor Finch assumeva sempre quell'espressione quando stava per formare sul tabellone la parola della vittoria, ma non perché le lettere fossero finite, semplicemente perché avrebbe fatto così tanti punti che Logan, non l'avrebbe raggiunto neanche se in seguito a quell'ultima il vecchio avesse saltato i restanti turni. Così il moro fissava incredulo il volto concertato di Stu, mentre corrugava la fronte, si grattava la punta del rugoso naso con l'indice destro per poi sistemarsi gli occhiali, prendere un respiro profondo e sistemare le lettere sulla tavola, decretando così la sua ennesima vittoria.

-Distruzione, contando che è conta tripla, e le lettere alcune sono doppie… Direi all'incirca duecento punti. Conta tu ragazzo, sei più sveglio di me-

Logan si mise a contare ed i punti risultarono centottanta, per la precisione.

-Ha vinto ancora signor Finch. Prima o poi mi deve insegnare il suo trucco.-

-Oh, io non ho trucchi. Come puoi notare le parole che ho fatto io sono piuttosto semplici, le so mettere al posto giusto, niente di che.-

-Signor Finch, è l'ora di andare adesso- disse l'infermiera, appena avvicinatasi al tavolo da gioco dei due.

-Arrivederci ragazzo-

-A presto signor Finch-

Dopo aver salutato il vecchietto, si incamminò verso casa più pensieroso del solito.

 

Distruzione.

 

Quella fottuta parola che gli aveva ronzato in testa per tutta la sera. Quella fottuta parola che gli ricordava il passato. Quella fottuta parola che viveva ancora nel presente e che di certo non avrebbe dimenticato in futuro. 

Più volte aveva pensato di poter modificare il futuro, più volte aveva pensato di agire, ma come? Aveva paura, non era abbastanza forte per affrontarlo, poi era solo. Come aveva potuto distruggere tutto? Non solo la sua vita, ma anche quella di lei… Ancora così piccola e indifesa. Ma l'avrebbe trovata, ne era certo.

 

-Lasciala andare! Prendi me, non lei! Cosa ti ha fatto di male?-

-Cosa mi ha fatto? Osi anche chiedermelo, Logan? É nata, ecco cosa ha fatto.  Ha ricevuto l'amore che dovevo ricevere io. Si è presa anche il tuo.-

-Sei solo un bastardo Max. La gelosia ti ha accecato per tutto questo tempo. Adesso lasciala andare.-

-No, addio Logan. Saluta Logan, Amanda.-

-Dove andiamo Max?- chiese la bambina con gli occhi color del mare.

-A giocare…- e con una smorfia il ragazzo se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.

-NO!- gridò Logan, svegliandosi da quell'incubo che ormai lo perseguitava da cinque anni.

Guardando la sveglia, notò che era ormai ora di andare alla casa di riposo. Aveva il turno della mattina, doveva dare la colazione, sistemare alcune stanze e poi avrebbe giocato a scarabeo con Stuart Finch, come tutti i giorni.

Il lavoro alla clinica era l'unica cosa che lo distraeva dalla solitudine che abitava in casa sua da un po' di tempo ormai. Anche quando vi erano i suoi genitori, si sentiva costantemente solo, visto che si chiusero talmente tanto in loro stessi che non si accorse neppure di quando se ne andarono da quella casa, avendo ormai perso la speranza di ritrovare la loro piccola Amanda.

 

La partita era a più di metà, ma il signor Finch non sembrava ancora aver avuto l'occasione per piazzare la parola della vittoria. Al contrario Logan, mettendo solitudine su tabellone, aveva superato di gran lunga il punteggio dell'avversario che però sembrava pensieroso al riguardo di quella parola. Il giovane si chiese più volte se qualche coincidenza non andasse, ma era tutto in regola e non sapeva proprio dove avesse sbagliato. La risposta alle sue questioni, arrivò con una domanda.

-Sai cos è la solitudine, ragazzo?-

-Certo, è l'essere soli. Perché me lo chiede?-

Stuart sorrise pensieroso.

