Allora, questa è la prima
fanfiction che scrivo su questo sito.
Su
ioscrivo, avevo iniziato una storia dei malandrini, dal 1 anno e ora mi
piacerebbe continuarla.
Ma,
visto che quasi tutti sono partiti dal 5 anno…credo proprio che lo farò anche
io!
CAPITOLO
1
“Uno, due, tre…quattro…sei!
La cinquecinquecinque, dove è? Ero sicuro che…eccola!”alla tenue luce di una
pila semiscarica un ragazzetto di circa 15 anni tolse sorridente un pezzettino
di carta da dentro una scatola di cartone, piena fino all’orlo di ogni ben di
dio. “Brava piccola ora al tuo posto…” sussurrò mettendola nel
mazzetto.
Tipico di James Potter:
svegliarsi alle cinque del mattino e non trovare di meglio da fare che
riordinare ogni singolo cassetto della sua stanza. Rimise la cassetta con un
tonfo sotto il letto e si bloccò in ascolto: i suoi genitori dormivano nella
stanza accanto e l’ultima cosa che voleva era svegliare la madre in quelle poche
ore in cui riusciva a dormire.
Corse al piccolo stereo
sopra la scrivania e abbasso il volume: un quanto mai mistico Jim Morrison stava
intonando “Spanish caravan”, mentre dalla porta finestra aperta, di fronte al
letto, proveniva un’arietta frizzante, le tende si muovevano, sembravano ballare
al ritmo di chitarra, un assolo psichedelico da andare fuori di testa, avrebbe
detto Sirius. Ma In quel momento Sirius non era lì.
Suo padre stava russando, era sicuro, si disse, e rialzo di un paio di tacchette il volume. Andò a pieni nudi sul terrazzo, i Jeans in un braccio, la camicia in un altro e si vestì velocemente. Infilò il primo paio di scarpe che trovò e dopo una rapida pettinata ai capelli impettinabili come al solito, scese dal lato esterno del terrazzo e, a balzi più o meno sicuri, saltò giu, issato alla colonnina che reggeva il terrazzo. La bici era lì sotto, e dopo avere ascoltato per un minuto il silenzio, rotto dalla musica e dal cinguettio degli uccellini, inforcò la bici e si avviò su per il sentiero, che si perdeva in mezzo al verde. Un babbano, avrebbe detto qualunque mago; o perlomeno un mezzosangue.
No,
James era purosangue, un mago in carne ossa, forse un po’ in incognito, certo,
ma non c’era nel suo sangue una sola goccia babbana. Il punto è ed era, che a
lui di questa faccenda del sangue non importava un emerito accidente, e,
cribbio, se c’era qualcosa che gli piaceva non erano gli scacchi i giornali e i libri magici, bensì ascoltare musica
babbana in un apparecchio mezzo scassato e riparato da lui stesso trovato in una
pattumiera babbana, vestire vestiti babbani, cucinare col forno babbano,
guardare film babbani, in una tv babbana in una casa babbana. Ma col quiddich
non scherzava, quello era la sua passione numero uno e, alla faccia
dell’arroganza, era senz’altro il miglior giocatore della scuola. Il che non era
poco, si diceva sfrecciando sui sentieri polverosi
“anzi” pensò “non posso
lamentarmi, in questo posto la prima casa è a dieci chilometri e il boccino se
la sogna tutta quella strada con me intorno”. Tipico di Potter. Rimase in
silenzio, pronto ad accogliere la risata sarcastica di Remus Sirius e Peter in
risposta a ciò che aveva appena detto.
Ma
la risposta non venne, perché era solo. Al bivio prese la strada per il bosco,
di andare al paese non ne aveva voglia, e
si accorse di essere già a una ventina di chilometri da casa: erano
brutti anni quelli per sparire all’improvviso da casa alle cinque del mattino,
ma i suoi non si sarebbero svegliati prima delle nove, visto che era domenica e
lui aveva tutto il tempo per godersi il meglio della giornata. Anzi, ora che ci
pensava non era nemmeno sicuro che sua madre si sarebbe
svegliata.
Scacciò dalla testa questo
brutto pensiero e immaginò di nuovo che i suoi tre amici fossero lì con
lui.
Zona pianeggiante e senza
sassi di almeno settecento metri; Il ragazzino arrogante di prima abbandonò il
manubrio e spalancò le braccia.
“IO
SONO JAMES!!!!!!!!!!!” La vallata le restituì l’eco
james…james…
“EHI SIRIUS! MI VEDI?!”
edi…edi…
Ma
Sirius non lo vedeva. Sirius stava piangendo nel suo
letto.
