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Autore: Glirnardir    04/01/2013    2 recensioni
Riassunto: Merry e Pipino ottengono più sorprese del previsto quando i Nani vengono in visita a Casa Baggins.
Storia completa.
Questa storia (come tutte quelle che pubblicherò in futuro, credo) non è mia. Io l'ho semplicemente tradotta per farvi conoscere la meravigliosa autrice Dreamflower. Per chi fosse interessato alla versione originale, la trovate qui (http://www.storiesofarda.com/chapterlistview.asp?SID=2824).
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Frodo, Merry, Pipino, Sam
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.d.T.: Questa storia non è mia. Io l'ho semplicemente tradotta per farvi conoscere le meravigliose autrici Dreamflower e Marigold, che hanno collaborato nella stesura di questo racconto. Per chi fosse interessato alla versione originale, la trovate qui: http://www.storiesofarda.com/chapterlistview.asp?SID=2824.

In questa storia, Frodo ha 31 anni, Sam ne ha 20, Merry ne ha appena compiuti 18 e Pipino non ne ha ancora 10 (l'equivalente di 20, 13, 12 e 6 in anni umani).

Capitolo I

     “Bene, ragazzi, eccoci arrivati,” disse Bilbo mentre si fermavano davanti al cancelletto di Casa Baggins. Pipino, che fino a un attimo prima dormiva beatamente tra le braccia di Merry, si stiracchiò e si mise a sedere. Frodo saltò giù dal suo posto a cassetta e prese un paio di valigie dal carro.
     “Frodo, potresti andare ad aprire la porta, per favore?” chiese Bilbo. “Buon pomeriggio, Mastro Hamfast e Samvise.”
     Il giardiniere e suo figlio avevano smesso di potare la siepe vedendo avvicinarsi il carro.
     “Buon giorno, signor Bilbo,” disse il Gaffiere. “Avete fatto buon viaggio?”
     “Passabile,” disse Bilbo. “Samvise, potresti occuparti del carro e del pony?”
     Sam annuì e prese le redini. Anche Merry scese dal carro. Aiutò Pipino a tirarsi su, quindi disse: “Darò una mano a Sam col carro e col pony.”
     Il piccolo Pipino se ne stette lì tutto barcollante, strofinandosi gli occhi annebbiati per qualche momento, finché Bilbo non lo prese per mano. “Su, Pipino, vieni con me nella caverna.”
     “È arrivata l’ora del tè, cugino Bilbo? Ho fame!” disse il quasi decenne, riacquistando un po’ di vigore. La sera prima, Bilbo era stato molto indulgente e aveva permesso loro di restare alzati fino a tardi. Avevano pernottato dai Bolgeri di Villa Tassi, vicino a Boldigenio, e i ragazzi si erano divertiti un mondo con Grassotto, Estella e Folco, un amico di Grassotto che in quell’occasione aveva passato la notte con loro. Ma quella mattina Pipino aveva avuto difficoltà a svegliarsi così presto, e si era riaddormentato in braccio a Merry dopo la breve sosta che avevano fatto per pranzo.
     Bilbo scoppiò a ridere. “Non ancora, ma scommetto che troveremo nella dispensa qualcosa per tenerti allegro fino ad allora, mio caro. ”
 
 
     Nella piccola stalla, Merry e Sam cominciarono a togliere i finimenti al pony.
     “Avete passato un buon compleanno, signor Merry?” chiese Sam.
     Merry trattenne un sospiro. Durante la sua ultima visita a Casa Baggins, Sam aveva cominciato a incollare quel ‘signor’ al suo nome, e Merry proprio non riusciva a togliergli quella cattiva abitudine. Era un po’ imbarazzante, soprattutto perché Sam aveva due anni più di lui. Frodo gli aveva detto di lasciar perdere, altrimenti Sam sarebbe finito nei guai con il Gaffiere, ma Merry sentiva la mancanza dei tempi in cui erano stati compagni di gioco.
