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Autore: piperina    02/01/2013    5 recensioni
"Mi chiamo Katerina Petrova e ho quindici anni. Scrivo questo diario per ricordare sempre chi sono e qual è la mia storia."
"Quando l’ho visto il mio cuore ha iniziato a correre come un pazzo.
Credo che Klaus fosse nel mio cuore da molto prima di questo incontro."
"Klaus ha sbalzi di umore e atteggiamento davvero strani e improvvisi.
Credo che stia succedendo qualcosa di strano, strano davvero. Sento di avere paura… non so spiegarlo, ma ho una brutta sensazione addosso, come se fossi n pericolo."

Direttamente dalla mano di Katerina, il diario che racconta la sua vita umana, l'incontro con Klaus, la scoperta della verità: i suoi pensieri e sentimenti più intimi e sinceri.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
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Salve a tutti! 

Questo è un piccolo progetto che da tempo avevo in mente. Se non si fosse capito, adoro Katerina. Trovo che sia un personaggio davvero complesso e ricco di emozioni, con una storia molto triste alle spalle.

Avevo bisogno di concentrarmi su di lei e dedicarle lo spazio che merita e che vorrei le venisse riconosciuto un po’ di più nella quarta stagione.

Di solito uso corsivo e grassetto per evidenziare alcune parole, ma credo che nessuno – almeno io no – si metta a scrivere in corsivo o ingrassetti le parole sul proprio diario personale, la cosa più spontanea è sottolineare, quindi ho deciso di usare solo quel tipo di formattazione per il testo.

Un appunto importante che ci tengo a fare riguarda i tempi verbali: la narrazione richiederebbe il passato remoto, ma chi scrive sul proprio diario al passato remoto? Ho scelto il passato prossimo, ma mi sono concessa qualche “licenza poetica”, per così dire, in base alle emozioni con cui Katerina di volta in volta racconta ciò che le succede.

Questo primo capitolo è corto rispetto agli altri, ma serve un po’ come prologo e mi piaceva finirlo come finisce, i prossimi saranno più lunghi =)

 

Buona lettura!


 

*Katerina’s Diaries*

1490 - Marzo




 

Mi chiamo Katerina Petrova e ho quindici anni. Scrivo questo diario per ricordare sempre chi sono e qual è la mia storia.

Sono in viaggio. La mia famiglia mi ha cacciata perché ho avuto una bambina illegittima. Non ho mai voluto un matrimonio imposto e un ragazzo del villaggio accanto mi piaceva un po’. Sapevo di essere sfacciata a vederlo e fare certe cose con lui, ma non me ne importava.

Volevo vivere.

In realtà non abbiamo fatto molto, i nostri incontri erano fugaci, parlavamo dei nostri sogni e progettavamo di scappare da quel luogo dimenticato da Dio.

Poi è successo, non me ne sono pentita, ma ammetto di aver avuto molta paura quando ho scoperto di essere incinta. Mio padre mi avrebbe rinnegata, come ha realmente fatto, ma speravo di poter tenere con me la mia bambina.

Invece mi è stata portata via, strappata prima che potessi abbracciarla. Ho allungato la mano per sfiorare la sua, ma non ci sono riuscita.

 

Ora sono diretta in Inghilterra. Il viaggio è lungo e faticoso e non ho nessuno al mio fianco. Sono molto stanca, mi sento sola e a volte ho paura di non farcela: temo di non arrivare mai a destinazione.

Continuo a pensare a mia figlia.

Non ho idea di dove si trovi, ma ho bisogno di procurarmi i mezzi necessari per trovarla, cosa che al momento non ho. La mia situazione attuale è davvero misera.

Mi trovo in una piccola locanda appena fuori dai confini della Bulgaria. Non c’è bella gente. Sono chiusa in camera mia, una stanza davvero spoglia, con una finestra molto piccola da cui entra poca luce. Ho bloccato la porta al meglio per evitare brutte sorprese e ho intenzione di rimettermi in cammino alle prime luci dell’alba. La strada per l’Inghilterra è davvero lunga.

 

 

*

 

 

Sono disperata. Le mie provviste sono quasi terminate e temo di essermi persa. Cammino ininterrottamente da sei giorni, mi sono fermata per dormire solo poche ore e le gambe non mi reggono più. Le forze mi stanno abbandonando, ma la mia volontà continua a dirmi di proseguire: se mi fermo ora morirò, ne sono certa.

 

 

*

 

 

A volte ho la sensazione di fare la cosa sbagliata. È come se stessi voltando le spalle a mia figlia, perché credo che si trovi ancora in Bulgaria. Più volte ho pensato di tornare indietro, ma non l’ho mai fatto: e se fossi in errore? Se lei fosse stata portata addirittura fuori dal mio Paese? È un rischio che non posso correre.

Nelle mie varie soste ho sentito molo parlare dell’Inghilterra, dove sembrano esserci parecchi Lord che vivono in bellissimi palazzi. Uno di loro potrebbe aiutarmi a cercare la mia bambina, perché da sola non riuscirei mai a farlo.

Una volta arrivata in Inghilterra dovrò guadagnarmi la simpatia delle persone, e per farlo non potrò indossare abiti da contadina, non mi permetterebbero mai di conoscere uno dei Lord di cui parla la gente.

Lavorerò e metterò da parte abbastanza denaro da permettermi almeno due cambi e un vestito con cui spero di prendere parte ad una delle feste che sogno da tempo.

