“Ehi, Violet, lo
sai fra poco che film esce?”
“Cosa? La seconda parte del vampiro sbrilluccicoso e della morta che cammina?”
“No! Esce Le
5 Leggende, addirittura in 3D!”
“Odio il 3D… Aspetta, ma non è quel film per
cui mi rompi l’anima da agosto? Quella cosa delle festività che sembra presa da
un episodio de I Fantagenitori?”
“Esatto, è quello con Babbo Natale, il
Coniglio Pasquale, la Fatina dei Denti…”
“Ok, no, basta, dopo aver sentito Coniglio
Pasquale mi sono già cadute le braccia, per non essere più volgari: è
un’americanata commerciale, di sicuro.”
“Lo sai che a dare la voce all’Uomo Nero, il
cattivo di turno, c’è il nostro caro Watson?”
“… Hai detto che è in 3D e che posso sentire
la voce del doppiatore di Watson in 3D?”
“Sì”
“Quando hai detto che esce, mia cara Elena?”
Una settimana più tardi, il 9 dicembre 2012.
*Poco prima di entrare nel cinema*
“Ma non c’è
nessuno!” gridò sorpresa una ragazza vestita completamente di nero, con una
sciarpa viola, come unico accenno di colore, che le copriva completamente la
bocca.
“Beh, è
uscito nove giorni fa, e di mezzo c’era anche il sabato che era festa: chiunque
ne ha approfittato in questi giorni, siamo solo noi le uniche due furbe che
hanno deciso di andarci di domenica, alle cinque!” fece notare alzando gli
occhi al cielo l’altra ragazza vestita di grigio, evidentemente amica della
prima che aveva parlato.
“Mi perdoni,
signorina, se mi hanno caricato di compiti e interrogazioni già nella prima
settimana di dicembre” ribatté la prima, usando con scherno un tono regale e
accennando una riverenza.
“Non in
pubblico, Violet, risparmia le tue movenze da
maggiordomo mancato” rise l’altra, dandole un amichevole colpo violento dietro
la nuca.
Violet
fece uscire dalla sua bocca un leggero “Ahi”, massaggiandosi la testa e
guardando l’amica di sbieco.
“La solita
fine, eh, Elena?”
“Ringrazia
che ti conosco, altrimenti ti avrei già rovesciato in mezzo alla strada, quando
il semaforo per i pedoni era rosso”
Violet
preferì non ribattere e con un cenno della mano la invitò ad avanzare ed
entrare per prima nel caldo cinema. Sebbene non avesse ancora nevicato, ma
tutti i meteo preannunciassero con una ripetitività quasi snervante che di lì a
poco ci sarebbe stata una grande nevicata peggiore perfino dell’era glaciale
che avrebbe sommerso intere città sotto la sua coltre bianca – il tutto
accompagnato da incessanti accenni apocalittici che si riferivano all’imminente
giorno della fine del mondo –, fuori, nell’aria, nelle case, faceva freddo, un
gelo quasi doloroso che penetrava le carni e rendeva freddi i cuori più caldi.
Ancora le
due ragazze non sapevano che la soluzione di quel gelo così mortale l’avrebbero
trovata nel film che stavano per andare a vedere.
Ma tornando
alla narrazione, quando le due entrarono nel cinema, fecero un enorme sforzo di
volontà per non tornare indietro e prendere il primo autobus per tornare a
casa. Perché lo spettacolo che avevano davanti fece loro accapponare la pelle.
Bambini.
Bambini
ovunque.
Bambini
sulle scale, sulle porte, attaccati alle gambe dei genitori, sul bancone dei
pop-corn e delle bibite, sui muri e sul soffitto in
una perfetta imitazione di Spiderman.
E, cosa
peggiore, genitori in fila che si guardavano in giro spaesati come se si
fossero d’improvviso dimenticati che quella creatura strillante a penzoloni sul
muro era loro figlio.
Infine, loro
due, due ragazze adulte – secondo il
Radar dell’Età brevettato dall’Acme per i bambini – rispettivamente di
diciassette e sedici anni, guardate male da tutti i presenti, Uomo dei Pop-corn incluso.
