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Autore: Glowen    21/07/2007    26 recensioni
Fred e George Weasley, sempre insieme, sempre presenti l'uno per l'altro. George non ha mai neanche pensato di trovarsi un giorno senza il fratello, ma ora deve affrontare questa realtà. Triste one-shot, ambientata nel giorno più triste della vita di George Weasley. Ascoltatela con 'Lonely Day' dei System of a Down come sfondo.
Niente twincest, solo amicizia.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi raccomando

Mi raccomando

Fred, fai il diavolo a quattro anche dove ti trovi ora!

George Weasley guarda fisso davanti a sé, senza nemmeno sbattere le palpebre.

Respira così piano che sembra che non respiri e i suoi occhi chiari sono velati.

Da un primo sguardo potrebbe sembrare che guardi l’albero davanti a sè, ma in realtà il suo sguardo è volto molto più lontano, molto più indietro, rivolto a quando lui e Fred erano insieme ogni giorno.

 

“Sono stato un vero idiota” pensa con intensità, muovendo una mano per passarsela tra i capelli chiari.

“Sono stato un vero idiota, perché ho davvero pensato che saremmo stati insieme per sempre”

Una signora –o forse un signore- accanto a lui gli posa una mano sulla spalla, ma George non alza nemmeno gli occhi per vedere chi sia; li tiene puntati davanti a sé, diritti verso quel giorno in cui lui e Fred hanno tinteggiato di rosa il Dipartimento di Trasfigurazione.

Ricorda la bocca aperta della McGranitt, il suo sguardo che rapidamente è passato da stupito a indiavolato. La ricorda che si gira di scatto verso di loro –che proprio non ce l’avevano fatta a non ridere e le loro risate erano stonate in mezzo al coro di ‘ohh’ degli altri studenti- stagliata col suo profilo rigido contro un muro rosa come era rosa il vestito della bambola preferita di Ginny.

 

Sorride, George Weasley, fermo in quel prato, davanti a un albero, circondato da gente che sta piangendo.

La signora –o il signore- al suo fianco volge piano il viso a guardarlo. George lo nota con la coda dell’occhio, ma anche ora non si volta a vedere chi sia.

 

Un paio di signore davanti a lui vestono lunghe tuniche nere e parlano a bassa voce, con un fazzoletto davanti alle labbra.

“Era un ragazzo così bravo…” sente una di loro dire.

 

“Lo sa che siamo scappati da Hogwarts, io e Fred? Lo sa che una volta Fred ha rotto la scala su cui Vitious era arrampicato per decorare l’albero di Natale?” dice George o forse, lo pensa soltanto.

 

Quel giorno avevano varcato le porte della Sala Grande assonnati dopo una notte a cercare passaggi segreti. Vitious stava facendo levitare gli addobbi, che rendevano l’albero davanti al tavolo insegnanti più dorato che verde.

Fred aveva estratto la bacchetta e con una Fattura molto semplice, aveva rotto un piolo della scala. George era corso ad aiutare il professore, senza essersi accorto che l’autore del misfatto fosse Fred.

 

Misfatto.

Forse è la parola che più ha –hanno- pronunciato nei loro anni di permanenza nel castello.

“Fatto il Misfatto”.

 

“Lo sa che io e Fred abbiamo rubato dal cassetto di Gazza una vecchia Mappa Stregata di Hogwarts?” pensa ancora George sentendosi orgoglioso anche per il fratello che non ha più accanto.

“Sissignore” continua, annuendo con decisione “L’abbiamo distratto lanciando un paio di Caccabombe e l’abbiamo rubata.” Ripete orgoglioso, fornendo alla signora in nero maggiori dettagli da lei mai richiesti.

 

“A volte io e Fred pensavamo di maturare, di smetterla con gli scherzi e di dedicare il nostro talento con la magia a diversi scopi” spiega ancora George, silenzioso, alla signora davanti a lui “Ma poi ci siamo detti che di studenti diligenti e pronti a diventare Medimaghi o Alchimisti, bhè, ce ne sono sempre stati in abbondanza!” dice con un sorriso malandrino sulle labbra.

Quello stesso sorriso che compariva sulle labbra di Fred dopo ogni scorribanda.

“E poi –ci pensi, signora- la teoria di Fred era che senza dei casinisti da additare come combinaguai, i bravi ragazzi diligenti non avrebbero splenduto così tanto! E –aggiungo io- i Prefetti sarebbero stati totalmente inutili”

 

La signora in nero continua a parlare con la sua amica, ignorando il discorso silenzioso che George le sta facendo.

George sposta lo sguardo oltre lei, e lo posa senza preamboli diritto sulla bara circondata da fiori.

 

“E’ come se a morire fossi io.” Pensa con intensità, parlando alla signora –o al signore- che ancora gli sta appoggiato alla spalla.

