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Autore: Dreammy    01/01/2013    3 recensioni
Ti sei mai sentito completamente vuoto?
Proprio così, vuoto, svuotato, senza niente all’interno.
Talmente vuoto da non riuscire nemmeno a piangere, perché ormai le lacrime sono cadute tutte.
Talmente vuoto da ingoiare qualsiasi cosa pur di riempirti.
Talmente vuoto da voler vomitare, ma non esserne capace, perché non hai nulla dentro.
Talmente vuoto da non sentire più il sangue scorrerti nelle vene, ma solo tanta tristezza.
E magari questi momenti in cui ti sei sentito svuotato da tutto e da tutti sono stati sempre accompagnati dalla pelle d’oca.
Quella pelle d’oca che ti prende quando hai freddo.
Quella pelle d’oca che ti assale quando ascolti della musica che ti fa commuovere.
Quella pelle d’oca che sta ad indicare il terrore che ti divora.
Quella pelle d’oca che ti invade il corpo quando sei tremendamente triste.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nascondersi nell’ombra non serve a nulla.
 
 

Ti sei mai sentito completamente vuoto?
Proprio così, vuoto, svuotato, senza niente all’interno.
Talmente vuoto da non riuscire nemmeno a piangere, perché ormai le lacrime sono cadute tutte.
Talmente vuoto da ingoiare qualsiasi cosa pur di riempirti.
Talmente vuoto da voler vomitare, ma non esserne capace, perché non hai nulla all’interno.
Talmente vuoto da non sentire più il sangue scorrerti nelle vene, ma solo tanta tristezza.
E magari questi momenti in cui ti sei sentito svuotato da tutto e da tutti sono stati sempre accompagnati dalla pelle d’oca.
Quella pelle d’oca che ti prende quando hai freddo.
Quella pelle d’oca che ti assale quando ascolti della musica che ti fa commuovere.
Quella pelle d’oca che sta ad indicare il terrore che ti divora.
Quella pelle d’oca che ti invade il corpo quando sei tremendamente triste.
~
Sai esattamente cosa vuol dire? L’hai mai provato?
Lei sì.
Il suo nome era Ellen Smith, ma io la chiamavo scherzosamente Elly.
Lei mi piaceva, mi piaceva tantissimo. Le andavo spudoratamente dietro e tutti se n’erano accorti. Tutti eccetto lei.
È proprio vero che l’amore ti rende cieco, è vero?
Il mio nome è Harry Styles.
 
Era il 14 gennaio, lo ricordo come se fosse ieri.
In classe, il mio migliore amico, Zayn, aveva portato dei dolci per festeggiare il suo compleanno, ma lei aveva rifiutato di mangiare, nonostante gli inviti.
Pochi secondi dopo era uscita dall’aula, dicendo di dover andare in bagno.
Due ore dopo, a metà della lezione di Educazione Fisica, aveva di nuovo domandato di andare in bagno e sembrava esservisi rinchiusa, dal momento che non tornava più in palestra. Nessuno sembrava farci caso, ma io, che tenevo così tanto a lei, ovviamente sì.
Con la scusa di andare a bere, entrai nello spogliatoio femminile e la vidi.
Ellen era seduta su una delle panche nere, con le maniche della felpa (che stranamente indossava anche in estate) sollevate. Non mi aveva visto.
Stava fissando le sue braccia nella loro interezza, senza piangere, con la mascella irrigidita a causa della rabbia. Aveva un’espressione inorridita stampata sul volto, tanto che sembrava avere dei conati di vomito.
E non dovetti aspettare molto perché si ficcasse due dita in gola e si posizionasse davanti al water, cercando di vomitare.
Però il vomito non usciva.
Lei sembrò voler gridare, ma, a quanto pareva, la voce le era venuta meno.
Fece due giri in tondo nella stanza e, finalmente, capii cosa stava fissando fino a pochi minuti prima.
Nascosto nella semioscurità, cercando di non farmi vedere, soffocai un grido. Erano tagli, tagli profondi, che ricoprivano ogni parte del suo braccio.
Sembravano recenti.
Avvertii l’impulso di avvicinarmi a lei ed aiutarla, di carezzarla e dirle che tutto sarebbe andato bene.
Lei, sempre col sorriso stampato in volto, piena di amici, era un’autolesionista.
Però non feci niente.
Mi limitai a guardarla mentre si torturava le unghie, in disagio per nessuno sa cosa. Rimasi lì a chiedermi se avrei potuto essere l’eroe della situazione, come nei libri che ero solito leggere, e salvarla, ed aiutarla, e farla uscire da quel circolo vizioso.
Notai la sua pelle d’oca, persistente sulle braccia, scoperte dal momento che le maniche della felpa erano ancora alzate.
Non sapevo che era stata insultata, derisa, picchiata. Non sapevo che soffriva di disturbi dell’alimentazione.
Avevo paura, paura di cacciarmi in qualcosa di più grande di me, e, come un codardo, me ne andai, facendo finta di non aver mai visto niente.
 
Qualche giorno dopo, il professore di Letteratura Francese ci annunciò che Ellen si era ritirata dalla scuola.
Scoprii tutto ciò che ora so su di lei solo anni ed anni dopo, perché lei non ne aveva mai parlato con nessuno.
Rimpiansi tante volte di essere scappato da lei, di non averla aiutata.
 
Quando si ha un qualsiasi problema, la cosa migliore è parlarne con qualcuno, perché in due è meglio che in uno.
Togliersi un peso dal cuore non può che fare bene, cercare di trovare una soluzione in due è più semplice.
E nascondersi nell’ombra non serve a nulla.
 
   
 
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