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Autore: Defective Queen    21/07/2007    5 recensioni
Akito guarda Sana dormire e tira le somme della loro "strana" relazione.
Incapace di confessarle davvero i suoi sentimenti perchè bloccato da una strana paura.
Riuscirà a superare il confine che li separa?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il Confine”
By Defective Queen
 
 
Era bello vederla addormentata tra le proprie braccia.
Il giovane le scostò una ciocca di capelli dal viso, delicatamente, attento a non svegliarla per nessuno motivo. In quel momento la considerò come la creatura più perfetta che avesse mai visto, con quella bellezza così semplice ed eterea, con l’espressione serena di chi ha raggiunto la pace dei sensi, con quelle labbra che, la luce della luna proveniente dalla finestra aperta, rendeva argentee.
Akito sorrise impercettibilmente, uno di quei rari sorrisi che Sana adorava vedere.
Uno di quei sorrisi che gli tirava fuori a forza di gag impossibili che la rendevano la solita buffa e scapestrata ragazza di sempre.
Il ragazzo non aveva sonno. Sarebbe rimasto a vegliarla, non intendeva sprecare uno di quei rari momenti insieme, perdendo di vista il suo viso.
Erano stati lontani per tanto, anche a causa degli impegni televisivi della giovane. Lui, d’altra parte, aveva accettato di partecipare al campionato nazionale di Karate, che si sarebbe tenuto da lì a tre settimane. Erano più di sette mesi che si allenava continuamente, ogni giorno, con qualche rara pausa ogni tanto. Infaticabile. Ma il motivo principale per cui lui, di solito un ragazzo introverso e fin troppo chiuso, aveva deciso di partecipare ad un evento così seguito in Giappone, era da attribuire all’assenza di Sana.
Quando si allenava, riusciva a distogliere dalla propria mente tutti i pensieri, e così aveva fatto per non sentire troppo la mancanza di Sana, per non essere lacerato dal desiderio impellente di accarezzarla, parlarle, baciarla…
Il loro era un rapporto strano, come sempre lo era stato, privo di regole o chiarimenti.
Appena Sana si liberava un attimo dal lavoro, lui correva da lei. Si stringevano come se da quel gesto dipendesse la loro stessa vita. Come se fossero dei naufraghi dispersi in mare, che si aggrappano ad uno scoglio per sottrarsi alle onde impetuose dei loro stessi sentimenti. Avevano bisogno l’uno dell’altra. E questo bisogno era talmente forte che spesso faceva male: graffiava Akito all’interno del suo cuore quando non aveva Sana con sé, e faceva sprofondare la ragazza nell’infelicità più totale se era lontana da lui.
Solo quando stavano assieme, potevano essere nient’altro che loro stessi.
Senza maschere d’indifferenza o ostentazioni di serenità.
Abbassò lo sguardo sul suo petto, dove Sana docilmente riposava, stringendo i bordi della sua maglietta in due piccoli pugni. Gli parve così indifesa, così fragile e minuta.
All’età di undici anni, dopo che Sana l’aveva aiutato a risolvere la situazione con i suoi famigliari, Hayama promise a sé stesso che l’avrebbe sempre protetta.
Nonostante avesse formulato questa promessa con assoluta sincerità, erano poche le volte in cui c’era riuscito davvero. L’aveva ferita mille volte a causa del suo carattere così schivo e poco disposto a farsi aiutare, oppure quando aveva preferito credere alle voci dei giornali piuttosto che a lei. E poi, quando aveva deciso di essere il ragazzo di Fuka, malgrado nel suo cuore non ci fosse posto che per una sola persona da ormai quasi un anno.
Portando avanti quella storia, aveva creato un pericolosissimo triangolo, facendo inconsciamente del male a Fuka, che ci teneva sinceramente a lui, e allontanando da sé Sana, la quale aveva trovato conforto nelle braccia di Naozumi Kamura.
Possibile che fosse riuscito a costruire la propria infelicità con le sue stesse mani?
Rabbrividì senza volerlo, immaginando come sarebbe andata se le cose fossero andate diversamente. Se Sana fosse riuscita a dimenticarlo e se alla fine anche lui fosse riuscito ad andare avanti assieme a Fuka… sarebbe bastato così poco per dividerli.
Ma, ne era certo, non sarebbe mai stato capace di essere felice come lo era ora, dopo quasi cinque anni da quegli avvenimenti.
Dalla finestra provenne un leggero alito di vento che scompigliò i capelli biondi del ragazzo.
