Inutile dire da quanto tempo desideravo
scrivere di Shanks e Makino, perché una cosa che non tutti sanno è che Shanks il rosso è uno dei miei personaggi preferiti! Beh, dovevo scrivere un capitolo di
un’altra storia e invece mi sono ritrovata a scrivere ciò…un po’ prematuro
forse, ma ho deciso comunque di cominciare a pubblicarla J Sono sempre un po’ scettica a scrivere
le Missing Moments perché
ho paura di plagiare qualche storia che magari non conosco nemmeno (in tal
caso, spero che me lo facciate notare!): ma per questa volta è stato
necessario, dato che le circostanze in cui si muovono i due personaggi
nell’opera originale mi sembravano le più consone e appropriate possibili. Che dire…non si prevedono molti capitoli. E l’introduzione non mi convince per
niente, spero non me ne vogliate se con l’andare avanti della storia deciderò
di cambiarla xD Buona lettura! Nel meriggio d’oro “Et les soucis que vous
pouvez avoir sont comme Des hirondelles
sur un ciel d’après-midi,
-Chère- par un beau jour de septembre attiédi” “E le preoccupazioni che potete avere, cara, Sono delle rondini in volo nel cielo del meriggio Riscaldato dal sole di un giorno di settembre” (À une femme, P. Verlaine) "Makino, quante volte devo dirti di
chiamarmi Shanks e non Capitano?" "Ancora una volta, capitano, come sempre" Parole capaci di mandarmi in tilt anche se semplici ed innocenti, parole
che mi facevano tornare in mente quel giorno di qualche settimana precedente,
quando tutto ebbe inizio... Quante gradazioni del colore rosso conoscete? Io conosco il rosso
scarlatto, il porpora, il vermiglio, il carminio e il cremisi, poi
nessun'altra sfumatura. Sarà perché i miei genitori non hanno potuto darmi un'istruzione completa
ed elitaria, oppure perché sono sempre stata una frana a dipingere, eppure
avrei giurato che non esistesse nessun altro rosso oltre a quelli sopra
citati. Insomma, mi ci sarei giocata la testa, ne ero più che sicura: a meno che,
forse, ultimamente non fosse stato inventato qualche altro colore di cui mi
ero persa i dettagli. Un rosso puro magari, un colore così forte e unico da comprendere tutte
le sfaccettature che gli si potevano attribuire, una sorta d'insieme di tutti
quei diversi punti che, se raggruppati, avrebbero dato vita al più bel colore
di sempre, un qualcosa che i pittori avrebbero voluto a tutti i costi sulla
propria tavolozza: più rosso del sangue, più rosso del vino, più rosso del
rosso stesso. Può esistere una tonalità del genere? La risposta ovviamente è sì, e mi
arrivò più immediata che mai quando incontrai per la prima volta il
capitano Shanks. Foosha non era mai stata più assolata: un'estate da
record, dicevano gli esperti, si prevedeva caldo e afa a non finire; per di
più gestire la locanda si faceva sempre più impegnativo a causa della miriade
di pirati che spesso affollava la nostra isola. "Dovresti comprare un impianto di ventilazione, Makino" mi consigliò spassionatamente il sindaco,
mentre tentava di combattere il sudore soffiandosi con un esile ventaglio
bianco "Dico che incrementerebbe il flusso della clientela" Sorrisi, pulendo il bancone e offrendogli un'altra pinta "Può
darsi" gli concessi "Ma sa, con queste birre pago a stento
l'affitto" Scosse la testa "Ah, Makino..."
