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Autore: Flaine    02/01/2013    8 recensioni
Hello! ~
Dopo ere glaciali (?) di inattività -mi è mancato un sacco efp e la sua gentaglia çç- oso presentarmi con una schifezzina così. Sì. c':
Il tema della fine del mondo mi affascinava molto, quindi ho tentato -ecco, tentato è proprio il termine giusto- di scriverci qualcosa.
abbastanza Fluff, tanto angst, lieto fine assente.
La mia primissima GuraBan, con coppie di sfondo.
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21 . 12 . 2O12
Cosa vorresti fare prima che il mondo finisca?
Come il conto alla rovescia prima di Capodanno, una tesissima ventina di minuti prima della fine.
Ridusse gli occhi acquamarina a due fessure.
Gran aveva perso tantissime occasioni, se le era lasciate sfuggire come saponette, come fiocchi di neve al vento. Una dopo l’altra. Ora nella mente le contava, le rivedeva, rimpiangeva il freno che aveva messo a tutti – o tanti suoi impulsi.

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Che dire, spero davvero che piaccia. c:
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Claude Beacons/Nagumo Haruya , Xavier/Hiroto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Antequam.




La fine del mondo?
Cos’è la fine del mondo? Perché la fine del mondo? Fine? Cosa finisce?
Quante domande. Ce n’era una in particolare, però, che dava fastidio anche a un pezzo di ferro, un tutt’uno come lui.
Cosa vorresti fare prima che il mondo finisca?
Come il conto alla rovescia prima di Capodanno, una tesissima ventina di minuti prima della fine.

Ridusse gli occhi acquamarina a due fessure.
Gran aveva perso tantissime occasioni, se le era lasciate sfuggire come saponette, come fiocchi di neve al vento. Una dopo l’altra. Ora nella mente le contava, le rivedeva, rimpiangeva il freno che aveva messo a tutti – o tanti suoi impulsi.

Voleva dimostrare a suo padre che era degno di essere chiamato Hiroto, Kiyama Hiroto, che non era solo un sostituto, una bambola che conteneva l’anima del figlio perso.
Poi, accarezzando la polvere sugli angoli degli armadietti, poi, pensò, quella mattina avrebbe potuto dire a Gazel che Shuuya lo stava cercando.
Invece si erano trovati, sì, di nuovo a litigare, pieni di graffi, sangue e sudore, lividi e gonfiori.
L’eco delle urla sembrava sentirsi ancora, aveva impregnato le pareti di rabbia, assieme a tutte le altre, come tanti fantasmi.

Era difficile lasciare la persona a cui aveva pensato tutta la giornata, tutta la settimana, il suo tutto in quel vuoto, alla fine della lista dei pensieri.
Ma decise di sforzarsi di mettere prima di lui tutto il resto, dimenticarlo per qualche attimo, anche se non aveva senso. Era una cosa da testardi, si disse.
Gran rifiutava l’amore.

Passo dopo passo finì di fianco alla stanza di Reize, che dormiva come se stesse facendo da conchiglia a Diam, sopravvissuto per miracolo a un sovraccarico della pietra.
Capitava spesso, troppo spesso.
Sentì un buco nero al petto. Era un momento in cui gli sembrava di non aver avuto un’anima, un corpo, un pensiero. Buio. Il buio di tutti i giorni. Arrivava a fare le cose automaticamente, senza pensare.
Una frase scritta su un foglio, cancellata, scritta e cancellata senza mai fermarsi.
Beh, si sarebbe fermata. Sarebbe stata cancellata un’ultima volta, o interrotta a metà.
Anche se, c’era da dire, che in ognuna di quelle frasi compariva una nota diversa grazie al suo tutto, che non era niente di meno che un suo fratello.

