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Autore: Shanimalrules    01/01/2013    3 recensioni
‘’Mi dispiace.’’ Era sincero, quasi dispiaciuto. ‘’Ma con me puoi stare tranquilla, te lo giuro.’’
‘’Lo so. Sai…tu non sei così male.’’ Scrollai le spalle.
Questa volta fece un ampio sorriso mostrando i denti perfettamente allineati e bianchi. Poi ci ripensò. ‘’Non dovrei essere così gentile.’’ Si accigliò.
‘’Non è una cosa brutta.’’ Questa volta gli sorrisi io. ‘’Non diventare come loro, non ne vale la pena. Sei diverso.’’ Gli ripetetti ancora una volta.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti e buon anno nuovo! Questa è la mia prima OS sui Muse...sicuramente è il titolo più banale che potessi dare, ma questa piccola storia è proprio ispirata a questa canzone.
Beh non voglio trattenervi oltre...buona lettura e spero che vi piaccia!




Stockholm Syndrome



Ero legata, imbavagliata e bendata.
Non sapevo dove mi trovavo, né chi erano loro, né tantomeno cosa volevano da me.
Mi avevano portata qui, mi ci avevano sbattuta dentro e chiusa a chiave.
Forse era passata un’ora, forse un giorno, forse un anno. Non lo sapevo, avevo perso la cognizione del tempo.
Dovevano essere forse 3 uomini. Anni? Non ne avevo idea. Potevano averne 25, come 30, come 40. Nazionalità? Inglese, puro accento londinese o dei dintorni. Era l’unica cosa che sapevo con certezza.
Ero seduta legata attorno ad una colonna. Con le mani cercavo di rompere la corda, con la bocca cercavo di strappare  lo scotch che avevo alla bocca, mi sentivo di impazzire.
All’improvviso si aprì la porta e udii dei passi farsi sempre più vicini, poi un rumore metallico…due oggetti uno contro l’altro.
Mi poggiò la mano sul mento e con l’altra mi tolse lo scotch.
‘’Bevi.’’ Ordinò la voce e mi avvicinò il bicchiere alla bocca.
I won't stand in your way.
Feci finta di ingoiare e quando si allontanò gli spruzzai l’acqua addosso e, dalle imprecazioni che urlò, capii che lo avevo colpito proprio in faccia.
Let your hatred grow.
‘’Ma che razza di…Bevi!’’
‘’No.’’ Risposi con fermezza.
‘’Ho detto che devi bere.’’
‘’E io ho detto che non lo voglio fare.’’ Cedere al loro volere era l’unica cosa che non dovevo fare, non dovevano avere il controllo su di me o sarebbe stata davvero la fine.
Lo sentii camminare avanti e indietro per la stanza (o qualunque cosa essa fosse) per un minuto buono. Non sapeva cosa fare? il mio rifiuto lo aveva lasciato sorpreso? Era indeciso se farmi fuori subito o lasciarmi qualche altro patetico e straziante minuto di vita?
All’improvviso si avvicinò di nuovo a me e mi tolse la benda dagli occhi. Dovetti più volte chiudere gli occhi per riabituarmi alla luce, anche se non era poi così forte.
Guardai lui, era fermo in piedi davanti a me. Era di statura normale, magro,  capelli biondo cenere, un po’ lunghi sulla fronte e sulla nuca e occhi marroni. Doveva avere 30 anni, forse qualche anno in più.
Si piegò sui talloni e mi prese di nuovo il mento tra le mani, avvicinandosi al mio viso. Lo guardai negli occhi: non sembrava cattivo, non avevo uno sguardo freddo, né severo.
‘’Senti’’ esordì ‘’qui siamo noi a comandare. Noi comandiamo e tu ubbidisci. È chiaro?’’
‘’Cosa volete da me?’’ Volevo piangere, ma evitai. Dovevo avere controllo.
‘’Sta’ zitta e bevi. Sei qui da un giorno e mezzo e se continui così morirai.’’ Riavvicinò il bicchiere alla mia bocca e bevvi un altro sorso. Ero pronta a sputargli nuovamente addosso, avendo gli occhi scoperti potevo prendere per bene la mira…se non che fu lui a fermarmi.
‘’Non azzardarti a rifarlo.’’ Questa volta non l’avrei passata liscia per cui pensai bene di non provocarlo ulteriormente.
