Dedicata a Hoshi-chan, Mangaka
e Nana, che mi sostengono sempre
e comunque. Grazie di
cuore!
I’m
coming for you
Adesso
so
cosa provi; ora capisco quanto dolore hai patito. Solo ora comprendo
come ti
sei sentito. Ma devi stare tranquillo, perché è
tutto finito. Adesso sono qui,
con te. Non devi più temere, Shinichi.
Mi
rigiro la
scatolina tra le mani. È fredda, liscia, color argento
lucido: posso
specchiarmi. Mi sembra strano pensare che questo piccolo contenitore -
anzi, il
suo contenuto - abbiano tutto questo potere. Non riesco a credere che
una cosa
così piccola possa provocare danni così grandi.
Eppure sei stato tu a dirmelo.
E io mi fido di te.
- Sono tornato!
Chiudi la porta e ti siedi sul divano,
lasciando lo zaino a terra.
- Qualcuno potrebbe cadere -, ti
rimprovero, spostando la cartella. Sai benissimo che sto parlando di
papà.
Quando è ubriaco non vede ad un palmo dal suo naso.
- Scusa -, mormori, senza perdere
quella tua aria spensierata. - Che c’è per cena?
- Zuppa di miso e tonkatsu1.
- Evviva! -, esclami. A volte sembri
proprio un bambino. Un bambino vero. Perché di solito non ti
comporti così. Sei
sempre così adulto, così maturo, che
più di una volta ho sospettato che fossi
Shinichi.
Ma tu sei Conan, tu non sei lui. Non è
possibile. Giusto?
- Lo zietto? -, chiedi. - Non l’ho
visto.
- Dice di avere un caso...
Non ci credo neanche un po’. Mi guardi
negli occhi, e lo capisci.
- Pensi che lui...
- Non lo so, e non lo voglio sapere.
- Eddai, sarà andato al bar per una
birra, semplicemente! -. Cerchi di consolarmi. È buffo che
sia tu a farlo. -
Lui ama ancora tua madre,
non potrebbe mai avere un’altra donna!
Sorridi, innocente.
- Menomale che ci sei tu, Conan! -. Ti
abbraccio forte. - Tu non mi mentiresti mai, vero?
Non mi rispondi. E la cosa mi
spaventa.
Apro la
scatola, lentamente. Tremo, ho paura. Ho paura di tutto quello che
potrebbe
succedere, che qualcosa vada storto.
So che sei
contrario. Me lo hai detto più e più volte. Ma io
non ti ho ascoltato. Sono
decisa, Shinichi. Ho fatto la mia scelta e, per quanto mi spaventi, non
desisterò. Non importa se e quanto dovrò soffrire
e tutto quello a cui dovrò rinunciare.
So che ci sei tu ad aspettarmi, e questo mi basta.
- Conan!
Ti chiudi la porta alle spalle, con
cautela. Sei bagnato fradicio.
- Dove sei stato?!
Abbassi la testa, colpevole. Non mi
rispondi, però. Eviti il mio sguardo e taci.
- Devi avvertirmi! Non puoi uscire
senza dirmi nulla!
Ti togli la giacca, piano, senza
alzare gli occhi.
- Non immagini neanche quanto fossi
preoccupata! Almeno rispondi al cellulare, ogni tanto!
Annuisci.
- Scusa -, mormori. C’è qualcosa di
strano nella tua voce, ma...
Mi addolcisco un po’.
- Dove sei stato? -, ti chiedo di
nuovo, sottovoce, afferrando un asciugamano. - Vuoi dirmelo?
Mi inginocchio ed inizio a strofinarti
delicatamente i capelli.
- Sono stato dal dottor Agasa -,
rispondi, semplicemente. - Poi ho fatto una passeggiata.
- Con questo tempo? -, gli chiedo,
curiosa. - Piove a dirotto da stamattina!
Non rispondi.
- Potevi almeno prendere un ombrello,
o chiedermi di accompagnarti...
- Scusa -, ripeti. Alzi la testa e
punti i tuoi occhi azzurri nei miei. Cos’è che
vuoi dirmi? Cos’è che non riesco
a capire?
- Scusami tanto, Ran.
Per metà
bianca, per metà rossa.
- Sei sicura?
-, chiedi. Nel tuo tono riconosco ansia, preoccupazione. Con lo sguardo
mi
chiedi di ripensarci.
Annuisco e la
osservo, adagiata su un morbido panno in velluto, come fosse un
gioiello.
- Potrebbe
non funzionare -, mi ripeti per l’ennesima volta. - Potresti morire, lo sai questo?
Annuisco
ancora, deglutendo rumorosamente.
- Ti prego...
-, m’implori, per l’ultima volta. - Ripensaci.
No, non lo
farò. Non mi lascerò tentare dalla tua voce,
né dai tuoi occhi. Non mi fermerò
adesso.
Sorridi,
amaro.
- Non
riuscirò a convincerti, eh?
Scuoto la
testa.
- Posso
provarci un’ultima volta? -, mi chiedi, speranzoso. Non so
cosa tu abbia in
mente, ma ho paura che tu ci riesca.
- Se proprio
vuoi -, ti concedo, nervosa.
Abbasso la
testa, gioco con le mie dita. Aspetto che tu parli.
- Ran...
La tua voce è
cambiata. Questa è la tua voce.
Non è
più la voce del bambino che ho davanti.
Alzo gli
occhi e ti guardo, stupita. La tua bocca è nascosta dal
papillon. È quello che
usi, per cambiare voce?