Sentì qualcuno piangere.
Fuusuke, Fuusuke, Fuusuke” ripeteva fra i singhiozzi il co-capitano della Prominence.
Un nodo tirò come una corda la gola di Gran.
“Fuusuke, cazzo, come suona bene il tuo nome. Perché non l’ho mai detto prima? Fuusuke, Fuusuke.”
“Shuuya, ti amo, ti amo, ti amo
Dicevano sempre che erano cose da innamorati, quelle di tenersi stretti, piangere assieme, tenersi per mano e baciarsi. Dicevano sempre che essere innamorati rendeva stupidi e superficiali, faceva credere chiunque di essere un poeta che si emozionava troppo facilmente. Dicevano sempre di non essere innamorati.
A Hiroto, tutto quello faceva pensare a una cosa sola. Una persona sola.
Aveva sempre pensato che avere bisogno di qualcuno fosse una gran cazzata, che ce la si poteva fare da soli, con coraggio e lucidità.
Ma c’era l’inghippo, c’era l’inganno anche lì, si chiamava amore, il bastardo.
Gran rifiutava l’amore, Gran era innamorato.
Innamorato di un sorriso beffardo e di capelli rosso vivo, una pettinatura strana e un paio di occhi ocra.
Più si costringeva a pensare che fosse solo interesse, più se ne innamorava sul serio.
L’amore era una cosa stupida. Era un ritardato, l’amore, come dicevano quei due. Non era cieco, solo ritardato.
Sorrise. Pensò di essere uno stupido, mentre usciva dal corridoio e camminava sul tetto, dove l’avrebbe trovato.

Cosa vorresti fare prima della fine?

Vorrei chiedergli scusa, non so per cosa. Dirgli che sono stato un codardo a non dirgli mai nulla, a non chiedergli di essere la squadra più forte insieme a me, che lo amo fottutamente troppo.
Baciarlo, passargli le mani fra i capelli, sentirlo ansimare e chiamarmi senza rabbia, sorridergli e vederlo sorridere, sentirmi stupido e avere le farfalle allo stomaco; vorrei ritirare tante cose che ho detto e sostituirle con altre.
Ma non c’era più tempo.

Gran voleva solo stare con lui, poteva solo stare con lui.
“Bur—Haruya.” Si corresse, avvicinandosi alla divisa sporca del Nagumo.
Sembrava sorpreso di vederlo, Burn. Aprì la bocca e lo chiamò piano, quasi senza crederci. “Gran...” ma cambiò immediatamente atteggiamento. Aggrottò le sopracciglia, sfidandolo con lo sguardo. “Che ci fai qui? Sta per fermarsi tutto – sorrise, tentando di renderlo uno dei suoi soliti sorrisi arroganti – e alla fine il migliore sei tu.” Era malinconico, quasi arreso.
“Non sono il migliore.” Le parole gli scivolarono fuori dalle labbra, d’impulso. “Tu... – si sedette di fianco a lui – cosa vorresti fare prima di morire?”
Dieci. Nove.
“Ci sono tante cose, Hiroto.” Trattenne un singhiozzo. “Tante.”
Otto. Gran voleva abbracciarlo. Sette. Sei. Cinque. In fondo gli bastava stare con lui negli ultimi attimi.
Quattro.
“Burn...”
Quello si girò, con gli occhi gonfi, rossi.
“Scusami. Per tutto.” Tre. “Ho paura.”
Due.
Scivolò fra le sue braccia, il migliore, tremando. Aprì le labbra.
Uno.
Non c’era più tempo.









come lo chiamo questo angolo? Sono complessata
Angolo.
YOOOOOOOO (?) çAç Ma era da un sacco che non postavo –non vedevate l’ora che io tornassi, né?- -machitivuole- ok. T_T
Uhm, non so che dire di questa roba. Inizio scrivendo che efp mi è mancato un sacco, è da... settembre che non posto, mi pare. Mi mancava un sacco scrivere e mi mancava la gentaglia di efp, sì, tanto. ♥ #momentoscioglievolezza
Quindi visto che il tema della fine del mondo –i Maya ci hanno trollati- mi ispirava assaie (??) quindii ci ho scritto una cosina.
E ho finito per affezionarmici un po’. Insomma, è la mia prima GuraBan. Non è che sia un granché ma è pur sempre la mia prima GuraBan.
Non lo so, mi sono innamorata follemente di sti due, anzi. Credo sia un'ossessione. Anche se ho un po' di nostalgia per la BanMaki, lo ammetto. çç
E’ che non sono brava a scrivere sull’amore (?) e mi dà persino fastidio scriverla e dirla, quella parola.
Però fatto sta che fatta sto vi amo, mi mancavate e non vedevo l’ora di rompervi le balle di nuovo su questo sito.
-inchino-
Un grazie infinito a chi recensisce, o anche solo ha letto. ♥

cha.

P
.S.: Antequam significa “prima che” in latino *il libro Maiorum Lingua le tira un calcio*
  
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