     “Sì, Sam. Avrei voluto che ci fossi anche tu.”
     “Mi sarebbe piaciuto, signor Merry, ma il Gaffiere aveva bisogno di me, e la Terra di Buck è parecchio lontana. Magari un giorno potrei passare da quelle parti.”
     Merry annuì, e per alcuni minuti i due ragazzi si concentrarono esclusivamente sul loro compito. Quando ebbero finito, Merry s’infilò una mano in tasca. “Ti ho portato un regalo di compleanno, Sam.”
     I caldi occhi castani di Sam si accesero quando Merry gli porse timidamente il pacchetto, avvolto in un pezzo di stoffa e chiuso con un po’ di spago.
     Merry rimase a guardare mentre Sam slegava il nastro e il tessuto cadeva via, rivelando un coltello dalla lama corta e tozza, con un manico di legno leggermente incurvato. “Il giardiniere di Villa Brandy ne ha uno uguale a questo - dice che è molto utile per fare tagli, trapianti e cose di questo genere.”
     Sam sorrise. “Che pensiero gentile, signor Merry!” Ma poi si rabbuiò. “Non so se il Gaffiere troverebbe appropriato che io abbia ricevuto un così bel dono.”
     Merry arrossì e distolse lo sguardo. “Tu digli che era un vecchio mathom di cui non importava più niente a nessuno.”
     Sam sollevò la testa di scatto, perché sapevano entrambi che era una bugia, ma Merry non voleva che il padre di Sam lo costringesse a restituire il regalo. Lo aveva scelto apposta per Sam quando lo stagnino di Brea era passato da loro.
     “Grazie, signor Merry.”
 
 
     In cucina, Frodo era occupato a preparare del tè, mentre Bilbo tagliava alcuni tramezzini e tirava fuori la scatola dei biscotti.
     Pipino sedeva al tavolo, facendo dondolare le gambette, e agitandosi tutto impaziente. Bilbo gli aveva dato una pera per tirarlo su, ma il piccolo hobbit l’aveva spazzolata via in men che non si dica. “Ci sono tortine al miele, cugino Bilbo?” squittì.
     Bilbo rise. “No, ma non vedo perché non dovrebbero essercene all’ora del tè.”
     In quel momento arrivò Merry, e si sedettero tutti per fare uno spuntino.
     Bilbo cominciava a sentirsi un po’ preoccupato per lo stato della sua dispensa. A volte dimenticava la quantità di alimenti necessaria  quando i giovani cugini di Frodo venivano a stare da loro. Il suo pupillo si stava per lasciare alle spalle gli insaziabili anni degli enti, ma presto Merry ci sarebbe entrato. E l’appetito di Pipino era già diventato leggendario. Bilbo rabbrividì al pensiero di come sarebbe stato una volta entrato negli enti.
     “Frodo, ragazzo mio, ho bisogno che tu vada al mercato questo pomeriggio, prima che chiuda. Preparo subito la lista della spesa.”
     In poco tempo la lista fu completata. “Pipino,” disse Bilbo, “preferisci andare al mercato con Frodo e Merry, oppure stare a casa e aiutarmi a preparare le tortine al miele?”
     Pipino spalancò gli occhioni verdi. Era una decisione davvero ardua. Andare al mercato sarebbe stato divertente, soprattutto con Merry e il suo Frodo. D’altra parte, per un motivo o per l’altro, sembrava che i grandi non volessero quasi mai che Pipino li aiutasse in cucina. E forse il cugino Bilbo gli avrebbe raccontato le storie mentre lavoravano… “Ti aiuto con le tortine al miele.”
     Bilbo rise, e Frodo si sentì sollevato. Seguire gli spostamenti di Pipino al mercato non era difficile - bastava seguire la scia di piccoli e grandi disastri.
 
 
     Frodo e Merry scesero lungo la Collina, spingendo il carretto a mano che avrebbero usato per gli acquisti di Bilbo. Quando arrivarono alle pendici, Merry scoppiò a ridere.
