Shuan poteva dire ciò che gli pareva, ma a Desmond Monteriggioni piaceva: camminava spesso per le strade semi-deserte, a tarda sera, confrontando la città davanti ai suoi occhi con la sua versione passata.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Desmond Miles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
" La storia è formata da cambiamenti Desmond, e se qualcosa
non evolve è morto."
Shaun poteva dire ciò che gli pareva, ma a Desmond
Monteriggioni piaceva. Quella piccola cittadina di poche anime nella
campagna toscana era ormai simile ad una città fantasma, ma
lui vi trovava una strano fascino, anche se non sapeva spiegarsi se era
perchè gli piaceva geniunamente o se si era semplicemente
fatto influenzare dalle ore passate nell'Animus.
Camminava spesso per le strade semi-deserte, a tarda sera, confrontando
la città davanti ai suoi occhi con la sua versione
passata. Una Panda parcheggiata in un vicolo dove cinque
secoli prima si trovava un carretto pieno di fieno, convenientemente
piazzato da Mario Auditore. Chissà che fine aveva fatto, il
carretto. Probabilmente era stato spostato con nonchalance quando il
suo scopo era stato ormai dimenticato da tempo...di sicuro nessuno
aveva più eseguito un salto della fede, da lassù.
I cartelli di divieto di sosta, quelli sicuramente non gli aveva mai
visti, nell'Animus. Ezio il suo cavallo lo aveva sempre fermato dove
più gli pareva, di sicuro nessuno gli aveva mai fatto una
multa.
Si fermò davanti alla vecchia chiesa per osservare il
rosone; per un istante, davanti agli occhi, vide brillare in equilibrio
precario sulla cima una piccola statuetta, prima che l'immagine
sbiadita di un giovane dalla veste di Assassino non si arrampicasse
agile sul tetto e la afferrasse...
Riprese a camminare, volgendo le spalle alla scena. Era già
la terza volta che la vedeva passando di lì: frammenti di
ricordi costretti a ripetersi all'infinito come la scena di un film che
si continua a rimandare indietro, ancora e ancora.
Svoltò lungo una stradina e si avviò lungo la via
principale. Al posto del mercante d'arte c'era un piccolo
caffè, il gabbiotto del dottore
era diventato un piccolo appartamento privato. Si chiese
se ci vivesse un medico: la coincidenza sarebbe stata piuttosto
divertente.
Si avvicinò al caffè, entrando nel locale ancora
aperto- i locali italiani sono aperti fino a tardi, aveva scoperto,
soprattutto quando il caldo afoso dell'estate permette di uscire solo
la sera-.
<< Un espresso, per favore.>>
borbottò, a bassa voce. Aveva scoperto di aver imparato
l'italiano piuttosto fluentemente, un particolare che lo aveva
sorpreso. Fino a poco tempo prima aveva ancora avuto bisogno dei
sottotitoli inseriti da Rebecca per districarsi nei ricordi del suo
antenato, ma quando qualche giorno prima era entrato nel locale pronto
ad ordinare a gesti, si era trovato ad intavolare una sorpresa
conversazione con il barista.
Il barista- Giovanni, tra parentesi, un nome che gli aveva dato un
tuffo al cuore quando l'aveva sentito. Qualche giorno dopo, quando
aveva scoperto che due uomini italiani su tre si chiamano Antonio,
Mario o Giovanni, si era dato dell'idiota.- gli fece un cenno di saluto
e si affrettò a servirlo.
Non parlarono granché, anche perchè dopo la prima
stupita conversazione Desmond non aveva la benché minima
idea di cosa avrebbero potuto parlare. Bevve il caffè in
fretta ed uscì.
<< Non pensi che questo colore mi doni?>>
<< Cosa?>> chiese, voltandosi di nuovo
verso la porta del locale. Giovanni alzò lo sguardo dalla
piccola televisione montata sul bancone e lo fissò stupito.
<< Io non ho detto nulla.>>
Lanciò un'occhiata alla sua destra: la figura traslucida di
una donna reggeva un vestito appena comprato dal sarto, fissando
interrogativa la figura del marito, concentrato invece probabilmente
sui fiorini spesi..le due figure sparirono dopo averlo superato
camminando.
<< No, stavo solo...pensando ad alta
voce.>> si scusò goffamente, allontanandosi in
fretta. Dopo pochi passi dovette fermarsi, passandosi una mano sul
viso. Le apparizioni erano troppe. Troppe, e troppo nitide.
Era troppo facile immergersi in quel fiume di momenti immortalati per
sempre nei ricordi, ma non doveva permettersi di iniziare a confondere
passato e presente...
Una decine di guardie lo superò correndo, agitando le armi
ed abbattendo indiscriminatamente chi gli si parava di fronte, senza
pensarci si abbassò ad evitare uno schizzo di sangue...
<< Signore...>>
<< Avete bisogno di qualche medicamento?>>
la voce pacata di un dottore...
<< Signore...>>
Un bambino che giocava a palla...
<< Signore, si sente bene?>>
Riaprì di scatto gli occhi, ritrovandosi a fissare una
signora anziana che lo osservava preoccupato. Udì il rumore
di qualcosa che cadeva ripetutamente alle sue spalle. Batté
le palpebre, aspettandosi di vederla svanire, ma dopo qualche secondo
si convinse che sì, era reale e sicuramente del suo tempo.
<<...sì, tutto a posto. Solo un po
di mal di testa...il caldo.>> borbottò,
rialzandosi.
Il bambino con la palla lo osservava da lontano.
Lo aveva scambiato per un'altra apparizione.
Sospirò e si avviò verso Villa Auditore, pronto a
dire a Lucy che sì, stava benissimo e no, non aveva avuto
altre crisi, andava tutto bene. Sulla soglia della villa si
voltò un'ultima volta: non c'è che dire,
Monteriggioni restava comunque un bel paese.
L'effetto osmosi mi
affascina in tutta la sua semplicità, ma di sicuro il povero
Desmond deve aver avuto non pochi problemi a gestirlo nel luogo esatto
in cui si trovano così tanti ricordi di Ezio...è
la mia prima fic su Assassin's Creed e l'ho scritta dopo aver appena
iniziato Brotherhood(cioè ieri sera), nella scena in cui
arrivano a Monteriggioni ho provato un piccolo tuffo al cuore, pensando
"Questo non può far bene al ragazzo.". Ah sì, so
bene che Monteriggioni esiste davvero e che è tutt'altro che
"una citta fantasma", ma la versione del gioco sembra abitata, se tutto
va bene, da quattro gatti xD.