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Autore: Mikayla    20/07/2007    4 recensioni
Sorrido.
Ma vorrei solo piangere.
[ Della serie Tales of True Life. ]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Hotaru/Ottavia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Foglia


Autunno… profumo di nuovo.
Amico d’infanzia.

Sorriso sulle labbra.
Disteso e tranquillo.
Vero.

Colori del mondo,
splendidi e vivi.

Poso il libro sul mio grembo.
Alzo il capo.
Osservo una malinconica foglia cadere.
Rossa come il fuoco.
Arancio come il tramonto.
Gialla come il grano.
Meravigliosa.

« Mamma! »

Sorrido.

« Dimmi, Shia. »

Si siede accanto a me, sulla panchina.
Si stringe nella giacca a vento.
Sorride.
Posa il capo sul mio braccio.

« Mi racconti una storia? »

Chiudo il libro.
Assorta guardo il cielo.
Carezzo la sua chioma corvina.
Sorrido.

« Ne vuoi sentire una in particolare? »

Pensa.
Riflette.
Io osservo un’altra foglia.
Portata dal vento, si posa ai miei piedi.
Poco più in là.
La sfioro con la punta della scarpa.
È marroncino, questa.
Del colore della terra asciutta.

« Quella della Fenice. »

Sorrido.

« La tua preferita. »

Sorride.

« Sì. »

Inspiro.
Attende.
Espiro.
Sorride.
Sorrido.

« Una leggenda, si narrava, a quei tempi. In quel paese di maghi potenti, di principesse guerriere, di streghe dai poteri inimmaginabili. Una leggenda che faceva tremare la terra dalle viscere, dal suo cuore di lava incandescente. »
« La leggenda della Fenice. »

Sorrido, alla sua interruzione.
La conosce a memoria, questa storia.
Eppure desidera sempre che gliela racconti.
Le piace.
Mi ha detto che le sembrava familiare.
Ho sorriso.
E taciuto.

« Esatto, la leggenda della Fenice. »

La mia storia.

« Si narrava che una dolce fanciulla nascesse dall’uovo di Fenice una volta ogni mille anni. L’uovo si trovava al centro del pianeta, protetto ed irraggiungibile. La fanciulla dormiva, lì, attendendo. »

Mi fermo.
Tanto so che una domanda scalpita sulle labbra di Shia per uscire.
E la assecondo.

« Cos’attendeva? »

Sorrido.
Le spettino i capelli.
Guardo un'altra foglia cadere.

« Attendeva che il nemico del regno facesse la sua mossa. Lei infatti era l’arma finale, colei che, richiamata, avrebbe distrutto il nemico una volta per tutte. »

C’è un’altra domanda, ora.

« E come si richiama? »

Inspiro.
Sorrido.

« Le uniche che potevano richiamarla erano le principesse guerriere di quel pianeta. Esse portavano i nomi dei pianeti da cui traevano il loro potere. »
« Shantala. »

Mercury.

« La principessa guerriera che traeva la sua forza dalle acque limpide dei laghi.»
« Carminia.»

Mars.

« Colei che traeva la sua forza dalle fiamme dirompenti del fuoco. »
« Phervica. »

Jupiter.

« Che invece sfruttava la forza insita nella natura. »
« Haphre. »

Venus.

« La principessa guerriera che faceva della bellezza e dell’amore la sua arma. »
« Chonoa. »

Pluto.

« La cui arma era quella potente del tempo. »
« Le gemelle, Mareta e Ferna. »

Neptune e Uranus.

« Che sfruttavano la prima il potere dei maremoti e la seconda dei terremoti. »
« Ed infine la più potente, la principessa che regnava sulle altre: Serenity. »
« Lei sfruttava il potere luminoso dell’amore e dell’amicizia. »
« E poi? Come facevano a chiamarla? »

Sorrido.
Le scompiglio i capelli.
Inspiro.