 

 

*

 

 

Giorni fa sono stata aggredita da un uomo, un bandito che voleva approfittarsi di me. Camminavo tra gli alberi e mi è letteralmente saltato addosso. Ho opposto resistenza, sono scappata, ma lui mi ha rincorsa e mi ha spinta a terra.

Nel tentativo di difendermi ho visto che portava un coltello legato alla cintura dei pantaloni e c’era un cavallo poco distante da noi, così ho pensato che avrei potuto approfittare io di lui.

Avevo chiesto a mio padre di lasciarmi partire col mio cavallo, ma inutilmente. Il viaggio a piedi mi stava uccidendo giorno dopo giorno, se fossi riuscita a sfuggire a quel bandito e rubare il suo cavallo il resto del viaggio sarebbe stato sicuramente molto meno faticoso.

Così ho finto di arrendermi a lui, che mi ha guardata compiaciuto e ha detto “Brava bambina” in un tono di voce davvero volgare. Avrei voluto prenderlo a schiaffi, ma dovevo fargli credere che gli avrei dato quello che voleva.

Quando ha chinato la testa sul mio collo mi sono morsa la lingua per il disgusto e ho mosso le braccia per stringerlo a me. Gli tenevo una mano dietro la nuca e una sulla schiena. Ringrazio ancora adesso di aver addosso un abito semplice ma con molti lacci sul petto, perché mi hanno aiutata ad intrattenere quell’uomo mentre facevo scivolare la mano dalla schiena al suo fianco.

Ho trovato subito l’impugnatura del coltello e, senza esitazione, l’ho afferrato, poi ho usato tutta la forza che avevo per dare un colpo verso l’alto. Subito il sangue mi ha bagnato la mano, avevo ferito quell’individuo disgustoso e questo mi dava un vantaggio.

Lui si è portato le mani sulla parte lesa, ringhiando per il dolore e per l’affronto subito, e io ne ho approfittato per rialzarmi e correre in direzione del cavallo. Non mi sono voltata quando ho sentito dei rumori di passi dietro di me, volevo solo montare in sella e correre via.

Con un gesto rapido ho alzato la gonna del mio vestito e sono letteralmente saltata sull’animale, ho afferrato le redini e dato un colpo per farlo partire. Non so quale buona stella mi stesse guardando in quel momento, ma il cavallo si è mosso all’istante e sono riuscita a salvarmi.

Se il mio piano non avesse avuto successo sono sicura che a quest’ora sarei morta.

Il cavallo che ho con me è docile e paziente, corre veloce e mi ascolta. Sono stata davvero fortunata. In realtà ho ancora i brividi se penso a quell’episodio e a ciò che sarebbe potuto accadermi se fossi caduta o se non fossi riuscita a montare in sella, o se il cavallo non fosse partito appena toccate le redini.

Non voglio più riportare alla mia mente quelle cose né quello che avrei potuto subire. Voglio solo proseguire nel mio viaggio e arrivare in fretta in Inghilterra.

 

 

*

 

 

Ieri una ragazza molto gentile mi ha indicato la via per il porto. Credevo di essermi persa e la disperazione stava di nuovo prendendo il sopravvento su di me, ma quella ragazza mi si è avvicinata e mi ha chiesto se stessi bene. Ha portato un po’ d’acqua per me e per il cavallo e mi ha spiegato come arrivare al porto.

Le indicazioni che avevo erano sbagliate, chissà dove sarei finita? Meglio non pensarci.

Fortunatamente non ho fatto altri brutti incontri nei giorni scorsi. Mi sono fermata in una taverna dove ho lavorato due giorni perché non avevo abbastanza denaro per pagare cibo e alloggio per me e per il cavallo, e non l’avrei mai lasciato morire di fame, né potevo affamarmi io.

Questo mi ha permesso di non usare il denaro che ho messo da parte e che mi serve per il viaggio in mare.

Mi dispiace dover lasciare qui il cavallo, mio unico amico e compagno durante l’ultima parte del mio cammino prima di imbarcarmi. Vorrei portarlo con me in Inghilterra, ma non è possibile.

Questa, quindi, è l’ultima notte che passo con lui sotto le stelle. Sento che mi mancherà molto. A lui ho raccontato dei miei sogni e delle mie speranze, e anche delle mie paure. È stato un confidente fedele e silenzioso, nonostante fosse piuttosto triste parlare a un cavallo.

La ragazza gentile mi ha detto che c’è una stalla nei pressi del porto, proprio per chi, come me, non viaggia a piedi e non può salire sulla nave con la cavalcatura. Questo mi rallegra, perché so dove lasciare il mio amico e so che starà bene.

 

 

*

 

 

Sono seduta in un piccolo angolo della nave. Non mi sembra molto resistente, ma mi hanno assicurato che porterà tutti i passeggeri sani e salvi in Inghilterra. Spero che sia la verità e che nessuno di essi mi importuni o tenti di derubarmi: non si vede tutti i giorni una ragazzina viaggiare da sola, senza un familiare a scortarla o un padrone da seguire.

Ho deciso pertanto di non rivolgere la parola a nessuno. Ho abbastanza acqua e cibo con me per tutta la durata del viaggio, il denaro è ben nascosto, il coltello anche. Dormirò con un occhio aperto e le dita strette sull’impugnatura: devo difendermi da sola, non solo contro quell’uomo nel bosco o qui sulla nave.

Sono sola. Completamente sola. Dovrò badare a me stessa d’ora in avanti e ho intenzione di farlo nel migliore dei modi.

L’Inghilterra e il mio futuro mi attendono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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