fece un lungo sorso e si pulì la bocca umida "Un matrimonio vantaggioso,
ecco cosa ti ci vorrebbe!" la sua presunta e fin troppo semplice
soluzione mi fece arrossire lievemente, ma lui continuò "Un bravo
ragazzo che possa comprarti un bel ventilatore, non chiedo altro! Scommetto
che anche tua madre ne sarebbe stata fiera" "Già" abbassai lo sguardo e presi a servire altri clienti,
leggermente infastidita da quel riferimento: i miei genitori erano morti
quando ero ancora una bambina, eppure il loro ricordo mi faceva sempre un
certo effetto. Insomma, di quella misera porzione di vita vissuta insieme
avevo soltanto un'immagine positiva, nulla di triste o rancoroso o roba
simile, e forse era proprio per questo che mi rabbuiavo quando qualcuno li
nominava: per tanti anni avevo sentito la loro mancanza, così profondamente
ogni singolo giorno che mi sembrava d'averli persi ieri. "Sembra siano sbarcati dei nuovi pirati in città" il sindaco mi
distrasse ancora una volta dai miei pensieri "Sai, sono strani, non pare
che abbiano cattive intenzioni, anzi..." "Davvero?" mi finsi interessata, mentre versavo del sakè in un
bicchiere e lo porgevo ad un uomo che si era appena avvicinato
"Forse Rufy è in ritardo perché li
sta osservando da vicino" "Figuriamoci! Come se fossero un'attrazione da circo!" posò
rumorosamente il bicchiere sul bancone "Ma dal nipote di quel pazzoide
posso aspettarmi davvero qualunque cosa!" Non nascosi un'espressione divertita "Sì, è vero" Monkey D. Rufy era
il nipotino del vice ammiraglio Garp, detto
'L'eroe': un bambino vivace, sveglio, qualcuno l'avrebbe definito irrequieto
ma personalmente lo trovavo adorabile e pieno di vita. Quando suo nonno
trascorreva lunghi periodi fuori città, veniva a stare da noi e passava la
maggior parte del suo tempo nella locanda o a giocare per strada: non
riusciva a stare un attimo fermo, era come una trottola, e proprio per questo
mi faceva ridere un sacco. Ogni tanto tornava con delle scoperte favolose, come il ritrovamento di
uova di struzzo in un cespuglio, oppure l'inseguimento di una donna
arrabbiata per l'imminente furto del suo pranzo, o semplicemente la voglia di
stare in nostra compagnia: se c'era una cosa in cui quel ragazzino non poteva
essere battuto era l'affetto smisurato che provava verso le persone a lui care.
Dopo l'appetito da lupi, naturalmente... "Makino! Makino!
Devi conoscerlo, è troppo forte!" entrò come una furia nel locale e,
senza farsi troppi problemi, mi prese subito per mano "Avanti,
vieni!" "Ma di chi stai parlando, Rufy?"
cercai di contenere il suo entusiasmo, impresa praticamente impossibile
"Dove dovrei venire?" "E' davvero mitico, ha sconfitto un ladro che cercava di
sgraffignare la borsa di una vecchia signora con un solo colpo!" la mia
espressione si fece confusa, ma ormai mi aveva già trascinata fuori dalla
locanda "So che è quasi il tramonto, però..." "Cosa?" gli chiesi ancora, ripromettendomi di preparargli una
camomilla di lì a poco: per quanto Rufy potesse
divertirmi, alle volte dovevo ammettere che esagerava sul serio, e per quanto
la sua contentezza potesse essere contagiosa, mi preoccupavo sempre che
potesse essere dovuta a qualcosa di estremamente pericoloso. "Ah, eccoti qui" come a conferma della mia ipotesi, una voce
non familiare mi fece voltare immediatamente a destra. "Shanks!" Ciò che vidi mi lasciò senza parole: un gruppo di pirati camminava nella
nostra direzione, le flebili luci serali mi permisero a malapena di
distinguere il capitano, il quale si avvicinò a Rufy e
gli disse con un sorriso "Credevo che te la fossi data a gambe, sai, con
tutto quel trambusto" Con un istinto piuttosto naturale, cercai di tirare il bambino
leggermente dalla mia parte ma, inutile a dirsi, fece esattamente l'opposto
di ciò che sarebbe stato più consono "Ma che dici?" si liberò della
stretta alla mia mano e gli si piantò di fronte con sguardo vispo "Io
non scappo mai davanti al pericolo!" Una risata generale partì dalla ciurma di pirati "Però!"