     “Ricordi? Fu in questo preciso punto che tirasti un pugno sul naso a Lotho!”
     Frodo sorrise. “È uno dei miei ricordi più belli che abbiano a che fare con lui. Non avrebbe mai dovuto metterti le mani addosso.”
     Merry scosse la testa, continuando a ridere. “Ne è valsa la pena. Se penso alla sua faccia - impagabile.”
     Andarono prima dal fornaio, poi dal macellaio, dal formaggiaio e infine dal droghiere; in poco tempo il carretto era pieno, e Merry aspettava nel viale mentre Frodo finiva di pagare il droghiere. In quel momento udì uno scalpitio di zoccoli, e rimase sbalordito da ciò che vide.
     “Frodo!” gridò.
     Suo cugino arrivò in quel momento, riponendo cautamente il resto nel borsellino datogli da Bilbo. “Cosa c’è, Merry?”
     “Guarda!” disse, puntando l’indice.
     Quelli che passavano di lì, attirandosi gli sguardi di quei due giovanotti ma non solo, erano quattro Nani a dorso di pony che si portavano dietro altri due cavallini carichi di bagagli. Rimasero a guardare con occhi sgranati gli strani cavalieri che avanzavano sulla strada.
     Merry si voltò verso Frodo. “Scommetto di sapere dove sono diretti!”
     Frodo scoppiò a ridere. “Non è una scommessa valida, cugino. Sai bene quanto me qual è la loro destinazione.”
     Merry fece per lanciarsi dietro di loro, ma il braccio di Frodo fu più veloce di lui e lo afferrò per il colletto. “Non dimenticare che dobbiamo riportare a casa tutte queste cibarie. Non possiamo correre, e non intendo farmi la scarpinata da solo.”
     Merry lanciò uno sguardo al carretto. “Frodo, pensi che il cibo che abbiamo preso sarà sufficiente?”
 
 
     Bilbo pensò che avevano fatto un buon lavoro. Nel forno si potevano vedere una sfilza di invitanti tortine al miele che emanavano un profumo celestiale, e avevano quasi finito di pulire la cucina. In qualche modo gli sembrava di aver utilizzato un bel po’ di cucchiai e ciotole in più rispetto al necessario. C’era stata una piccola disavventura con la farina e un incidente con il miele, gran parte del quale, oltre che addosso a Pipino, gli era finito anche sotto i vestiti. Il ragazzino era completamente impolverato di farina, e spostava di qua e di là gli occhi verdi, che risaltavano notevolmente in mezzo al bianco del viso. Aveva farina nei capelli e sul pelo dei piedi, e ovviamente su tutti i vestiti. E sulla testa ricciuta gli era anche finito un po’ di miele. Il bambino sembrava addirittura più energico del solito, e Bilbo ricordò gli ammonimenti della cugina Tina, e più precisamente quelli che riguardavano Pipino e i dolci.
     Il ragazzino si era messo a saltellare su e giù, sprigionando nuvolette bianche a ogni rimbalzo. “Mi sa che abbiamo fatto delle ottime tortine al miele, cugino Bilbo, tu non credi? Aspetta solo che le vedano Merry e Frodo! Sai che mia madre non mi ha mai permesso di fare le tortine al miele? E nemmeno Vinca! Sarà gelosissima, ora che ci sono riuscito! Quando finiremo, cugino Bilbo? Hanno un profumino…” Il bambino fece una breve pausa per tirare il fiato, e Bilbo si sbalordì di quanto a lungo fosse capace di parlare senza farlo.
     In quel momento sentirono bussare alla porta. Oh, alla malora! Chi poteva mai essere? “Pipino, fa’ il bravo, vai a vedere chi c’è alla porta.”
