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Autore: Aiko Aislinn Jane    03/01/2013    5 recensioni
[SPOILER per chi non ha letto gli ultimi capitoli!!]
E se Hinata non avesse fatto riflettere Naruto? Se il biondo, vedendo attorno a sé tutti i suoi compagni morti, avesse deciso di afferrare la mano di Obito anziché quella della giovane, arrivata con un istante di ritardo? Se avesse deciso di lasciare che l'Uchiha lo prendesse e realizzasse il suo progetto?
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Obito Uchiha, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Grazie, Hinata

Premetto che io sono una NaruHina convinta e ho fatto i salti di gioia leggendo il capitolo 615, ma quando mi è stata richiesta questa one–shot (da Lawliet_chan) tutto s’è messo a frullarmi in testa e alla fine l’impasto si è amalgamato ed ecco qui che dal forno è uscita questa one–shot  xD spero gradirete e, in caso vi piaccia, lasciatemi una recensione, che non vi costa niente ed è sempre apprezzata, positiva o negativa che sia u.u

 

 

 

 

«La tua vita… non è… più soltanto la tua».

L’eco di quelle parole gli giunge distante mentre accompagna a terra il corpo privo di vita di Neji, un senso di devastazione a corrodergli il cuore e la mente, le labbra che tremano e gli occhi che trattengono a stento le lacrime.

Neji… è morto. Ho lasciato che il mio compagno morisse, che morisse per me…

«Non avevi detto che non ci avresti permesso di uccidere i tuoi amici? Beh… guardati intorno… Naruto… Prova a ripeterlo!»

La voce fredda e dura di Obito accompagna le sue parole accusatorie, costringendolo a sollevare lo sguardo e a guardarsi attorno.

Morte. Solo morte, corpi vuoti, compagni in fin di vita o la cui anima già corre lontana. E Neji, il corpo trafitto e abbandonato a terra, un amico che ha dato la vita per salvare la sua e quella di Hinata, ora in lacrime, che sarebbe morta se non fosse stato per il sacrificio del cugino. E sangue, ovunque, tantissimo sangue, chiazze scarlatte ovunque.

«Ti ho detto, prova a ripeterlo

Come una lama ghiacciata, quelle parole gli squarciano il petto, facendolo tremare.

Ho lasciato che voi moriste…

«Lo senti che i tuoi compagni stanno diventando freddi, ti rendi conto... che stanno morendo

Del trambusto alla scoperta che Neji è morto gli giunge solo un’indistinto eco, mentre quelle parole lo distruggono facendosi strada dentro di lui. Sente i suoi compagni chiedersi se il talentuoso Hyuuga è davvero morto, e uno dopo l’altro lo vedono lì, ai suoi piedi, privo di vita. Una moltitudine di occhi si posa su di lui, osservando la sua reazione, aspettandone una. Gli sguardi corrono tra lui e Obito, le cui parole non tardano ad arrivare, ma Naruto le sente come se provenissero da miglia e miglia di distanza; le sente, e si chiede perché continua a parlare, a ricordargli quante persone ha perso nella sua vita, quanto dolore ha già dovuto vivere.

«… E tu lo sai già… cosa c’è dopo tutto questo… solitudine!!»

Non posso lasciare che qualcun altro muoia… devo… devo agire, devo fare qualcosa…

«Non c’è più alcun bisogno che tu rimanga inchiodato in questa realtà. Vieni. Vieni da me, Naruto!»

Con una lentezza che non gli appartiene, alza lo sguardo e fissa la mano tesa di Obito. Una mano tesa per invitarlo a raggiungerlo, a far finire tutto, tutta la sofferenza e tutto il dolore di cui il mondo è permeato, di cui il suo cuore è pieno. E allora perché non raggiungerlo e porre fine a tutto?

Fa forza su un ginocchio e si alza, sentendosi gli occhi di tutti incollati addosso. Lancia un’occhiata a Hinata, ancora a terra, i cui occhi sono posati su di lui, che però non sa interpretare quel che vi vede. Indecisione, forse, timore, una disperata ricerca di coraggio per riuscire ad agire.

Distoglie lo sguardo e, un passo dopo l’altro, si avvia verso Obito, la cui figura domina dall’alto il campo di battaglia assieme a Madara. Possibile che le sue gambe lo stiano conducendo dal suo nemico?

Una sola volta si gira all’indietro, incontrando gli occhi di Hinata, colpevoli e accusatori allo stesso tempo, una mano tesa verso di lui senza poterlo raggiungere. Vede Sakura, un’espressione addolorata sul viso impolverato e una richiesta muta negli occhi. “Fermati, Naruto, non andare”. Sa che le sue parole non potranno fermarlo, quindi perché esprimerle?  E Kakashi, il suo maestro da anni, l’unico il cui sguardo non è fisso su di lui ma su Obito; occhi colmi di tristezza e rabbia fissano il suo ex compagno di squadra, l’amico che aveva perso e a lungo pianto e che solo da poco ha scoperto essere vivo. Quell’amico che ora gli sta rubando il suo allievo.

Tutte le persone in quel luogo credono in lui, ma lui non crede più in sé stesso. Indirizza uno sguardo d’affetto a tutti coloro che sono lì, perché l’hanno supportato fino a quel momento, dandogli la forza per continuare. Ma ora non può far altro che avanzare verso Obito, la mano ancora tesa verso di lui.

Rammenta a malapena la convinzione di poco prima, le sue parole che gli sembrano così vuote e insulse innanzi a tutti i morti disseminati sul campo. “Io non diventerò mai come te!! Non so più come devo ripetertelo… io diventerò l’Hokage!!”

Un sorriso di scherno verso se stesso gli nasce sulle labbra.

Non diventerò mai Hokage…

Questo pensiero lo accompagna insistente mentre raggiunge i due Uchiha, Madara che lo guarda con un’espressione ironica e indifferente, Obito con un sorriso soddisfatto, la mano che si protende ulteriormente verso di lui.

Nella sua coscienza si fa largo un’ultima consapevolezza. Nella vita ha raggiunto tutti i suoi obiettivi: si è fatto degli amici, è stato accettato, è stato riconosciuto come un eroe, ha incontrato i suoi genitori. Ma non sarà mai Hokage. Il suo desiderio più grande, il suo obiettivo più importante… non diverrà mai reale.

Giunto a destinazione, afferra la mano di Obito, che lo spinge dietro di sé, l’espressione così soddisfatta e compiaciuta di poco prima sostituita da una fredda determinazione e una bramosia sconfinata di veder reale ciò per cui ha vissuto finora.

«Bravo, Naruto, e ora diamo inizio a un nuovo mondo».
   
 
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