Autore Forum/EFP: 9dolina0
Fandom: Dragon Ball
Titolo storia: Mi vuoi sposare?
Genere: sentimentale, introspettivo
Avvertimenti: nessuno
Personaggi: Crilin,
Yamcha, C18
Pacchetto -se non si è scelto alcun
pacchetto basta dire nessuno-: Purezza
Era da più
di un’ora, ormai, che Crilin fissava la limpida
distesa azzurra che si apriva sotto il suo sguardo pensieroso e spento. Mai
come in quel momento l’oceano che costeggiava l’isola di Muten
sembrava essere un luogo tremendamente infausto: era talmente calmo, silenzioso
e placido che al terrestre sembrò quasi non volesse disturbare i suoi contorti
pensieri. Ma Crilin di tutto necessitava tranne che
di un’omertà tanto sfacciata: se solo le onde avessero ripreso ad animare quel
tratto di costa brevissimo e solitario, forse le voci che rimbombavano nella
sua testa avrebbero fatto decisamente meno rumore.
Poteva
specchiarsi: l’acqua era talmente limpida e calma che l’immagine riflessa del
suo corpo si riproduceva identica a sé stessa, con tutte le maledette
imperfezioni che si portava dietro e che mai come in quel momento sembravano
aver preoccupato davvero il coraggioso guerriero.
Crilin aveva avuto tanto dalla vita, ma
non tutto, e sembrava che fosse davvero giunto il momento di fare i conti con
il proprio essere, con i propri successi e con i propri fallimenti. Cosa avesse
mai desiderato davvero dalla vita non era nemmeno mai riuscito a capirlo fino
in fondo prima di incontrare lei. L’aveva amata, forse fin dal primo momento in
cui l’aveva vista, e solo dopo che la minaccia di Cell
era stata definitivamente debellata, aveva iniziato a fantasticare su di lei e
su di una tanto felice quanto improbabile vita insieme.
Improbabile,
certo! Pensava a lei, e poi si specchiava: quanta perfezione c’era nei
lineamenti di quella splendida donna! E quanti difetti mostrava invece il suo
viso pallido e senza naso! Sorrideva amaramente riflettendo sul fatto che mai
fino a quel momento il suo aspetto fisico aveva costituito un problema per lui:
le donne non erano mai state un vera priorità nella sua vita, e l’unica ragazza
con cui era davvero stato insieme qualche anno prima si era dimostrata talmente
frivola e superficiale da non permettere nemmeno al giovane guerriero di
rimpiangerla più di tanto.
Ma C18 era
sempre stata completamente diversa: non era semplicemente bella – un dono del
genere potevano vantarlo tantissime donne! – ma aveva anche un coraggio e una
fierezza tali da far invidia alla maggior parte degli uomini terrestri. Crilin sapeva che tanti dei belloni
che le facevano il filo non erano alla sua altezza, ed era pure consapevole del
fatto che C18 apprezzava molto di più un ragazzo audace come lui piuttosto che
un qualunque riccone senza un briciolo di senso del dovere. Eppure, tutto ciò non
era sufficiente per salvare un’autostima pericolosamente prossima al
precipitare in un baratro: quante volte si era già fatto vedere in giro per la
città insieme alla sua nuova compagna? Tante…
tantissime, addirittura! E sempre sentiva su di sé gli sguardi incuriositi
della gente, che poi si posavano compassionevoli sul bel viso della ragazza.
Era facile capire cosa stessero pensando tutte quelle persone: cosa ci fa una donna del genere, così bella
e affascinante, in compagnia di un simile sgorbio?
Crilin si era sempre imposto, con grande
fatica, di ignorare. Ultimamente, però, far finta di niente era diventato
terribilmente frustrante: più passava il tempo e più si convinceva di non
meritare una donna del genere; ma più rifletteva sulla propria esistenza e più
capiva di desiderare sopra ogni cosa di farsi finalmente una famiglia. Il cuore
gli diceva che C18 era la donna giusta; il cervello continuava vergognosamente
a smontare tutte le sue ambizioni.
«Vedo che
oggi hai proprio la testa fra le nuvole! Ehi, Crilin!
Mi stai ascoltando?»
