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Autore: eleonora isabelle    03/01/2013    3 recensioni
Narcissa Black è ancora una bambina e per la prima volta dovrà incontrare il suo futuro sposo; ma arrivato il giorno tanto atteso e temuto, le circostanze non soddisfano le attese, rivelando una combinazione...insolita. Buona lettura!
(questa storia partecipa al contest "Il linguaggio segreto delle piume di zucchero" di HybrisHir)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Cygnus Black, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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-Ahi, così mi fai male- mugolò Narcissa, mentre sua sorella cercava di appuntarle i boccoli biondi in un’improbabile acconciatura.
-Mi arrendo. Anche sciolti andranno benissimo.- le concesse Andromeda, prima di rivolgere un’occhiata interrogativa verso Bellatrix che si limitò a fare spallucce annoiata e indifferente ai cerimoniosi preparativi.
-Vedrai, farai una figura splendida, il giovane Malfoy non potrà resisterti.-
Narcissa annuì poco convinta, abbozzando un mesto sorriso alla sorella, grata per tutto ciò che stava facendo per lei.
Aveva passato l’intera notte insonne e ora il risultato era impresso con cerchi violacei intorno agli occhi azzurro lavanda, per non parlare del colorito terreo del volto ancora più pallido del solito, in contrasto con le labbra di un cremisi intenso.
-Grazie Meda- riuscì solamente a dire, sapeva che la sorella avrebbe colto tutti i sottointesi che non era riuscita ad esprimere.
Andromeda sorrise comprensiva e diede l’ultimo tocco finale infilandole un paio di orecchini di perla per illuminarle il viso.
Era pronta.
Diede un ultimo sguardo fugace allo specchio, notando con sollievo che il suo aspetto non era poi così male, e subito la porta della camera si aprì ed apparve sua madre:
-Buongiorno bambine.- salutò con garbo.
-Vieni Cissy, tuo padre ti sta aspettando.- e fece cenno alla più piccola di uscire.
Narcissa tirò un sospiro impercettibile e cercò di darsi un contegno. Poi uscì determinata dalla stanza, avviandosi ad incontrare per la prima volta il suo futuro marito.
 