-Vedi ragazzo, il tuo concetto di solitudine non è sbagliato. Anzi, è più che corretto, ma io credo che la solitudine sia un fatto personale, non trovi?-

-Cosa intende per fatto personale?-

-Sapevo che me l'avresti chiesto. Vivo qui dentro da circa dieci anni, sai perché?- Logan scossa il capo, negando -Perché sono solo, non ho più famiglia. Ma ciò non significa che vivo in solitudine. Anche se qua dentro non parlo con molte persone, non mi sento solo. Sai perché?- di nuovo quella domanda, di nuovo Logan scosse il capo -Perché nessuno è solo, puoi sembrarlo, ma non esserlo; puoi sentirlo dentro di te, ma non lo sei. Ed è questa la bellezza della tua parola, la trovo affascinante.-

-Be' sicuramente lo è più di gatto- disse Logan, con un tono sarcastico.

Finch rise sonoramente a quella battuta e Logan gli andò dietro, ridendo non solo con la voce, ma anche con gli occhi e con il cuore. Dopo tanto tempo non si sentiva più solo.

 

-Scommetto, signor Finch, che la parola che ha appena piazzato ha qualche spiegazione, tipo quella che mi ha dato ieri, non è vero?- chiese il ragazzo osservando curioso combattente.

-Inizi a capire perché mi piace il gioco… Trovo che combattente sia una parola affascinante, quasi quanto solitudine. Secondo il dizionario un combattente è colui che partecipa ad una guerra, ma io non credo che lo sia… E tu?-

-Credo che con combattente non si intendano solo le persone che combattono necessariamente una guerra, possono combattere per qualsiasi cosa: la pace, la vita, le polpette alla mensa… Combattente, però, è colui che non si arrende mai, può perdere alla fine, ma con la consapevolezza di aver combattuto fino alla fine.- disse Logan

-Che cosa perde però?-

-Perde la causa per cui si è battuto, il motivo che l'ha spinto a combattere.-

 

Combattente, ecco cos'era lui. Lui non si era mai arreso, aveva sempre cercato di salvarla, la speranza che fosse ancora viva non si era ancora spenta in lui. Al contrario, i suoi genitori, si erano arresi sin dall'inizio e cercarono di farlo cedere, di dirgli che non c'era più motivo di combattere, ma lui non demordeva, non si sarebbe arreso fino a che non avrebbe visto il suo corpicino privo di vita con i suoi occhi.

 

-Questa è l'ultima partita della settimana, Logan. Mi raccomando di allenarti nel weekend, vorrei vederti vincere una volta.-

-Prima o poi la sorprenderò!- disse mentre posizionava le lettere sul tabellone.

Cercatore.

-Colui che cerca.- disse Stuart -Ma trova?-

-Non è detto che trovi… Ma se è un cercatore vero continuerà a cercare fino al rotolamento della cosa persa o ricercata. Credo che un vero sia cercatore sia anche un combattente, perché non si arrende mai.-

-Ti do pienamente ragione ragazzo… E tu? Sei un vero cercatore?-

Non ebbe il tempo di rispondere, che l'infermiera Rosy portò via il vecchietto.

Era un cercatore? No, non lo era. Ma doveva diventarlo, sperando che non fosse troppo tardi. Non si sarebbe arreso, era un combattente lui, l'avrebbe cercata e con un po' di fortuna l'avrebbe trovata. La sua piccola e fragile Amanda.

 

Quel sabato mattina si era rivelato più piovoso del previsto, i tergicristalli della macchina erano alla massima potenza e la strada per la biblioteca era quasi invisibile. Pur avendo acceso i fari, Logan non poteva superare i venti chilometri orari, quindi ci mise mezz'ora per arrivarci, al contrario dei dieci minuti che c'erano di solito.

Se andava alla biblioteca pubblica, lo faceva per prendere libri o fare ricerche per il signor Finch che, anche se era abbastanza vecchio, aveva la curiosità di un bambino e dopo aver finito il turno e la solita partita a scarabeo gli chiedeva sempre informazioni riguardo a qualche evento, fatto o cosa che non conosceva; ma quella volta il moro era lì per cercare i giornali di cinque anni fa negli archivi e cercare qualche informazione sul caso di Amanda.