Quello era il modo in cui riusciva ad introdursi in casa Kurata, per poter stare da solo per un po’ con lei. Costretto ad intrufolarsi in casa come un ladro, un ladro che rubava qualche momento di assoluta serenità pur di stare con la sua amata.
Erano distesi entrambi nel letto.
Akito era diventato altissimo e, malgrado avesse la schiena poggiata alla spalliera del letto, poteva chiaramente vedere i suoi piedi fuoriuscire ulteriormente dal limite del materasso.
Accarezzò il braccio con cui la ragazza si teneva a lui. Sana mugugnò qualcosa di indefinito, rafforzando sempre di più la presa.
Ad Akito quella reazione non dispiacque affatto, anche se l'avrebbe sicuramente presa in giro il giorno seguente, definendola un appiccicoso koala.
Lei di sicuro sarebbe arrossita di botto, parlando a sproposito del suo essere indelicato, insensibile, col cuore di ghiaccio…e poi chissà. Magari lui le avrebbe tappato la bocca con un bacio, ponendo fine a quelle chiacchiere senza senso. Avrebbe assaporato quelle labbra rosse e fruttate, spalancate per lo stupore e si sarebbe fatto trasportare dalla tempesta di sentimenti che sentiva dentro di sé. Le avrebbe rubato l’ennesimo bacio, ancora una volta. Avrebbe visto i suoi occhi brillare per un momento, accesi da una scintilla di qualcosa che nemmeno lui riusciva ad interpretare, per poi fingersi tremendamente arrabbiata con lui.
Riuscivano a non litigare, sebbene di solito lo facessero sempre scherzosamente, solo in quegli appuntamenti notturni. Quando lei apriva la finestra della sua camera da letto, e aspettava ansiosa che arrivasse. Hayama si arrampicava agilmente fino a lì, poi con un salto e un sorriso, la raggiungeva. Sana si lanciava su di lui, artigliandolo con le braccia a sé, e il ragazzo rispondeva con la stessa intensità. E poi la solita, semplice domanda.
«Dormi con me?»
In un certo senso era una domanda retorica, quella. Era certa che lui le avrebbe sempre detto di sì.
E così si stendevano sul letto, l’uno appoggiato all’altra, raccontandosi di tutto, dagli aneddoti più insignificanti ed idioti, fino ad ammettere tutta la tristezza che avevano provato durante quel periodo in cui erano stati separati.
Malgrado ciò, i due non stavano insieme in maniera ufficiale, sebbene entrambi desiderassero mettere un po' d'ordine in quella situazione.
Akito sentiva il bisogno di poter finalmente considerare la ragazza solo sua, e Sana voleva assicurarsi che lui non dedicasse a nessun’altro che non fosse lei, il suo raro sorriso.
Il ragazzo ci aveva provato varie volte in passato, a dirle che l’amava, o almeno a farle capire una verità in apparenza così scontata, ma non aveva fatto che complicare tutto quello che avevano costruito assieme.
Ora che le cose andavano per il verso giusto era assolutamente terrorizzato dal provarci ancora, perché sapeva benissimo che se si fosse azzardato a dirle: «Mi sei mancata come l’aria. Sono arrivato a trattenere il respiro per sopravvivere», lei avrebbe capito che dietro quel giro di parole se ne nascondeva un’altra, più semplice, sebbene così difficile da intendere: L’amore.
«Se fosse possibile ti metterei in valigia, alla mia prossima partenza», aveva scherzato Sana,«Così non dovrei mai più separarmi da te.»
Akito le aveva fatto notare che, tra i due, quello che avrebbe potuto entrare in una valigia non era di certo lui, e Sana aveva riso, incantandolo con quel semplice suono di gioia.
Riparati dalla confortevole ombra nottura, era molto più facile essere sè stessi. Un silenzio, spezzato solo dai loro respiri regolari, avvolgeva tutta quella delicata atmosfera.
«Resta con me», mormorò Sana appoggiandosi sul suo petto.
«Non ti lascio», promise lui, conscio che non l’avrebbe fatto neppure se avesse potuto.
Ripensò a quando era stato lui a supplicare Sana di non abbandonarlo.
«Ma nemmeno tu devi lasciare me», aggiunse. Non si meravigliò del tono disperato che aveva usato.
Sana non rispose, si era addormentata improvvisamente, lasciandosi cullare da quella voce calda e profonda che le sussurrava all’orecchio.
