Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MadeleineDeCrecy    03/01/2013    7 recensioni
Hermione, ormai donna, alla stazione di King's Cross si trova faccia a faccia con il suo incubo peggiore: Draco Malfoy. Nella sua memoria riemerge il ricordo ancora scottante di un episodio che li ha visti protagonisti molti anni prima. Hermione non l'ha ancora dimenticato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera a tutti/e. Nonostante non abbia mai scritto nulla che abbia come protagonisti Hermione e Draco, ieri sera mi è venuta in mente questa storia, ed ho trascorso la giornata a scriverla.
Mi sono divertita davvero molto, provando a fantasticare su avvenimenti che la Rowling non ha mai scritto, e spero che in minima parte possa divertire ed interessare anche voi. 
Buona lettura. Maggie



Come vino

 
Era ancora presto, ma il sole era già alto, a vegliare nel cielo azzurro di Settembre. La stazione di King’s Cross era più del solito pullulante di babbani, mentre una folla ancor più consistente di maghi e streghe cercava furtivamente di raggiungere la zona tra il binario 9 ed il 10: file e file di persone, che portavano con sé enormi bauli ed animali dall’aspetto particolare.
Bambini e ragazzi raggiungevano il binario chi con fare incerto, chi con passi esperti.
Poi, pian piano, la folla aveva cominciato a diradarsi.
A Settembre, durante quel giorno, molti babbani si chiedevano cosa fosse accaduto, e perché la stazione fosse così insolitamente gremita di persone, e, in particolare, persone dall’aspetto tutt’altro che normale.
La stazione pareva iniziare a svuotarsi, e tra la gente, in quell’atmosfera che sanciva l’inizio di un avvenimento epocale, e forse per molti lo rappresentava,  emergeva un corpicino di donna mingherlino e slanciato, stretto al braccio di un più massiccio corpo maschile. Hermione stringeva con forza il muscoloso braccio di suo marito, Ronald Weasley.
“E se dovesse capitare tra i Serpeverde?” chiese preoccupata, mentre Ron incedeva verso l’uscita della stazione.
“Hermione, non ci sarebbe nulla di male. Serpeverde è una casa come tutte le altre…” rispose prontamente Ron, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi. “Sembri più piccola di nostra figlia.”
“Ronald… non farmi andare su tutte le furie!” esclamò Hermione stringendogli il braccio con forza e conficcando le unghie nella pelle nuda del suo braccio.
“Hey!”
Ron ritrasse il braccio da quella ferrea stretta che gli stava provocando un leggero dolore.
“Non mi preoccupo per questo, ma perché so che si sentirebbe un pesce fuor d’acqua. Per non parlare, poi, del fatto che avrebbe a che fare con il figlio di Malfoy. Non lo conosci il detto “Tale padre, tale figlio”? Noi sappiamo bene cosa vuol dire affrontare questo mondo, esserne parte.”
“Hermione…” l’interruppe Ron, “non tutti hanno avuto i nostri stessi problemi, ad Hogwarts. Insomma, i guai erano attratti da noi!”
La donna sospirò in segno di cedimento. Doveva proprio ammettere che, quella osservazione, altro non era se non la pura e schiacciante verità. Una verità incontrovertibile. Non c’era stato un solo anno di tranquillità per loro, ad Hogwarts e, in fin dei conti, non era poi stato così terribile affrontare tutto ciò che era accaduto, ogni tragica verità, ogni tempesta, in compagnia delle due persone più importanti che c’erano state nella vita di Hermione: Ron ed Harry.
Per quanto ricordasse, erano sempre stati insieme, e i litigi che avevano caratterizzato il loro rapporto- per la maggior parte, cioè, quelli tra lei e Ron- erano stati tuttavia risolti in poco tempo. Si erano sempre spalleggiati, c’erano sempre stati per gli altri due compagni, ed ognuno portava con sé un pezzo della storia degli altri. Erano inseparabili, inscindibili.
“Ronald, credo che questa volta tu abbia ragione.”, ammise seria Hermione.
“Non credevo che l’avresti mai detto.”
Hermione sorrise, stringendo nuovamente il braccio di suo marito, e fu allora che si accorse del tremendo errore che aveva compiuto, distrattamente.
“Oh mio Dio, Ron! Ho dimenticato di dare la borsa a Rose! C’è tutto qui dentro, anche la sua bacchetta!”
Tra le mani sventolava la prova della sua dimenticanza. Stringeva una borsa piccola e dorata, ma per qualche strana ragione Ron non poteva credere che sua moglie fosse stata la fautrice di una simile negligenza, e per qualche secondo parve non crederle. Poi, osservando il volto serio e preoccupato di Hermione, si rese conto che la donna non stava affatto scherzando. “Fai sul serio?”