     Pipino si mise a correre, e Bilbo si rese conto un momento troppo tardi che la comparsa del ragazzino sarebbe stata piuttosto conturbante per chiunque si fosse trovato alla porta. Oh, cielo! Si pulì le mani sul grembiule, preparandosi a scattare verso l’atrio.
     Pipino spalancò la porta e lanciò un grido. Quattro esseri grossi e pelosi erano in piedi sulla soglia. Uno di essi aprì la bocca per parlare: “Bilbo Baggins…?”
     Pipino si voltò e tornò a gran carriera verso la cucina, urlando: “Bilbo! Bilbo! Ci sono dei Nani!” Si fermò improvvisamente a metà strada, e tornò di corsa dai visitatori che aspettavano sullo zerbino. “Voi siete Nani, vero?”
     “Sì, ragazzo, e…”
     Pipino si lanciò in un’altra folle corsa, e stavolta andò a scontrarsi con Bilbo. “Cugino Bilbo, sono davvero dei Nani!” Fece per correre di nuovo alla porta, ma Bilbo gli afferrò vigorosamente la spalla con una mano e lo ricondusse alla porta in modo più decoroso.
     “Dori! Nori!” esclamò. “Che piacevole sorpresa! Entrate.” Guardò gli altri due Nani alle spalle dei suoi amici.
     “Bilbo,” disse Dori, “questi sono Nuri, figlio di Náin, e suo fratello Borin.”
     Bilbo fece un inchino, senza allentare la presa su Pipino, che tremava dall’emozione. “Bilbo Baggins al vostro servizio.”
     I due ricambiarono l’inchino. “Al vostro e della vostra famiglia,” risposero.
     “E chi è questo giovanotto?” Dori allungò una mano per dare un buffetto sulla testa di Pipino.
     “Ahi!” disse Pipino, e la mano di Dori, quando questi la ritrasse, era abbondantemente ricoperta di farina, miele e diversi capelli di colore castano.
     Bilbo soffocò un risolino. “Questo è il mio giovane cugino, Peregrino Tuc, detto Pipino, che è qui a farmi visita.” Strinse dolcemente la spalla a Pipino per rammentargli le buone maniere.
     Il piccolo Hobbit fece un piccolo inchino, quindi sollevò gli occhioni verdi che facevano capolino da sotto le sopracciglia. “Peregrino Tuc al vostro servizio.”
     I Nani sorrisero, affascinati da quel piccolo, garbato spiritello.
     Proprio in quel momento, Bilbo vide Frodo e Merry che venivano su per il sentiero spingendosi avanti il carretto.
     Ebbero luogo altre presentazioni. Frodo era il solo ad aver già fatto in passato la conoscenza di Dori e Nori. Terminati i convenevoli, lui e Merry portarono le provviste in cucina.
     I nuovi ospiti di Bilbo entrarono nella caverna, appendendo manti e cappucci nell’atrio. Dopodiché Bilbo li accompagnò nelle camere degli ospiti, seguito passo passo da Pipino, che li tempestava con un fiume di domande. Ma Bilbo continuò a trattenerlo con una mano sulla spalla, e non gli permise di seguire i Nani nelle loro stanze.
     “Vieni, Pipino,” disse tornando in cucina, dove trovarono Frodo e Merry intenti a sistemare i nuovi acquisti. “Ci penso io, ragazzi miei. Ho un altro compito da affidarvi…” S’interruppe un istante per avvolgersi la mano in uno spesso straccio ed estrarre dal forno le tortine al miele.
     “E cioè, zio Bilbo?” chiese Frodo, cauto. Conosceva Bilbo.
     “Prendete il giovane Peregrino e fategli un bagno prima del tè. Mi pare che sia un po’ appiccicoso.”
     Frodo e Merry si scambiarono uno sguardo ironicamente rassegnato. Pipino aveva indubbiamente bisogno di un bagno. Con un sospiro, portarono via il saltellante Tuc nella stanza da bagno.
