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Autore: Hazza_Boo    03/01/2013    6 recensioni
Harry si confida spesso con Ed Sheeran, il suo grande amico rosso, e spesso gli parla di Louis e della loro relazione. Dice che Louis è molto insicuro e si trova mille difetti anche dove non ci sono. Ed ha scritto una canzone "Little things" quando era più giovane, poi, però, osservando le insicurezze di Louis e dopo tutto quello che Harry gli ha detto, ha deciso di modificare delle parti e renderle più "Larry". La os racconta di quelle piccole cose che Louis non sopporta di sè. E Harry, giorno dopo giorno, gli rimane accanto, facendogli capire quanto è perfetto, amando Louis e tutte quelle sue piccole cose. Vi lascio ad una parte della one shot:
"[...]«Mi punzecchi la pancia mentre dormo?»
«Già, e sei così carino» la voce di Harry si ridusse in un sussurro dolce e tenero, un soffio sulla testa di Louis. Dopo qualche istante di silenzio Harry riprese a spiegare: «Poi, il tuo sedere. Dio, quanto mi piace! E’ sodo, bello, e mi piace palparlo. Nemmeno sai quanto mi eccita – e quanto eccita le ragazzine-.»"
lol, buona lettura, sweeties :3
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata con un’altra Larry. Non so perché, ma c’ho l’ispirazione in sti giorni, proprio quando dovrei fare i compiti… ma vabbè, andiamo oltre.
Per prima cosa, questa è una one shot verde Larry. E’ molto dolce e si basa sulla canzone “Little Things” dei nostri ragazzuoli. (ma perché Microsoft Word me lo da sbagliato? Non esiste la parola “ragazzuoli” nel dizionario italiano? O.o)
Non so che dire… uh, sono ancora impressionata dalle 6 recensioni della mia one shot rossa su Larry, wow… non pensavo che potesse piacere così tanto.
Grazie a chiunque abbia aperto questa pagina, e grazie a chi arriverà fino alla fine e recensirà. Spero che vi possa piacere. E per chi fosse interessato alla mia os rossa (Larry) ecco qua il link:  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1500450&i=1
Mmm, se vi dico che se recensite vi do una caramellina voi lo fate? Daaaai, recensite un po’ e fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa.
Ps. Come sempre chiedo venia per errori di qualsiasi tipo.
 
 
 
 

But you’re perfect to me

 
Louis era lì, immobile, inerme, davanti al grande specchio, che rifletteva la sua immagine per intero. Come si vergognava, come detestava quello che vedeva. Si sentiva un orso, giorno dopo giorno ingrassava, spuntavano fuori nuovi difetti, e mille cose che odiava di sé.
Si posò una mano sui fianchi, guardò il suo movimento riflettersi nello specchio, poi, sul suo volto, spuntò una smorfia di disgusto. Sospirò, con gli occhi pieni di tristezza e delusione.
A caratterizzare la perfezione di Louis Tomlinson ci pensava il suo sorriso dolce e radioso, i suoi capelli sempre lisci e profumati di shampoo alla mela, la sua simpatia, la sua ironia e i suoi modi di fare infantili e fuori di testa, la sua follia, la sua vivacità. Louis Tomlinson era la perfezione fatta persona per il mondo intero, per le sue fans, per Harry e anche per tutti quegli haters, che stavano sempre a criticare ma, infondo, facevano mille pensieri sconci su di lui o, come minimo, si soffermavano a pensarlo, sospirando come ragazzini/e innamorati/e.
Louis Tomlison non aveva difetti. Era meraviglioso e perfetto dal carattere all’aspetto. Un angioletto con il fisico da modello. L’uomo che tutte le donne sognavano.
Purtroppo, Louis non si vedeva così. Non amava se stesso così come le fans amavano lui. Quelle poche volte che si guardava allo specchio, per paura dell’immagine che avrebbe potuto trovarci, vedeva solo un corpo imperfetto, pieno di difetti. I suoi pregi svanivano, lasciando spazio a tutte quelle piccole cose che, a lui, sembravano orrende, che lo facevano detestare se stesso.
Innanzi tutto, l’altezza. Era così basso in confronto agli altri ragazzi della band. Aveva ventuno anni e sembrava un ragazzino di quattordici, tutta colpa del suo metro e settantacinque. E detestava quando doveva alzarsi in punta di piedi per baciare Harry, poiché era troppo basso e non riusciva a raggiungerlo.