- Ti prego,
ti scongiuro. Non fare pazzie, rinuncia. Fallo per me, Ran.
Inchiodi i
tuoi occhi azzurri ai miei. Cerchi di capire cosa mi passa per la
testa, credo.
O stai solo tentando di convincermi a desistere.
- No,
Shinichi. Io... ho deciso. Voglio farlo.
Lasci cadere
le braccia lungo i fianchi. Sorridi ancora, rassegnato.
- D’accordo.
E sia.
- Perdonami, non volevo
mentirti,
ma... Era necessario.
Non riesco a parlare.
Tengo le mani
intrecciate in grembo e la testa bassa. Non voglio che tu mi veda.
- Ran...? -, mi chiedi,
dolcemente. -
Va tutto bene?
Non rispondo. Ti alzi,
ti siedi
accanto a me e mi abbracci.
- L’ho fatto
per il tuo bene, Ran, lo
capisci? È stato difficile anche per me, puoi credermi.
Ti stringo forte.
Lacrime salate
bagnano le mie guance, cadono sulla tua maglietta.
- Che... che significa
che non puoi
tornare come prima?
Ti allontani un
po’, per guardarmi
negli occhi.
- Sono andato dal
professore oggi
pomeriggio, perché Ai mi aveva detto di avere
l’antidoto definitivo. Sono corso
là, ho preso la pasticca, ma... non è andata come
speravamo. La medicina non ha
fatto effetto e, da varie analisi è saltato fuori che sono
diventato immune a
qualunque tipo di antidoto all’APTX.
Mi osservi, aspetti la
mia reazione.
Che non arriva.
- Non potrò
mai tornare ad essere
Shinichi Kudo.
Dolore. Solo
dolore. Acuto, lancinante dolore.
Lo sento
ovunque, come se qualcuno stesse trafiggendo, ripetutamente, ogni
singola parte
del mio corpo.
- Ran... Ran!
Mi
raggomitolo su me stessa, per trattenere le fitte. Chiudo gli occhi.
Sento le tue
braccia che mi stringono.
- Finirà...
Finirà presto, tranquilla. Ci sono io con te.
Il dolore
aumenta. Spalanco le palpebre, ma non vedo niente. È tutto
sfocato.
Fa caldo,
troppo. Sto bruciando.
Sento le tue
mani che mi sfiorano, mi accarezzano. Asciughi il sudore dalla mia
fronte e mi
stringi a te.
Il dolore
inizia a scemare. Lo sento scivolare via, lasciando liberi gli arti. Si
concentra nel petto, che continua ad ardere. La morsa si stringe
sul cuore. Le
fitte aumentano d’intensità, fino
a
diventare insopportabili. Non riesco a trattenere un urlo.
Mi abbracci
più forte, dolcemente.
- Tutto bene.
Andrà tutto bene.
- Non se ne parla neanche!
- Ma... Shinichi!
Esiti. Ancora non ti sei
abituato al
fatto che io ti chiami con il tuo vero nome, nonostante tu sia ancora
nel corpo
di Conan.
- Non ti
permetterò di fare una cosa
del genere!
Sbuffo, scocciata.
- Ah, sì? -,
replico, sicura di me. -
E come pensi di fermarmi?
Mi guardi dolcemente.
- Ti prego... -,
mormori. - È una
follia.
Scuoto la testa.
Abbassi lo sguardo,
rassegnato.
- È davvero
quello che vuoi? Ne sei
certa?
Annuisco.
- Sei consapevole che
dovrai
rinunciare alla tua vita così com’è
adesso?
- Sì.
Mi guardi negli occhi.
- Te ne pentirai, e
allora sarà troppo
tardi.
Apro gli
occhi, piano. Ho paura di quello che vedrò, Shinichi. Ho
paura che non abbia
funzionato.
Ho i tuoi
occhi puntati addosso. Sorridi, sollevato.
- Stai bene?
Sbatto le
palpebre un paio di volte, ti metto a fuoco.
- Mh... Sì,
credo.
Sospiri,
sollevato. Ti infili gli occhiali, sorridente. Te li eri tolti, non me
n’ero
accorta.
Cerco di
alzarmi. Mi tiro a sedere, mi gira la testa.
Ricado sul
divano, goffamente.
Sorridi
ancora, divertito. Ti avvicini e mi aiuti.
Incontro il
tuo sguardo. C’è qualcosa di diverso in te, ma...
Mi alzo,
troppo velocemente. Rischio di cadere. Recupero l’equilibrio
e corro al grande
specchio che occupa una porzione della parete in
tutta la sua altezza.
Mi osservo,
mi tocco il viso, faccio una giravolta.
Mi raggiungi
e ti metti accanto a me. Mi guardi nello specchio e sorridi.
- In bagno ci
sono dei vestiti puliti -, m’informi, con un sorriso.
Osservo la
maglietta che ho indosso. Adesso mi sfiora i piedi nudi, facendomi il
solletico.
Mi circondi
le spalle con un braccio.
- Ora sono
più alto di te!
Ti rispondo
con una smorfia. Ridi, divertito.
- Appena ti
sarai cambiata... -, borbotti. Sei arrossito, Shinichi? - Ecco,
insomma... Ti
va di prendere un gelato?
Sorrido.
- Sì.
Sì, mi
piacerebbe.
Alice’s
Corner:
Esatto: tutta
questa tiritera per dirvi questo.
Spero vi sia
piaciuta. Fatemi sapere e... un bacio.
Alla
prossima! - Ali-chan.