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Autore: Kekkafox    02/01/2013    2 recensioni
Kurt non sa dello sciopero dei treni, ma deve urgentemente raggiungere New York. Blaine, anche lui ignaro, arriva con una macchina noleggiata e un passaggio da offrire.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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On the road… whit a stranger

 

<< È chiuso >> mi dice l’uomo senza nemmeno guardarmi in faccia e sta già abbassando la serranda della biglietteria.

<< Come chiuso? Devo fare il biglietto per il treno >>.

<< Quale treno? Oggi c’è lo sciopero, ma non li legge i giornali? >>. In effetti, non li avevo letti.

<< Beh, ma non saranno tutti soppressi, no? Devo arrivare a New York entro domani mattina >>, insisto.

<< Non so cosa dirle, qualche treno viaggia, ma sono già tutto pieni. Noleggi un’auto. C’è un’agenzia qui fuori >>. E senza darmi il tempo di dire altro chiude di scatto la serranda.

La stazione è pressoché deserta: è sera tarda e stanno cominciando a venirmi i brividi. Domani Finn e Rachel si sposano. Era tornato a Lima per partire con mio padre e Carole. Conoscevo la strana fobia di Carole per treni. Alla fine, però, mi ritrovai a dover ritornare da solo a New York, perché il professor Schue aveva saputo che ero tornato in città e mi aveva invitato a cenare a casa sua. Rachel, però, aveva bisogno di aiuto e Carole e mio padre erano già partiti qualche giorno prima. La cerimonia, però, era di pomeriggio quindi ce l’avrei fatta e avrei avuto tutto il tempo di vestirmi per bene. Ecco perché sono rinchiuso in dei semplici vestiti e ho piedi intrappolati in vecchie, strette e odiose scarpe da ginnastica.

La voce di un ragazzo mi distrae dai miei pensieri.

<< Scusi, come mai è chiuso? >>. Eccolo qui l’altro sprovveduto di turno, con il suo trolley e l’aria sicura.

<< Sembra ci sia sciopero >>, gli rispondo alzando le spalle.

<< Mannaggia! Avevo sentito qualcosa, ma non ci ho dato peso. Devo essere a New York domani >>. Parla praticamente da solo. Dopo qualche minuto, però, vedo che mi passa davanti alla guida di una macchina. Si ferma e abbassa il finestrino. << Si chiama autonoleggio >>, mi dice con fare che vorrebbe essere brillante ma che m’irrita da morire. << Lei dove deve andare? >>.

<< A New York >>, rispondo seccato.

<< Allora potrei darle un passaggio. Potremmo fare il viaggio insieme >>, propone.

<< Ma io nemmeno la conosco >>, mi oppongo con un po’ troppa veemenza.

<< Intendevo che potremmo dividere le spese del noleggio della macchina e guidare a turno >>, ribatte lui.

<< Cerco, avevo capito >>, mento << andrebbe bene per le spese. Il fatto è che… ho paura a guidare la notte >>.

<< Ah… Non importa, basta che non si addormenti, sono un po’ stanco e non avevo previsto di dover viaggiare in macchina. D’altra parte ho un incontro di lavoro e direi che non ho alternative >>.

Il ragazzo non mi sembra un male intenzionato, quindi accetto e salgo in auto. Noto che non è proprio uno degli ultimi modelli sul mercato. << L’addetto mi ha avvertito che l’aria condizionata non funziona: poco male, in pieno inverno non ci servirà molto >>, commenta lui. Poi aggiunge: << Ah, io mi chiamo Blaine e lei?  >>.

<< Buon viaggio, Blaine. Io sono Kurt >>, e gli porgo la mano.

<< Grazie. E non sia così teso, sono un guidatore prudente >>, mi rassicura stringendomela.

<< Oh, non è quello. L’imprevisto sa… e poi la giornata di domani non sarà facile >>.

<< Cosa deve fare? Se posso chiederlo…  >>. Quella discrezione mi colpisce abbastanza da farmi venire voglia di riversargli addosso tutti i miei problemi.