Come seconda cosa, i piedi. Erano così piccolini. Ogni volta che li metteva a confronto con Liam o il suo Hazza sbiancava. Era basso, aveva mani e piedi piccoli. Si ricordava un nano, e detestava quel fatto.
Poi c’erano tutti gli altri difetti, quelli che non riusciva nemmeno a vedere, poiché la sua autostima, quella poca rimasta, crollava a picco: la pancia, la voce, il peso.
Oh, questa pancia. Pensò Louis pieno di disgusto e disprezzo. Una sua mano finì sul suo stomaco. I suoi bicipiti erano davvero spettacolari e muscolosi, lo riconosceva, ma il suo petto, i suoi addominali non li sopportava. Aveva la pancia, aveva un grumo di grasso, mangiava troppo forse… aveva provato anche a fare una dieta. Harry, quando gli aveva detto della sua intenzione di dimagrire, aveva alzato gli occhi dal libro che stava leggendo, l’aveva squadrato dalla testa ai piedi e poi: «Diventi giorno dopo giorno più scemo. Se ci fosse una dieta per farti capire quanto sei perfetto, allora ti costringerei a farla»
Louis non era stato per niente confortato da quelle parole, anche se, altre persone, sarebbero arrossite e avrebbero pensato a quanto erano fortunate ad avere Harry. No, lui no. Si era messo in testa che doveva dimagrire. Aveva provato con una dieta, che non era servita a niente. C’era stato un periodo dove aveva perfino smesso di mangiare, poi Harry gli aveva fatto una bella strigliata, e Louis aveva capito che così facendo aveva solo fatto preoccupare il riccio. Dunque era tornato a mangiare, cercando di darsi una controllata. Ma gli pareva impossibile. Ogni volta che mangiava, anche poco, gli aumentava la ciccia sulla pancia.
La voce. Detestava molto spesso la sua voce. Era così insignificante, femminile, acuta, priva di mascolinità. Non era profonda come quella di Zayn o Liam, non era roca ed eccitante come quella di Harry, nemmeno tenera e monocorde come quella di Niall. La sua era dolce, delicata, soffice… ma non in modo positivo. Gli ricordava quella di una donna. E, molto spesso, era stato preso in giro per quello. Tutti quei bulli a scuola, tutte quelle persone che, specialmente nel periodo di X-Factor, gli avevano detto: «Dove vuoi andare tu, eh? Chi credi che diventerai? La tua voce non è da cantante. Non sai cantare. Sei una femminuccia, Louis»
Louis portò la mano via dallo stomaco, posandola intorno alla base del collo. Si morse l’interno della guancia, e sentì palpitare il sangue nelle punte delle dita. La sua voce era fastidiosa e stridula. E si chiese per quale motivo alle sue fans piaceva. A volte dubitava perfino di avere delle vere fans.
Il peso. Aveva paura di pesarsi. Aveva paura che la bilancia gli dicesse: «Ehi, sweetie, lo sai che hai messo su altri chili? Lo sai che stai ingrassando?» e ciò l’avrebbe fatto sprofondare in un oblio assurdo.
C’erano altri mille difetti che notava ogni giorno, che cercava di ignorare ma gli era difficile. Tra questi c’era il suo di dietro. Chissà perché, ma a tutti piaceva. Ovviamente, a chi piaceva di più era Harry e lo ripeteva sempre, in ogni momento… proprio qualsiasi momento. E lo toccava di continuo. Non solo Hazza, ma anche Liam, Zayn, Niall, Josh e altri suoi amici e amiche. A tutti piaceva, faceva impazzire le fans e non. E allora perché a lui non piaceva?
«Ho un culo che fa provincia» si lamentò allo specchio.
Il suo sedere era grande, o così pensava lui, e brutto. Non lo sopportava, a prescindere dai complimenti che riceveva.
Louis abbassò le spalle e lasciò penzolare le braccia lungo i fianchi. Restò a guardarsi allo specchio, desiderando di essere provvisto di quell’insana vanità che possedeva Zayn. Voleva potersi accettare, voleva essere perfetto. E non gli importava nulla di quello che dicevano le fans, reputandolo già bello così. Lui voleva di più, lui non pensava nemmeno di essere magnifico, poiché non vedeva i suoi pregi. Solo difetti, solo quelle fastidiose piccole cose che non riusciva ad ignorare.