                                                                 …
 
Si fermò davanti all’ingresso del salotto, incapace di muovere un muscolo.
Un leggero tremore cominciò a insinuarsi nelle membra, i suoi sensi erano tesi a captare ogni minimo rumore proveniente al di là della porta, come quelli di un gatto.
Bussare le sembrava l’impresa più ardua del mondo.
Il pensiero che a nemmeno venti passi da lei ci fosse uno sconosciuto con cui avrebbe dovuto passare probabilmente il resto della sua vita, le fece girare la testa in un’improvvisa vertigine. Dopotutto era così poco avvezza alla presenza maschile, aveva soltanto dieci anni e la sua indole timida e introversa di certo non era d’aiuto.
Chiuse gli occhi e deglutì, alla fine si decise a bussare.
Dopo un attimo di silenzio, la parola “avanti” risuonò attutita dal legno della porta e Narcissa entrò.
Quello che vide la lasciò perplessa; si aspettava di imbattersi in un ragazzino poco più grande di lei, invece si trovò davanti suo padre e un signore molto elegante che conversavano amabilmente in compagnia di un bicchiere di whisky.
-Ah eccoti qui cara, finalmente. Abraxas, questa è mia figlia Narcissa.-
L’uomo con il mantello scuro si alzò dal divano, si tolse il cappello e fece un accenno d’inchino in direzione della bambina.
-Buongiorno signorina.- cominciò amabile, i suoi occhi color cenere incontrarono quelli azzurro lavanda.
 -Cissy lui è il signor Malfoy, il padre di Lucius, il tuo futuro sposo.-
Ci fu un vuoto pieno d’imbarazzo: Narcissa si affrettò a ricambiare la riverenza per poi sedersi impacciata sulla poltrona di fronte all’uomo distinto; e tutti infine, si accomodarono intorno al prezioso tavolino di cristallo al centro della sala.
-Mi rincresce molto, mio figlio purtroppo non è potuto venire a causa di una grave influenza, di certo non avrebbe voluto privarsi della compagnia di una fanciulla così graziosa.- e lanciò un’occhiata penetrante alla bambina che arrossì immediatamente.
 -Ma il tempo è stato inclemente sta mattina, con questa burrasca avrebbe rischiato di aggravare le sue condizioni.-
Con un elegante gesto della mano adagiò il bastone da passeggio a terra per accavallare meglio le lunghe gambe.
Narcissa non aveva mai visto nessun uomo accavallare le gambe così, tanto meno suo padre. Rimase folgorata.
Furono soprattutto i pantaloni: avevano la piega dritta perfetta. Mai incontrato una piega stirata così perfetta.
-Comunque per rimediare alla sua assenza, Lucius ha insistito per recare un omaggio alla vostra splendida figlia.- con un cenno delle dita chiamò l’elfo domestico che avanzò trotterellando verso di lei e le porse un grosso pacco.
-Per voi, bambina.- le sorrise affabile.
Cissy ringraziò educata e tornò a sedere, gli occhi che brillavano alla vista delle decorazioni dorate che impreziosivano il dono.
Non osò aprirlo, ma lo posò accanto a sé, le mani adagiate in grembo e la postura dritta come le avevano sempre insegnato.
Con la coda dell’occhio squadrò suo padre; sembrava soddisfatto.
A dir la verità erano rare le volte in cui lo aveva visto sorridere e rivolgersi a lei in modo quasi tenero come oggi. Forse era una specie di segno speciale del destino, un premio, qualcosa che la sorte indirizzava proprio a lei, ed era tutto merito della visita di quel signore elegante.
-Di certo ci saranno altre occasioni per conoscervi meglio.- concluse il padre.
La conversazione sembrava terminata, quando i due ricominciarono a parlare non prestando più attenzione a Narcissa che restò composta e immobile al suo posto.
Finalmente poteva fissare l’uomo distinto senza essere trafitta dai suoi occhi indagatori.
Annegava nel mare vellutato delle sue parole; parole che conosceva poco e che le sembrarono, gettate lì nel suo salotto, alte, nobili, perfette. Estranee, ma di un’estraneità promettente e affettuosa. Parole che le venivano incontro come gentili marziani, improvvisamente discesi fino a lei a omaggiarla di una visita e forse, chissà, a portarla con la loro astronave lontano.
Ancor più si perdeva nei suoi gesti: il modo di volteggiare nell’aria le dita ossute, sistemarsi ogni tanto il nodo della cravatta inamidata, come se qualcosa alla gola gli fermasse il fiume in piena stupendo che erano le sue parole. Trovava elegante tutto di quell’uomo, anche i capelli biondissimi quasi bianchi che gli scendevano morbidi fino alle spalle, il volto appuntito ed esangue, i lineamenti duri ma piacevoli. Persino qualche ruga isolata che gli attraversava la fronte lo rendeva di un fascino sublime.
Di sottecchi guardava suo padre, per contrasto: sicuramente un bell’uomo dall’aspetto nobile come molti dei Black, ma…nulla a che vedere con l’eleganza e il carisma innato, naturale dell’uomo che le sedeva di fronte. Come avrebbe voluto che il figlio somigliasse a lui almeno un po’…
Quando Abraxas Malfoy se ne ando’, salutando molto elegantemente la piccola Narcissa baciandole la mano, le provocò di rimando una vampata di calore alle guance. Scortato da suo padre e dall’elfo domestico, l’affascinante signore lasciava il salotto di casa Black che era quasi mezzogiorno.
 