Sirius Black si asciugò le
lacrime, di rabbia, dolore, fatica, sofferenza. Che caldo soffocante si disse,
cercando di distrarsi. Londra non sembrava più Londra, con quella cappa di caldo
anche alle prime ore del giorno.
Dette un pugno violento al
muro; dall’altra parte Regolus grugnì nel sonno.
“Pensa a quanto è bello il mondo” si sforzò di
pensare “Pensa che tra un mese io e James torniamo a fare bordello a scuola, e
con Remus, già…” Un mezzo sorriso si affaccio sul bel volto, gli occhi scuri,
infossati e lucidi ebbero un guizzo ripensando agli anni a Hogwarts, una mano si
sposto sotto il cuscino, dove tra la pagina sessantadue e la pagina sessantatre
del libro di storia c’era il suo tesoro segreto: appunti su appunti, disegni,
figure, scritte, regole, tutto con un solo titolo: Note di
quiddich.
Titolo falso ovviamente.
Erano i loro appunti sul mondo degli animagi. Sirius sapeva bene che la madre
non avrebbe mai gettato qualcosa riguardante il quiddich, lo sport ufficiale dei
maghi, ma era altrettanto a conoscenza della sua totale ignoranza in materia.
Una mossa strategica di cui andava particolarmente orgoglioso. Una campana suonò
in lontananza: 6.00 del mattino.
“Oh, mer..” sbottò a mezza
voce issandosi su un braccio. Era gia mattina, e lui aveva passato la notte
sveglio. Come poteva riuscire a dormire, con quello che era successo la sera
prima?
Si
avviò in punta di piedi fino alla finestra da cui arrivava un fascio di luce.
Urtò l’armadio e soffocò un’imprecazione: i suoi GENITORI detestavano essere
svegliati prima del solito: l’elfo doveva svegliarli bussando alla loro porta
tutte le mattine alle sei e trenta, senza eccezioni. Dopo loro, veniva a
svegliare il fratello, poi lui. Alle 6 e 50 dovevano essere tutti in cucina a
fare colazione, colazione consumata nel più completo silenzio. Mezz’ora dopo si
accendeva la radio, vecchia e consunta, e si sentivano le ultime notizie. E a
lui povero stupido dal cuore d’oro, purosangue con amici mezzosangue e
babbanofili, toccava stare lì, in mezzo alla famiglia e al fratellino
gongolanti, a sentire di nuovi omicidi e stragi di interi quartieri di babbani.
E le frecciatine poi…
Sirius si riscosse dal
pensiero di un’altra giornata del genere e si avviò alla finestra che aprì
lentamente. Si appoggiò sul davanzale a respirare, appoggiandosi sui gomiti. Con
quella luce gli sembrava impossibile di avere trascorso una notte a frignare.
LUI…SIRIUS BLACK…il famoso, imperturbabile, ragazzo, che a scuola fa strage di
cuori, che conquista i prof con la sua simpatia, con amici insostituibili,
brillanti, geniali…come lui…
E
piangeva!
“Che Idiota” sussurrò. Si
guardo nel vetro della finestra: gli occhi erano ancora un po’ bagnati. Per
fortuna c’era ancora mezz’ora, si disse, non posso presentarmi in cucina in
questo stato, mi riderebbero dietro!
Si
spinse indietro il ciuffo ribelle sbuffando, poi si passo la mano destra sul
braccio sinistro e premette: che male che faceva! Sirius si morse il labbro e
soffoco un’altra imprecazione.
“Che bisogno c’era di usare
sempre le mani?”sbotto a voce più alta del solito. Dall’altra stanza Regolus si
smosse nel letto.
Già, Regolus dormiva,
sognava forse, addirittura sorrideva nel sonno, chissà!!
Non
era stato mica lui a dire quello che aveva detto a suo padre la sera prima; non
era stato lui che aveva difeso le sue idee; lui se ne stava buono buono dalla
parte dei più forti, obbediva e basta, non pensava di mettere su una bilancia le
stronzate che diceva la sua famiglia da quando loro erano piccoli e soppesare se
era giusto o sbagliato. E poi lui era UN SERPEVERDE,
accidenti…
Mica capita a tutti, no? Era
stato accolto come un eroe in famiglia il natale del suo primo
anno.
