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Autore: Lady Koyuki    02/01/2013    4 recensioni
Era un brutto giorno quello.
Chi poteva festeggiare, non lo faceva, chi non poteva, si disperava.

Un'altra storia sul compleanno di Ace, ma sotto un altro punto di vista.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HAPPY BIRTHDAY!




Era un brutto giorno quello.
Chi poteva festeggiare, non lo faceva, chi non poteva, si disperava.
Osservai come in una sfera di cristallo ciò che stava succedendo giù, rattristandomi.
Tutti i miei vecchi compagni festeggiavano l’arrivo dell’anno nuovo, anche se molto tristemente; fecero un brindisi per me e per il loro capitano, ricordandosi di noi e lamentandosi della nostra mancanza. Dopo di che iniziarono a mangiare, silenziosamente.
Sospirai.
Voltai lo sguardo altrove, e il panorama non era differente. Non pensavo di poterle mancare dopo tutto ciò che le avevo procurato. Sul monte Corbo non si pensava minimamente all’anno nuovo, ma si brindava ricordando bei momenti del passato, la maggior parte raffigurante me e i miei fratelli. Però, questa cosa associata a tutti loro sembrava allegra infondo.
Poi, decisi finalmente di voltare lo sguardo verso colui che mi preoccupava di più. Il mio adorato fratellino.
Mentre tutti erano sul ponte della sua nave a festeggiare il nuovo anno, lui era recluso da solo in un angolo della nave guardando il cielo, e parlandomi; gli mancavo, e lo sapevo, era triste di non avermi più accanto e gli dispiaceva di non essere riuscito a salvarmi.
A questo punto avrei voluto picchiarlo, ma neanche se fosse la cosa peggior del mondo, avrei potuto alzare le mani su di lui in quello stato; silenziosamente scesero alcune lacrime dei suoi occhi neri, e io non potei fare altro che compatirlo e imitarlo.
Non ero più accanto a lui, per guidarlo, per consigliarlo, o semplicemente per stargli accanto. E ciò mi dispiaceva.
-Suvvia, vieni qui con noi e festeggia!- mi disse una voce alle mie spalle.
Ero seduto su una distesa bianca, non di nuvole, semplicemente bianca. Su questo lucido pavimento, c’era una sorta di oblò dove si poteva vedere le persone laggiù, senza poterle però più sentire. Sospirai ancora e mi voltai.
Lì c’era un tavolo rotondo, color quercia, su cui erano appoggiate quattro tazze, colme di sakè con acanto una bottiglia dello stesso liquore oramai vuota; intorno erano presenti tre persone.
La prima era la persona che stimavo di più, un uomo alto, tanto tanto alto, con la sua tipica bandana nera, il suo mantello bianco e i suoi baffi a mezzaluna. Il mio capitano, il mio babbo. Accanto a lui invece, la persona che odiavo di più, ma che oramai dovevo sopportare per l’eternità. Enormi baffi neri e un sorriso che ricordava quello del mio fratellino. Roger, il mio padre naturale. Era lui che mi aveva invitato a festeggiare. Accanto a lui, l’unica persona che si è sacrificata totalmente per me, mia madre, con le sue lentiggini identiche alle mie e i suoi capelli castano-rossicci.
-Stai lì a sospirare da ore; non è che osservandoli cambierà qualcosa- continuò il re dei pirati allegro.
-A te non dovrebbe interessare- dissi io con tono antipatico
Sbuffò
-Mi domando come si faccia a farsi amare dal proprio figlio- si chiese, quasi disperato.
Barbabianca sorrise.
-E’ dura né? Soprattutto con lui – disse indicandomi, facendo spuntare un leggero sorriso sulla mia faccia lentigginosa – Ce n’è voluto di tempo- disse ridendo.
-Sei difficile figliolo- rincarò la dose mia madre.
-Non ti ci mettere anche tu- continuai io, voltandomi di nuovo verso la finestra sul mondo.
-Come ho appena detto. Eccone la prova- continuò, osservandomi teneramente.
Non era il posto migliore dove passare l’eternità, però dovevo accontentarmi. Cibo ce ne era a sufficienza, anzi, all’infinito, idem per le bevande, potevi guardate tutto ciò che succedeva nel mondo e non ti mancava niente.