 

Lui e Fred sono sempre stati insieme, sono sempre stati –quasi- la stessa persona.

 

“La verità è che Fred c’è sempre stato!” quasi urla, le labbra serrate e gli occhi che diventano ancora più lucidi.

 

“Lui c’era quando ho stregato la bambola di Ginny, lui c’era quando abbiamo cercato di convincere Ron a stringere il Voto Infrangibile, lui c’era tutte le volte che ho riso e tutte le volte che ho pianto” racconta George Weasley senza parlare “Lui era accanto a me mentre il cappello mi si posava sugli occhi, pronto a Smistarmi, e lui era con me quando appoggiandomi a un muro, ho scoperto un passaggio segreto e sono rotolato giù per tre piani. Era al mio fianco quando abbiamo varcato per la prima volta il portone di Hogwarts e c’era anche quando abbiamo lasciato per sempre il castello. C’era durante le noiose lezioni di Storia della Magia e c’era durante gli allenamenti e le partite di Quidditch”

 

Nel nominare Quidditch, un’altra cosa gli sovviene in mente.

Sposta di nuovo gli occhi sulla signora in nero e le parla ancora, senza rumore, sapendo che in realtà lei non lo può sentire

 

“Sa che mio fratello era un asso nel Quidditch? Il più scatenato e scorretto battitore che ho mai visto!” conclude con una nota d’orgoglio

 

“Spediva di quei bolidi così precisi che non ne ho mai visti! E quando Madama Bumm non guardava, li caricava con qualche Incantesimo di Spinta! Era così rapido, che nessuno se n’è mai accorto!”

 

La signora continua a parlare con la sua amica.

George sposta lo sguardo sulla bara.

 

“Ti ricordi, Fred, di quando abbiamo tinto i capelli di Montague di rosso e oro? Te lo ricordi, fratellino?” una note di amarezza gli rovina ora il tono allegro della voce

 

Realizza finalmente che tutto questo appartiene al passato.

Che da oggi in avanti nessuno gli strattonerà il braccio convincendolo a cambiare strada per seguire Angelina Johnson, appena passata davanti a loro; nessuno inventerà con lui pozioni in grado di farti vomitare a comando e nessuno testerà al suo posto il Torrone Sanguinolento –anche se aveva già sperimentato le Pasticche Vomitose- per permettergli di andare all’appuntamento con Marge senza l’aspetto di uno che ha appena fatto a botte.

 

Nessuno chiamerà Ruff ‘testa vuota’ solo per farsi mettere in punizione e raggiungerlo in quello scantinato dove lui si è fatto rinchiudere dalla McGranitt a pulire vecchi stemmi.

 

Nessuno riderà con lui davanti a qualche incauto studente che prova una Merendina Marinara e nessuno lo guarderà negli occhi senza parlare, ma facendogli un intero discorso.

 

Stavolta un singhiozzo tradisce il suo silenzio e la signora –o il signore- al suo fianco stringe di più la presa che ha sulla sua spalla.

 

“Chi ruberà con me la macchina di papà?” si chiede e chiede, silenzioso, cercando strenuamente di trattenere i singhiozzi.

 

Il prete ha finito di parlare.

La gente si disperde o si avvicina alla bara, nascondendola agli occhi chiari di George.

 

“Chi sostituirà con me lo shampoo di Piton con una bottiglia di olio per testare se se ne accorge o meno?” chiede ancora George, stavolta ad alta voce.

 

Le signore in nero e molte altre persone si voltano a guardarlo, la compassione negli occhi.

Nessuno realizza le sue vere parole;

 

Nessuno capisce appieno il vuoto che ha dentro, che è più grande di quello che si può immaginare.

Nessuno capisce che Fred non era solo suo fratello, era anche una parte di lui.

 

La piccola folla lo guarda per un momento e poi –non trovando niente da dirgli- gli volta le spalle e si avvicina alla bara, per l’ultimo saluto.

 

George rimane finalmente da solo, gli occhi azzurri persi nel prato che colgono appena i movimenti della gente.

 

“Addio, Fred, fai il diavolo a quattro anche dove ti trovi adessi”

Gli dice.

L’ultimo saluto che rivolge al fratello è un sorriso, poi volta le spalle alla bara, alla folla che la circonda, al prato e al cimitero e lascia quel posto.

***

E’ da un po’ che penso di scrivere una fiction su Fred e George, che parli di loro separati;

volevo rendere l’idea che una situazione del genere mi suggerisce: che sono sempre stati insieme, che hanno diviso tutto. O come dice George ‘Fred c’è sempre stato’.

La dedico a Giovy, che è stato speciale. Che lo sarà sempre.

E mi raccomando, socio, fai il diavolo a quattro anche dove ti trovi ora.

Lady Glo

  
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