“Certo che faccio sul serio, Ronald. Non crederai che io possa scherzare anche su qualcosa di tanto importante?”
“Su Hermione, non è la fine del mondo. Le spediremo tutto tramite un gufo, domattina.”
“Resterà tutto il giorno senza le sue cose, senza la sua bacchetta!”
“Non sa neppure usare una bacchetta…”
“…e tutti ne avranno una, persino il figlio di Malfoy!”
“Tu sei veramente convinta che il figlio di Malfoy non abbia alcuna altra aspirazione nella vita che quella di torturare nostra figlia? Ricordati che Rose non è sola, c’è suo cugino Albus con lei. Affronteranno insieme quest’anno. Tua figlia è assennata, somiglia molto più a te che a me.”
“Questo non mi ha impedito di prendere parte a tutte le vostre bravate, però.”
Ron ed Hermione risero di cuore al ricordo di tutto quello che avevano affrontato insieme che, tempi addietro, era sembrato terrificante, ma che con il passar del tempo era diventato il ricordo di una bellissima esperienza che non aveva fatto altro che forgiare i loro caratteri, rinsaldare i loro legami.
Era, forse, grazie a Voldemort che i tre compagni erano diventati così uniti.
Era, forse, grazie a Voldemort che lei ed Ron si erano innamorati.   
“Dovremmo spedirle un pacco domattina. Andrà tutto bene, vedrai. E Rose ci dirà che è diventata una splendida Grifondoro. O, al massimo, una Corvonero.”
“Ron, lascia che vada a chiedere se è possibile recapitare il pacco a Rosie stasera stessa, voglio tornare al binario.”
“Ma il treno è già partito!”
“Lo so, ma voglio fare questo tentativo.”
“Va pure, ti aspetto fuori”
 
 
Camminava a passo svelto, cercando di raggiungere al più presto il binario, con la speranza che il treno non fosse già molto lontano, quando scorse, poco distante, una figura familiare.
I capelli d’un biondo ancora vivo, il volto grigio, lievemente spento, mostravano un Draco un po’ diverso da quello che Hermione aveva conosciuto tra le mura di Hogwarts.
Per qualche strana ragione il suo corpo reagì in modo inaspettato; il cuore cominciò inspiegabilmente a battere in modo più veloce, ed improvvisamente le si azzerò la salivazione.
Hermione deglutì, cercando di ingoiare quel groppo che le aveva improvvisamente serrato la gola impedendole una respirazione regolare. Era la prima volta che, dopo Hogwarts, incontrava Draco da solo, ed era sola anche lei. Certo, l’aveva visto più volte, negli anni, ma durante questi incontri casuali c’era sempre qualcun altro, e i due si erano salutati ogni volta in modo frettoloso, quasi ad evitare un contatto più ravvicinato.
Nonostante non volesse ammetterlo, Hermione non dovette chiedersi per quale ragione il suo strano organismo si stesse comportando in quel modo. Purtroppo, nel profondo, lo sapeva già. Eppure era passato così tanto tempo!
Si dice che il tempo guarisce le ferite e le scottature. E allora perché il tempo non placava l’imbarazzo che Hermione provava al cospetto di Draco Malfoy?  Perché la sua mente non riusciva a rimuovere, a resettare gli attimi che avevano caratterizzato quella notte che la ragazza fingeva di non aver mai vissuto?
Involontariamente, e senza che potesse far qualcosa per fermare i propri pensieri, le tornò alla mente quel momento che, ancora vivido, le si riaffacciava di tanto in tanto nella mente, facendola arrossire, vergognare, rendendola vulnerabile.
 
Era passata la mezzanotte da un pezzo, ma Hermione, impegnata com’era nella ricerca assegnatale dalla professoressa McGranitt, non si era neppure resa conto del trascorrere del tempo. Le ore si erano susseguite, l’una dopo l’altra, e lo studio l’aveva, come al solito, completamente assorbita.
Ron le rimproverava sempre di non trovare mai tempo per stare insieme, differentemente da Harry, che, invece, stava spesso insieme a Ginny.
La verità era che Hermione non voleva tralasciare nessun compito, nessuna ricerca, nessun singolo esame, per fare in modo che il suo ultimo anno scolastico procedesse alla perfezione.
Durante l’anno precedente, dopo tutto ciò che era accaduto, nessuno aveva terminato gli studi, e neanche lei, che insieme a Ron ed Harry, l’aveva trascorso in giro per il mondo, a cercare gli Horcrux.
Quando finalmente tutto era finito, Hermione si era resa conto di dover prendere di nuovo in mano le redini della sua vita, ed insieme ai suoi due compagni e gli altri ragazzi del suo anno aveva cominciato a frequentare nuovamente la scuola di Hogwarts.