Il giovane
si voltò di scatto, e notò alle proprie spalle la presenza di un vecchio amico.
Gli sorrise. Da quanto tempo non capitava più che Yamcha
si facesse vivo? Forse, l’ultima volta che si erano incontrati era stato proprio
al torneo di Cell.
«Ciao!
Credevo avessi deciso di lasciar perdere tutti i vecchi amici. Che fine avevi
fatto, eh?»
«Io?! Oh,
andiamo! Non scherzare! Guarda che sei tu quello che è sparito dalla
circolazione! Io ogni tanto me lo faccio un giretto da queste parti, ma a parte
Muten e Tartaruga, non vedo mai nessuno! Tu, poi,
sembri esserti volatilizzato nel nulla ultimamente.»
«Ehm, già… forse hai ragione. Mi dispiace, non l’ho fatto
apposta, è solo che…»
«No! Non dire
niente. Lasciami indovinare. C’entra per caso una donna? E magari è pure alta,
bionda, con occhi color ghiaccio, un fisico mozzafiato e un caratterino bello
pepato!»
Crilin spalancò gli occhi, mostrando
incredulità e sorpresa. Doveva immaginarlo! Muten
aveva spifferato tutto in giro! Be’… dopotutto, magari lo aveva fatto per il
suo bene. Sicuramente lo aveva visto preoccupato negli ultimi tempi, e forse
aveva pensato che coinvolgere qualche amico avrebbe risanato il suo umore non
proprio alle stelle.
«Wow! Da
quando sei diventato un veggente?»
Yamcha rise della battuta del suo vecchio
compagno di avventure. Per fortuna, al contrario di quello che gli aveva
riferito il maestro, Crilin non sembrava aver perso
del tutto la voglia di ridere.
Gli si
sedette a fianco, condividendo con lui quel misero e soleggiato lembo di
spiaggia tanto caro ad entrambi.
«Allora, che
c’è che non va?»
«Niente! È
tutto assolutamente… perfetto! Lei è… perfetta…»
«Ah, certo!
E lo dici così? Dovresti mostrare un po’ più di entusiasmo! Se ti vedesse Goku
inizierebbe a strapazzarti pur di farti riprendere un po’ di vitalità!»
«Già, Goku!
Ma lo sai che più passa il tempo e più fatico a capirlo?»
«Perché dici
così?»
«Be’, ecco… lui aveva tutto! Era forte, coraggioso, gentile e
onesto. Aveva una famiglia tutta per sé, una moglie da amare e un figlio di cui
prendersi cura… e invece ha preferito rinunciare a
tutto per rimanersene nell’aldilà! Tu non lo trovi poco responsabile?»
«Ah, che
vuoi che ti dica! Goku è un saiyan, e la sua priorità
è combattere, non provvedere alla famiglia. Tutto sommato riesco pure a
comprendere le motivazioni che lo hanno spinto ad agire così, anche se
ovviamente il suo comportamento è tutt’altro che giustificabile.»
Per un
attimo calò il silenzio. Crilin rifletteva tra sé
sulla differenza che incorreva tra lui e il suo miglior amico di sempre: se
avesse avuto una famiglia, il terrestre non l’avrebbe mai abbandonata per
seguire degli improbabili sogni di gloria; ma evidentemente Goku doveva
pensarla diversamente da lui, perché il saiyan aveva
rinunciato davvero alla presenza nella sua vita di una moglie e di un figlio.
Lui, invece, ora più che mai desiderava avere tutto ciò a cui il suo amico
aveva incomprensibilmente voltato le spalle, ma il solo pensiero di poter
formare una famiglia con C18 gli sembrava ogni giorno di più un’utopia, sebbene
il loro rapporto si stesse in realtà rafforzando.
«Ehi! Hai
perso la lingua?»
«Ma no, Yamcha. Scusami! Ero sovrappensiero!»
«Lo avevo
notato! Allora, cosa c’è che non va?»
«In realtà
niente, davvero! Solo che…»
«Solo che?»
«Solo che
non so come fare per… be’, ecco… concretizzare il rapporto con C18.»
«Non è così
complicato: va’ da lei, dille che la ami e chiedile se vuole stare con te!»
