Fanfic su artisti musicali > Green Day
Ricorda la storia  |      
Autore: Sashuras    04/01/2013    3 recensioni
"Dalla possente finestra del salone, quasi nascosto, Joey rimase a fissare la figura del padre, perso in chissà quali pensieri. Lui era un ometto ormai e non avrebbe dato segni di cedimento. Ma dentro piangeva, aveva l’anima a pezzi. Niente per lui era più importante del padre, e vederlo andare via senza sapere quando sarebbe tornato, non gli piaceva, gli puzzava di morte. "
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Introduzione!
Sisi, lo so che vi scoccia l'introduzione, bhe vi confesso che spesso neanche io la leggo prima di cominciare un romanzo, ok? ok!
Niente, questa one-shot è dedicata alla coraggiosa famiglia Armstrong, che davvero ammiro per la sua forza ed unione. Forse non tutti sanno le palate di merda (goodbye finezza) che sono state spalate su di loro in questo momento, tra l'altro, così difficile e delicato. A quei poveri ragazzi è stato detto di tutto e la povera Adrienne ha dovuto ascoltare cose poco piacevoli (e false!) su suo marito. Con quale coraggio si puo infliggere dolore in un momento così particolare?
Cara famiglia Armstrong, gli idiots ci sono e ci saranno sempre e, così come una vera famiglia, vi proteggerà e sosterrà in ogni momento. 


Ps: ovviamente è tutto puramente inventato, i fatti non sono avvenuti realmente (credo) ed è tutto frutto della mia testa di minchia ^^

Detto ciò spero che la shot vi piaccia!
Buona Lettura!


Rage and Love
your Sasha.




Call us ArmSTRONG!


Joey stava posando il libro di matematica nell’armadietto, scambiandolo con quelli di storia dell’arte, l’ultima materia, per fortuna, di quella pesantissima giornata. Nei corridoi dell’istituto regnava il silenzio e quei pochi rumori che si potevano percepire altro non erano che le porte delle aule che continuamente si aprivano e si chiudevano. D’un tratto qualcuno chiuse con forza l’armadietto del ragazzo.
- Ancora per i corridoi Armstrong? La tua lezione è già iniziata da un pezzo! – era quel rompipalle di Jimmy Park, un ragazzo possente dalla chioma corvina, un figlio di papà pronto a mettere zizzagna ove gli piacesse.
- Bhe non mi sembra che tu sia a lezione Park, cos’è, ti sei per caso perso per i corridoi della scuola? – e nel dire ciò, Joey gli voltò le spalle e fece per dirigersi all’aula 13.
- Senti chi parla, il figlio nato ‘per caso’ – gli gridò dietro Jimmy. Joey si fermò di scatto.
- Cos’hai detto? –
- Suvvia Armstrong, tutta la scuola sa quanto tuo padre fosse ubriaco mentre ti ‘concepiva’. Scommetto che neanche lo voleva un figlio! -
- Chiudi quella fogna Jimmy, non sei nessuno per giudicare mio padre! –
- Non sto giudicando nessuno, caro Armstrong, è un dato di fatto. Com’ è un dato di fatto che sia un ubriaco fradicio e anche drogato, almeno producesse buona musica, ma ormai anche quella è venduta. Sai, non mi sorprenderebbe se uscisse fuori che picchia la moglie – fece una risatina, guardando i compagni ai lati, che lo imitarono. Joey diventò rosso in viso dalla rabbia, sentiva che se avesse anche solo riaperto bocca gli sarebbe saltato addosso.
- Che c’è Asrmstrong – aggiunse poi con quel sorrisino viziato–  non è forse vero che il tuo paparino è drogato? – Joey non ci vide più dalla rabbia. Fece cadere i volumi di arte per terra e sganciò un pugno feroce dritto sul muso di Jimmy. Il ragazzo perse l’equilibrio e cadde per terra, dolorante. Per sfortuna, in quel mentre, il direttor Smith stava passando proprio per quel corridoio, intento a controllare che tutto fosse a posto. Jimmy approfittò della situazione e cominciò ad urlare:
- Aiaaaaaaaaa, che maleeeee, ma perché lo fai, basta, ti prego, basta – Joey  non lo stava neanche sfiorando ma troppo tardi, il preside notò il gran baccano e si avvicinò di corsa ai due.
- Joseph Marciano Armstrong in presidenza, ora – sbraitò il signor Smith arrabbiato. “Merda, questa me la pagherai Jimmy” pensò e rivolse un ultimo sguardo all’attore, il quale ricambiò con un sorrisino compiaciuto. Stronzo.
 