Ogni sera, come quella sera, la ragazza si chiudeva in biblioteca e studiava fino ad orari improponibili, mentre gli altri erano già a letto, sfiniti da una pesantissima giornata.
Ma Hermione era come instancabile. Se lo studio fosse stato un hobby, soltanto in quel caso Hermione avrebbe avuto un hobby. Invece non si distraeva e non lasciava che gli altri intralciassero il suo cammino di studi. Nessuno poteva distoglierla dai libri, neppure il suo fidanzato.
Mentre ancora leggeva con avidità, improvvisamente la luce della sua candela divenne più fioca. La ragazza alzò il volto dal libro e, con estremo stupore, si ritrovò di fronte la sagoma di qualcuno.
Impiegò qualche secondo, prima di mettere a fuoco quella figura. Si trattava di Draco Malfoy.
Il fatto che si trattasse di lui rese la situazione ancor più assurda ed inaspettata, tanto che la ragazza impiegò del tempo prima di formulare la giusta domanda.
“Malfoy… cosa ci fai qui? Non sapevo che anche tu studiassi.”
Il ragazzo si avvicinò lentamente, con un’espressione indecifrabile sul volto.
Enigmatico come sempre, sul volto un’espressione amara come sempre. Bello come sempre.
“Ho tutti buoni voti, Granger. Credi che le nozioni si presentino direttamente alla mia mente senza bisogno di studiare?”, chiese, con un ghigno beffardo stampato sul volto.
“Le battute non ti riescono proprio, Malfoy.”
“Fortunatamente, non tutti la pensano così…”, continuò, avvicinandosi ancora, ed arrivando a fronteggiare la ragazza. “Comunque, non è lo studio il motivo per cui sono qui. Sapevo di trovarti.”
Hermione rimase paralizzata, osservando quei lineamenti duri e senza gioia, quei lineamenti che non erano mai stati semplici come quelli di un ragazzo comune, ma che dopo gli avvenimenti degli ultimi anni avevano preso a modificarsi ulteriormente, creando in lui un’espressione perennemente dura, meschina, arrabbiata.
“Cosa vuoi da me, Malfoy?”, si decise a chiedere la ragazza, ostentando una sicurezza che, per la verità, non aveva. O, almeno, non in quel momento, con lui.
Nella biblioteca tutto taceva. Non c’era il consueto rumore di pagine fruscianti, non il solito ticchettio dell’orologio che- stranamente- aveva smesso di camminare. Non c’era neppure il solito silenzio. Qualcosa di pesante, di asfissiante, era calato tra loro.
“Ecco, ricordo una cosa. Ricordo quando, molti anni fa, una volta mi hai mollato un pugno. Tu lo ricordi, Granger?”
Hermione annuì, spaventata dall’improvvisa piega che aveva preso quel discorso.
“Sì, lo ricordo. Lo ricordo eccome.”
Per un attimo un fulmine attraversò lo sguardo di Draco. “Immagino che ti sia sentita fiera di te stessa, del modo in cui mi avevi colpito. Ti sarai sentita forte. Ti sarai sentita grande.”
“Nient’affatto, Malfoy. Mi sono sentita soltanto più libera. Ma cosa c’entra ora?”, chiese, senza comprendere quale fosse il reale intento del ragazzo, e dove volesse condurre il discorso da lui intavolato.
“Io ogni tanto ripenso a quel giorno, e l’umiliazione di quel momento brucia ancora”, annunciò Draco con franchezza, “ma è quello il momento in cui ho cominciato a vederti in modo diverso. Granger, tu eri più forte ai miei occhi, più donna, più… desiderabile.”
Hermione spalancò gli occhi, mentre qualcosa di caldo, come un vento torrenziale, le aggrediva il volto. Era una strana sensazione, una sensazione mai provata.
“De…desiderabile?” balbettò in preda allo sconvolgimento. L’aveva detto davvero?
“Sì, diamine! Una donna che ti colpisce è una vera donna.”
“Malfoy, allora ero una ragazzina.”
“Sì, a quei tempi. Ma non quando hai affrontato Bellatrix, non quando lei ti ha inciso sul braccio quel… insomma, quando ti ha torturata in quel modo. Non eri una ragazzina quando hai distrutto quell’Horcrux. Granger, tutta la scuola… che dico, tutto il mondo magico, sa quello che hai fatto insieme ai tuoi amichetti. Io non ho avuto neppure la metà del tuo coraggio.”
Il fiato di Hermione si mozzò, e la ragazza smise di respirare per diversi secondi.
Draco Malfoy, forse senza volerlo, o magari proprio con quell’intento, le stava facendo dei complimenti.