E
pensare invece alla faccia che avevano fatto Bellatrix e Narcissa al tavolo di
Serpeverde, rispettivamente secondo e quarto anno, quando dopo pochi secondi il
cappello parlante da sopra la sua testa aveva urlato “GRIFONDORO” . Espressioni
impagabili da tutto Serpeverde, che si aspettava un’altro Black con loro. E lui
ne era così orgoglioso!
Le
botte della sera prima passarono in secondo piano, mentre un Sirius un poco più
sollevato sghignazzava piano “Chissà che divertimento a Settembre a scuola! Non
vedo l’ora che arrivi la prima luna piena…”
“Io-odio-la-Luna-piena!”
Sbottò una voce seccata alle 6 e mezzo del mattino.
“Ehi, lo so, lo so, non
importa che urli”bisbiglio una voce di ragazza.
I
due si misero in ascolto: dal corridoio non venivano rumore se non il lieve
passo di Artù, che placido come sempre, saltava sul loro
letto.
“Mamma mia, fortuna non si è
svegliato nessuno….” Riprese la ragazza accarezzando il
milione.
“IO
mi sono svegliato, Roxy, o meglio TU mi hai svegliato, un quarto d’ora fa!”
proruppe il ragazzo, un giovane che aveva l’aria molto irritata, con il naso
deciso, le labbra sottili e occhi ambrati profondamente cerchiati “Perché
poi…”
“….beh…mi sentivo sola e
volevo…”
“Fare due chiacchiere con
qualcuno, immagino…”
“Esatto, Remus!”
“ E
chi svegli alle sei e mezzo del mattino, se non il fratellino, che non Ha mai un
accidente a cui pensare, che dorme anche troppo e che prende sonno sempre molto
facilmente?!” disse sarcastico Remus
”Noto sarcasmo nella tua
voce..” disse Roxy
“Ma
va…”
“E
irritazione”
“Che
intuito…”
“ma
se ti scoccia bastava dirlo…” esordì Roxy
“Nooo, a chi vuoi che dia
fastidio essere svegliato nel mezzo della notte…” proruppe il
giovane
“è
mattina tesoro…” lo corresse Roxy
“
nel mezzo del sonno…”
“così va
meglio”
“con un bel :Guarda che
meravigliosa luna piena Remussino!”
“beh, è l’unico modo di
svegliarti”
“Mi
HAI FATTO VENIRE UN COLLASSO!!” ribatté a metà tra l’isterico e il
questa-è-proprio-scema.
“SSSSSSSSS!!!!!Perché devi
sempre alzare la voce, tesoro!?”
“Non mi chiamare tesoro,
testa vuota!, ..bah, ormai chi riesce a riaddormentarsi?” e così dicendo saltò
giù dal letto, cercando di fare meno rumore possibile; tentativo inutile, per un
letto vecchio dieci anni. Le molle risuonarono come in un concerto, quando anche
Roxy, dal letto di sopra, scese con un salto.
“MANNAGGIA A VOI AVETE
FINITO?A QUEST ORA LA GENTE DORME” risuonò dalla stanza accanto; era Maggie, la
loro sorella maggiore, qualcosa come 21 anni…
“Figurati, lo credevo anche
io fino a dieci minuti fa” ribatté Remus, prima di accendere la lampada sopra il
comodino e dopo avere lanciato alla sorella, più piccola di un anno, uno sguardo
penetrante.
Roxanne Lupin alzò le spalle
indifferente e mentre Remus frugava nell’armadio, si mise sedere sul letto del fratello, a gambe
incrociate. Sorrideva. Conosceva bene il suo tesoro, il suo Remus, e, non a
caso, le voleva un bene dell’anima. Quel ragazzo, che in quel momento tirava
fuori da un baule un paio di vecchie riviste e guardava scocciato
l’orologio, aveva quindici anni, ma
le aveva sempre fatto da papà. Non che il vero papà fosse cattivo, anzi..ma da
quando i suoi avevano smesso di concedere alla loro ultima figlia di dormire con
loro durante i temporali, lei sapeva sempre di trovare posto nel letto,
strettissimo e cigolante, di Remus. E sebbene in quel momento fosse arrabbiato
con lei, di lì a pochi minuti si sarebbe gia scordato tutto perché era un buono,
profondamente buono e, si sa, i buoni non possono fare a meno di amare.
E
poi aveva amici davvero carini…
“Ehi Remus, hai sentiti più
i tuoi amici?”
“A
parte la frase grammaticalmente scorretta, perché ti interessa?” Rispose il
ragazzo continuando a sfogliare i fumetti.
“Mah, così…per sapere, non
ho visto posta…”
“Oh
la posta c’è, ma non ti aspetterai che la lasci leggere a te?” sogghignò
Remus
Roxy alzò le
spalle
“Di
la verità” riprese il fratello “Chi dei tre ti interessa?”