Non passò molto tempo che varcò la porta della presidenza anche Billie Joe Armstrong, padre di Joey, chiamato dal preside in persona.
- Signor Smith – fece Billie togliendosi il cappellino – ci si rivede! –
- Signor Armstrong, piacere mio di rivederla, peccato non per buone notizie – e posò lo sguardo su Joey, seduto su una sedia dinnanzi la scrivania del preside, braccia conserte ed ancora furente dalla rabbia. I due Armstrong si guardarono negli occhi, poi Billie esclamò:
- Cos’è successo signor Smith? – sedendosi anch’egli.
-  L’ho trovato fare a botte con Jimmy Park nei corridoi. Ormai dovresti conoscere bene il regolamento Joey – Si, non era la prima volta che il ragazzo finisse in presidenza. Non era di certo un tipo violento o attaccabrighe, ma si sa, essere figli di una superstar porta anche una serie di svantaggi, tra cui anche i continui insulti e provocazioni, ai quali Joey non poteva resistere, doveva sferrare un cazzotto in bocca a colui che stesse parlando male delle sua famiglia, fargli un occhione nero di rabbia che se lo sarebbe ricordato per il resto dei suoi giorni. Per fortuna il preside Smith questo lo capiva e cercava in tutti i modi di allungare ciò che separava il ragazzo dalla sospensione.
- Niente risse all’interno dell’istituto. Joseph non voglio che questo si ripeta, per questa volta passi con una nota disciplinare, ma bada che non sarò così clemente la prossima volta. – disse il signor Smith, avvicinando il suo viso a quello di Joey – è d’accordo con me signor Armstrong? – tirando in ballo il povero Billie. Cosa poteva dire lui? Di certo non era stato uno studente modello a quell’età, perciò si limito ad annuire in silenzio. Smith scrisse qualcosa di incomprensibile sul suo taccuino, si alzò dalla sua grande poltrona e salutò padre e figlio, sperando di rivederli in occasioni migliori.
 