“Ho avuto quasi sempre qualcuno al mio fianco… non ero sola come...” improvvisamente si fermò, mordendosi un labbro. Di colpo le dispiaceva offenderlo, usufruendo una frase poco carina nei suoi riguardi.
“Come me? Puoi dirlo. Io sono sempre stato solo, è vero. Sono ancora solo.”
Niente di più vero era mai stato detto da Draco Malfoy. Era sempre stato solo, non aveva mai avuto un amico fedele, vero. Hermione aveva sempre pensato che fosse ciò che lui meritava, che non avere amici fosse la diretta conseguenza del suo comportamento, del suo carattere, della sua aridità. Eppure, tutti meritano un approdo sicuro nel momento della tempesta.
“Con questo discorso dove vorresti arrivare?”, chiese preoccupata.
“Voglio arrivare al fatto che non ho mai ammirato così una ragazza. Voglio arrivare al fatto che sentirmi offeso da te comincia a farmi male davvero. Voglio arrivare al fatto che da quel giorno ho cominciato a pensare a te come a una donna, e adesso ti vedo come una donna.”, disse avvicinandosi a lei ulteriormente, e allungando una mano verso il suo volto sconvolto dalla dichiarazione che il ragazzo stava pronunciando.
Il cuore di Hermione, un tamburo che batteva forsennatamente, iniziò a scandire i secondi in modo sempre meno preciso e regolare. Quasi volesse uscirle dalla gola, compiva un percorso del tutto ignoto.
Dopo qualche secondo si ritrasse dal suo tocco indietreggiando, ma questo non bastò a Malfoy per smettere il discorso tanto inaspettato che aveva cominciato. “Sei così delicata, eppure così grintosa. Così fragile e così debole…”
Ancora il fiato mozzo, ancora il cuore martellante.
Hermione non sapeva neppure come, ma stava accadendo qualcosa di assurdamente atipico, nuovo, assurdo.
“Mal…Malfoy, io ti piaccio...”, riuscì ad affermare in un soffio. Purtroppo, non era una domanda.
Hermione si chiese come fosse possibile che piacesse a Draco Malfoy, e soprattutto perché, maledizione, il suo corpo stesse reagendo in quel modo così inaspettato.
Il suo cuore batteva troppo forte, e le sue mani iniziavano inspiegabilmente a sudare.
“Piacermi? Ma per favore!” , esclamò beffardo, come se potesse ancora confutare quell’idea, come se ancora fosse nella posizione per prenderla in giro, per deriderne le parole. “E’ solo che…”, continuò, respirando a lungo, prendendosi del tempo, cercando le parole adatte, “tu sei diversa da tutte le altre ragazze che conosco. Questa cosa mi… attrae.”
Sembrava che avesse compiuto chissà quale sforzo assurdo per pronunciare quell’ultima parola che, dalla sua espressione facciale e dal tono, riusciva a sembrare quasi una disgustosa offesa.
 Malfoy funzionava al contrario: odiava mostrare il meglio di sé.
“Con tutto il rispetto per questo tuo…ehm, sentimento”, cominciò Hermione “a me questa dichiarazione sembra un po’ paradossale. Sai bene che tra noi non può esserci niente, e che io non sono libera.”
Draco Malfoy annuì, come se stesse considerando l’ovvietà delle parole della compagna. Tuttavia non si allontanò da lei, anzi, parve protendersi ancora di più verso il suo volto.
Hermione riuscì a sentire il suo fiato caldo, che sapeva di menta.
Non era mai stata tanto vicina a Draco Malfoy in tutta la sua vita.
“Che ne dici se adesso andassimo a dormire e dimenticassimo questa conversazione?”, chiese titubante lei.
Il cuore parve placarsi per qualche secondo e riprese a battere ad un ritmo quasi normale. La situazione pareva essere in via di assestamento. Anche quella calda sensazione, che si espandeva per tutto il suo corpo, ormai non erompeva più come qualche minuto prima. Tutto stava tornando alla sua regolarità, ed anche Hermione.
“Vorrei poterlo fare. Ma non posso.”
Malfoy si avvicinò ancora una volta, e in maniera così improvvisa che, senza volerlo, Hermione se lo ritrovò quasi sulle labbra.
I loro nasi potevano sfiorarsi, il fiato di Draco la colpiva in pieno volto, e per la prima volta Hermione riuscì a sentire il suo profumo.
Aveva un odore pungente, ma inaspettatamente piacevole, tanto da turbarla.
Per qualche improbabile  ragione, pensò che sarebbe stato meglio non aver mai conosciuto il profumo dell’acqua di colonia di Malfoy. Infatti, da quel momento, ne avrebbe serbato sempre il conturbante ricordo.
“Granger, tu non mi piaci…”,le soffiò sulla bocca. “Per piacermi dovrei considerarti simpatica. No, non ti trovo simpatica. Non potresti mai piacermi. Sei una Grifondoro, sei un’amica di Potter, sei una… Mezzosangue.”