commentò un tipo con una fascia con su scritto 'Yasop',
dopodiché il capitano posò finalmente gli occhi su di me "Oh,
buonasera" farfugliò, lievemente imbarazzato "Mi perdoni, non mi
sono ancora presentato: io sono Shanks"
mi tese la mano e mi sembrò per un attimo che le guance mi andassero in
fiamme. Ma poi sorrisi anch'io "Io mi chiamo Makino"
ormai avevo fatto l'abitudine ai pirati che simulavano galanteria nei
confronti delle donne, per cui sapevo già che non si sarebbe rivelato tanto
diverso dagli altri anzi, decisi di giocare le sue stesse carte "Spero
che Rufy non vi abbia infastiditi, vi
assicuro che possiamo rimediare ad ogni eventuale danno che..." "Frena, frena" mosse una mano nell'aria come a volermi zittire,
cominciando a darmi subito del tu "Non ti scusare, questo mocciosetto ci ha aiutati in battaglia" "Non sono un mocciosetto!" "Aiutati in battaglia?" fui incredula "Rufy,
che cos'hai combinato questa volta?" "Sono stato bravissimo, Makino, ho
sferrato un potentissimo pugno al ciccione che tentava di scappare!" "Makino" il sindaco fu subito fuori
dal locale "C'è qualcosa che non va? Chi sono questi signori?" "E' così questa è una locanda, eh?" l'uomo con la fascia mise
una mano sulla spalla del suo capitano "Potremmo farci un bicchierino,
che ne dite?" "Sì!" gli occhi di Rufy s'illuminarono
immediatamente e mi strinse forte le mani "Possono entrare, vero? Non
stavi chiudendo?" "Beh..." alzai gli occhi su quella ciurma che sembrava
stranamente fatta di persone gentili, ma che nonostante tutto non me la
contava giusta: dopotutto, non ci voleva molto ad entrare nel cuore di Rufy, era un bambino buono e disposto a concedere amore a
chiunque volesse accettarlo. In verità, anche a chi proprio non voleva
sentirne parlare, ed era per questo che malviventi, scrocconi e animali feroci
erano all'ordine del giorno nella sua lista di amici. Ma c'era qualcosa nei suoi occhi, una nuova richiesta, uno scintillio che
mi supplicava di accontentarlo. "Immagino si possa fare un'eccezione" conclusi con un
inevitabile sorriso, decisione avventata ma dettata da quei piccoli occhietti
neri ai quali non sapevo proprio dire di no. A quel punto, i pirati si accomodarono all'interno "Grazie" mi
disse il capitano una volta che fummo dentro, ora potevo guardarlo meglio in
volto, rendendomi conto di quanto fosse profonda la cicatrice che recava
sull'occhio sinistro e di quanto fossero rossi i suoi capelli "E
tranquilla, il tuo piccolo non ci ha intralciati in alcun modo" "Oh, Rufy non è il mio
piccolo" gli risposi con leggero divertimento "Non sono sua madre" "Ah" fece lui di rimando, sedendosi al tavolo "Sarò anche
negato con i calcoli, ma eri troppo giovane, in effetti" "Già" mi portai le mani dietro la schiena e intrecciai le dita,
nervosa. Già dalla prima volta, Shanks aveva
avuto un effetto devastante su di me: ricordo che dopo avergli servito della
birra e del sakè, avevo dovuto appoggiarmi con i gomiti sul bancone e avevo
tentato con i freddi palmi delle mie mani di spegnere il fuoco sul mio volto. Ma allora non sapevo che le sue visite alla locanda si sarebbero ben
presto rivelate quotidiane, quasi lo aspettavo con impazienza quando, come
d'abitudine, ci raggiungeva per il pranzo o semplicemente veniva a
trovare Rufy: il bambino gli faceva tutti i
giorni una grande festa e proprio non avrei saputo dire chi tra loro avesse
lo stomaco più grande. Sia io che il sindaco di Foosha impiegammo
pochissimo tempo per realizzare ciò che Rufy aveva
già appurato da un po': i pirati di Shanks,
