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Autore: BlueSkied    03/01/2013    2 recensioni
Battaglia di Hogwarts.
Quando Pansy Parkinson grida di catturare Harry Potter, i Serpeverde vengono allontanati dalla scuola, tutti, senza appello. Una di loro esita. Parente di un Mangiamorte, si chiede se debba restare a combattere. Ma come le è stato insegnato, i serpenti sono prudenti.
I dubbi di un'antieroina. Non c'è gloria, per i colpevoli.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'The secondaries'
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Prudenti come serpenti


" Allora il Signore Dio disse al serpente:
Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insedierai il calcagno."

Genesi 3, 14-15



Quando era ancora una bambina, Annabel Rosier aveva paura dei serpenti. Un giorno, trovandone uno fra l'erba del giardino, aveva gridato e suo padre era accorso. Appena aveva capito il motivo del suo spavento, era scoppiato a ridere; poi era tornato un po' più serio, l'aveva presa per mano e aveva detto:
- Annabel, non devi avere paura dei serpenti. Loro ne hanno molta più di te e basta che tu batta un piede a terra per farli scappare. Guarda-
Per dimostrare le sue parole, aveva battuto forte con il piede sul terreno. La biscia si volatilizzò in un attimo, rapida come come era apparsa. Suo padre sorrise, volgendosi verso di lei:
- Hai visto?- la rassicurò. Annabel annuì, finalmente convinta.
- La più grande virtù dei serpenti non è il loro veleno, ma la loro prudenza. Se capiscono di trovarsi di fronte a un avversario che non possono battere, scappano. Pensano prima alla loro vita- spiegò ancora suo padre, ma la bambina aggrottò la fronte:
- Non è da codardi?- chiese, con espressione perplessa. Suo padre scosse la testa:
- Essere coraggiosi non significa solo gettarsi a capofitto nelle sfide. A volte serve più coraggio per arrendersi, per ammettere un errore, per pensare prima a cosa è importante, piuttosto a cosa potrebbe esserlo- rispose. Vedendo che sua figlia restava scettica, l'accarezzò sullla testa e disse:
- Lo capirai quando sarai più grande e dovrai fare delle scelte, Annabel- le garantì. La bambina annuì ancora, pensierosa, ma sicura che il padre avesse ragione.

Sembravano essere passati millenni da quel giorno. Quella notte, Hogwarts era in fermento, un'agitazione molto diversa da quella che l' aveva percorsa nelle settimane precedenti, sotto il dominio dei Mangiamorte. La Casa Serpeverde, come le altre, fu svegliata in fretta e furia. Col terrore sul volto, il professor Lumacorno aveva farfugliato che Colui-che-non-deve-essere-nominato minacciava la scuola e che gli studenti dovevano essere evacuati. Annabel cercò con lo sguardo le sue compagne: qualcuna diede in strilla isteriche, altre si misero a piangere. Lei si premette la mano sulla bocca, e non disse nulla.
Si vestirono di corsa, non c'era tempo, e si unirono alla fiumana di studenti che si dirigevano verso la Sala Grande, confusi e angosciati.
Annabel Rosier attraversò quei corridoi ormai familiari con il cuore pesante come pietra. Aveva voluto più di ogni altra cosa  andare a Hogwarts. Era entrata sette anni prima, lo stesso anno in cui aveva cominciato a frequentare anche il celebre Harry Potter. Annabel proveniva da una famiglia purosangue, suo zio, Evan Rosier, era stato un famoso Mangiamorte. Il nome di quel ragazzo veniva appena sussurrato fra le mura di casa sua.
Il padre della ragazza non si era unito alla causa del Signore Oscuro, pur avendo aiutato i suoi complici con qualche traffico di veleni e oggetti maledetti. Era troppo pericoloso far parte della cerchia più stretta di Tu-Sai-Chi, questo diceva. Nella sua famiglia erano stati quasi tutti Serpeverde, e quando il Cappello Parlante l'assegnò a quella Casa, Annabel non se ne stupì.
Aveva conosciuto la ghenga di Malfoy, riso di Potter insieme alle compagne, ma certe idee aveva sempre preferito tenersele per sé, per quieto vivere. Come molti Serpeverde, Annabel credeva che Harry Potter fosse pieno di sé e che certamente godesse della fama che lo circondava, ma non ce l'aveva particolarmente con lui. In verità, gli era abbastanza indifferente. I suoi anni a scuola erano stati funestati da fatti incredibili e spesso dolorosi che erano rimbalzati addosso a tutta la scolaresca.
Annabel ricordava come se fosse successo un'ora prima il fattaccio della Camera dei Segreti. Come i Grifondoro, i Corvonero e i Tassorosso squadrassero loro Serpeverde con tutto quel sospetto. Lei, al pari degli altri, aveva fatto finta di niente, ma non era stato semplice il sentirsi così palesemente dalla parte sbagliata. Sapeva cosa pensassero la maggior parte dei suoi compagni: diversi, come Malfoy, si ritenevano superiori agli altri, il resto credeva fosse giusto far fronte comune contro le altre Case. Da sempre i Serpeverde erano contrapposti alle tre Case, era un fatto assodato e bisognava conviverci, renderlo un punto di forza, non uno svantaggio.
Ma ad Annabel l'idea di venire presa in antipatia solo perché Serpeverde, non faceva impazzire, eppure taceva.
Quando al quinto anno c'era stata la fuga dei Mangiamorte da Azkaban, era stata ancora più dura da affrontare. I ragazzi con parenti fra le vittime, venivano compatiti. Ma per i figli dei Mangiamorte non c'era stata pietà, non poteva esserci. Malfoy, Nott e gli altri potevano andarsene tronfi per il castello, stupidamente fieri di quella fama oscura, ma Annabel Rosier non si unì a loro. Suo zio era morto, servendo Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Una sua scelta, che la nipote non condivideva e di cui certamente non s'inorgogliva. La morte di un criminale non meritava la gloria.
Ma nonostante tutto, Annabel era stata felice a Hogwarts.

