Cavalchiamo, in sella ai nostri destrieri, cavalchiamo. Probabilmente verso morte certa. Una carica di cavalleria contro delle mitragliatrici, noi armati di sciabole e loro di cannoni. Ma a oarte questo non ho paura. Cavalco al trotto, guardando avanti, tenendo la testa alta e la ciabola nella mano destra mentre con la sinistra tengo le redini e guido il mio destriero.
Arriva un ordine all'improvviso, si carica, al galoppo, dopo di che, si parte più velocemente. Le sciabole si alzano in direzione del nemico, mentre i nostri ufficiali ci incitano e ci incoraggiano. Io cavalco senza pensare a niente, tranne che a una canzone che aveva sentito molto tempo prima, ma non ricordavo più le parole. Infine arrivaiamo a circa un centinaio di metri da loro e iniziano a fischiare in aria i colpi delle mitragliatrici e l'artiglieria inzia a cannoneggiarci. Io rieco a cavalcare ancora per qualche minuto e sento "Alla caric..." la frase è pronunciata dal mio comandante ma non la terminà perché un colpo di cannone lo colisce in pieno. Io riesco a perccorrere ancora alcuni metri, ormai il battaglione è disintergato, sono poche decine i superstiti, e mentre penso a questo sento un fischio, poi un fortissimo dolore al petto, poi un proiettile mi colpissce in testa. Buio.
In onore di tutti i soldati caduti nella pirima e nella seconda guerra mondiale delle unità di cavalleria.