<< Sono invitato al matrimonio del mio fratellastro e della mia migliore amica >>. Vorrei che mi chiedesse qualcos’altro per poter parlare. Dopotutto è uno sconosciuto con cui dividerò quattro ore della mia vita e poi non lo rivedrò più. È una bella sensazione, sento che posso dirgli qualsiasi cosa. Mi rilasso sul sedile del passeggero. Lui, però, tace. Intanto ci stiamo mettendo sull’autostrada. Per un minuto mi concentrò sulle luci delle macchine. Hanno un non so che d’ipnotico.

<< Non mi dica che si sta addormentando. Mi aveva promesso di tenermi compagnia. Guardi che la scarico al prossimo autogrill >>, lo dice serio, tenendo gli occhi fissi sulla strada, ma so che sta scherzando.

<< No, sono le luci. Sono sveglio. Possiamo darci del tu, se per te va bene >>, azzardo.

<< Naturalmente… Io vado a New York per lavoro, anche per me sarà una giornata difficile. Adoro quella città. È il luogo in cui ho sempre desiderato stare, ma mia madre è malata e non posso lasciarla sola, quindi sono bloccato a Westerville. E tu? >>.

<< Io ci vivo a New York. Sono tornato a Lima per poter accompagnare i miei genitori al matrimonio, ma sono stato invitato a una cena e non ho potuto partire con loro. Così, sono rimasto bloccato a Lima >>.

Sospiro e mi lascio cullare dalle parole di una canzone che stanno trasmettendo alla radio.

But baby if you say you want me to stay
I’ll change my mind
Cause I don’t wanna know I’m walking away
If you’ll be mine

Won’t go, won’t go

Mi viene voglia di cantare e mi sfugge qualche nota dalle labbra. Blaine mi guarda e sorride. Ascoltiamo la musica e a tratti cantiamo insieme. Dopo un po’ di silenzio, mi chiede se sto bene.

<< È che… mi dispiace, so che siamo appena partiti, ma ho proprio bisogno di andare in bagno >>, farfuglio imbarazzato.

<< Che problema c’è? Potevo dirmelo prima. Mi fermo al prossimo autogrill >>.

<< Non è che poi mi lasci lì? >>, chiedo scherzando a metà.

<< Se prometti che poi continui a cantare con me, ti aspetto. Giurin giuretto >>. Giurin giuretto mi fa ridere. Non lo sento dire da un adulto da… non l’ho mai sentito dire da un adulto.

Quando torno in macchina, mi sento più tranquillo. Ho preso dal mio borsone anche un paio di scarpe alla mia portata.

<< Odio le scarpe da ginnastica. Mi sento intrappolato quando le indosso >>.

<< Vai benissimo >>, mi dice, poi continua senza un filo logico. << Anch’io ho un fratello più grande di me. Non ci sono mai andato d’accordo a causa del suo carattere egocentrico, ma in questi ultimi anni sto imparando ad andarci d’accordo. Devo ammettere, però, che gli ho sempre voluto bene >>. Io lo osservo e sorrido.

<< Io vado molto d’accordo con mio fratello e lui, anche se ha venticinque anni, è come un bambino. È solo che il loro matrimonio, mi sta facendo deprimere >>, dico sospirando.

<< Come mai? >>, mi chiede voltandosi curioso verso di me.

<< Beh, tutti i miei amici sono in procinto di sposarsi o almeno hanno qualcuno da amare. Ora che la mia migliore amica va a vivere con mio fratello, non mi dispiacerebbe tornare a casa e trovare un ragazzo pronto ad accogliermi >>, gli dico con lo sguardo rivolto alla strada. Mi giro verso Blaine e mi accorgo che sta osservando la strada con un’espressione leggermente.

<< Oh, scusami. Non ti ho detto che sono gay >>, dissi abbassando lo sguardo. Sono sicuro che ora si fermerà e mi abbandonerà sull’auto strada.

<< No problem. Lo sono anch’io >>. Stavolta, sono io quello sorpreso. Non me lo aspettavo per niente. Sorrido, arrossendo un po’. << Comunque, per il tuo discorso di prima, non devi disperarti. L’amore arriva all’improvviso, non ti avvisa e sono sicuro che per te arriverà presto >>, m’incoraggia. È strano come uno sconosciuto può farmi stare meglio.

Armeggio con il riscaldamento, ma non si accende. Probabilmente era a questo che si riferiva l’addetto al noleggio. Blaine si accorge che tremo e mi offre la sua giacca. La prendo e mi ci avvolgo. La giacca di uno sconosciuto… Ha un buon odore.