‘’E anche se fosse? Se morissi? Cosa ti importerebbe?’’
‘’Dio sta’ zitta.’’
‘’Penso di avere il diritto di sapere, no? Mi ammazzerete? Mi stuprerete?’’
‘’Per l’amor del Cielo, no! Non vogliamo farti del male.’’ Storse la bocca ad una smorfia di disgusto.
Oh, adesso sì che potevo stare più tranquilla!
‘’E allora perché sono qui? Se sono soldi quelli che volete, io non ne ho! Non sono ricca, lo giuro!’’
Il ragazzo non rispose, era pensieroso.
And she’ll scream.
‘’Rispondi!’’ Questa volta non potetti più controllarmi ed esplose un urlo dalla mia gola. Quanto meno si era accorto che aspettavo una risposta.
Si avventò su di me. ‘’Devo ricordarti che è qui a comandare?’’
Mi ritrassi automaticamente, per quanto questo potesse cambiare le cose, piagnucolando.
La porta si riaprì. ‘’Ehi tutto bene?’’
Si affacciò un altro di loro. Era più alto e imponente…e faceva più paura.
Il biondo mi guardò stringendo gli occhi a due fessure. ‘’Sì.’’ Disse, ignorando l’altro.
‘’Si sta comportando bene la ragazza?’’ Mi guardò e mi fece ciao con la mano. Pure strafottente, il bastardo. Quel gesto mi fece andare fuori di testa.
And she’ll shout.
‘’Non ho niente da darvi, fatemi uscire cazzo! Siete soltanto dei pezzi di merda!’’ mi dimenai e tentai di strappare invano le corde con cui mi avevano legata.
A questo punto l’altro entrò nella stanza a grandi passi diretto verso di me e mi sferrò un pugno dritto il faccia.
And she’ll pray.
‘’Ti prego no! Non lo farò più, scusa!’’ mi lamentai piangendo. Il vero cattivo era lui, il solo guardarlo mi terrorizzava.
‘’Che cazzo fai? Fermo!’’ lo bloccò il biondo. ‘’Abbiamo detto che non la tocchiamo!’’
Io sentivo il sangue colarmi dal naso arrivarmi fino al bocca e scendere giù fino alla gola. Il contraccolpo mi aveva fatto sbattere la testa violentemente contro la colonna.
‘’Già, abbiamo detto che non le facciamo niente se però lei fa la brava. E non provoca!’’ Mi guardò duro.
Poi uscì dalla porta sbattendola.
L’altro si piegò su di me per esaminare la ferita, volevo scansarmi. Ero terrorizzata, volevo piangere ancora per sfogarmi ma le lacrime non uscivano dagli occhi…tentavo di convincermi che fosse tutto un sogno; il dolore però era vero e bruciava, non solo la ferita ma si espandeva in tutto il corpo. Quando sarebbe finito tutto questo?
‘’Ma tu guarda che ti ha fatto… torno subito.’’
E uscì dalla stanza. Tentai di calmarmi e respirai profondamente, per distrarmi mi guardai intorno. Doveva essere uno sgabuzzino con una piccola finestrella dalla quale entrava una luce fioca, probabilmente era quasi sera.
 Alla parete c’era uno scaffale su cui erano poggiati la cassetta degli attrezzi, vari pennelli sporchi, qualche rullo e secchi di latta con la pittura. A terra erano poggiati una scopa e degli strofinacci. Sperai che non servissero per murarmi o sotterrarmi viva.
‘’Calma i nervi! Non devi toccarla mai più, mi sono spiegato?’’ Una terza voce, né quella del biondo e nemmeno di quell’altro (probabilmente era il capo) urlava.
‘’Ho capito, sì.’’
Per lo meno, non aveva più il permesso di colpirmi.
Dopo qualche minuto il ragazzo biondo tornò con un panno e un disinfettante. Me lo appoggiò sul naso e mi irrigidii per il dolore.
‘’Fa male?’’ mi domandò.
Annuii.
‘’Come ti chiami?’’ Domandò.
And she had a name, yeah she had a name.
Voleva per caso fare amicizia o cosa? ‘’Alexis.’’
‘’Alexis.’’ Ripetette, come per vedere se suonasse bene.
‘’E tu?’’ Domandai.