I due attraversarono il giardino della scuola in silenzio, Billie aveva lo sguardo basso e camminava a passo veloce diretto verso il suo veicolo, Joey dietro aveva smaltito in parte la rabbia accumulata durante quella mattinata. Stavano per salire in macchina, quando Joey esclamò:
- Papà… -
- Si? – disse Billie con sguardo interrogativo.
- Posso guidare io? Eddai eddai! Giuro che non faccio danni! –
- Acchiappa! – disse il padre lanciandogli il mazzo di chiavi che avrebbero messo in azione l’auto, si scambiarono di posto e si ficcarono entrambi in quel catorcio che avevano come auto .
 - Perché hai fatto a botte? – chiese Billie al figlio prima che accendesse il motore.
- Al solito, aveva cominciato a sparare cazzate sulla nostra famiglia. Scusa pà, ma non ho resistito – disse amareggiato ma, infondo, soddisfatto e mise in moto l’auto. “E’ stato bello sferrare un bel pugno a quello stronzo” pensò.
- Non ti preoccupare Joey – disse secco il padre. Il ragazzo notò che qualcosa non andava, si sarebbe aspettato una reazione diversa, una cosa tipo “Hai fatto bene, quel coglione, ma esiste davvero gente di merda così?!” oppure “Grande Joey, fai vedere a quel pezzo di merda chi sono gli Armstrong!!”. E invece no, solo una secca risposta, che di certo non faceva parte del carattere del padre, esuberante ed energico nonostante i suoi 40 anni suonati. Buttò uno sguardo disattendo dallo specchietto al sedile posteriore e notò un grosso borsone nero.
- Devi partire per un’altra data? – chiese Joey curioso.
- Mmmmmh, non proprio –
- Vai a trovare la nonna? –
- Non direi – Billie Joe ridacchiò
- Studio di registrazione? Oasi naturale del WWF? Area 51? –
Billie Joe sospirò. – Riabilitazione – Joey sgranò gli occhi e d’istinto premette sul freno facendo sobbalzare la vecchia auto e tutto quel che c’era al suo interno.
- Cazzo Joey, così finiamo dritti in ospedale però! – disse il padre, colto di sorpresa dalla reazione del figlio.
- COSA?! RIABILITAZIONE?! Dico io ma ti sei fumato anche quel poco di cervello che ti eri rimasto?! – esclamò arrabbiato Joey. La macchina era ancora ferma nel centro della strada – Come cavolo ti è saltato in mente una cosa del genere, eh? Papà chi cazzo te le ha messe in testa questa stupida idea? –
- Nessuno – affermò con tono di rammarico – l’ho deciso da solo -. Qualcuno da dietro bussò, si poteva dire avessero bloccato l’intera circolazione. Silenziosamente, Joey rimise in moto il veicolo, con una certa veemenza nei gesti. Questa storia non gli andava giù. Il viaggio proseguì nel più assoluto dei silenzi, fin quando non parcheggiarono appena fuori casa.
- Bene, tu vai a casa, io devo andare – Billie Joe fece per scendere, ma Joey gli afferrò il braccio.
- Tu non vai da nessuna parte, papà, tu resti con noi. Ragiona, può curarti mamma, è brava in queste cose ed è sicuramente migliore di quei dementi della riabilitazione. Resta con noi – e lo guardò con occhi imploranti.
- Lasciami andare. Tornerò presto, lo prometto. Ma devo farlo – e cercò di scrollarsi dalla presa del figlio, scese dall’auto e aprì la portiera di Joey  – Forza, scendi – ed egli scese, guardando nel verde intenso degli occhi del padre.
- Ti rendi conto di quello che stai facendo? Ci abbandoni, ancora. Non ti sembra abbastanza sparire per settimane in giro per il mondo, eh papà? Ma a noi non ci pensi ogni tanto? Non dirmi che è stato quello che è successo a Las Vegas a farti venire queste strane idee per la testa! AVEVI RAGIONE! Avevi fottutamente ragione papà, ubriaco o no non hai fatto altro che dire la schifosa verità, l’hai denunciato davanti a milioni di persone cosa cazzo sta succedendo nel mondo della musica! E tu che fai? Stai al loro gioco! Ora tutti crederanno che è stata solo una sbronza a farti dire quelle cose, ma io lo so che tu le pensavi davvero, allora perché cazzo non dimostrarlo?! Che fai, stai al gioco di questa società del cazzo? – Joey era fuori di se.
- Chiudi quella cazzo di bocca Joey! – risposte infuriato Billie – MA PER CHI CAZZO CREDI CHE LO FACCIA, EH? Lo faccio per te, per Jakob, per tua madre, per la nostra famiglia e per la band! Non ho scelta, devo andarci per forza o da questa situazione di merda non se ne esce! Credi che io mi diverta? Bhe sbagliato ragazzo mio, NON E’ COSì. Non me ne frega un cazzo di quello che dice e pensa questa fottuta società, adesso ciò di cui mi importa siete voi, la cosa più importante della mia vita! Siete la mia famiglia, la cosa più bella che dio potesse regalarmi, e non posso perdervi, non posso rovinare tutto per una bottiglia di birra! Ho esagerato e devo pagarne le conseguenze. – a questo punto entrambi avevano le lacrime agli occhi, lacrime di rabbia. Mentre parlava, Billie teneva fermo il suo sguardo in quello di Joey: l’aveva visto nascere, aveva provato il brivido dietro la schiena la prima volta che l’aveva chiamato ‘papà’, ricordava quando lo faceva partecipe delle sue composizioni , facendolo sedere sulle sue ginocchia  con chitarra alla mano. E più ci pensava, più si ripeteva che non poteva perdere quel tesoro, non se ne sarebbe andato per colpa di una sbronza, non avrebbe distrutto la SUA famiglia per una birra di troppo. E Fanculo quello che pensava la gente! Alla fine la tensione tra i due si sciolse in un abbraccio che solo padre e figlio possono darsi. Si strinsero forte, in quell’insieme di rabbia ed amore, mischiando le lacrime e confondendo i pensieri. Potevano provare reciprocamente tutto l’odio possibile, ma Billie era suo padre e Joey suo figlio, e nessun media o scandalo di gossip poteva rompere questo legame, niente avrebbe distrutto il loro amore, nato prima ancora che il figlio nascesse.
- Quanto tornerai papà? –
- Non lo so Joey, non lo so, spero solo il prima possibile … -
Alla fine mollarono quella presa, si guardarono negli occhi, ancora una volta, e sorrisero. Bj allungò una mano e Joey gliela strinse, così come si fa tra veri uomini.
- Buona fortuna vecchio mio! – e nel dire ciò, ancora una lacrimuccia bagnò il suo viso.
- Mi raccomando, prenditi cura di mamma – disse il padre, con quello sguardo sincero che ai concerti nascondeva, quello che dedicava solo alle persone a lui più vicine, a quelle che lo conoscevano bene.
Finì finalmente quel lungo contatto visivo tra quegli occhi smeraldini e quelli marroncino frizzanti, Joey corse verso casa. Prima si sarebbe staccato da lui, meno avrebbe sofferto.
- Hey – disse infine Billie Joe.
- Dimmi pà –
- E comunque non sono vecchio! –
Joey rise ed entrò presto in casa. Billie Joe rimase a fissare la sua villetta ancora un po’. Chissà quando ci sarebbe tornato, chissà quando sarebbe potuto tornare alla sua normale vita (per quanto si potesse definire tale!). Fu tentato dal mollare tutto, dal credere che infondo Joey aveva ragione. Ma ormai era troppo tardi, il suo appuntamento era vicino e non si sarebbe tirato indietro.
Dalla possente finestra del salone, quasi nascosto, Joey rimase a fissare la figura del padre, perso in chissà quali pensieri. Lui era un ometto ormai e non avrebbe dato segni di cedimento. Ma dentro piangeva, aveva l’anima a pezzi. Niente per lui era più importante del padre, e vederlo andare via senza sapere quando sarebbe tornato, non gli piaceva, gli puzzava di morte. Così corse a rifugiarsi in camera sua, sfogando la sua rabbia contro la povera batteria, quando ormai la figura del padre era già scomparsa.
 