     “Frodo! Merry! Avete visto i Nani? Secondo voi sono gli stessi Dori e Nori che accompagnarono il cugino Bilbo nelle sue avventure? Secondo voi quanto si fermeranno? Ai Nani piacciono i dolci al miele? Mi piacciono i loro occhi, però sono così pelosi…”
 
 
     I Nani avevano scaricato i bagagli dal dorso dei pony, e ora Borin stava per portare gli animali nella stalla. Bilbo chiamò Sam, chiedendogli di dare una mano al Nano. “Borin, questo è il figlio del mio giardiniere, Samvise Gamgee.”
     Sam arrossì fino alla punta delle orecchie, ma riuscì a fare un inchino. “Al vostro servizio, signor Borin, signore.”
     Borin sorrise. “Tutti i giovani hobbit sono così beneducati?” chiese mentre portavano i pony nella stalla.
     Se possibile, Sam diventò addirittura più rosso. “Ehm, be’, sapete, il signor Bilbo ci ha raccontato un sacco di storie sui Nani e su tante altre cose…” concluse balbettando, non sapendo bene che cosa aggiungere.
     “Ho sentito molto parlare di Mastro Bilbo Baggins. È incredibilmente ammirato dalla mia gente, soprattutto da quelli della mia famiglia che viaggiarono in sua compagnia.” Borin fece una pausa mentre finivano con un pony e si dedicavano all’altro. “Sbaglio o Mastro Baggins ha detto che tuo padre è giardiniere?”
     “Proprio così.”
     “Be’, non sono un grande intenditore, essendo più abituato alle caverne della mia gente, ma credo di non aver mai visto prima d’ora un giardino così ben curato.”
     Sam sorrise. “Il mio Gaffiere sarebbe felicissimo di sentirvelo dire, signor Borin.”
 
 
     Frodo smise per un attimo di passare la scopa per scostarsi dagli occhi i riccioli bagnati. Sul pavimento del bagno e nella vasca c’era quasi la medesima quantità d’acqua. Entrò Merry, i capelli color sabbia ancora umidi, abbottonandosi la camicia asciutta che aveva appena indossato.
     “È pulito, asciutto e vestito,” disse Merry. “Qui finisco io, così ti puoi cambiare anche tu.”
     “Grazie,” rispose Frodo, passandogli la scopa, quindi, con una punta di preoccupazione, chiese: “Dov’è?”
     “Oh, Bilbo ha mandato Pip in salotto, dicendogli d’intrattenere i Nani mentre lui cucina. Ha deciso di fare un tè posticipato o cena anticipata, o come si suol dire…”
     “Una ‘tena’!” concluse Frodo con un sorriso, usando una parola coniata da Bilbo. “Bene, io vado ad asciugarmi, poi faremo meglio a salvare i Nani da quel curiosone di un Tuc.”
     Qualche minuto più tardi entrarono nel soggiorno, e videro l’intrepido Pipino che, seduto sulle ginocchia di Dori, giocherellava con le dita nella barba del Nano.
     “Ma non vi tiene caldo?” chiese.
     “Non che io me ne accorga, ragazzo,” rise il Nano.
     “Merry dice che Gandalf ha una barba. È bella e pelosa come la vostra?”
     Gli altri Nani ridacchiarono.
     “Be’, essendo più alto, ce l’ha parecchio più lunga della mia, ma dubito che la sua barba sia abbondante e sontuosa come quella di un Nano.”
     “Che vuol dire son-sontosa?” chiese Pipino, che la nuova parola aveva distratto per un attimo dalle barbe.
     “Son-tu-o-sa,” scandì Frodo. “Vuol dire folta e curata.”
     “Oh.” Pipino riprese ad accarezzare la barba. “È davvero folta e curata, Mastro Dori.”
     “Grazie,” disse il Nano, compiaciuto. Nori roteò gli occhi, e Nuri e Borin si scambiarono un’occhiata sardonica.
     “Merry, vieni a sentire com’è morbida!”