Arrivarono nella Sala Grande e gli insegnanti li fecero sedere ai lunghi tavoli. La McGranitt ripeté quello che aveva già detto Lumacorno, aggiungendo che chi voleva ed era maggiorenne poteva restare a difendere la scuola. La notizia serpeggiava, e ora era davanti ai loro occhi: Potter era tornato davvero, e Tu-Sai-Chi stava venendo a prenderlo. Piton era scappato, ci si apprestava a combattere, ma prima che qualcuno potesse dire o fare qualsiasi cosa, la voce magicamente ampliata del Signore Oscuro invase la sala.
Annabel si sentì ghiacciare il sangue nelle vene e ascoltò, mentre diceva che non sarebbe stato fatto del male a chi non si fosse opposto e che voleva gli fosse consegnato il giovane Potter. Gettò un'occhiata lungo il tavolo, fra i suoi compagni e capì che loro erano più in pericolo degli altri, anche se non sembrava. Molti avevano le mani legate da quello che avevano fatto i loro genitori. Non erano meno vittime degli altri, si disse, ma non importava a nessuno.
L'eco si spense e si diffuse un silenzio mortale. Una ragazzina con le trecce bionde, forse del primo o del secondo anno, tremava seduta accanto a lei. Annabel le mise una mano sulla spalla e sussurrò:
-Sta' tranquilla. Non ci succederà niente- la rassicurò. La ragazzina si voltò verso di lei e annuì debolmente. Dall'altra parte del tavolo, Pansy Parkinson balzò in piedi, nel panico, e strillò che qualcuno prendesse Potter. Annabel sapeva che nessuno lo avrebbe fatto, e infatti il resto della scolaresca si alzò a proteggere il ragazzo. I Serpeverde sembravano aver fatto la loro scelta. La professoressa McGranitt ordinò loro di venire evacuati per primi. Tutti insieme obbedirono.

Una volta all'ingresso della sala, però, Annabel Rosier esitò.Si fermò e si voltò a guardare i minorenni che uscivano, gli altri che restavano. Lei aveva diciassette anni. Le sarebbe bastato fare dietro front, andare dalla McGranitt e dire che avrebbe combattuto. Ma perché, poi? Probabilmente, non le avrebbero creduto. Era una Serpeverde, e i Serpeverde avevano scelto la strada dell'infamia. Guardò gli stendardi delle Case. I Grifondoro, coraggiosi e cavallereschi, i Corvonero, intelligenti e studiosi, i Tassorosso, laboriosi e leali, i Serpeverde, ambiziosi e astuti.
Queste erano le loro caratteristiche, ma Annabel avrebbe giurato che almeno un Grifondoro fosse un vile, almeno un Corvonero fosse un asino, almeno un Tassorosso fosse uno sfaticato. Ma c'era un Serpeverde non ambizioso, disposto a sacrificare sé stesso?
Annabel non si riteneva migliore dei suoi compagni di casa. I serpenti sono prudenti, se c'è qualcosa che non possono combattere, fuggono.
Annabel sapeva da cosa stavano scappando i suoi amici, da cosa stava scappando lei. Pensò ai suoi genitori, alla sua sorellina che, se fosse esistita ancora, l'anno prossimo avrebbe cominciato il primo anno a Hogwarts. Non poteva restare a combattere. Doveva scegliere e scelse di vivere.
Sentì qualcuno strattonarla: era una delle ragazze Greengrass:
-Annabel, che fai, vieni- l'apostrofò, spingendola. Annabel abbassò lo sguardo.
Altri sarebbero stati gli eroi, anche se lei credeva che in realtà, in guerra, non ci fossero davvero vincitori e vinti. Loro avrebbero vissuto, qualcuno con un po' di vergogna, ma dovevano pensare prima a loro stessi.
Si avviò dentro la lunga colonna di studenti che se ne andavano, cercando una persona in particolare.
Trovò la ragazzina con le trecce e la prese per mano. Lei si voltò a guardarla, ma non si liberò dalla stretta.
- Come ti chiami?- le chiese Annabel.
- Bessie Wilkers- rispose lei, con voce sottile.
- Torneremo a casa, Bessie. I serpenti si rifugiano sotto le rocce per proteggere il loro nido, e noi stiamo facendo questo- le disse. L'altra non rispose.
Se Voldemort fosse davvero stato sconfitto, allora sarebbe cominciato qualcosa di completamente nuovo, e forse le divergenze si sarebbero appianate. Se avesse vinto, forse loro sarebbero sopravvissuti.
Ma non c'era ancora modo di saperlo.
C'era tempo per il senso di colpa, si disse Annabel Rosier, imboccando il tunnel che li avrebbe condotti lontano dalla battaglia.





Fine
  
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