‘’Che ti importa.’’
‘’Beh dato che mi avete preso contro la vostra volontà avrò pure il diritto di sapere almeno i vostri nomi.’’
‘’Tu non hai nessun diritto.’’ Puntualizzò e mi resi subito dopo conto di aver commesso un pericoloso errore. ‘’Comunque, il mio nome è Dom.’’ Rispose semplicemente senza arrabbiarsi o diventare violento. Forse lui era innocuo, in fondo lo vedevo nei suoi occhi. Non provava lo stesso piacere che c’era negli occhi del suo amico-collega.
‘’E il tuo amico?’’
‘’Chi quello che per poco non ti conficcava il setto nasale nel cervello? Non è mio amico.’’ Mi tamponò la ferita un po’ più forte e lanciai un urletto di dolore.
‘’Scusa. Gliel’aveva detto di non toccarti.’’ Commentò, senza neanche accorgersene, probabilmente.
‘’Lui chi?’’
‘’Basta a fare domande Alexis.’’ E disse il mio nome guardandomi negli occhi.
Subito dopo entrò nello sgabuzzino il terzo, quello che doveva essere il capo. Più basso, capelli castani e occhi azzurri.
‘’Come sta?’’ Domandò.
‘’Chiedilo a lei.’’ Disse Dom.
Mi guardò. ‘’Sto bene.’’ Mentii. Come voleva che stessi? Ero prigioniera di tre uomini che non avevo mai visto in vita mia, uno dei quali provava piacere nel vedere gli altri soffrire e mi aveva dato un pugno in faccia. E la mia famiglia? Sicuramente mi stava cercando ovunque così come la polizia. La mia famiglia, oh Dio mi mancava immensamente.
Chissà se l’avrei più rivista.
‘’Vado a cercare Chris e lo faccio venire.’’ Detto questo se ne andò.
Chris? Il violento? Guardai Dom allarmata. ‘’No ti prego, lui no!’’ pregai. Fra i tre lui era il male minore.
Mi guardò incerto. ‘’Per favore, resta tu!’’ E nel mentre Chris aprì la porta ed entrò.
‘’Dì a Matt che resto io con lei.’’ Matt: era questo il nome del terzo. Probabilmente aveva letto il terrore nei miei occhi e avuto un briciolo di compassione.
Oh grazie al cielo!
‘’Ha detto che ti dovevo dare il cambio, devo stare io con lei.’’ E sottolineò quell’io con un po’ troppa enfasi.
‘’E tu digli che ci voglio restare io.’’ Si impose Dom.
Chris rise fragorosamente .‘’Che c’è ti sei innamorato? Ti piace tanto la ragazzina?’’ Lo provocò.
‘’Togliti dai piedi.’’ Gli si avvicinò. Avevo paura: soltanto allora mi resi conto di quanto Chris era più imponente di lui, avrebbe potuto scaraventarlo al suolo con un solo soffio. E così fece: con un solo pugno Dom finì a terra.
‘’Che cazzo sta succedendo qui?’’ Matt accorse subito e guardò incredulo la scena. Chris era ancora lì che guardava Dom in cagnesco col fiato corto mentre si massaggiava le nocche della mano.
‘’Ma che ti prende oggi eh? Sei un pezzo di merda, vattene fuori!’’ Matt lo spinse fuori malamente.
Poi aiutò Dom ad alzarsi.
‘’Sto bene. Chris è un coglione!’’ Si toccò la guancia dolorante.
‘’Allora resta tu stanotte con lei, io vedrò di non farlo avvicinare. Tienila d’occhio e non fare cazzate e soprattutto non farle fare a lei.’’ Alzò l’indice in segno di avvertimento, poi se ne andò.
Fu una cosa strana, sentivo quasi una certa complicità fra me e Dom.
‘’Vedi, lo fa anche con me. Chris è così, non sa usare il dialogo, solo le mani.’’ Disse Dom e si sedette accanto a me.
‘’Grazie per averlo fatto.’’ Gli dissi semplicemente e lui scrollò le spalle.
Restammo un po’ in silenzio ed ebbi il tempo di pensare. Ancora non sapevo cosa volevano da me, perché mi avevano rapita…ma almeno una cosa buona c’era: per fortuna mi toccava restare con il più buono dei tre. Anche Matt non mi faceva paura, ma Dom aveva un qualcosa che quasi mi rassicurava. Forse era per questo che ero riuscita a tenergli testa, dentro di me sapevo che lui non mi avrebbe fatto niente.