                                                                  …
 
Narcissa era finalmente sola.
Le ci volle un po’ per metabolizzare l’insolita quanto irreale esperienza di pochi minuti prima. Il salotto, vuoto, conservava ancora l’eco della voce sublime di quell’uomo straordinario.
Era tempo di aprire la bellissima scatola dorata che giaceva ancora accanto a lei apparentemente dimenticata.
La mise sulle ginocchia, non stava nella pelle, doveva sicuramente contenere qualcosa di meraviglioso vista la preziosità delle decorazioni, e poi gliel’aveva regalata il signore elegante; cominciò a sciogliere il nastro argentato che sigillava il pacco con trepidazione crescente, finalmente riuscì ad aprirlo: non seppe bene identificare quello che le si parò davanti agli occhi; erano…piume?
Si, piume colorate a quanto pareva.
Non ebbe il tempo di rimanere sorpresa che subito le piume volteggiarono eleganti fuori dalla scatola in un coloratissimo disordine per poi estinguersi in luce argentata.
Sbalordita dalla magnificenza di tale spettacolo, la bambina rimase per qualche secondo immobile, gli occhi sgranati e l’espressione sognante.
Subito dopo si accorse che la scatola era di nuovo piena, sempre di piume coloratissime, ma la consistenza sembrava solida.
La curiosità era troppa, ne prese una color ciliegia e l’avvicinò al volto per esaminarla meglio: odorava di rosa e brezza marina, un profumo fresco e vivace.
Ne pescò un’altra color arancio-salmone ed assaporò il profumo di rosa e lampone, ricco, vellutato, penetrante. Voleva provarle tutte, una ad una, inebriata e stordita dalla miriade di profumi diversi.
Tutte quante odoravano di rosa, ma sempre accompagnata da altre incredibili fragranze; una era color rosa-arancio intenso, bordata di rosso, aveva un profumo giovane, fresco e gradevole, con una nota di albicocca. Un’altra era di un viola porpora con riflessi argentati, sapeva di rosa e tè leggermente speziato.
Una piuma che l’attraeva particolarmente era color rosso porpora molto intenso ed aveva l’odore di rosa e cera, con un retrogusto di coriandolo;
quella vicino era di un rosso più luminoso e acceso e profumava di rosa rossa dal tocco ardito e polveroso.
Narcissa si perdeva estasiata in quel paradiso di odori, una gioia per i sensi, tanto da dimenticare perfino dove si trovava.
A riportarla alla realtà fu la sorella maggiore che era entrata di soppiatto nel salotto e le rubò la scatola con un ghigno furbetto.
-Ehi Bella lascia…- non fece in tempo a completare l’esclamazione che Bellatrix aveva già portato una piuma alle labbra assaporandola con gusto.
-Mmmh Cissy, sono buonissime!-
A questo punto ne assaggiò una anche la piccola, in effetti non aveva proprio pensato che potessero essere commestibili.
E che sapore delizioso, erano zuccherate!
Dopo pochi minuti giunse Andromeda che trovò le due sorelle colte in fallo;
-Ma cosa…posso assaggiarne una anche io?- chiese desiderosa vedendo le altre abbuffarsi gioiose di quelle che sembravano enormi caramelle colorate.
Così, mezz’ora dopo, l’elfo domestico le trovò tutte e tre a scherzare allegramente in mezzo a zucchero e colori, dimentiche del decoro e delle buone maniere.
Annunciò solennemente che era ora di pranzo, e che i loro genitori le stavano aspettando.
Le tre bambine faticarono a ritrovare la serietà, ma alla fine rimessi a posto i vestiti e pulita la bocca da ogni traccia di zucchero, riuscirono a darsi un contegno, anche se non potevano fare a meno di lanciarsi ancora occhiate complici e divertite.
Narcissa fu l’ultima a uscire e a chiudere la porta del salotto.
E pensare che nemmeno due ore prima era stato terribilmente difficile aprirla.
Tutta l’ansia e la paura della mattina erano magicamente sparite, Cissy aveva di loro soltanto un brutto ricordo ora.
Dopotutto, era andata molto meglio di quanto si aspettasse…
Un sorriso speranzoso le attraversò il volto, e con il cuore colmo di una strana gratitudine lasciò la stanza.
 
 
 
 
 
  
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