     “Ehm - no, grazie, fa lo stesso, Pip!” Merry rischiò quasi di soffocare nel tentativo di reprimere una risata.
     “Tutti i Nani portano la barba?” chiese Pipino.
     Dori scosse la testa stupefatto. “Ma è sempre così pieno di domande?”
     “E questo è niente!” esclamò Frodo. Si alzò e andò a togliere il bambino dalle ginocchia del Nano. “Ora basta, Pip,” disse.
     Frodo si risedette con Pipino in braccio, e incredibilmente il piccolo hobbit si tranquillizzò, rannicchiandosi contro il petto del cugino. Fece per portarsi il dito alla bocca, ma Frodo gli prese dolcemente la manina e gliela rimise in grembo. I genitori di Pipino avevano deciso che ormai era abbastanza grande da smetterla di succhiarsi il pollice.
     Merry, osservandoli, si accorse con sorpresa di essere un po’ geloso. Non sapeva se era geloso di Frodo perché aveva Pip tutto per sé, o geloso di Pip perché a differenza sua era ancora abbastanza piccolo da sedere in braccio a Frodo. Be’, era una cosa stupida. Ridacchiò di sé. Dopo tutto, lui aveva Pip molto più spesso di quanto capitasse a Frodo, e anche se il grembo di Frodo non era più posto per lui, ormai era abbastanza grande per cominciare a fare cose da adulti col suo cugino quasi adulto.
     Si risedette e ascoltò Frodo che discuteva coi Nani del loro viaggio. Stavano tornando alla Montagna Solitaria dopo una visita ai Monti Azzurri, e si erano fermati nella Contea per lasciarvi alcuni acquisti fatti per conto di Bilbo. Merry si chiedeva se si sarebbero fermati anche nella Terra di Buck. Senza ombra di dubbio, a suo padre avrebbe fatto piacere vedere qualche prodotto di manifattura nanica. Forse avrebbe trovato l’occasione di farlo presente ai Nani, prima che partissero.
     “E naturalmente,” disse Nori, “non vediamo l’ora di prendere le nuove ordinazioni di tuo zio…”
     “Credo,” disse Frodo, “che non sia il caso di parlarne adesso.” I suoi occhi guizzarono prima in direzione di Pipino, e poi in quella di Merry.
     Merry rizzò le orecchie. Bilbo avrebbe ordinato qualcosa di cui volevano tenere all’oscuro lui e Pipino? Interessante. Cercò di fingere di non essersene accorto, ma dubitava di poter gettare la polvere negli occhi di Frodo.
     In quel momento Bilbo arrivò dalla cucina per annunciare che la cena era pronta.
 
 
     Visto che c’erano così tanti ospiti, Bilbo aveva preparato il pasto nella sala da pranzo, e ben presto quattro hobbit e quattro nani sedettero a una tavola straripante di cibo: c’erano un immensa terrina piena di zuppa di porri e patate, insalata di prosciutto, patate fritte con salsa alla panna e contorno di pancetta, e un grosso piatto di carote candite. C’erano funghi fritti con pancetta, cipolle e salsa al vino, e persino una frittata di funghi. C’erano sottaceti, cipolle e barbabietole in salamoia. E poi c’erano due diversi tipi di pane appena sfornato e quattro diversi tipi di formaggio, che andavano da un varietà soffice e bianca a un genere duro e giallo, e poi ancora un vaso di burro fresco e marmellata di fragole. Infine c’era un’ampia scelta di bevande per digerire il tutto: tè, birra, latte e persino caffè, quest’ultimo preparato da Bilbo in onore dei Nani.
     I Nani considerano le faccende di cibo quasi con la stessa serietà degli hobbit, e per un bel po’ di tempo l’unico a parlare fu Pipino, che chissà come riusciva a chiacchierare senza la benché minima interruzione, pur divorando nel contempo quello che sembrava il suo intero peso in cibo.