A quelle parole Hermione trattenne il fiato. Ma, per la prima volta, quell’appellativo non le sembrò un’offesa. Certo, le era stato rivolto con quell’intento, ma Draco l’aveva pronunciato come se le stesse professando un dolce complimento.
“Tu mi turbi, turbi il mio equilibrio di sempre. Ho cercato di non badare alle sensazioni che provo standoti di fronte, ma…”, continuò prendendole una ciocca di capelli ed odorandola. “qualcosa grida dentro di me, quando ti vedo, quando penso a te. Sei diventata un’ossessione.”
Hermione sussultò. Le mancava la forza per replicare, ma specialmente le mancava la forza fisica e psicologica per allontanarsi immediatamente da lui. Le gambe erano divenute molli e cedevoli. E poi c’era quel calore, quel calore forte e dirompente che le scomponeva i pensieri, che l’attraversava da parte a parte, che toccava ogni recondito punto del suo corpo.
Probabilmente il fatto che non si fosse ritratta a quel tocco e all’estrema vicinanza che ormai intercorreva tra i due, parve a Draco un segno d’assenso, e il ragazzo affondò il volto nel collo di Hermione, che immobilizzata, inerme,  cominciò a smettere di pensare. Sentiva soltanto le labbra di Draco che, fameliche, assaggiavano la consistenza della sua pelle.
La sensazione provata, così forte da non poter essere dimenticata, fu destabilizzante. Hermione aveva sempre creduto che, se qualcuno all’infuori di Ron l’avesse mai toccata, ne sarebbe stata disturbata, disgustata.
E poi si trattava di Malfoy! Tra di loro non c’era mai stato un rapporto civile. Tra di loro c’era sempre stato odio, risentimento, rancore, competizione.
Ma in un solo istante, uno soltanto, tutto era scomparso, lasciando il posto a quella nuova sensazione.
Le labbra del ragazzo continuavano la loro sapiente perlustrazione, ed Hermione, ormai priva di qualsiasi controllo, reclinò la testa all’indietro, accogliendo quelle fragili carezze.
Per la prima volta da quando Hermione lo conosceva, Draco le parve fragile, infinitamente vulnerabile.
E anche lei stessa, senza le difese che la sua controllata mente le metteva a disposizione, era ugualmente debole.
Lasciava che Draco Malfoy percorresse con le labbra il suo corpo, che la toccasse, senza opporre resistenza.
Le mani del ragazzo avevano preso a vagare sul suo corpo: le spalle, poi le braccia, la pancia, la schiena, fino ad infiltrarsi nella maglia, direttamente sulla pelle.
Il freddo contatto della carne con la sua carne diede ad Hermione il tempo di metabolizzare quanto stava accadendo, e la ragazza riacquisì un po’ della lucidità perduta.
Spostò con poca forza il corpo del ragazzo da sé.
“Draco, noi non possiamo”, tentò debolmente.
“Certo che possiamo”
Le carezze continuavano, e, se possibile, aumentavano d’intensità.
Il suo volto, così scuro, così leggero, così vicino, si fece più teso.
Le loro labbra si sfiorarono.
“Sai, è la prima volta che ti sento pronunciare il mio nome.”
Hermione sussultò, ma, nonostante tutto, non ebbe i riflessi pronti, e non seppe sottrarsi.
Era tutto così confuso, così ovattato, così inebriante.
Inebriante, sì. Come il vino.
Hermione era stordita, arrossata, incapace di ragionare e di scegliere.
In quel momento le sembrava di riuscire a sentire il cuore di Malfoy, di riuscire a leggergli dentro, di poter intepretare i suoi silenzi, i suoi momenti cupi. Forse lo voleva davvero. Forse non si ritraeva perché, in fondo, ne era felice.
Draco, senza chiedere permesso, si prese le sue labbra, le pretese.
La baciò con una passione che Hermione non aveva mai conosciuto. La baciò con forza, con trasporto, ma anche con dolcezza.
Chi era Draco Malfoy?
Il duro, il prepotente?
O quello strano ragazzo che si era presentato in biblioteca quella sera?
Senza sapere perché, Hermione aveva cominciato a ricambiare il bacio.
Lo stesso trasporto che credeva di poter provare solo per Ron, aveva improvvisamente preso spazio in lei, in misura forse persino maggiore.
Improvvisamente, ne ebbe paura. Con uno scatto, allontanò il suo volto da quello di Draco, lasciandolo impietrito, ansimante, con le labbra arrossate.
I suoi capelli, generalmente in perfetta tenuta, laccati all’indietro, erano scompigliati in modo insolito. Con quella capigliatura Draco sembrava un altro. Un ragazzo più vulnerabile, più umano.
