Esistono ragazze alle quali piace la vita mondana e il divertimento allo stato puro. Le quali amano le avventure senza fondamento. Che preferiscono passare le notti in qualche locale ad ubriacarsi e fare pazzie. E poi ci sono ragazze come me, alle quali piacciono le cose semplici e le quali credono ancora nei valori della vita; pensai guardando fuori dal finestrino dell'auto, mentre Mark ed io stavamo raggiungendo casa dei miei.

Avremmo cenato da me quella sera. Accadeva ogni settimana sin dal principio della mia relazione con lui. Mark ed io stavamo insieme da quattro anni ed eravamo una coppia serena, come tutte. Qualche piccolo screzio c'era, ma nulla di irreparabile, a parer mio. Non abitavamo insieme, ma era come se lo facessimo perché passavamo ogni momento libero in compagnia l'uno dell'altra. Ci siamo fidanzati quando io avevo 18anni e lui 21. E' stato il mio "primo tutto", come lo definisco io. Il mio primo bacio, la mia prima volta, la mia prima relazione. Insomma, Mark è fondamentale per la mia esistenza ed io lo amo infinitamente. Come lui ama me.

Arrivammo a casa dei miei in anticipo, tanto che la cena non era ancora pronta. Mark raggiunse mio padre sul divano per seguire una partita di calcio alla televisione. Mentre io aspettavo in cucina che mia mamma finisse di preparare le sue lasagne alla bolognese e lo speciale polpettone con patate.

"Ho un bell'annuncio da farti, mamma". Dissi, contenta.

E l'annuncio era bello per davvero. Proprio quel giorno al lavoro mi annunciarono l'assunzione a tempo indeterminato. Lavoravo come educatrice in un asilo nido poco distante da casa mia e mi piaceva infinitamente quel lavoro. Era una passione innata, quella dell'educazione dei bambini. Ed ero molto felice della notizia che stavo per rivelare a mia madre.

Mia madre si girò di scatto e mi guardò con sguardo speranzoso. Sapeva che al lavoro avevo il contratto in scadenza e aveva subito capito cosa stessi per dirle.
"Sono stata assunta!". Dissi quasi urlando dalla gioia.

"Oh, Ashley, sono così contenta! Le mie preghiere sono state ascoltate. Finalmente un po' di serenità". Confidò.

"Certo! Sono molto contenta mamma! Finalmente posso pensare davvero al mio futuro senza punti di domanda". Dissi sospirando.

In quel momento entrò mia sorella in cucina con le cuffie nelle orecchie. 15 anni di assoluta spensieratezza e testardaggine. Ma io la adoravo più di me stessa.
"Hanno assunto Ashley!". Provò a dirle mia madre, ignorando il fatto che Meredith stesse ascoltando la musica da quelle cuffie. Meredith intuì che mia madre stava cercando di parlare con lei e se ne sfilò una dall'orecchio.

"Che dicevi mamma?". Disse senza convinzione.

"Tua sorella finalmente ha il posto fisso!". Era entusiasta.

"Ah, brava sorellona! Complimenti". Ma senza lasciarmi il tempo di rispondere, uscì dalla cucina rimettendosi la cuffia.

"Che considerazione! Sta in un mondo tutto suo da quando ascolta quella musica!". Disse mia madre quasi parlando con se stessa.

"Ma si mamma, ha 15anni. E' un'età complicata, lasciala sfogarsi nella musica. Alla fine non fa nulla di male". Cercai di rincuorare mia madre che sembrava disturbata da quel comportamento.
"Ha la camera tappezzata da poster e fotografie. Sta rovinando il muro, sai?".
"Mamma, non preoccuparti. E' un periodo. Anche io alla sua età adoravo degli artisti, ricordi?". Provai a farle ricordare.

“Si, è vero. Hai ragione". Rispose mentre vagava nella mente tra i suoi ricordi, come se lo avesse dimenticato.

In quell'esatto momento suonò il timer del forno. La cena era pronta ed io non vedevo l'ora di gustare la cucina di mia madre, che era la migliore di questo mondo.

La serata passò in maniera piacevole. Mark era uno di famiglia, ormai. Si era integrato bene ed era sempre una gioia ritrovarsi tutti a tavola.

Accompagnai come sempre Mark alla porta di ingresso per salutarlo e dargli il bacio della buona notte. Anche lui abitava con i suoi. Aveva un lavoro con contratto precario come tecnico dei computer e non si poteva permettere una casa tutta sua. A me non dava noia quella situazione perché, nonostante tutto, stavamo sempre insieme ed ero felice così.

"Domani ho dei lavori extra da fare, tornerò tardi. Non penso che riusciamo a vederci". Mi disse.

"Giusto, c'è più lavoro. Bè meglio così, avrai uno stipendio più alto a fine mese".
Ero contenta per lui. Ma anche delusa da quel lavoro maledetto che lo teneva lontano da me. Ormai erano quasi due mesi che, circa per tre giorni a settimana, aveva dei turni assurdi.

"Buona notte". Sorrise e mi bacio sulla fronte.

"Notte anche a te, amore". Risposi io con dolcezza.

E Mark uscì di casa.

Mi girai, salì le scale e passai di fronte alla camera di mia sorella. La porta era semi-aperta e potei vedere mia sorella seduta davanti al PC e sentire la musica che stava ascoltando a basso volume, perché i miei stavano già dormendo. Non mi aveva notata. Con lo sguardo andai sulle pareti della sua stanza e risentì nelle orecchie le parole di mia madre. Mi venne da ridere. Più mia madre si disperava e più Mer attaccava poster fin sopra il soffitto. Che bella la sua età, invidiavo la sua spensieratezza. Decisi dunque di affacciarmi e darle la buonanotte.

Poi mi diressi verso camera mia, mentre mi accorsi che stavo canticchiando nella mente la canzone che stava ascoltando mia sorella.