Chinò lo sguardo e chiuse gli occhi, facendo passare le mani sotto il suo maglione nero. Si posarono sul pancia, sopra l’ombelico e afferrarono il grasso. Grasso normale, quella pancetta che, se non ci fosse stata, sarebbe stato davvero un problema.
«Vedi, Boo?» gli aveva detto una volta Harry, mentre erano nel salotto della viletta di Ed Sheeran, grande amico di Harry, inseparabili, si dicevano tutto. Il riccio, sul divano, aveva preso Louis per i fianchi, facendolo sedere sulle sue gambe. «Questa pancia» gli aveva sfiorato, con una mano, la pancia, laddove Louis vi vedeva solo grasso inutile e orrendo. «deve esserci. Se non c’è significa che sei anoressico, e se sei anoressico significa che stai andando verso morte certa. Ed io non sopporterei di vederti così»
Harry parlava come se stesse cercando di fare ragionare un bambino testardo. Louis aveva lanciato uno sguardo al rosso, seduto sulla poltrona di fronte al divano, che stava tranquillamente sorseggiando una tazza di tè, fingendo di non ascoltare. Invece stava ascoltando eccome! Ed i suoi occhi, che si muovevano per guardare la stanza, facevano capire a Louis che stava pensando a qualcosa, che stava avendo un idea favolosa. Che cosa? Louis lo scoprì solo qualche giorno dopo, quando Sheeran presentò alla band una sua canzone, la quale aveva scritto quand’era giovane, che poi aveva modificato. E aveva modificato proprio la parte di Harry e di Louis, adattandola alla “loro situazione”. «L’ho resa solo più Larry» si era giustificato con un sorrisino.
«Quindi se io fossi anoressico tu non mi ameresti più?» aveva domandato Louis, lamentandosi come un bambino. Con la coda dell’occhio aveva visto Ed alzarsi dalla poltrona, lasciare il tè e correre a scrivere qualcosa su un pezzettino di carta. – la futura modifica della canzone Little things -
«No, non ti amerei più» bugia. Harry era consapevole che quella era una cosa ingiusta, e, anche se Louis fosse diventato un mostro, un vampiro, anoressico, obeso, o qualsiasi altra cosa negativa, non l’avrebbe mai abbandonato. L’avrebbe amato incondizionatamente e, ovviamente, l’avrebbe aiutato. Ma rispose in quel modo perché, conoscendolo bene, sapeva che avrebbe funzionato. Infatti quella risposta, quella paura di non essere più amato da Harry, permise a Louis di continuare a mangiare, cercando di non ingrassare né di dimagrire.
Ed e Harry si erano detti molto. Louis capì che il riccio aveva detto al rosso dei problemi che aveva con il suo corpo, con la sua voce, il peso e la sua pancia, e l’aveva intuito quando erano iniziate le prove per registrare Little Things. La parte di Harry parlava di lui, chiaro e tondo. La parte di Louis parlava di Harry, cristallinamente.
Harry non poteva andare a letto senza prima bersi una tazza di tè, poi si leggeva un libro ed infine si addormentava. E aveva quello strano vizio di parlare nel sonno che, però, Louis non riusciva ad odiare. E si metteva ad ascoltarlo, cercando di capire cosa diceva, anche se non aveva alcun senso.
Louis, invece, detestava tutte quelle cose di se stesso, esattamente come diceva la canzone, non riusciva nemmeno ad entrare nei suoi stretti jeans. Riusciva a malapena a guardarsi allo specchio, ma Harry, giorno dopo giorno, rimaneva al suo fianco e gli ripeteva quanto fosse perfetto.
Grazie ad Harry riusciva ancora a sorridere, riusciva ad accettare quelle piccole cose, per lui fastidiose, che lo caratterizzavano.
«Amore, tutti hanno dei difetti.» gli diceva sempre Harry, quando si accorgeva che Louis si fissava con disprezzo la pancia, i fianchi o calcolava quanta differenza d’altezza c’era tra loro. «Prendi Niall, per esempio.» gli diceva facendo spallucce. «Lui è pieno di difetti ma non gli importa. Sta iniziando a mettere su un po’ di pancetta, però continua a mangiare. E tutte quelle flatulenze» e faceva sempre scappare qualche risata a Louis. «Nonostante tutto a lui non importa. E gli va bene così»
Louis sospirò sonoramente. Era così immerso nei suoi pensieri che non sentì una figura entrare nella camera da letto, e dei passi leggeri avvicinarsi. All’improvviso due braccia gli cinsero i fianchi da dietro, posando le mani sopra quelle di Louis. Il ragazzo sussultò appena, rabbrividendo per l’emozione di sentire il caldo e muscoloso petto di Harry sulla sua schiena.
