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Autore: Just Sarah    02/01/2013    2 recensioni
Non credo vi sia niente da spiegare. Basta leggere per capire. O quasi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata grigia come tante, una di quelle giornate che non sapevano di niente.
Evie passeggiava pensierosa con l'ipod nelle orecchie, come era solita fare da tre o quattro anni a quella parte.
All'improvviso un flash! Un colpo al cuore... Sì quel posto, era proprio lui: Il parco dove un tempo passava intere giornate assieme alla sua Nikki.
Quanto tempo era passato da allora, eppure la vista di quel parco le trasmetteva le stesse vecchie emozioni, non faceva altro che ricordarle quanto fosse sbagliato ciò che avesse fatto, ma soprattutto quanto fosse sbagliata la persona che era. 
Quel giorno Evie decise di varcare quel cancello per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo. 
Tutto era come lo aveva visto l'ultima volta, nonostante gli alberi fossero un po' più spogli, i cancelli e le ringhiere più arrugginiti e le scritte sui muretti fossero a poco a poco sbiadite fino quasi a scomparire del tutto.
Avanzando con il cuore a mille arrivò proprio lì: La loro panchina.
Esitò per un attimo per poi sedersi subito. 
Era come se ad un tratto il semplice contatto tra la sua mano e la fredda superficie di legno l'avesse riportata indietro nel tempo e avesse fatto sì che quest'ultimo si fermasse.
Non era più autunno, ma estate, lei era sdraiata a pancia in sotto sulla panchina intenta a scrivervi sopra con un pennarello indelebile il nome della cottarella di turno.
Nikki sedeva sul prato proprio di fronte a lei, con lo sguardo scuro e perso come al solito ed il suo sorrissetto beffardo stampato sul lato destro della bocca.
- "Ehy Evie! Indovina un po'? Mia madre è riuscita a farsi mettere incinta per la quarta volta da uno con cui sta da così poco tempo che ancora non ho capito come si chiama! Ahahahahah poi si lamenta se sono venuta su così..."
Evie sbalordita dall'affermazione e dal tono dell'amica si lasciò sfuggire di mano il pennarello, strusciandolo talmente forte sulla superficie legnosa da consumarne la punta tracciando una lunghissima ed irregolare linea rossa.
- "Ca**o Nikki! Sei sempre la solita! Ma come te ne esci?! Ma se passa uno e ti sente?! Ma ti pare normale?! E poi guarda: M'hai fatto rovinare il pennarello nuovo, tre euro buttati!"
- "Ahahahahah wow! Io ti dico che mia madre è rimasta incinta e tu?! Ti lamenti del pennarello che tra l'altro hai rovinato con le tue stesse mani perché la mia affermazione ti ha... come dire... quasi scandalizzata?! Ahahahah"
- "Sei assurda Nikki, ma non ti sembra di non contenerti urlando ai quattro venti una cosa del genere in un parco pubblico?! Non hai un limite..."
Alla risposta dell'amica, Nikki indispettita, balzò in piedi e le si avvicinò di scatto, rossa di rabbia in viso.
- "Sai che c'é Evie?! Che sono stufa delle tue frasette da finta moralista, come se tu ce l'avessi un limite, non ti ricordi forse che è successo ieri sera?!"
- "Stai pur tranquilla che ricordo benissimo! E quando ti ho detto che non hai un limite non avevo certo sottinteso che io al contrario ne ho uno. So come sono fatta: Sono un disastro, mi distruggo da sola, fisicamente e moralmente, con tutte le ca**ate che faccio, sotto questo punto di vista siamo uguali non vedi?! Ma al contrario tuo mi è rimasto uno straccio di vago buon senso che fa sì che non urli i ca**i miei ai quattro venti!".
- "Complimenti per la perspicacia e per la solita frasona da filosofa, non ti sopporto più Evie, sei un'ingrata! Certe volte mi fai venire voglia di sparire e lasciarti qui a piangerti addosso. Peccato che ho bisogno di te... Tanto quanto tu ne hai di me".
Il ricordo di quest'ultima frase fece salire un brivido lungo la schiena di Evie, che come presa da una scossa, aprì gli occhi improvvisamente tornando alla realtà.
Per quanto le dolesse ammetterlo era vero. 
C'era qualcosa di strano, di magnetico in Nikki che attraeva Evie e viceversa.
Entrambe, chi più e chi meno, chi sul serio e chi un po' per gioco, combattevano la noia distruggendo loro stesse.
Stavano bene insieme, come se non avessero bisogno d'altro e non si rendessero conto del mondo reale, di quanto fosse sbagliato ciò che facessero e di come, pian piano, si stessero logorando a vicenda.
Evie era Nikki, e Nikki era Evie, unite contro tutto e tutti, le due componenti di un pericolosissimo "meccanismo ad autodistruzione".
A volte Evie ancora ne sentiva la mancanza, come quel giorno, ma capiva che la cosa migliore per loro fosse essersi allontanate, essersi allontanate talmente tanto da far sì che le loro "forze d'attrazione" si fossero annullate.
Per tanto tempo aveva pensato a lei e a cosa fosse diventata per colpa sua, e allo stesso tempo non aveva mai smesso di incolparsi per aver fatto la stessa cosa a lei e per aver peggiorato le cose anzi che guardare in faccia alla realtà.
Le mancava, le mancava da morire un tempo. 
Ma giorno dopo giorno l'abitudine a non averla più al suo fianco e a pensare che fosse giusto così aveva sostituito il dolore provocato dalla sua assenza.
Nikki rimaneva, e sarebbe rimasta per moltissimo tempo, uno dei più grandi rimorsi e rimpianti del suo passato.
Un passato che portava il suo nome e beveva Jack Daniel's mentre ascoltava la sua collezione di Cd Metal.
  
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