     In quel momento stava descrivendo la sua avventura con le tortine al miele. Con grande stupore e divertimento di Bilbo, Pipino elencò nel dettaglio ogni singolo passo della preparazione. Se il piccolo non fosse stato così pasticcione, si sarebbe potuto trasformare in un ottimo cuoco - infatti non dimenticò un solo passo (falso o meno) della preparazione.
     “E così, dopo che abbiamo misurato il burro, abbiamo aggiunto le uova. Dovevamo metterne tre, solo che un uovo è caduto per terra. Tutto a posto, per fortuna ce n’erano delle altre nella dispensa, così ho preso un altro uovo, e questo qui non mi è caduto. E poi ho aiutato Bilbo ha misurare il miele. Lo sapevate che il miele ci mette un sacco di tempo a colare giù?” S’interruppe per ficcarsi in bocca una barbabietola in salamoia, che digerì poi con un sorso di latte. “Ho pulito via il miele che mi era rimasto sulle mani, solo che il cugino Bilbo mi ha detto che dovevo lavarmele anche con dell’acqua, per cui l’ho fatto, anche se non so perché…” Una breve pausa per un boccone d’insalata di prosciutto, anch’esso digerito con un sorso di latte. “Sì, perché l’avevo già leccato via tutto quanto…” Un’altra pausa per una forchettata di patate fritte. “…e poi il cugino Bilbo mi ha fatto mescolare l’impasto. E io giù a mescolare, mescolare…”
     Il monologo continuò ininterrotto e inascoltato, mentre gli altri seduti a tavola si limitava a dire cose come: “Mi passeresti ancora un po’ di quel formaggio morbido?”, “Potrei avere dell’altra zuppa, cugino Bilbo?” o “Ci sono ancora funghi?”
     Quando arrivarono le tortine al miele vere e proprie, accompagnate da una torta di melassa e crema pasticciera e da una crostata di mele, Pipino aveva finalmente infornato le tortine e stava descrivendo a Frodo e a Merry l’arrivo dei Nani. Il pasto era arrivato a quella gradevole fase che gli hobbit chiamano ‘saziare gli angoli’, ossia quando ci si limita a piluccare e a giocherellare col cibo. Persino Pipino taceva, tanto era impegnato a fare palline di formaggio e a ficcarsele in bocca. I Nani si limitarono ad alzarsi da tavola, e Borin fece un rutto. Questo gli fruttò un’occhiataccia da parte di Dori, e soltanto allora Borin si ricordò che ruttare, pur essendo buona educazione presso i Nani, non lo era necessariamente anche presso altri popoli. “Chiedo scusa,” borbottò.
     “Non c’è di che,” disse Bilbo, che durante i suoi viaggi aveva imparato molto sulle usanze dei Nani.
     “Dunque, Bilbo,” disse Dori, “abbiamo un po’ di questioni di cui discutere…”
     “Non adesso, mio caro Dori. ‘I piccoli recipienti’ eccetera, non so se mi spiego.”
     Merry sollevò prontamente lo sguardo. Aveva capito l’allusione di Bilbo, avendola sentita dagli adulti un numero sufficiente di volte da sapere che significava: ‘I piccoli recipienti hanno grandi orecchie’. In altre parole, qualcosa di molto interessante bolliva in pentola. E lui intendeva scoprire che cosa. Lanciò uno sguardo a Frodo, che alzò un sopracciglio e gli rivolse uno sguardo, come a dire “Non ci provare”, che Merry colse come un’aperta sfida.
     Quando il pasto fu finalmente terminato, Frodo e Merry sparecchiarono velocemente e misero in ordine la cucina. Bilbo era un cuoco scrupoloso (in assenza di giovani Tuc ad assisterlo) e così gli unici piatti da lavare erano quelli serviti per il pasto. Frodo e Merry, forse ispirati dalla presenza dei Nani nello smial, si divertirono a cantare: “Scheggia le coppe, sbriciola i piatti! Lame e forchette torci non poco…” Conclusero la canzone in un coro di risate, e lasciarono i piatti puliti ad asciugare sulla mensola.