I
loro occhi si incontrarono e la ragazza scoppiò a ridere, anche
troppo:
“IO!? TU SEI MATTO!!
Ahahahahahahahahahah…”
“RAZZA DI IMBECILLI
PATENTATI, AVETE FINITO DI ULULARE!!??” vociò Maggie dalla stanza
accanto
“GRAZIE TANTE MAGGIE; ora
sono davvero sveglia!” vociò dalla stessa camera di Maggie un’altra voce
femminile, quella di Sarah, 18 anni.
“E
brava la mia piccola idiota, è forse colpa mia se torni a casa alle tre di
notte? Sei l’ultima persona che deve lamen…”
“E
a te che importa!?Oh, certo perché hai 20 anni e non trovi un cane che ti
voglia…”
“Ehi piccola, rispetta la
gerarchia, chiaro?”
“Si, come no, guardati, sei
ridotta ad appiccicarti alla famiglia come Roxy, perché non vi sopporta
nessuno…”
“COOOOME? Chi diavolo ti
credi di essere?” Esplose Roxy, facendo prendere il secondo collasso della
mattinata a Remus “ Sfido che ti sbavano intorno, sembri una troia da come ti
conci!”
“ROXY, come osi dire certe
cose in casa nostra!” urlò la madre dal piano sotto
“No
mamma” continuò Maggie “Roxy ha ragione e lo sai anche
te..”
“non mi interessa..non
voglio sentire certe cose…”
“Mamma piantala, non ti
immischiare” disse annoiata Maggie
“E
certo, lei non deve solo quando difende me vero?”ribattè
Sarah
“Stupida!”
“Va
al diavolo!”
“Ma
come potete…”
“Qui, davanti a vostra
madre..”
“Certo, lei è
speciale…”
“Sentito mamma? Sentito che
ha detto?”
“Suonagliele
Maggie”
“Roxy, un’altra
parola….”
“La
verità è che qui ormai comanda lei..”
“Volete stare zitte voi
due?”
“Ma
non si dicono certe cose tra sorelle…”
“Basta dargliele tutte
vinte!”
“Non è
vero!”
“Si!”
“NO!”
“E
chi si è comprato il profumo da venti galeoni il mese
scorso?”
“Storie!Tu ne spendi un
mucchio all’anno di riviste e stronz..”
“SARAH!”
“…Stupidate
simili…”
La
casa risuonava di strilli, Maggie e Sarah si urlavano in faccia da un letto
all’altro, Roxy era appiccicata alla parete a sbraitare e i genitori dal pianerottolo inveivano
contro tutto e tutti.
Remus sorrise voltando
pagina: Questa era la sua vita, questa la sua classica giornata in
famiglia.
Cosa poteva chiedere di
meglio?
“Niente, ecco la verità”
squittì un ragazzetto pallido, con un naso appuntito e due occhietti
acquosi
“Ohhhhh…ma Peter
tesoruccioamoredellmamma!” miagolò una donnetta di circa quarant’anni, bassa e
grassoccia “Hai l’aria così patita…nemmeno un dolcetto? Una schiacciatina?
O…”
“te
l’ho detto sto bene”
“Oh, ma l’hai sentito il
dottore! L’ha detto anche lui che sei molto dimagrito
ultimamente…”
“Oh, mamma, ma è normale
quando si segue una dieta!”
“Ma
il dottore..”
“Dietologo, mamma,
dietologo”
“Insomma lui era così
corrucciato mentre leggeva il tuo peso sulla bilancia…”
“E’
orbo come un talpa e stava tentando di distinguere i numeri senza i suoi fondi
di bottiglia”
“E
poi ha scosso la testa e girato la faccia…”
“Era pieno di zanzare
lì..secondo me gli giravano anche altre cose”
“OHHHHHHHHHHHHHHHH…caro….ma-ma-ma-ma-ma
se non ti sentissi bene lo diresti
a mammina tua?!”
“Immediatamente”sillabò
Peter, con l’aria di uno studente durante l’appello.
“E
se volessi interrompere queste sciocche privazioni…”
“Dieta,
mamma”
“se
volessi smettere la dieta me lo diresti?”
“Certo” ripeté
meccanicamente il biondino
“Allora io esco tranquilla,
ok? OK????”