«Sei perfetto per me, Louis.» gli mormorò all’orecchio il riccio. Louis alzò gli occhi e osservò il ragazzo riflesso nello specchio. Harry teneva gli occhi chiusi, aveva un’espressione serena in volto, e, mentre parlava, era sincero. La sua voce era bassa, roca, profonda e tenera. Sembrava una carezza.
Louis non disse nulla, lasciò solo che Harry gli stringesse le mani, che premevano sulla sua pancia.
«E poi, dovresti vedere il lato positivo dei tuoi difetti, e cercare di capire quale motivo io e tutti gli altri li amiamo. »
Il ragazzo si accigliò e spostò la testa di lato, per fissare perplesso il riccio. Harry cullò Louis tra le sue braccia, dondolandosi dolcemente a destra e a sinistra. Il riccio aprì gli occhi, puntandoli sulle loro immagini riflesse nello specchio.
«La pancia, per prima cosa, mi piace tantissimo.»
«E perché mai?»
«Perché ti rende così… così… coccoloso. Sembri quasi un bambino, dolce e tenero. Mi piace punzecchiarla mentre dormi.»
Louis ridacchiò, osservando il rilesso di Harry. Nella stanza non c’erano rumori, regnava una pace assoluta che, le braccia del riccio, stavano ristabilendo anche nel ragazzo. «Mi punzecchi la pancia mentre dormo?»
«Già, e sei così carino» la voce di Harry si ridusse in un sussurro dolce e tenero, un soffio sulla testa di Louis.
Dopo qualche istante di silenzio Harry riprese a spiegare: «Poi, il tuo sedere. Dio, quanto mi piace! E’ sodo, bello, e mi piace palparlo. Nemmeno sai quanto mi eccita – e quanto eccita le ragazzine-.»
Di nuovo strappò un sorriso a Louis. Notando che la sua espressione si stava addolcendo e rasserenando, Harry proseguì. «E amo il fatto che tu sia più basso di me. Puoi sentire il mio cuore battere quando ci abbracciamo. E ti devi alzare in punta di piedi quando ci baciamo, una cosa che io trovo romantica e dolce.»
Non stava mentendo. Era tutto vero. Davvero Harry amava quei difetti di Louis. E lo stava anche convincendo. Gli lasciò un leggero bacio sulla testa, poi disse: «La tua voce è la migliore in assoluto. E’ soave, delicata, soffice. A volte, quando inizi a parlare a raffica, quasi smetto di stare ad ascoltare le tue parole, perché mi incanto ad ascoltare la tua voce. E’ semplicemente perfetta. E mi piace il fatto che tu sia più basso e più piccolo, rispetto me, così che posso prenderti in braccio. Mi ricordi un bambino e sai che li adoro. Sono creaturine che hanno bisogno d’affetto e amore, cure e attenzioni. Come te.»
Louis era un bambino, in tutto e per tutto. Anche quando sembrava grande e adulto, c’era qualcosa che lo faceva ritornare bambino.
Harry sciolse l’abbraccio, fece voltare il ragazzo dalla sua parte e gli posò le mani suoi fianchi. «Vedi, Louis, mi sono innamorato di te e di tutte quelle piccole cose. Ti prendo per come sei, ti amo in ogni dettaglio, bello o  brutto. Amo i tuoi difetti alla follia, perché sono proprio quelli a renderti perfetto. Dovresti apprezzarti, amarti come io amo te.»
Quel discorso lasciò basito Louis. Era la prima volta che glielo sentiva dire. Si commosse quasi, trattenne le lacrime e cercò di chinare lo sguardo a terra. Ma Harry non glielo permise. Gli prese il mento tra l’indice ed il pollice, gli alzò volto e Louis fu costretto a guardarlo negli occhi. Così verdi e così puri. Erano perfetti, erano immensi.
«Little things?» domandò Louis inarcando le sopracciglia.