‘’Hai fame?’’ Mi chiese all’improvviso premuroso ‘’Devi mangiare o starai male.’’
‘’In questo momento l’ultima cosa a cui sto pensando è il cibo.’’ Risposi con voce piatta.
Dom sorrise. Aveva un bel sorriso, rassicurante appunto. ‘’Vado a prendere qualcosa, lo stomaco brontola anche a me.’’
Tornò poco dopo con due sandwich con il prosciutto. ‘’Se Matt scopre che te l’ho dato mi ammazza, quindi mangialo in fretta.’’
Ne tirai un morso, ma proprio non mi andava di mettere nulla nello stomaco. ‘’Perché lo fai?’’ Chiesi.
‘’Cosa?’’
‘’Questo.’’
Non rispose, quindi provai a continuare.
‘’Tu non sei come loro.’’
‘’Ah no?’’ mi guardò ‘’E come sarei?’’
Ci pensai su un po’ e in mancanza di altri termini dissi ‘’Diverso. Non ti piace fare tutto questo, lo so.’’
Sorrise amaramente. ‘’Come fai ad esserne così convinta?’’
‘’Lo leggo. Nei tuoi occhi. Tu non sei cattivo, vuoi solo farlo credere.’’
Si irrigidì. Avevo fatto centro.
‘’E’ complicato’’ disse ‘’certe cose si devono fare e basta, ti ci ritrovi immischiato senza averlo voluto.’’ Fu una sorta di liberazione per lui, non mi aspettavo neanche una confessione del genere. Poi cambiò argomento, probabilmente mi ero imboscata in una via senza uscita. ‘’Ma come, hai tirato solo un morso? Se non ne vuoi posso prenderlo io.’’ E gli passai il sandwich ben volentieri.
Quando terminò di mangiare si voltò verso di me per esaminarmi la faccia. ‘’Ti fa ancora male? Ti ha dato davvero un bel pugno, ma per fortuna il tuo naso si sta sgonfiando.’’
‘’E’ ok…per quanto ok possa essere.’’ Feci una smorfia.
‘’Mi dispiace.’’ Era sincero, quasi dispiaciuto. ‘’Ma con me puoi stare tranquilla, te lo giuro.’’
‘’Lo so. Sai…tu non sei così male.’’ Scrollai le spalle.
Questa volta fece un ampio sorriso mostrando i denti perfettamente allineati e bianchi. Poi ci ripensò. ‘’Non dovrei essere così gentile.’’ Si accigliò.
‘’Non è una cosa brutta.’’ Questa volta gli sorrisi io. ‘’Non diventare come loro, non ne vale la pena. Sei diverso.’’ Gli ripetetti ancora una volta.
‘’Ti prego…smettila.’’
Avevo un gran mal di testa. ‘’Sono stanca. Fisicamente, ma anche stanca di tutto questo. Ho paura. Non ti chiedi mai se quello che fate sia giusto o sbagliato? Insomma, mettiti nei miei panni…io sono terrorizzata.’’ E finalmente riuscii a lasciarmi andare ad un pianto di sfogo.
‘’No, no, no non piangere. Non ci so fare con queste cose...con i sentimentalismi.’’
‘’E allora lasciami andare.’’ Lo pregai di nuovo.
‘’Sai che non posso.’’
‘’Quindi lo vuoi?’’ Cercavo di tirarlo in inganno. Di lui non avevo paura.
‘’Alexis per favore.’’ Esclamò esasperato.
Rassegnata, quindi, appoggiai la testa alla colonna per riposarmi. Non sarei riuscita a dormire con lui presente e nemmeno senza di lui. Questa verità mi lasciò stupefatta. Avevo voglia che Il mio rapitore restasse con me perché mi sentivo al sicuro con lui. 
‘’Ok ti lascio dormire. Non posso uscire da qui però, devo tenerti d’occhio’’ fece le virgolette con le dita ‘’me l’ha ordinato Matt.’’
‘’Non importa, mi sento più sicura se ci sei.’’
And we'll love, and we'll hope, and we'll die, all to no avail, all to no avail.
   
 
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