-In fondo è il tuo compleanno Ace- disse mio padre, naturale, bevendo un’altra tazza di sakè.
-Già, e non lo sto festeggiando con chi di dovere-dissi senza pensare.
-Va che così ci offendiamo- mi rinfacciarono i miei genitori, fingendosi offesi.
Il mio babbo rise.
-Suvvia, è normale che gli manchino i suoi adorati fratelli- mi difese allegro.
Io sorrisi continuando ad osservare il mio fratellino pensieroso.
Sentì allora Roger alzarsi, e incamminarsi verso di me. Istintivamente mi voltai, per vedere cosa volesse fare.
-Sei troppo nervoso- disse sedendosi accanto a me. – tu non vuoi festeggiare il tuo compleanno, ma se ti porto qualcuno che ti costringa a farlo?-mi chiese ghignando.
-Non lo troverai- dissi sbuffando, e girandomi di nuovo.
-Scommettiamo?- mi propose allegro.
Stavo per rispondere affermativamente, quando mi trovai quattro paia di braccia legate al collo insieme alle rispettive voci urlanti.
-Ma tu mai festeggiare decentemente il tuo compleanno vero?- la prima. Troppo familiare, ma di un tempo veramente passato. E che non avrei mai dimenticato.
-No, figurarsi, per lui è un giorno come un altro, forse il peggiore- continuò l’altra, anch’essa un po’ lontana nel tempo.
Io mi voltai, stupito, vedendo in fronte a me due ragazzi biondi e alti, uno vestito interamente di bianco con una foulard giallo, l’altro vestito di scuro con il solito cappello a cilindro.
-Che cosa ci fate voi qui?- chiesi ancora sorpreso.
-Li ho chiamati io, apposta per il tuo compleanno- mi disse mio padre allegro.
-Da quanto siete qui?-
-Da due secondi e mezzo. Siamo dovuti andare a prenderti un regalo- mi disse Satch con un enorme sorriso.
-E come promesso, tu ora vieni a festeggiare con noi volente o nolente- mi disse Sabo, tirandomi per un braccio.
-Ehi no, un attimo!- dissi i per poi osservare il tavolo con sopra un’immensa torta al cioccolato. E quella quando era arrivata?
-Va che ce l’ho messa tutta per preparartela, e se non l’assaggi mi offendo- continuò Satch
Oppure me la mangio tutta io scelta tua- Aggiunse Sabo ridendo.
Il mio sguardo rispose alla sua domanda, lanciando occhiate alla torta.
-E va bene. Festeggio, ma solo perché vi ho rivisto, nient’altro- dissi io.
-Se ci dobbiamo accontentare di questo, ci accontentiamo- mi rimbeccò Roger, che intanto si era incamminato al suo posto, sedendosi di nuovo tra gli altri due “adulti”.
Infondo dopo la morte c’era buona compagnia, nonostante non fosse tutta quella che desideravo.
Prima di sedermi accanto agli altri, voltai ancora lo sguardo verso la terra; mio fratello osservava le stelle ridendo.
Spero che tu da lassù possa guardarmi coronare il mio sogno e possa tenermi d’occhio come facevamo da piccoli. Mi manchi! Pensò lui.
Stai tranquillo fratellino, io sono sempre con te.
Gli risposi mentalmente io; come se avesse sentito, Rufy fece un segno affermativo, si alzò, andando dalla sua ciurma allegro.
-Ragazzi, oggi si festeggia anche il compleanno di mio fratello, quindi dobbiamo assolutamente brindare!- urlò allegramente, nonostante i suoi occhi emanavano un’aura totalmente triste. –Ti voglio bene fratellone!- urlò nella notte buia.
Anche io fratellino, e tanto anche, sappilo.
Pensai, prima di indirizzarmi verso la torta e tutta la mia attuale famiglia, festeggiando felicemente come faceva Rufy.
Infondo la vita qui non era male. Si mangiava, si beveva, e si poteva vedere ciò che accadeva laggiù, dove non saremmo mai tornati.







Si, questa è l'ennesima storia sul compleanno di Ace, ma oggi, leggendo quelle pubblicate, ho notato che tutti si focalizzavano sui sentimenti di Rufy, di Marco o comunque di chi è vivo. Ma come lo vive questo giorno chi non c'è più?
Ho voluto provare, e non essendomi mai dedicata a fandom non originali, sono felice del risultato anche se non è un granchè.
Spero sia piaciuta e ringrazio chiunque sia anche solo passato a leggerla.
Un saluto,
_Koyuki_

 

   
 
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