«Ma questo
l’ho già fatto!»
«E allora
qual è il problema?» insistette Yamcha, mostrando un
volto sempre più perplesso.
«Il punto è
che stare insieme non significa
nulla! Voglio dire: chi mi assicura che poi all’improvviso tutto questo non
finirà? Ormai sono un uomo adulto! Non mi interessano affatto le tresche come
quelle degli adolescenti! Io voglio una compagna… una
compagna vera! Una… una moglie… ecco, ora l’ho detto.»
Il volto di Crilin era visibilmente arrossato. Yamcha
non si sarebbe mai aspettato un simile discorso da parte dell’amico.
Quante cose
erano cambiate da quando si erano conosciuti! Per anni aveva visto il suo compagno
di avventure come un bimbetto un po’ scapestrato; poi era diventato un
guerriero forte e valoroso; infine aveva capito che poteva essere anche un
amico prezioso e leale. Ma… sposato? No! Questo
proprio non l’aveva previsto! Crilin era più giovane
di lui, e a rigor di logica Yamcha sarebbe dovuto
convolare a nozze molto prima. Chissà… forse qualcosa
nella vita di entrambi era andato storto, o, forse, il destino aveva
semplicemente deciso di beffarsi di loro.
«Tu ci speri
proprio, eh?»
Crilin elaborò il senso di quelle parole
in un tempo apparentemente infinito. Ci sperava, sì. Ci sperava perché forse il
suo essere sempre stato una persona leale e di buon cuore avrebbe dovuto
permettergli di prendersi qualche soddisfazione dalla vita. Ci sperava perché era
innamorato, e sapeva che C18, sebbene fosse piuttosto restia nell’esprimere
apertamente i propri sentimenti, provava per lui un affetto sincero. Ma tutto
ciò poteva bastare a garantirgli che lei lo amasse?
«Che vuoi
che ti dica? Se viene a mancare la speranza non rimane più niente a cui
aggrapparsi!»
«Ti sbagli,
accidenti! Tu devi agire! Se rimani qui fermo come un baccalà a guardare il
mare, la tua speranza non si concretizzerà mai! Insomma…
prova ad ascoltarmi! Io di donne me ne intendo! E sono assolutamente certo che
alla fine riuscirai a coronare il tuo sogno se fai quello che ti dico.»
A fatica Crilin trattenne una fragorosa risata. Lui di donne se ne
intendeva? Oh, certo che sì! Peccato che l’unica vera fidanzata che avesse mai
avuto gli fosse stata soffiata sotto il naso dall’allora ben poco
raccomandabile principe dei saiyan. Il giovane
guerriero avrebbe voluto farlo notare a Yamcha, ma
non gli sembrava il caso di abbattere di nuovo l’autostima dell’amico: ci erano
voluti mesi, se non addirittura anni, prima che il ragazzo superasse
definitivamente quel brutto trauma e non era giusto farlo precipitare in un
baratro già dolorosamente noto.
«Cosa dovrei
fare secondo te?»
«Dichiarati!
Dille che la vuoi sposare. Insomma, che diavolo stai facendo ancora qui? Invece
che perdere tempo con me, dovresti già essere da lei! E se ti stesse
aspettando? E se non desiderasse altro che tu le faccia una proposta di
matrimonio?»
«Lo credi
possibile?»
«Non è forse
quello che speri?»
«Sì, ma…»
«Niente ma! E dai… lo
sai benissimo pure tu! Ogni tanto i sogni si avverano! E poi già state insieme,
no? Per cui manca soltanto l’ufficializzazione. Devi provarci…
provaci, ti prego! Vederti così frustrato è… è
insopportabile!»
«Io non sono
per niente ottimista, e tu lo sai. Ho paura che possa stancarsi di me! In
fondo, lei è così… bella! Guardami! Sono uno
scarafaggio mal riuscito in confronto a lei, e ho più difetti che pregi!»
Yamcha sputò a terra stizzito per le
parole appena udite.
«Sei proprio
uno sciocco! Forse hai ragione: tu non meriti di avere accanto una donna così.