« Per chiamarla dovevano cantare con i loro cuori la melodia universale. »
« Ed avevano degli spartiti? »
« No. Quando erano nate essa veniva impressa nelle loro menti dall’universo stesso. »

Mi guarda, assorta.
So che adesso sta pensando a che suono possa avere quella melodia.
Inspiro.
Espiro.
Canticchio un motivetto.
Me lo cantava Michiru quando ero appena nata.
Posa il capo sulla mia spalla.
Chiude gli occhi.

« E poi? Come continua la leggenda? »
« Quando le otto principesse cantavano quella melodia essa nasceva, da quell’uovo incandescente. Narra la leggenda, però, che una volta svegliatasi, sarebbe stata lei a decidere come salvare il regno dal male. »
« Questo cosa comportava? »

Sospiro.
Osservo una foglia verde cadere prima del tempo.

« Due scelte. Il mondo poteva essere salvato in due soli modi: poteva distruggerlo, portando con esso il male, per poi farlo rinascere. Oppure poteva imprigionarlo in sé stessa, annientandolo con il suo amore. »
« E la scelta da cosa dipendeva? »

Dipendeva dalle persone che aveva accanto. Dipendeva dall’amore che una bambina pasticciona e sbadata poteva donarle scaldandole il cuore senza neppure rendersene conto. Dipendeva da una ragazza che credeva in lei e, sostenuta da quattro amiche, la proteggeva senza quasi conoscerla. Dipendeva da tre donne, pronte ad ucciderla, che poi decisero di allevarla come una figlia. Dipendeva solo da quelle nove guerriere.

« Dipendeva da ciò che le veniva insegnato nel mondo degli uomini. »
« Cioè? »
« Quando la Fenice veniva richiamata, essa compariva nel mondo all’improvviso. Perdeva completamente coscienza di sé. Per un mese avrebbe appreso dagli uomini ciò che avrebbe dovuto sapere. Poi avrebbe recuperato la memoria. »
« E, a seconda di come era stata trattata, avrebbe usato l’amore o l’odio per distruggere il male. »

Scelta effettuata solo alla fine, quando tutto sembrava perduto. Alla fine la messaggera di morte divenne messaggera di vita. La rinascita era stata più forte.

« Proprio così. Perciò erano gli uomini stessi a definire il loro destino. »

Rimase a pensare a queste parole.
Era affascinante, per lei.
Pensare che il suo destino era nelle sue stesse mani.
Se avesse conosciuto una giovane ragazza, ignara di sé stessa, avrebbe potuto salvare il suo mondo.
Shia aveva sempre sognato di ricoprire un ruolo di paladina.
La storia di Sailor Moon e le sue guerriere era fonte d’ispirazione, per lei.
Una storia così veritiera che ancor oggi nessuno ci crede.
Ma forse, è meglio così.
« Poi, come va avanti la storia? »

Le scompiglio i capelli.
Sorrido.
Osservo due foglie accoppiate, rosse e marroni, scendere lente.

« Nel regno in questione scoppiò una violenta guerra. I villaggi non erano più al sicuro, venivano razziati e distrutti. Le popolazioni venivano sterminate, i maghi che osavano opporsi al dilagante potere del Signore Oscuro venivano torturati senza pietà… »
« Hota! Shia! »
« Ciao, Chibi! »

Shia salta in piedi dirigendosi verso l’amica del cuore.
Sei anni di differenza tra loro.
Non sembrano neppure un minuto.

« Ciao Hota! Ciao Shia! Scusate il ritardo, ma Shinji faceva i capricci. »
« Ciao Usa, Chibiusa, Shinji. »

Usagi si siede accanto a me.
Le tre pesti si mettono a giocare con la sabbia.
Chibiusa, dodici anni, la capogruppo.
Shinji, otto anni, lo scocciatore.
Shia, sei anni, il braccio destro.

« Come stai, Hota? »

Guardo i bimbi fare un castello di sabbia.
Una foglia cade.
Farà da bandiera sul torrione più alto.

« Tutto bene. Avevi ragione, quando hanno sei anni inizi a vivere un po’. »

Ride, Usagi.
Osserva i suoi bambini con un sorriso genuino.
Li ama.
Come io amo la mia Shia.