Negli ultimi anni le sue "ricerche" si erano basate sul comprare il giornale locale e vedere se c'era qualche novità, di certo in quel modo l'avrebbe saputo visto che Croxing era un paese abbastanza piccolo e le notizie giravano in fretta. Gli abitanti vedevano in Logan il povero ragazzo solo, ma lui non era solo, quegli uomini e quelle donne si sbagliavano, avevano perso la speranza.

Adesso Logan, non solo rilesse tutti i Sunnydays degli ultimi cinque anni, ma cercò anche i giornali delle cittadine vicine, su cui però lesse cose piuttosto simili riguardo al caso, fino a che non arrivò alla pagina venticinque del Writer's, quotidiano di una cittadina alla periferia di Londra, chiamata Purply per le coltivazioni di prugne, piuttosto lontana da Croxing.

Incendio alla discarica: muore un ragazzo di venticinque anni.

Il conto degli anni tornava, ma non solo quello. Il ragazzo viveva alla discarica insieme a qualcun altro. Amanda, pensò Logan. Sembrava stare lì da tempo. Scommetto da circa cinque anni. Il viso era stato rovinato dalle fiamme, quindi non era possibile riconoscerlo. Ecco perché non l'ho mai saputo.

Ma la domanda gli sorgeva spontanea: dov'era Amanda?

Il sabato pomeriggio si trovava già in viaggio per Purply, diretto per la stazione di polizia.

 

-Avete mai visto questa bambina?- chiese Logan al commissario, ponendogli l'immagine di un candido viso contornato da lunghi capelli mossi di colore castano, con sottili labbra rosee, un nasino alla francese e gli occhi identici ai suoi.

-Forse… Perché?-

-É mia sorella.-

-E perché non è con te, se è tua sorella?-

-Ha tempo per una lunga storia?-

Il commissario annuì e lo fece accomodare in ufficio.

Dopo avergli raccontato tutti i fatti Logan si ritrovò in una macchina della polizia, diretto verso il St. Jones, orfanotrofio della provincia.

Appena entrato un odore di chiuso gli entrò nelle narici e notò un banco, dove sedeva una vecchietta che armeggiava con una macchina da scrivere. Il commissario si fece avanti e dopo aver discusso con quella donna chiamò Logan e lo accompagnò in una stanza. 

Almeno venti bambini si ritrovavano seduti in quella stanza e lo osservavano curiosi. Il giovane li scorse tutti, fino a che non incontrò due occhi color mare e un sorriso comparve sul volto di chi li possedeva.

Amanda.

 

-Hai vinto ragazzo.- disse Finch, più contento che mai.

-A dire il vero mi ha battuto di centocinquanta punti…-

-Ma tu hai vinto perché hai piazzato la parola più straordinaria che l'uomo abbia mai inventato e che tu possiedi-

-Che cosa possiedi Log?- chiese Amanda guardando curiosa il fratello, che però la guardò interrogativo.

-Vedi, quando tu sei venuto qui a lavorare, ne ho sentite tante sul tuo conto: che eri solo, depresso, ti saresti stufato presto della tua vita, eri pieno d'odio. Ma io non credo a queste parole al vento, è per questo che ti chiesi di giocare con me per conoscerti. Lo scarabeo non è solo un gioco d'intelligenza perché le parole che metti sul tabellone sono quelle che ti rappresentano, sono quelle che tiri fuori dalla confusione che hai pescato, sono le parole vicine a te. Ed ero sicuro che se ti fosse capitato l'occasione avresti messo proprio quella che hai piazzato adesso.- disse Stuart osservando con gli occhi che brillavano osservando la parola speranza.

 

 

SAAAAALVE E BUON ANNOOOO! 
sciao a tutti.

 

allora per iniziare devo dire che mi piace. *modestia off*

davvero, per una volta ho avuto una bella idea :') 

poi adoro lo scarabeo trolololol

 

alcuni mi hanno chiesto se avessi mai scritto una ff su logan, ma non l'avevo mai fatto… quindi mi sono messa all'opera per questa one-shot, che spero vi sia piaciuta.

 

se non avete voglia di recensire, fatemi comunque sapere se vi è piaciuta uu

 

Baaaaaci, 

 

Chiara

@acciologan on twittah

   
 
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