Ma ricordi oppure no chi accidenti è C18? Credi di poterla equiparare ad una
qualsiasi donnicciola frivola del pianeta? Lei ha sofferto! Ha vissuto dei
traumi indicibili ed è una guerriera potentissima! Si è fatta da sola: è
cresciuta come umana e si è ritrovata ad essere un cyborg. Chissà quante ne ha
passate quando è finita tra le grinfie di quel folle del dottor Gelo! Ha
affrontato avversari più che temibili, e ha persino sconfitto Vegeta in un incontro.
Credi davvero che una donna così possa dare maggiore importanza all’aspetto
fisico di una persona piuttosto che al suo temperamento? Potresti renderla
felice, e questo lo sai benissimo anche tu! Hai fatto tanto per lei e le hai
sempre dimostrato di tenere alla sua incolumità. Le hai voluto bene più di
chiunque altro e le hai donato la possibilità di una nuova vita. Perché vuoi
tirarti indietro proprio ora? Sarebbe da folli! E non è certo questo che mi
aspetterei da uno che nel corso della propria esistenza ha avuto a che fare con
i mostri peggiori circolanti nell’Universo!»
Crilin si alzò in piedi, profondamente
toccato da quelle parole. Era vero: in anni e anni di duri scontri aveva
affrontato minacce terribili, e più di una volta ci aveva pure rimesso la
pelle. Gli sembrava, però, che quando si era ritrovato faccia a faccia con
Freezer o con Cell le sue gambe non avessero tremato
come stavano facendo in quel momento. La paura di un rifiuto da parte della
donna di cui era innamorato era decisamente più terrificante di un qualsiasi
altro mostro.
Si chiese se
davvero le parole di Yamcha potessero corrispondere
al vero: e se C18 non si aspettasse altro da lui se non una proposta di
matrimonio? Possibile… o forse no! Lui ci sperava, certo… ma per avere la certezza che le cose stessero così
avrebbe dovuto affrontare lei e parlarle.
«E va bene!
Mi hai convinto. Vado a cercarla!»
«Così mi
piaci, Crilin! Ora finalmente ti riconosco. E mi
raccomando! Non tornare senza averle dato quell’anello che tieni nascosto da un
mese nella tasca dei pantaloni!»
Stavolta il
guerriero non rispose. Accidenti! Muten aveva
spifferato proprio tutto! Avrebbe voluto tirargli un pugno dritto in faccia, e
forse lo avrebbe fatto davvero prima o poi. Poi,
sicuramente, perché prima doveva
raggiungere C18.
***
Bella ed
eterea la figura della donna si stagliava contro le rocce spoglie di vita delle
alte montagne che da mesi ormai erano il suo rifugio abituale. Il contrasto che
l’immagine della donna creava lungo le pareti brune di quelle alture la rendeva
facilmente rintracciabile ovunque, sebbene C18 non avesse alcuna aura.
Da diversi
minuti ormai Crilin la contemplava, osservando un
silenzio tombale. Era bella, sì! Era la creatura decisamente più attraente e
sensuale che avesse mai visto! Forse più di Bulma,
sicuramente più della sua sciocca e superficiale ex fidanzata. Di una cosa
soltanto era però certo: ci avrebbe provato, e lo avrebbe fatto per sé stesso e
per lei, perché era consapevole di poterle donare davvero una vita felice.
I biondi
capelli della ragazza fluttuavano agitati da un vento gelido e tagliente. Crilin aveva i brividi: se questi ultimi fossero stati
causati dal freddo oppure dalla paura lui non lo sapeva di preciso, ma era ben
consapevole del fatto che rimanere lì a guardarla in silenzio non lo avrebbe di
certo aiutato a sciogliere l’imbarazzo.
Per un
attimo se la immaginò in abito bianco: quanto sarebbe stato bene indosso a lei
quel candido pezzo di stoffa ricamato finemente e ornato di gemme preziose! Era
la prima volta che fantasticava sulla sua ipotetica cerimonia, e il solo fatto
che la protagonista del suo sogno ad occhi aperti fosse C18 vestita da sposa lo
aveva reso visibilmente paonazzo. Pensò che Chichi
sarebbe stata una sarta perfetta, e che avrebbe confezionato per la sua futura
consorte il più bell’abito da cerimonia nuziale che si fosse mai visto sulla
faccia della Terra: sarebbe stato di un bianco splendente, quasi accecante,
come accecante era lo splendore degli occhi glaciali della sua donna; e C18,
con la sua infinita bellezza, avrebbe fatto morire d’invidia tutte le donne che
quel felice giorno avessero avuto la possibilità di ammirarla.