Ed eccola lì, accoccolata su di lui, mentre il ragazzo la guardava dormire, chinandosi su di lei. A furia di stare in quella posizione, un dolore lancinante risalì fino alla sua nuca. Decise di sistemarsi un po’ meglio. Staccò la schiena dalla testiera e appoggiò la testa sul cuscino, a cui la ragazza aveva preferito il suo petto. Sana protestò nel sonno, aggrottando le sopracciglia e bofonchiando in una lingua sconosciuta, ma non si risvegliò. Restò ancorata alla maglietta di Hayama. Il ragazzo portò una mano sulla schiena della giovane, trovandola in parte scoperta dal pigiama. La pelle era calda ed invitante sotto il suo tocco. Rabbrividì imbarazzato, scoprendosi intento a formulare pensieri poco casti su lui e Sana, solo perché aveva sfiorato un lembo della sua pelle.
D’altronde, chi non avrebbe frainteso la situazione trovandoli insieme, addormentati nello stesso letto, dopo che lui si era intrufolato nella sua camera dalla finestra?
Ad essere sincero, anche lui aveva avuto qualche dubbio le prime volte che Sana l’aveva chiamato per chiedergli di venire a casa sua. Era rimasto prima scioccato, poi perplesso…e in qualche modo anche speranzoso.
Desiderava sentirla tremare sotto il suo tocco, desiderava esplorare qualsiasi anfratto del suo corpo nudo, desiderava perdersi nel suo seno che malgrado gli anni, era rimasto un po’ acerbo, desiderava solo lei ogni secondo della sua vita, ogni minuto che gli era concesso di respirare.
Sentì i pantaloni della tuta, che indossava, farsi più stretti sul cavallo, comprimendo l’erezione che era appena scaturita dalle sue fantasie. A lei questo, però, non l’aveva mai confessato. Non le aveva mai fatto conoscere il desiderio che le cose tra di loro andassero in quella direzione…
Era ancora troppo presto e Akito avrebbe volentieri evitato che lei fraintendesse ciò che lui considerava un gesto d'amore per un’avventura da una botta e via.
Ecco perché desiderava dirle quel “ti amo” tanto agognato, ma di cui aveva altrettanto timore. Eppure per Sana non aveva sempre affrontato tutte le sue paure?
Le vertigini, il timore di perdere suo padre, il dolore che provava nel considerarsi responsabile della morte di sua madre, quell’odio feroce che provava verso la vita, che sembrava togliergli tutto, senza dargli niente. Finché Sana, con quella sua testardaggine che la caratterizzava, non si era messa in testa di aiutarlo, malgrado lui cercasse di allontanarla in tutti i modi possibili. Cosa poteva saperne lei, l’attrice-bambina, ricca, amata da tutti, estroversa e sempre piena di buon umore, di quello che lui stava passando? Erano stati sempre troppo diversi loro due. Il sole e la luna, la notte e il giorno, il dolce e l’amaro. Ma, sebbene dall’esterno non fosse possibile vederlo, anche Sana soffriva. Avevano unito il loro dolore comune e si erano rialzati, mano nella mano, affidandosi all’altro con una fiducia totale ed assoluta.
«Mi fido molto più di te che di me stesso», le aveva confessato un giorno.
Lei aveva taciuto, mentre un sorriso nasceva spontaneo sulle sue labbra.
Mai spingersi più in là di un certo confine. Mai spingersi più in là. Quella era una regola che non era mai stata stipulata tra loro due, ma si ergeva imponente creando un muro impercettibile che li divideva.
Iniziò ad albeggiare, dietro le nuvole colorate di un giallino molto chiaro, il cielo iniziò a rischiararsi, illuminando il viso del giovane che si chinava sulla fronte della ragazza assopita accanto a lui.
Chiuse gli occhi, annusando il profumo di shampoo che proveniva dai capelli rossi di Sana. Per lui quello significava “casa”, molto più che un semplice edificio in mattoni. La amava anche per questo, d’altronde, per il potere che poteva esercitare su di lui anche senza esserne cosciente.
Il confine che non doveva sorpassare…
“Sì - decise – non supererò mai quel confine. Io lo distruggerò totalmente, perché nient’altro possa dividerci”
E così, il sonno rapì anche lui.
 
***
 
E’ la prima fan fiction che scrivo su di un manga, anche perché Kodocha è l’unico che finora abbia seguito…cioè a dire il vero ho seguito l’anime, ma ho leggiucchiato anche un po’ del manga in inglese.
Inutile dire che adoro Sana e Akito *_* sono splendidi insieme e forse mi sono lasciata un po’ prendere la mano nel descriverli così sdolcinati…
Ero un po’ indecisa sul rating, in bilico tra giallo/arancione, ma alla fine ho optato per il giallo, in fondo quelle di Akito sono solo fantasie…! :P
Un saluto e commentate in tanti, please!
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