La notte si sta schiarendo. C’è una bella luce, quasi irreale. Ora riesco a vedere meglio il mio compagno di viaggio e, mentre lo osservo, mi sembra persino che i suoi lineamenti mi siano diventati famigliari. Sarà quest’atmosfera che si è creata un chilometro dopo l’altro, questo clima disteso: non ci dovevamo nulla, non eravamo tenuti a piacerci, nessuno di noi si aspettava niente dall’altro, e non abbiamo dovuto nasconderci.

Blaine si volta verso di me e per un attimo mi sembra che abbia intuito i miei pensieri.

<< Hai fame? >>, gli chiedo.

<< Ora che mi ci fai pensare… >>.

<< Ho fatto provviste prima, all’autogrill. Dolce o salato? >>, dico allungandomi a prendere la busta sul sedile posteriore.

<< Tutti e due? >>.

Passiamo dalle patatine alle brioches. Offro il sacchetto aperto a Blaine perché possa tuffarci la mano senza distrarsi dalla guida. Lui fa cadere delle briciole sui pantaloni e ride. Poi, così, senza preavviso mi dice: << Una bella fortuna, questo sciopero >>.

Arriviamo a New York all’alba. La città è ancora addormentata, così è ancora più bella. L’ultimo quarto d’ora prima che Blaine mi lasci all’indirizzo che gli ho dato lo trascorriamo in silenzio.

Al momento di congedarci mi sembra strano doverlo fare. So che il nostro non sarà un “arrivederci” e so anche di essere stato così bene proprio perché ero consapevole che ci saremmo salutati, che non avremmo condiviso che quelle poche ore, che non dovevo essere in nessun modo diverso da me stesso. Che potevo cantare ad alta voce e mangiare le patatine alle quattro di notte.

<< Buona fortuna per il tuo lavoro >>, mi ritrovo a dire e lui mi sorride, ringraziandomi.

A un tratto prende un foglietto e una penna e inizia a scrivere.

<< Questo è il mio numero >>, mi dice porgendomi il foglietto << se hai bisogno di un altro passaggio >>.

Mentre Blaine mi porge quel foglietto, mi rendo conto che il viaggio non è finito. Che devo essergli piaciuto così, con le mie paranoie da ragazzo solitario e tutto il resto.

Aspetto un po’ prima di salire a casa di Rachel e Finn. In parte perché è troppo presto, e poi perché ho il bisogno di fermarmi a guardare il punto in cui la macchina di Blaine gira l’angolo. Decidere se dopo quella svolta c’è davvero altra strada da fare.

<< Sono così felice che tu sia riuscito a venire! >>, esclama Rachel appena mi vede. E mi stringe in un lungo abbraccio.

Solo ieri sera avrei pensato a quanto sarei stato male, dopo il suo matrimonio. Oggi, invece, riesco a pensare solo a quando io sarò come lei.

<< Volevo chiederti… ti dispiace se invito un amico? >>, le dico.

<< Non c’è nemmeno bisogno di chiedere >>.

Immagino che Blaine sia alla sua riunione di lavoro, così gli invio un messaggio sul cellulare:

“Sarei contento se riuscissi a raggiungermi al matrimonio di mio fratello”.

La risposta arriva immediatamente. E leggendola sorrido:

“Lo sapevo che avevamo ancora molta strada da fare. Insieme. Il nostro viaggio è appena iniziato”.

 

Angolo dell’autrice

Salve a tutti! Prima di tutto vorrei augurarvi buon anno, anche se in ritardo. Beh, come si dice? Meglio tardi che mai.
Ok, questa è una piccola storiella che ha inventato il mio, ormai in fin di vita, ultimo neurone.
Mio padre stava guardando un film, dove c’era una mini scena simile. Cioè, ha fatto vedere solo che una signora non poteva prendere il biglietto e poi arrivava l’idiota di turno che non sapeva dello sciopero.
Fortunatamente, il mio unico neurone si è messo a lavoro e ne è uscita fuori questa storiella, che spero non faccia tanta pena.
Fatemi sapere cosa ne pensate e ricordatevi con ogni vostra recensione il mio morente neurone, guadagna dieci minuti di vita!
Alla prossima

xoxo KekkaFox

   
 
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