“Malfoy… io… Ron…”, il suo corpo era troppo impegnato a non reagire alle sue carezze, per permettere alla sua mente di fornirle una frase che potesse avere un senso.
Il ragazzo si era destato dallo stato di estasi che pareva averlo assuefatto, ma non lasciò la presa. La guardò dritto negli occhi. “E’ a lui che stai pensando, a Weasleyuccio?”
“Non chiamarlo così!”, rispose indispettita. “Io… ecco, sto con lui. Lo sai, Malfoy. Lo sapevi.”
“Qualche secondo fa non sembrava che t’importasse così tanto.”
Provocatore. Maledetto provocatore!
Con quell’atteggiamento la stava facendo impazzire. E forse era proprio quello il problema.
Come aveva potuto lasciarsi andare a quel modo? Come aveva potuto permettergli di prendersi qualcosa che non era di nessun altro se non di Ron?
“M’importa!” disse a voce alta, mentre indietreggiava staccando le mani del ragazzo dalla sua schiena.
Draco la osservò allontanarsi per qualche secondo, poi sospirò.
“Va bene, Granger. Va bene.” Parve deluso, insoddisfatto.
Per un istante Hermione considerò l’idea che in lui potessero imperversare dei sentimenti umani. Considerò che potesse essere rimasto ferito da quel rifiuto, ma non poteva far altro che comportarsi in quel modo, per rispettare ciò che lei e Ron avevano costruito. Seppure Draco fosse divenuto stranamente più umano, tanto da generare in lei più che una sensazione, non poteva permettere che tutto quello che aveva sempre sognato di ottenere con Ron fosse distrutto, spazzato via da un errore.
“Mi dispiace, Malfoy, ma non possiamo fare questo errore.”
“Se dev’essere un errore, per te…”, disse lui, con palpabile risentimento.
Hermione deglutì, ancora una volta preoccupata per la sua reazione.
Non era abituata a misurare le parole con Draco, con il ragazzo che l’aveva trattata nel peggiore dei modi possibili, con la persona meno affidabile, meno accorta, meno sensibile che conoscesse. O con quella che lei pensava fosse tale, fino a quell’esatto momento.
“Hermione e Draco. Non ti sembra un errore?”, si giustificò la ragazza. “Insomma, io e te… chi non riderebbe?”
Calò il silenzio. I due ragazzi si guardarono come mai era accaduto. Ad Hermione tutto parve troppo strano per essere reale.
“Non l’avrebbe saputo nessuno.”, si limitò a dire, asciutto. “Era qualcosa che mi frullava per la mente da un po’. Volevo soddisfare questo mio desiderio. Weasleyuccio non l’avrebbe saputo mai.”
“Malfoy, non potrei mai fare nulla del genere a Ron per soddisfare un tuo capriccio. Io non sono così!” esclamò la ragazza, accorata.
“…come me.”, completò Draco in un sussurro.
Vi fu qualche secondo di silenzio in cui Hermione non replicò, prima che il ragazzo si decidesse a lasciare la stanza, senza tuttavia aggiungere una parola.
Era avvenuto tutto così in fretta, così inaspettatamente, che per molto tempo la ragazza si era chiesta se fosse davvero avvenuto, o se fosse stato frutto della sua immaginazione.
La candela restò accesa ancora per diversi minuti. Hermione, impalata in mezzo alla stanza, osservava il vuoto di fronte a sé con aria persa, aspettando che la ragione la raggiungesse.
Da quel giorno non aveva più potuto guardare Draco Malfoy negli occhi senza sentire un brivido percorrerle la schiena, senza sentirsi inebriata, ubriaca. Ecco cos’era divenuto Draco, per lei.
Come vino.
 
 
 
Di nuovo così vicini da potersi vedere, stavolta da soli.
Dopo diciott’anni, però, l’imbarazzo provato quella sera non pareva diminuito, ma, anzi, sconsideratamente sconfinato.
Hermione finse di non vede Draco, credendo che lui avrebbe fatto lo stesso, e gli passò avanti con lo sguardo basso, ma, inaspettatamente, si sentì chiamare.
“Hey, Granger… che c’è, non mi saluti?”
Un tuffo al cuore, ed una valanga di sensazioni distinte eppure omogeneamente mescolate. Un grido interiore: un “Sì”, o forse un “No”, perché neanche lei sapeva decifrare la reazione che il suo corpo aveva avuto.
I suoi organi presero ad attorcigliarsi in un miscuglio indistinto, e tutto parve fermarsi in quell’unico esatto istante.
Per quanto alla stessa Hermione non piacesse ammetterlo, e per quanto insensate e indecifrabili fossero per lei stessa le sensazioni provate al cospetto di Draco Malfoy, certo era che l’indifferenza non fosse contemplata tra i sentimenti provati.