Sì, le cose
sarebbero andate proprio così.
«Hai finito
di guardarmi? Sono diversi minuti ormai che sei lì impalato!»
La bella
donna-cyborg proferì le sue parole senza voltarsi. Teneva lo sguardo fisso
davanti a sé, con gli occhi leggermente arrossati dalla ferocia del vento
gelido che la stava attanagliando da chissà quanto tempo.
Crilin pensò sommessamente che il rossore
degli occhi di lei era uno dei pochi residui di umanità che C18 ancora
conservava.
«Scusami.
Non volevo disturbarti.»
«Che
sciocchezza! Non vedi che non sto facendo un bel niente?»
«Appunto!
Una volta tanto che mi sembravi abbastanza quieta e rilassata avrei preferito
continuare a vederti così.»
«Questa poi… allora, cosa c’è?»
«Che… che vuoi dire?»
«Semplicemente
vorrei sapere perché sei venuto fin qui.»
«Avevo
voglia di vederti.»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
Il silenzio
avvolse di nuovo le orecchie dei due giovani amanti. Solo il vento sembrava
smorzare un poco quell’inquietante atmosfera gelida che era venuta a crearsi dopo
la risposta di Crilin. Accidenti! Se Yamcha lo avesse visto in quel momento, lo avrebbe
trascinato a forza verso di lei pur di rompere definitivamente
quell’imbarazzante muro di silenzio. Di nuovo gli sembrò che se davanti a lui
in quel momento ci fosse stato Freezer, le sue gambe avrebbero tremato di meno.
Assurdo! Possibile che l’amore dovesse fare tanta paura? Eppure lui era un
guerriero, accidenti! Non era forte come la sua compagna, certo, ma di pericoli
ne aveva affrontati parecchi! Ma perché, nonostante continuasse a ripetersi
quelle parole, non riusciva ancora ad avanzare di un passo?
«In realtà,
credevo volessi dirmi qualcosa. Ma, evidentemente, mi ero sbagliata.» proferì
C18 liberando un sorriso ricco di amarezza e sarcasmo.
A Crilin si gelò il sangue: la sua donna aveva perfettamente
ragione, accidenti! Lui doveva dirle qualcosa, ed era anche importantissima.
Cosa avrebbe pensato di lui se non avesse trovato il coraggio dentro di sé di
muovere quelle stupide gambe e avvicinarsi a lei per guardarla negli occhi e
dichiararsi?
Chiuse gli
occhi, e in poco meno di un secondo le fu accanto.
Lei lo
guardò sorpresa, e forse un po’ accigliata. In realtà non sapeva bene cosa
aspettarsi da quell’uomo dall’aspetto fanciullesco con cui da diverso tempo
stava insieme. Faticava persino a capire bene cosa significasse davvero stare insieme: non che lei fosse una
donna ingenua o affatto avvezza alle normali relazioni interpersonali, ma il
suo essere cyborg l’aveva inibita non poco a livello affettivo, e sentiva
dentro di sé crescere il dubbio che forse Crilin non
provava niente di più per lei se non una semplice attrazione fisica, o, peggio
ancora, pietà. Non era sicura di essere in grado di farsi amare: in fondo, lei
di azioni riprovevoli ne aveva commesse non poche, e anche se quel giovane
guerriero le aveva perdonato ogni cosa incolpando la mente perversa del dottor
Gelo, lei sentiva crescere ogni giorno di più il senso di colpa per tutto ciò
che aveva fatto. Covava dentro di sé rabbia e risentimento, ma ancora non
riusciva a sopprimere del tutto la voglia di ricominciare da capo. Quando aveva
preso a frequentare Crilin, credeva che lui sarebbe
stato il suo riscatto morale, e che tramite il suo affetto si sarebbe gettata
alle spalle l’ignobile passato che ancora non riusciva a dimenticare. Da un po’
di tempo stavano insieme: ma cosa
significava per un cyborg stare insieme a qualcuno? Poteva esserci reciproca
fiducia in un rapporto tanto squilibrato?