per quanto insolito potesse sembrare, erano persone civili, persone che non
si sarebbero mai sognate di saccheggiare il villaggio o di fare del male ai
cittadini, anzi la loro presenza era quasi come una festa, distribuivano
allegria e buonumore a volontà. Era strano, non sempre i pirati che venivano a farci visita erano di questo
genere: per lo più si trattava di gente da cui stare alla larga, uomini
loschi con cui era di gran lunga meglio non incrociare lo sguardo. Shanks era diverso: il suo animo era gentile, le sue
risate erano spontanee e libere, il suo modo di giocare con Rufy poi lo rendeva particolarmente incline agli
scherzi (più di quanto in realtà non fosse già), anzi avevo quasi difficoltà
a decidere chi tra i due fosse più infantile, dal momento che si era venuta a
creare un'amicizia così solida e speciale da farli diventare quasi
inseparabili. La prova schiacciante che l'amicizia, l'amore e tutti i sentimenti simili
non hanno età: li vedevo ridere e darsi di gomito e mi chiedevo se mai mi
sarei stancata di starli a guardare; lui tornava bambino, l'altro giocava a sentirsi
grande e lo ammirava come un esempio da seguire. "Makino" la voce del diretto
interessato mi riportò alla realtà "Hai capito? Sono Shanks, nient'altro" I miei occhi si aprirono esageratamente nei suoi e si scontrarono, scuro
contro scuro, mentre mi ricomponevo e gli rivolgevo l'ennesimo sorriso
"Certo, Shanks" E quello non era altro che un caldo pomeriggio trascorso in sua
compagnia, ma dato che l'ora di punta batteva sulla locanda fino a renderla
una sauna, i pirati si erano presi la libertà di giocare stancamente a carte
tra i tavoli, mentre Rufy si era
appisolato scompostamente su una sedia e Shanks se
ne stava di fronte a me a sorseggiare sakè. "Il pranzo di oggi era davvero ottimo" si complimentò
improvvisamente. "Ti ringrazio, sei gentile" forse era per il mio distribuire
sorrisi in continuazione, oppure per la circostanza di per sé, eppure le
guance gli si colorarono leggermente: era buffo starlo a guardare così, senza
mantello, senza cappello, colto in un'azione naturale e giornaliera: veramente
per un istante smetteva di essere un temuto capitano pirata ed era
semplicemente Shanks, nient'altro che Shanks. Dovevo dire che, tra tutti, quello era in assoluto il mio momento
preferito: l'attimo in cui gli zigomi divenivano dello stesso colore dei suoi
capelli, che non si capiva di che tonalità fossero, era davvero come se le
comprendessero tutte e sprigionassero energia rossa a grandi livelli:
un'energia dalla quale, molto presto, sarei stata fulminata inevitabilmente. © Le prime battute sono un evidente
riferimento a Elizabeth Swan e Will Turner di “Pirati dei Caraibi”. Non essendo Makino molto
presente in One Piece (ma
finalmente ora è almeno nella lista dei personaggi della sezione), non posso
dire quanto sembri OOC o IC: la mia percezione è che sia una ragazza educata,
spiritosa e sempre sorridente anzi, credo fermamente che dietro quei sorrisi
si nasconda in verità un’intraprendenza che non ha nulla a che vedere con
l’imbarazzo di Shanks (ecco che comincia
a fare la pervertita…): infatti secondo me il rosso è un po’ impacciato con
le donne, ma forse mi sbaglio… voi che ne dite? xD Il titolo della storia è il nome di una
canzone di “Alice nel paese delle meraviglie” (quella che cantano i fiori…sì,
sono una specie di fanatica della Disney) di cui si scoprirà l’intento più in
là. Se notate errori di vario genere,
grammatica, trama… fatemi un fischio ;) |