« Sai, non mi sembra ancora vero di essere qui. »

Sorrido.
So cosa intende.
Lei, nel bene.
Ed io non sono più tanto sicura, che sia nel male.

« Adoro essere una donna normale. La mia spilla fa solo da soprammobile in camera. È ancora lucente, pronta per entrare in azione. »

Sussurra, ora.
Non vuole essere sentita.
Io le sorrido.
E la abbraccio.

« Sarà lucente per sempre. Ma non servirà mai più.»

La rassicuro.
E lo penso davvero.
E non credo più che sia un male.

« È finita. »

Lo mormoro.
Solo a lei.
E a me.

« È finita… »

Ripete, piano.
Assapora queste parole di libertà.
Sorride, sulla mia spalla.
Mi abbraccia di più.

Sorrido.
E sono sicura che non sia un male.
Sorrido.

Perché l’autunno ha il dolce sapore della fine quando viene pronunciato ad alta voce.




Note di fine Fan Fiction:
È passato un altro anno dal compleanno di Chibiusa. Una giornata qualsiasi d'autunno, in attesa degli amici Hotaru intrattiene Shia con una storia un po' particolare.
Non ho altro da dire se non che i nomi delle principesse sono inventati di sana pianta da me e non hanno alcun significato particolare. Solo Serenity resta lo stesso perché non è il nome di un pianeta esistente davvero e quindi non fa sembrare la storia reale.
No, anzi, una cosa la aggiungo: spero di riuscire a postare l'ultimo capitolo di questa storia martedì 24, prima di partire per le vacanze. In caso contrario mi sa che dovrete portare pazienza fino a settembre (_._)

Come sempre, ora, ringrazio le persone che hanno letto, ed in particolar modo coloro che hanno recensito.
Usagi_84: Hai ragione, ormai l'amarezza delle differenze con la sua Chibi sono sparite, ha iniziato ad apprezzare anche quella Chibiusa così simile e così diversa dalla sua. Shia è stata la medicina che le ha riscaldato il cuore, insieme a tutte le persone che le sono state vicine.
Strega_mogana: Effettivamente quelle undici candeline rappresentano molto per tutte e tre le protagoniste. Per le bambine è il traguardo della fine delle elementari, per Hotaru era la speranza di crescere normalmente e poter vivere tranquilla. Desiderio e triste malinconia uniti insieme nella danza di quelle undici candeline. Un'altra figlia, tempo, non sia possibile che nasca. Primo perché Hotaru ormai è sulla soglia dei quarant'anni e a quell'età è più problematico avere figli, secondo perché quando è nata Shia ci sono state delle complicazioni per via della caduta e del parto prematuro.
dinny: Sono lieta che ti piaccia la storia, davvero.
Kirby: Non serve che ti scusi, le recensioni devono essere un piacere e non un dovere, sia farle che leggerle! Rispondo ad entrambe. Makoto non poteva confermare il dubbio di Hotaru, ma ha dovuto rifletterci sopra perché non è come Ami con tutte le risposte a qualsiasi domanda. Le candeline invece, hai ragione, hanno uno sfondo di malinconico, ma molto più velato dei capitoli precedenti. Per quanto riguarda Chibiusa... purtroppo non potrà mai ricordare cosa la legava ad Hotaru, perché non le legava nulla. È appunto questo il dilemma di Hotaru, il fatto d'avere accanto una persona che conosci benissimo, ma che invece non conosci affatto. È come se avessimo due Chibiuse, due gemelle, e solo una di queste aveva un legame con Hotaru, mentre l'altra no.
anonimo(?): È vero, il rapporto tra le due non è quello tra madre e figlia. Ma non è neppure quello tra amiche. Ho cercato di renderlo una via di mezzo, perché Shia vuole una madre, la vogliamo tutti, ed Hotaru vuole un'amica. Sono felice che ti piaccia questo loro rapporto, ci ho impiegato parecchio per svilupparlo. Per il resto... sarà il tempo a decidere!
   
 
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