 
Il mattino seguente Joey scese le scale di casa per dirigersi in cucina a fare colazione. Dopo una lunga dormita ed uno sfogo con la musica stava già meglio. Entrò nella cucina ed una scena agghiacciante gli si parò contro. Giornali, riviste, intagli sparsi ovunque sul grande tavolo. E poi c’era Adrienne, gli occhi rossi dalle lacrime, quel poco di trucco che le era rimasto della sera prima si era sciolto in tanti fiumi neri vorticosi sulle sue guance. Le labbra tremavano e le sue mani altrettanto. Joey non capì fin quando non lesse gli articoli sparsi alla rinfusa “Billie Joe Armstrong ricoverato!” “Shock per il mondo della musica punk-rock!” “Il leader dei Green Day in riabilitazione, tutte le date del 2012 annullate!” “Dopo Las Vegas arrivano le certezze: Billie Joe faceva uso di droghe” e mentre leggeva volgeva un occhio impaurito alla madre.
- Chi gliele ha raccontate mamma? Chi ha passato queste notizie?? –
Adrienne scosse la testa e disse singhiozzando – No.. Non lo so .. – Joey le se avvicinò e la strinse forte. Voleva farle sentire tutto l’amore possibile, tutto ciò che un figlio può dare a una madre, seppur consapevole che il suo vuoto era incolmabile. Adie chiuse gli occhi e forzò ancora di più quell’abbraccio.
Jakob scese di corsa le scale e giunto in cucina esclamò con rabbia – Ma si può sapere che cazzo stanno farneticando alla tv e in radio?! Stanno sparando un mucchio di cazzate su papà! Mamma dobbiamo fermali, cazzo, dobbiamo dire che non è vero, denunciamoli, andiamo! – ma poi il suo volto si posò su quel dolce abbraccio. Capì che niente si poteva fare. Era inutile combattere contro l’ignoranza altrui, di una notizia giunta sbagliata e troppo in fretta, ai giornalisti bastava spalare un po’ di merda sulla reputazione di suo padre per guadagnarne milioni, dimenticando forse l’aspetto più importante: il perché di quel gesto. Si, forse Billie poteva sembrare uno sconsiderato senza buon senso, ma una cosa era certa: nessuno su quel pianeta amava la sua famiglia più di lui. Dopo tutto quel che aveva passato, aveva imparato ad amare con tutto se stesso chi gli stava vicino. Adrienne, Jakob, Joey, i Green Day, i suoi fans, erano tutta la sua vita, tutto ciò di cui avesse realmente bisogno, la musica. Il più piccolo di casa Armstrong si unì a quell’ abbraccio durato secoli. Si, un quadretto perfetto se non fosse mancato lui, uno dei componenti principali di quella stramba e travagliata famigliola. Adrienne fu la prima a staccarsi, con le mani accarezzò le guance dei figli. Con una quella di Jakob Danger Armstrong, con l’altra quella di Joseph Marciano Armstrong, i suoi figli, il suo profondo legame con Billie Joe Armstrong, l’uomo straordinario che aveva sposato e che da tanto tempo, ormai, amava più della sua stessa vita.
- Sapete chi siamo, noi? Siamo la famiglia Armstrong. Come abbiamo superato altro, supereremo anche questo. E torneremo più forti di prima – baciò la fronte dei due – e papà sarà fiero di noi.   
 
 

 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: Sashuras