“Malfoy!”, esclamò fingendo indifferenza, esperimento che non le era mai riuscito. “Non ti ho visto, e poi andavo di fretta.”
“Mi sembra che tu vada troppo di fretta…”, disse avvicinandosi “dove corri?”
Per la prima volta, dopo anni, le parve di trovarsi davanti a quello stesso Draco Malfoy che l’aveva stupita la sera in cui si erano baciati. Ripensare a quell’avvenimento, però, non faceva altro che metterla in difficoltà rendendola vulnerabile di fronte al nemico.
“Devo portare questa a mia figlia.”, tagliò corto mostrando la borsa.
“Il treno è già partito da un bel po’, Granger, arrivi tardi.”
Ormai i due erano davvero vicini, tanto vicini che se uno dei due avesse allungato il braccio avrebbe potuto toccare l’altro.
A scuola tante volte si erano trovati a questa distanza e, naturalmente, anche ad una distanza molto minore. Tuttavia ad Hermione, in quel momento, trascorsi ormai così tanti anni da quel periodo in cui stargli accanto ogni giorno era quasi un’abitudine, tutto sembrava così paradossale!
“Devo trovare un modo per spedire a mia figlia le sue cose.”
“Devi mandargliele via gufo, non c’è alternativa.”, sentenziò, avvicinandosi ancora un po’.
Dio, perché si avvicinava in quella maniera? E con quell’espressione?
E perché era ancora così bello?
Nel guardarlo Hermione notò che aveva cambiato pettinatura, e che, rispetto alle ultime volte in cui si erano incrociati, era dimagrito, smunto, ma ciò non gli impediva di conservare il suo dannatissimo fascino.
Lo guardò dritto negli occhi, e ne ricordò il colore.
In questi anni di lontananza aveva quasi dimenticato il suo aspetto, e non ne ricordava più i precisi lineamenti, né tantomeno il colore esatto dei suoi occhi.
“Draco, tu hai gli occhi azzurri.” , le sfuggì senza che riuscisse a controllare la sua maledetta istintiva constatazione.
L’uomo restò interdetto per qualche istante.
“Mamma che acume, Granger!”
“Non… non lo ricordavo.” Perfetto! Adesso cominciava persino a balbettare.
“Li ho sempre avuti di questo colore, Granger. Non ho utilizzato nessun incantesimo per rendermi più affascinante. D’altronde, non ne ho bisogno.”
Hermione scoppiò a ridere in modo così convulso da riuscire a sembrare un’isterica. “Già! Quale donna potrebbe mai pretendere un uomo dal fascino più dirompente?”
“Tu no, di certo.”
Quella risposta arrivò, inattesa e pungente, con una piccola lama in un punto delicato. La trafisse in un modo che non si aspettava.
“Che avresti da dire su Ron?”, riprese lei, alzando la voce e mostrando palesemente il fastidio che quella frase le aveva provocato.
“Su Weasley, nulla. Avrei da dire qualcosa sul tuo conto, invece.”
Si avvicinò ancora e pericolosamente, ricordandole quella notte in biblioteca, la notte che lei non si era mai perdonata, e per cui portava il peso ogni giorno nel suo rapporto con Ron.
“Che intendi?”
“Che non mi sembrava tu disdegnassi il mio fascino. Non un tempo, almeno. O mi sono sbagliato?”
Colpita ed affondata! Inutile nascondere ciò che appariva chiaro agli occhi di chi aveva vissuto insieme a lei quell’incredibile passione senza senso.
Come poteva negare?
“No, non ti sei sbagliato. Ma è passato tanto tempo, Malfoy. E poi, tra noi non è successo nulla.”
Si giustificò, chiarendo da subito la sua posizione, e riassumendo tutto il turbine di emozioni provate in una sola parola: nulla. Una sola, falsa parola.
“E che ne pensa Weasley, di quel nulla?”
Hermione sussultò.
“Non lo sa, vero?”, incalzò lui. Quella sicurezza che aveva sempre avuto, che spesso lo rendeva così insopportabile agli occhi di lei, continuava a sortire lo stesso effetto.
In quel momento lo avrebbe preso a sberle.
“Con un solo schiocco di dita, con un pizzico di impegno in più, io ti avrei avuta Granger. Ti avrei avuta anche solo per quella notte.”
Hermione sbottò in un’altra risata, questa volta isterica, senza cuore.
“Certo! Resta convinto di questo! Nessuno proverà a dissuaderti. Ora mi spiace, ma devo andare!”
Fece per voltarsi, ma una presa ferrea le strinse il polso, costringendola a restare lì dov’era.