C18 pensava
con rabbia e tenerezza a tutte le volte in cui avevano fatto l’amore: lei ci
aveva creduto, e lo aveva fatto mettendo
in gioco tutta la passionalità e il sentimento che era riuscita a tirar fuori
dai suoi circuiti metallici. E se tutto ciò, però, a lui non fosse bastato? E
se, nonostante i suoi sforzi, Crilin non fosse mai
riuscito a percepire in lei alcun calore umano? Era questo che il ragazzo era
venuto a dirle? Voleva chiudere per sempre quel rapporto nemmeno mai pienamente
concretizzato? Se lo sarebbe aspettato, dopotutto… e
forse sarebbe persino riuscita a fingere indifferenza.
«In realtà,
non ti eri sbagliata. Devo davvero dirti qualcosa.»
Strano,
davvero strano. C18 ebbe l’improvvisa sensazione che il suo cuore stesse
battendo all’impazzata. Eppure, per quanto ne sapeva lei, era persino possibile
che un cuore, così come lo concepivano gli umani, non lo possedesse nemmeno.
Sospirò,
perché non le rimaneva altro da fare, in tacita attesa che Crilin
tirasse fuori dalla propria bocca tutto ciò che aveva da dirle.
«Ascoltami, io… cioè, tu… insomma, noi due, ecco… noi due stiamo insieme da un po’ di tempo, e… e…
cavolo! Non credevo fosse tanto difficile, accidenti!»
«Che stai
blaterando, Crilin? Sei venuto fin qui per farmi
perdere tempo?»
«Ma no!
Assolutamente no! Io volevo solo… volevo…
oh, al diavolo!»
Il ragazzo
si avvicinò alla sua amata ancora di più, fin quasi a sfiorare le labbra rosee
della ragazza con le sue. Doveva farlo! Doveva tirare fuori tutto il coraggio
che aveva in corpo. Temporeggiare ulteriormente avrebbe soltanto reso nervosi
entrambi, e ciò sarebbe stato tutt’altro che positivo.
«Mi vuoi
sposare?»
C18 alzò la
testa di scatto. Il suo volto sembrava stralunato, e tutto nei lineamenti
contratti del suo viso lasciava trapelare incredulità e stupore. Non parlava:
il corpo della donna sembrava quasi raggelato.
Lo sconforto
si dipinse nel volto già affranto di Crilin. Avrebbe
dovuto aspettarsi una reazione del genere. Come aveva potuto sperare che C18
accettasse? Al diavolo i consigli di Yamcha! Il suo
tentativo di convolare a nozze con la donna più bella che avesse mai visto era
miseramente fallito.
Il giovane
guerriero indietreggiò.
«Perdonami. Io… io ero venuto per dirti questo, ma capisco che forse ho
azzardato un passo più lungo della mia gamba. Non importa!» proferì mostrando
un sorriso dolorosamente forzato «Fa’ finta che io non ti abbia chiesto niente,
d’accordo?»
«Si può
sapere che razza di sciocchezze stai dicendo? Sei venuto qui per prendermi in
giro?»
«Ma no, C18!
Non era mia intenzione…»
«Allora
perché ti sei rimangiato tutto? Prima mi chiedi di sposarti e poi mi dici “fa’
finta che io non ti abbia chiesto niente”? Se hai voglia di scherzare, sappi
che hai sbagliato persona!»
«Cosa? No,
aspetta! Non ti arrabbiare! Io… io dicevo sul serio, però… insomma, posso capire che tu magari non sei d’accordo
e… be’, ecco… non volevo
sembrare brutale.»
La ragazza
avrebbe voluto tirare un pugno dritto nello stomaco al suo compagno. Un velo di
stupore si dipinse sul suo viso angelico e confuso, e in un attimo le apparve
chiaro che tra loro due doveva esserci stato un malinteso.