«Già, io e Ed abbiamo modificato un po’ qualche pezzo, così ogni volta che canterò il mio, saprai che te la dedico, che è a te a cui penso mentre la canto.»
«Ed io penserò a te.» replicò con un sorriso allegro Louis. Harry annuì, contento che finalmente il ragazzo fosse tornato sereno e sorridente.  
Louis si alzò in punta di piedi, Harry gli avvolse i fianchi con le sue braccia, e le loro labbra si sfiorarono delicatamente. Un tenero bacio che sprigionò brividi e farfalle nello stomaco di entrambi.
Il riccio si allontanò dolcemente, alzò un braccio di Louis e unì la mano di tale braccio con una sua, l’altra finì sulla schiena del più grande. Louis, invece, posò l’altra mano sulla spalla di Harry. Iniziarono a volteggiare nella camera, guardandosi negli occhi, sorridendo e ridacchiando quando sbagliavano qualche passo. Stavano ballando… più o meno. Erano passi di danza un po’ casuali ed inventati, e come musica Harry canticchiava Little things: « ‘I know you’ve never loved the sound of your voice on tape. You never want to know how much you weigh. You still have to squeeze into your jeans’»
Harry si fermò, fece fare una giravolta a Louis, facendolo passare sotto il suo braccio inarcato, poi lo abbracciò, stringendolo forte contro il suo petto. Ed il ragazzo posò la testa sui suoi pettorali, restando in ascolto: sentiva il cuore di Harry pompare velocemente il sangue. Era un suono meraviglioso… già, forse non era del tutto male essere basso rispetto Harry.
« ‘But you’re perfect to me’» sussurrò il riccio tra i capelli di Louis. Sciolse l’abbraccio, gli prese il volto tra le mani e lo baciò ancora. Louis, troppo perso ed incantato, lo lasciò fare, desiderando baci più passionali, immergendosi negli occhi profondi e verdi dell’altro.
« ‘I’m in love with you, and all these little things’» proseguì Harry, ormai il ritmo della canzone si era perso.
Louis sorrise, arrossendo sulle guance e mordendosi un labbro. I suoi occhi celesti brillarono dalla gioia e dalla felicità. Ecco, quella luce, quel sorriso, quell’espressione felice e serena, era tutto ciò che Harry voleva vedere. Voleva vederlo felice. Felice con se stesso, felice in generale, felice sempre.  
Il riccio gli sorrise teneramente, lasciandogli una carezza sulla guancia. Louis inclinò la testa verso la mano grande e morbida del piccolo, per godersi quel caldo tocco.
«Ti amo, se non era già chiaro.» mormorò alzando gli occhi. Da parte del più piccolo ricevette solo un sorriso ancora più radioso e allegro. Louis posò un dito sulle fossette del riccio e sorrise, come un bambino che scopre qualcosa di magico e nuovo.
Harry abbracciò Louis, poi lo sollevò. L’altro cinse i fianchi del riccio con le gambe e si tenne stretto, gettandogli le braccia al collo. Si guardarono negli occhi, prima di chiuderli e baciarsi con passione. Louis mordicchiò le labbra dell’altro, facendole aprire per fare scontrare le loro lingue. Tra carezze e baci Harry si avvicinò al letto, posando, con fare tenero e delicato, il ragazzo sul materasso. Gli si mise sopra, cercando di non fargli male. Si guardarono negli occhi, il riccio lasciò una carezza sulla guancia dell’altro, facendo salire la mano fino ai suoi capelli, li strinse dolcemente in pugno, prima di gettarsi sulle labbra e riprenderlo a baciare con foga, facendo scontrare i loro bacini a tempo con le lingue. Louis si staccò appena, giocherellando con la collanina appesa al collo del riccio, che penzolava qua e là.  
«Grazie, Hazza. Per tutto quello che fai per me»
Harry sorrise rincuorato. Il suo cuore prese a battere più veloce, gli mancò il respiro. Louis era davvero bellissimo, in ogni suo particolare.
«Bene, ma adesso ti lasci fare il solletico» disse Harry per vedere di nuovo sorridere il più grande. Iniziò a fargli il solletico, mentre Louis rideva forte e cerca di ribellarsi. Le risate rimbombarono in tutta la stanza, felici, serene e perfette.
Louis Tomlinson era la perfezione. E Harry Styles era colui che glielo faceva capire meglio di chiunque altro.


  
 
 
  
 

  
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