“SSSSSSi………”
“Le
chiavi sono…”
“dietro il telefono”
completò Peter
“
Il latte…”
“è
nel pentolino”
“Il
giornalaio passa…”
“Tra un oretta
circa…”
“
Quaranta cinque minuti, amore…”
“Sisisi…vai tranquilla, alla
casa ci penso io”
“Il
mio ometto, come cresce…” disse tutta intenerita Amanda Minus prima di uscire di
casa.
“CIAO MAMMA” sbottò Peter
chiudendo lentamente la porta in faccia alla madre, ma molto lentamente, per non
apparire scortese.
Era
solo, finalmente. Erano le sette e mezzo di mattina e la madre si recava a
lavoro: lo faceva poche settimane all’anno, ma in quei giorni Peter se la
spassava come non mai. Non quel giorno si disse.
Eh,
no! Doveva studiare tutta quella roba sugli animagi…
Salì su una sedia e prese un
quaderno dall’enorme libreria del salotto. Note, appunti, disegni
trascrizioni…tutto lì, tre anni, TRE di studio continuo e frettoloso, nelle
pause tra una lezione e l’altra, la sera prima di dormire, rincantucciato in un
tavolino al bar del paese, o a casa di James, dove era stato pochi giorni prima,
per ben 9 giorni! Che amici in gamba che aveva, pensò, inorgogliendosi. Loro lo
difendevano sempre, e James, beh…lui era un mito, così bravo, simpatico,
spigliato; e come andava bene sulla scopa…
E
Sirius, così bello, piaceva a tutte le ragazze che
incontrava!
Remus era il ramo riflessivo
del gruppo, ma aveva un cervello che andava nella direzione giusta. Se non ci
fosse stato lui ad aiutarlo con i compiti per quei quattro anni! E quando gli
altri facevano qualche tiro mancino ai serpeverde Lunastorta non si tirava mai
indietro.
Che
amici….Sospirò tuffandosi tra gli appunti. Tolse una foto di loro quattro che
fungeva da segnalibro e la fisso con un sorriso uguale a quello di un bambinone
a cui era stato dato un giocattolo nuovo
Eh,
si…- mormorò- morirei piuttosto che perderli…
__________________
Ciacciao a tutto il
sito!
Sono nuova qui, ma non al
mondo fantastico delle fanfiction. Tempo fa ne avevo iniziata una proprio sui
malandrini (all’epoca all’incirca in cui iniziò anche Ly la sua bellissima What
about Lily And James?) interrotta con la chiusura del
sito.
Ora
ho di nuovo voglia di scrivere e, nonostante il sito sia pieno di ff su James e
Lily non mi do per vinta e parto in questa nuova
avventura!
Ho
deciso di iniziarla nel pieno stile Rowling, ovvero nel bel mezzo delle vacanze
estive dedicando un certo spazio a ognuno dei nostri amici e evidenziando alcuni
loro aspetti: Di James ho voluto trasmettere la solitudine, il profondo affetto
che lo lega a Sirius e il contrasto tra i maghi purosangue che sbandierano i
loro adorabili globuli rossi e lui, che se ne frega totalmente (James in questo
capitolo e parecchio ispirato a un certo personaggio di un certo libro per
giovani…a voi indovinare quale…)
Di
Sirius, oltre che la solitudine,c’è il disprezzo per la famiglia e il coraggio
di dire ciò che pensa pagandone le conseguenze sulla propria pelle. E poi
l’umanità di un personaggio che spesso è visto come infallibile e
incrollabile.
Su
Remus, viste le poche info, ho lavorato molto di fantasia e per questo chiedo
venia a tutte le fan (tra cui me) di questo magnifico personaggio. Con lui sono
stata più superficiale, presentandone la famiglia, numerosa, incasinata e
casinista di una basso-borghesia. Le liti tra le sorelle mi sono venute
naturali, dato che con la mia cara sorellina, un anno più grande di me, ci
scanniamo puntualmente ad ogni incontro. Ho voluto una certa somiglianza con I
Weasley, ma credo di essermi più che altro ispirata a me stessa. Vado molto
orgogliosa di questa parte del capitolo.
Peter è impagabile, e
sebbene mi dia un po’ i nervi, ho voluto presentare anche lui in maniera
gradevole, non fisicamente, ma facendo capire che palle possa essere vivere con
una madre del genere e, insomma, un po’ di pena me l’ha
fatta!
Ecco, ora ho finito, scusate
se mi sono dilungata, ma dovevo chiarire alcune cose, e vi prego,
ditemi quale
delle quattro parti vi è piaciuta di
più!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un
bacione SOFIA
PS:
RECENSITE RECENSITE
RECENSITE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!