«Sai,
zuccone? Sto facendo seriamente fatica a capire cosa diavolo ti stia passando
per la testa. Vuoi sposarmi oppure no? Io ero seriamente convinta che tu fossi
venuto qui per dirmi che volevi chiudere con me!»
«Cosa? Ma… ma sei impazzita, forse? Che ti è saltato in mente di
pensare? Io con te sto benissimo! Sei una donna fantastica, la migliore in
assoluto che io possa desiderare! Io… io ti amo,
accidenti! E voglio sposarti… voglio sposarti
davvero! Voglio vederti sfilare in abito bianco verso di me; voglio vederti
sorridere sotto il candido velo che celerà parzialmente il tuo viso; voglio… voglio darti questo.»
Crilin prese dalla tasca dei propri
pantaloni una piccola scatolina blu e la porse tremante alla sua amata.
C18 rimase
per un attimo basita: aveva capito immediatamente di cosa si trattava, ma non
le sembrava possibile che tutto ciò stesse davvero accadendo. Aveva vissuto
nell’odio e nella brutalità praticamente quasi tutta la sua esistenza, e ora si
ritrovava davanti a un uomo dolce e sincero che la chiedeva in sposa. Lui
avrebbe dovuto odiarla, invece aveva avuto la temerarietà di innamorarsi di lei
anche quando molti dei suoi amici lo avevano preso per pazzo.
La donna
allungò le proprie mani verso il minuscolo contenitore blu, per poi stringere
quest’ultimo in un palmo con estrema delicatezza, quasi a voler esaminare col
tatto la consistenza di quel misero involucro. Lo aprì pochi secondi dopo.
Tutto ciò che vide lì dentro bastò ad aprirle le porte del paradiso: l’anello
argenteo contenuto nella scatolina rifletteva la luce accecante del sole, ma
sembrava risplendere di luce propria, come un piccolo frammento di stella.
Ora avrebbe
voluto urlarlo al mondo intero: era felice, realizzata, si sentiva finalmente
una vera donna. La sua natura di cyborg sembrava improvvisamente seppellita
sotto quella umana, e dopo tanto tempo aveva di nuovo l’opportunità di vantare
una vita normale come quella di tutte le altre donne.
«Speravo ti
piacesse, sai? Credo che indossato da te l’argento risplenda in maniera
particolare.»
C18 avrebbe
voluto dissimulare, o quantomeno tentare di fingere indifferenza: non era
affatto abituata ad esternare i propri sentimenti, eppure in quel momento non
riusciva proprio a trattenere le lacrime.
«Lo prendo
per un sì?»
La bella
cyborg gettò le braccia al collo al suo fidanzato. Dire cose superflue sarebbe
stato inutile e poco gratificante per entrambi. Si limitò a piangere e a
singhiozzare. Poi annuì con un cenno del capo.
***
La cerimonia
si era conclusa da almeno un paio d’ore. C18 e Crilin
se ne stavano da soli seduti sopra uno sperone di roccia che si affacciava sul
mare. Il buio della notte nascondeva il candore dell’abito bianco di lei, e si
confondeva con l’elegante giacca nera indossata dallo sposo. Se non fosse stato
per quella falce di luna calante che brutalmente si stagliava contro il cielo,
l’oscurità li avrebbe avvolti completamente, lasciandoli soli, in compagni di
sé stessi e del loro affetto reciproco; ma quel minimo di luce bastò perché Crilin potesse scorgere appena gli occhi cerulei della sua
novella sposa e contemplarli ad alta voce.
«Sai, C18?
Non pensavo che avresti accettato davvero di nascondere il tuo viso sotto un
velo durante la cerimonia, ma sono contento che tu l’abbia fatto.»
«Ah, sì? E
perché mai la cosa ti renderebbe tanto felice?» chiese in tono ironico la
donna.
«Perché è
come se, almeno per oggi, tu avessi voluto riservare i tuoi bellissimi occhi
solo per me.»
FINE
Angolo
dell’autrice: approfitto
di questo piccolo spazio per ringraziare HopeGiugy!
Hai indetto un contest coinvolgente e davvero ben organizzato.
Un bacio va anche a Nede, che ha realizzato il banner.
Grazie di cuore!