     I due tornarono in soggiorno, dove Bilbo sedeva con Pipino in braccio, e la stanza era avvolta da una nube di fumo. Frodo sedette con Merry, e ascoltarono Bilbo, Dori e Nori ricordare il loro vecchio viaggio. Era sempre molte interessante, trovava Merry, ascoltare Bilbo mentre parlava della sua avventura con qualcun altro che vi avesse preso parte, assai più interessante di quando era il solo Bilbo a raccontare storie di quegli avvenimenti. Ci si rendeva conto che era tutto vero, che non erano solo storie, e ciò rendeva Bilbo ancora più degno di ammirazione.
     Pipino faceva grandi sforzi per tenere gli occhi aperti, ma la sua testolina continuava a ciondolare e a risollevarsi di scatto. Alla fine perse la battaglia e lasciò cadere la testa.
     “Credo che per i giovani hobbit sia ora di andare a nanna,” disse Bilbo.
     Merry fece sfoggio di un’aria ribelle, ma non protestò. Gli era venuto in mente che non si sarebbe detto nulla di interessante finché lui fosse stato nei paraggi. Aveva un piano.
     Bilbo lanciò a Frodo uno sguardo speranzoso, ma Frodo disse: “Credo, zio Bilbo, che dovresti portarlo tu. Potrebbe svegliarsi se cercassi di passarlo a me. Inoltre tocca sempre a me mettere a letto i ragazzi, potresti anche farlo tu per una volta. Io resto qui a intrattenere i tuoi ospiti.”
     Bilbo scoccò un’occhiataccia a Frodo, ma il giovane cugino rispose al suo sguardo ostentando una schietta innocenza. Questo contribuì a insospettire Bilbo, che però non disse nulla. Frodo poteva pure tenerseli, i suoi segreti.
     Il vecchio hobbit, con Merry alle calcagna, portò Pipino nella camera degli ospiti che i due ragazzi dividevano in occasione delle loro visite. Aiutato da Merry, svestì il cuginetto e lo infilò nella sua camicia da notte. Lo aveva sempre trovato incredibile, ma i più piccoli, quando dormivano, risultavano estremamente flaccidi, quasi senza ossa. Merry indossò la propria camicia da notte e si arrampicò sul letto, andando a coricarsi a fianco del cuginetto. Bilbo rimboccò loro le coperte e posò un rapido bacio sulla fronte dei due cugini. “Dormi bene, Merry,” disse, prima di uscire.
     Merry attese alcuni istanti, fino ad avere certezza che Bilbo fosse tornato in salotto, e allora si mise a sedere. Non poteva aspettare troppo a lungo. Rischiava di perdersi qualcosa d’interessante. Guardò Pipino. Doveva svegliarlo e portarselo dietro.
     “Sst. Pip.” Si mise a scuotere quelle piccole, gracili spalle.
     “Mer? È l’ora del tè?” mugugnò Pipino, per poi riprendere a russare dolcemente.
     Merry ridacchiò sommessamente e riprese a scuoterlo.
     “Scusami, Mer. Non volevo fartela sotto il letto…”
     Merry spalancò gli occhi, allarmato. Lo scosse ancora più forte. Pipino aprì gli occhi e guardò il cugino più grande con aria risentita. “Pip, che cos’hai fatto sotto il mio letto?”
     “Non ricordo,” disse Pipino. Sembrava sul punto di cadere nuovamente preda del sonno, e perciò Merry lo scosse ancora una volta.
     “Pip! Non vuoi scoprire che cosa combinano i Nani?”
     Questo che lo svegliò!
     Quatti quatti, i due piccoli hobbit sgusciarono fuori dal letto e percorsero il corridoio in punta di piedi, infilandosi dietro la porta aperta del soggiorno e mettendosi a origliare.
  
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