“È un reato
punibile con l’ergastolo se ci piacciono ancora i film della Disney?” gridò
esasperata Elena in mezzo al frastuono, mentre Violet,
dietro di lei, si portava una mano sul volto, rassegnata.
“Meno male
che non doveva esserci nessuno, eh?”
*Finito il film e uscite dal cinema*
C’era ancora
parecchia gente davanti alle porte del cinema e l’eccitazione, per alcuni, –
anche se non dovuta direttamente al film – era palpabile. E in mezzo alla
piccola folla che si era creata, le due ragazze stavano lì immobili, a guardare
un punto fisso nella spazio, stordite dal 3D, mentre alcune immagini del film
passavano loro ancora davanti agli occhi.
Per un po’,
nessuna delle due parlò.
“Wow…”
soffiò Violet.
“Già, wow… E
non è solo per il 3D”
“Mi
aspettavo una boiata americana, invece è stato… Bello”
“Vero”
“Ho capito
anche una cosa grazie al film”
“Cioè?”
Violet
la guardò con un sorriso serafico.
“Adesso so a
chi scaricare la colpa se fa così freddo…”
L’amica la
guardò per un momento, interrogativa, poi annuì, avendo capito quello che
l’altra intendeva. Perché oramai le loro menti era quasi del tutto collegate,
in certi frangenti. Soprattutto quando si trattava di sparare due cavolate.
“Giusto, hai
ragione...”
Così
entrambe, come spinte da una forza comune, alzando gli occhi al cielo nero come
l’oscurità più profonda, gridarono a una sola voce:
“È colpa di
Jack Frost!”
Una folata
di vento, improvvisa e inaspettata, si insinuò nei loro cappotti e le fece
rabbrividire, distogliendole dalla magia del film che le aveva stregate e
facendo ricordare loro che era tardi, era dicembre e domani avevano scuola.
Un’altra
folata le colpì in pieno viso, scompigliando del tutto quei pochi capelli che
le rendevano così simili a un uomo, e scomparì così come era venuta. Le due
ragazze si guardarono vicendevolmente, entrambe con un enorme punto
interrogativo sopra la testa, e lessero nei loro occhi una gioia inaspettata
che le allontanava di nuovo dalla fredda realtà, portandole in qualche luogo
lontano.
Poi, senza
più dire nulla, si avviarono quasi saltellando alla fermata dell’autobus.
Nessuna
delle due, tuttavia, aveva avvertito in quel soffio improvviso, insieme alla spensieratezza,
un ammonimento: entrambe erano state avvertite di non usare a sproposito parole
e nomi che potevano far adirare qualche spirito in agguato dietro le case,
dietro i tetti, appostato fuori dalle finestre e trascinato dal vento, mosso da
una perenne letizia che contagiava chiunque.
La gioia
poteva tramutarsi in vendetta.
Ma in una
vendetta alleviata dall’ironia.
E quella
notte, a dispetto di qualsiasi previsione di metereologici che ormai avevano
smesso di credere e cittadini scettici, nevicò su tutto il territorio italiano.
Ma questa fu
solo una delle tante stranezze che colpirono la vita delle due ragazze.
SPAZIO DELL’AUTRICE:
Mmmh,
sì, sono andata a vederlo solo per sentire la voce del doppiatore di Jude Law XD…
Comunque,
questa idea malsana è nata davvero, come è detto nel prologo, dalla riflessione
che ho fatto, ovvero che se faceva freddo e nevicava la colpa era sicuramente
di Jack Frost (tecnica dello “Scaricabarile”). E la mia amica, altra
protagonista della storia, mi ha dovuto sopportare fino a casa. Dopo tutte le
volte che abbiamo dato la colpa a Jack Frost per qualsiasi soffio di vento
gelato, non mi sorprenderei di ritrovarmi la mattina dopo sommersa dalla neve
XP!
Questa è la
storia, semplice, carina (credo…), uno sfogo personale, niente di che… Spero
che piaccia anche a voi! Al prossimo capitolo!
See
you again!