“Perché, vorresti dire che mi avresti respinto?” le sussurrò all’orecchio, provocandole un brivido lungo la schiena.
Hermione s’irrigidì improvvisamente, senza riuscire a controllare le azioni del suo stesso corpo.
“Sì.”
Le parole, tuttavia, dicevano l’opposto. Hermione non l’avrebbe mai ammesso.
“Il tuo corpo non è d’accordo con te.”, continuò carezzandole il collo, all’attaccatura dei capelli.
Che Malfoy ci sapesse fare sin da ragazzo era un dato noto a tutta la scuola, ed Hermione l’aveva constatato sulla sua stessa pelle. Ma crescendo era diventato ancor più subdolo, ancor più provocatore, ma ancor più dannatamente provocante.
Come era accaduto una notte di circa diciott’anni prima, le sue labbra si erano impossessate nuovamente del collo di lei. Le stesse sensazioni provate da ragazza si riappropriarono del suo organismo, rendendola schiava di quella passione che non era mai riuscita a spiegarsi.
Riusciva a sentire Draco in ogni parte di lei, come se a toccarla fossero mille labbra, mille mani. Lo sentiva dappertutto, in ogni piccolo anfratto di pelle, persino dentro, dove lui non era mai stato.
Tante volte, nel corso degli anni, aveva pensato a cosa sarebbe successo se avesse ceduto a Draco, quella notte. Di certo con Ron non sarebbe stato più lo stesso, e lei non avrebbe avuto il coraggio di lasciarlo all’oscuro di tutto. Avrebbe dovuto confessare, e Ron non l’avrebbe perdonata mai, non se il ragazzo con cui lei lo aveva tradito fosse stato Malfoy.
A pensarci, aveva sempre creduto che la sua vita sarebbe stata distrutta, e il suo futuro con Ron compromesso, e ringraziava il proprio autocontrollo, la propria mente, Dio, qualsiasi cosa fosse che l’aveva improvvisamente svegliata dall’estasi della passione, e l’aveva resa di nuovo cosciente.
Tuttavia Malfoy aveva ragione: c’era mancato davvero poco perché lei finisse insieme a lui, almeno per quella notte. Forse il giorno dopo si sarebbe pentita, avrebbe sofferto, si sarebbe disperata, ma non quella notte. Quella notte l’aveva desiderato davvero, e fino in fondo. Quella notte l’avrebbe accolto, se lui avesse insistito ancora. Non avrebbe avuto abbastanza controllo, abbastanza forza, per non cedere a quei tocchi.
E forse per questo adesso, memore del passato, consapevole che tante volte si era chiesta come sarebbe stato, cosa avrebbe provato, non si stava ritraendo.
Accoglieva le sue carezze come se fosse una donna libera, come se non ci fosse nessun Ronald Weasley, nessuna Rose, nessun Hugo.
Non c’erano vincoli. Le era Hermione, era una donna libera, ed aveva di fronte a sé Draco Malfoy, che ce la stava mettendo davvero tutta per farle perdere la testa.
Rieccola, quella sensazione inebriante che l’aveva assorbita quella sera, in biblioteca. Riecco lo stesso vuoto, nella mente. E di nuovo Draco era la causa di tutto questo. Draco, come vino.
“Draco…”, sussurrò avvicinando il suo volto a quello dell’uomo.
Un altro millimetro e le loro labbra si sarebbero toccate.
Un altro millimetro e le distanze, gli anni di lontananza sarebbero stati annientati.
Un altro millimetro, e niente più Ron.
Un altro millimetro, e il Paradiso.
“A, a, a… Granger. Che cosa combini? Prima dici che mi avresti respinto, e adesso vorresti baciarmi?”
Hermione tornò con i piedi per terra in un secondo, e lo schianto fu tremendamente umiliante.
Il viso le si colorì di rosso tutto d’improvviso, e il cuore, quello strano muscolo che provava sempre a tradirla, smise la sua corsa accelerata verso il Paradiso.
Stava quasi per piangere, al pensiero di ciò che stava per fare, e di fronte ad un’umiliazione tanto grande. Decise di andar via; non avrebbe mai pianto di fronte a Draco Malfoy.
Ma mentre stava per farlo l’uomo le strinse nuovamente il polso.
“Hai fatto la tua scelta tanti anni fa, Granger. Non ricordi?”, la sua voce parve incrinata.”Hermione e Draco…chi non riderebbe?”
Hermione lo guardò dritto negli occhi, nonostante le lacrime minacciassero di uscire, copiose ed irriverenti. Nel farlo vide uno sguardo profondo, ferito. Draco era veramente diventato una persona?
Forse non lo avrebbe saputo mai, pensò la donna vedendolo voltarsi  e darle le spalle, per poi avviarsi all’uscita della stazione.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MadeleineDeCrecy